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Autore: Chemical Lady    14/04/2013    2 recensioni
[Enjolras / Nuovo personaggio]
Il rosso è il colore degli uomini irati e del cielo dipinto dei toni dell’alba, ma contiene anche le sfumature di un’anima innamorata e avvolta dalle fiamme del desiderio. E questo Enjolras lo sa benissimo, anche senza che il giovane Marius glielo spieghi alla vigilia delle barricate….
Qual è, quindi, il sentimento umano più forte dell’amore?
*
Ringrazio in anticipo coloro che leggeranno questa storia! Spero sia di vostro gradimento^^
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Enjolras, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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bananissima2

Titolo: La couleur du Désir
Rating: 
Arancione.
Betareader: //

Capitolo: 4/9.
Avvertimenti: Ho modificato alcuni eventi, rispetto all’opera originale, cercando però allo stesso tempo di mantenere integre le personalità originali dei protagonisti e di dare loro l’opportuna gloria che meritano. .

Genere: Romantico, malinconico e, naturalmente, storico.

Coppie trattate: Het.

Enjolras/Nuovo personaggio.

Disclaimer: Non possiedo la maggior parte dei personaggi di questo racconto, poiché essi sono usciti in un primo momento dalla penna di Victor Hugo e, successivamente, rielaborati dal genio di Claude-Michel Schönberg. I soli personaggi che mi appartengono sono quelli che ho io stessa inventato, ovvero Camille Dupont e la sua famiglia.  I fatti narrati sono in parte inventati da me e in parte sempre ispirati dall’opera ‘Les Miserables’ di Hugo, seguendo però il filone narrativo del musical.

 

Sommario: Enjolras ci è sempre stato presentato come un personaggio tutto di un pezzo, fiero e determinato verso i suoi obbiettivi, al pari di un ‘Dio greco’ anche secondo Grantaire. Ma, come ogni uomo mortale, egli ha anche un lato umano….

 

Il rosso è il colore degli uomini irati e del cielo dipinto dei toni dell’alba, ma contiene anche le sfumature di un’anima innamorata e avvolta dalle fiamme del desiderio. E questo Enjolras lo sa benissimo, anche senza che il giovane Marius glielo spieghi alla vigilia delle barricate….

 

Qual è, quindi, il sentimento umano più forte dell’amore?

 

 

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Per qualsiasi cosa, contattatemi!

 

Enjoy…

 

 

 

La couleur du Désir

A love story behind the barricades.

 

 

 

 

Part Four (Part I): What’s the color of your Soul?

 

 

 

 

1832, Paris.

 

 

 

I fogli su cui era stato stampato il manifesto della rivoluzione erano ruvidi, sotto le dita di Camille. Aveva letto il primo in cima alla pila almeno una decina di volte, con umore contrastante, mentre attendeva l’arrivo di Marius e degli altri Amis sotto le porte della casa del General Lamarque.

La situazione si era sviluppata velocemente in un pugno di mesi, e non esattamente in senso positivo. Non si avevano notizie di Lamarque da qualche giorno, ma una recente epidemia di colera non faceva presagire bene riguardo il motivo di questa pubblica scomparsa.

La mora si mordicchiò il labbro, buttando nuovamente uno sguardo sulle parole elegantemente scritte sulla carte ingiallita, prima di sposarlo alla sua sinistra, diritto in quello serio di Enjolras.

D’istinto, gli si fece più vicina, andando ad accarezzargli con fare confortante il braccio “Terrai qui il tuo discorso, oggi?”

Enjolras annuì, rispondendo al sorriso “Sì, qui, dove Lamarque può sentire il sostegno del suo popolo…” voltò poi il capo, scontrando gli occhi con quelli blu cobalto di Odette. Il biondo teneva infatti la bambina in braccio, sollevata dalla strada trafficata a quell’ora. Camille li guardava dolcemente estasiata, lasciando andare la mente. Da tempo ormai desiderava anche lei una famiglia, una casa anche umile e modesta, ma che comprendesse un letto da dividere con Enjolras. Come sua moglie, come madre dei suoi figli. Per sempre.

La bambina portò le braccia attorno al collo del biondo, guardandosi attorno incuriosita da tutto quel fracasso “Da dove vengono tutte queste carrozze?” chiese poi con voce piccola, mentre Camille le sistemava il vestitino che si era sollevato.

Enjolras lasciò scivolare lo sguardo sulle carrozze eleganti che sfilavano davanti a loro, sotto le arcate eleganti dei portici, fino a Place della Concorde, e sospirò “La nobiltà non si accontenta di certo del mercato, Odette…. Per lo meno, non ci vanno usando solo la forza dei loro polpacci.”

“Per quello c’è la servitù” Combeferre si avvicinò, sorridendo alla bambina prima di voltarsi verso Camille “Hai solo quelli? Dove sono gli altri volantini?”

La ragazza scrollò le spalle, mentre i capelli, lasciati liberi per una volta, si muovevano come un’armoniosa cascata di seta nera “Non ne ho idea. Ieri sera Joly mi ha lasciato questi. Alcuni li ho dati a qualche cliente che ha fatto tardi, mentre il resto è qui.”

Courfeyrac spuntò da dietro la spalla di Ferre, salutando con un cenno, prima di domandare dove fosse Joly.

“Arriva con Marius e gli altri, credo.” Disse la mora, spostandosi mentre una carrozza passava vicinissima a loro. Enjolras le passò un braccio attorno alle spalle, senza mai smettere di guardarsi attorno circospetto. Solo quando Marius, Feuilly, Prouvaire, Bahorel apparire insieme a Joly e qualche altro studente, il biondo mise a terra Odette, guardando Camille “Stai attenta, sicuramente si farà viva la polizia oggi…”

La giovane annuì “Anche tu, ti prego, fai attenzione…”

Un ultimo sguardo, poi Enjolras si chinò su Camille baciandola sulle labbra. La ragazza lo guardò farsi strada tra le persone insieme a Ferre. Poi entrambi si affiancarono a Marius, al lato di un piccolo palchetto.

Enjolras e Marius avevano legato parecchio, nell’ultimo periodo. Negli occhi di quest’ultimo brillava lo stesso fuoco prepotente e nuovo che ardeva nel cuore del biondo e la sua ottima abilità oratoria era perfetta per attirare sempre più gente.

Pontmercy sorrise a Camille, alzando una mano per salutarla, prima di mettersi a confabulare con i due amici. Courf mise le mani sulle spalle delle mora, spingendola via da lì “Non ti incantare a guardare il tuo uomo, Dupont! C’è del lavoro da sbrigare!”

Camille lanciò un’occhiata a Odette, che era già sparita tra la folla, prima di sospirare e iniziare a richiamare sempre più persone, aiutata dall’altro ragazzo. Sicuramente sua sorella stava cercando Gavroche, quel birbantello. Si era unita a un gruppetto di orfanelli dei bassi fondi e con loro passava molto tempo. Il rimanente lo impiegava seduta ad un tavolino del Musain  ad ascoltare le poesie di Jehan o a ridere dei discorsi di Grantaire.

A Camille dispiaceva molto, veder crescere così la sua sorellina, in mezzo ad una strada…. Ma non aveva alternative. Gavroche le aveva anche giurato che l’avrebbe tenuta al sicuro, e dietro a quel giuramento così sentito Camille si era quasi commossa. Era importante aver qualcuno con cui guardarsi le spalle a vicenda, di quei tempi.

Ormai non esistevano più le categorie sociali. O eri ricco o morivi di fame per strada. I piccoli artigiani, i lavoratori onesti…. Erano quasi del tutto spariti. A stento si trovava ancora un fornaio onesto o due, a Saint Michel. A Notre Dame le persone facevano la fila per mangiare alla mensa popolare che il vescovo della città metteva a disposizione per i bisognosi, ma non bastava mai. E peggiorava, peggiorava senza sosta da mesi e mesi. Da anni.

Enjolras lo aveva detto che, se non si fosse trovata una soluzione, ci avrebbe pensato lui. Era un uomo di parola, su questo non vi è alcun dubbio. Aveva raccolto sempre più persone, sempre più giovani che in lui avevano iniziato a vedere oltre che a un leader carismatico, un generale che avrebbero volentieri seguito con i fucili in mano e la speranza nel cuore.

Camille aveva paura di tutto ciò. Temeva la rivoluzione, ma non poteva fare a meno che incoraggiarla perché era giusta, solo….

Cosa ne sarebbe stato di tutti loro? Che cosa avrebbero fatto ai Les Amis se si fosse venuto a sapere delle loro idee? Li avrebbero uccisi.

Avrebbero ghigliottinato Enjolras o lo avrebbero fucilato sulla pubblica piazza.

Tutte le volte che ci pensava, Camille rischiava di avere un malore. Tutte le volte che immaginava la sua vita senza di lui, si sentiva a sua volta morire.

Per questo si concentrava sui piccoli gesti, giorno dopo giorno, illudendosi che tutto sarebbe andato bene, che Enjolras aveva ragione. Il popolo sarebbe insorto con loro, avrebbero marciato di nuovo fino a Versailles e avrebbero costretto il Re ad abdicare prima di riprendersi la loro città e riprovarci nuovamente.

Voleva credere che sarebbe stato facile, ma nel suo cuore sapeva che sarebbe stato tutt’altro che semplice riuscire in quell’impresa.

Scambiò uno sguardo con Courfeyrac, mentre sempre più persone si radunavano sotto il piccolo palco e il discorso di Enjolras e Marius iniziava. Odette corse da lei e le prese la mano, facendosi dare qualche volantino da distribuire a sua volta. Courf prese in spalla Gavroche e insieme alla mora si recarono a loro volta sotto al palco, in attesa.

Il popolo si stava rivoltando come un serpente in un cesto. Soffiava, ringhiava, pregava per una soluzione. Le persone erano stanche.

Le persone avevano fame.

-Look down and show some mercy if you can

Look down, look down, upon your fellow man!-

“Quand’è che tutto questo finirà?” urlò Courfeyrac facendo scendere il bambino biondo e guardando negli occhi Enjolras, che gli fece cenno di voltarsi verso destra. Fuori dalla porta d’ingresso della casa Lamarque c’era un medico.

“Ci penso io, non avrà il cuore di negare una spiegazione a una donna” sussurrò Camille, mentre alla sua sinistra Bahorel chiedeva quando il popolo avrebbe iniziato a vivere, suscitando parecchio consenso tra le prime file.

La ragazza scivolò verso l’uomo in abiti scuri abbassando il capo con sguardo ossequioso “Mi perdoni, dottor Lefebvre.” Sussurrò con tono basso e dimesso, guardando l’uomo con le mani giunte in grembo “Che notizie portate?”

Il dottore la riconobbe, così le si fece più vicino “Nessuna buona nuova, Camille. Il generale sta molto male. Sta peggiorando con una rapidità che non mi è dato comprendere e non credo arriverà alla fine della settimana..”

La ragazza lo guardò scioccata, prima di ringraziare e tornare verso Courfeyrac per riferirgli ciò che aveva scoperto.

“Dove sono, or dunque, i capi della terra?? Dov’è il Re che orchestra questo scellerato spettacolo?!”  Enjolras sembrava particolarmente preso, quel giorno, come se sentisse quanto i tempi fossero vicini a maturare.

Marius non era di certo da meno “C’è soltanto un uomo che ci appoggia, ovvero il Generale Lamarque, che parla a favore del popolo dal quale proviene!”

Courf riferì rapidamente al biondo quello che Camille aveva scoperto e subito il viso di Enjolras si rabbuiò “Lamarque è malato e peggiora rapidamente.” Disse, stupendo anche lo stesso Marius. Dette da lui, quelle parole sembrarono ancor più nefaste per Camille “Dicono che non arriverà alla fine della settimana!”

Marius si rigirò tra le mani uno dei volantini, prima di proseguire a parlare “Con tutta la rabbia che corre tra di voi, quanto manca al giorno del giudizio??”

Lo chief appoggiò una mano sulla sua spalla, guardando verso il popolo trepidante “Prima che noi rimetteremo in riga questi porci riccastri!”

Dal popolo si levarono grida come di festa.

“Morte al Re!”

“Libertà per la Francia!”

-Before the barricades arise!-

 Le persone sembravano pronte a seguirli anche sotto la reggia del sovrano. Camille prese coraggio, alzando a sua volta il braccio per intonare un canto di rivolta col resto del popolo che lì si era radunato, ma a guastare ogni piano ci pensò la polizia che non si fece ulteriormente attendere. Mentre Enjolras sfilava tra la gente e lei continuava a distribuire il manifesto dei Les Amis alla folla che lo afferrava con sincera avidità – nonostante molti non sapessero leggere- uno scalpitare di zoccoli si contrappose al fragore della folla.

Da prima si fermarono sotto a uno dei molti portici, osservando come la gente sembrava non intenzionata a cedere terreno. Non volevano ritirarsi nuovamente, chinare il capo sarebbe stato solo l’ennesimo vile gesto di codardia.

Camille sorrise ad una vecchia che prese il foglio, voltandosi poi verso il giovane nipote affinché glielo leggesse una volta tornati a casa, quando Enjolras la prese per un braccio tirandola verso di sé “Vieni, tra poco la polizia caricherà. Stai accanto a me.”

“Dov’è Odette?” chiese la giovane, dando anche l’ultimo dei manifesti, prima di reggersi alla giacca borgogna del biondo.

“Con Courfeyrac, non preoccuparti” rispose Enjolras, prima di sposarsi insieme alla ragazza. Insieme fronteggiarono la polizia, mentre lui  le cingeva le spalle con un braccio e lei faceva lo stesso con fianchi del ragazzo.

“Via il Generale Lamarque! Viva il Generale Lamarque!”

Camille si voltò verso sinistra, cercando di individuare Courf con i due bambini, ma fu distratta da qualcos’altro.  Vide un uomo anziano, che stava parlando con volto arrabbiato con Marius. Quando il biondo richiamò l’amico, l’anziano salì su una carrozza, ma essa non si spostò di lì.

La giovane era a conoscenza delle origini agiate di Marius, era difficile non rendersene conto passando con lui praticamente ogni giorno, al Musain. Era gentile ed elegante, con un modo di fare che presagiva una certa educazione. Poi come parlava bene….

Lei stessa s’incantava nel sentirlo parlare di storia, o mentre lui le leggeva una delle sue traduzioni. Marius Pontmercy era un giovane ragazzo ricco, ma con la testa sulle spalle, che aveva intenzione di farsi da sé e di essere utile per la sua Patria.

Era dunque, degno di ogni stima.

“Vive la France! Vive la France! Vive la France! Vive la France!”

Mentre arretravano, spinti dalla polizia a sgomberare il viale, Camille si accorse anche della sfuggente presenza di Eponine, che sicuramente doveva essersi recata lì per stare accanto a Marius. Lei godeva di ogni singolo istante passato insieme al ragazzotto di buona famiglia, che però non pareva accorgersi del suo interesse.

Eponine avrebbe fatto qualsiasi cosa per Marius, e a Camille dispiaceva molto di non vederla ricambiata. Certo, lui era molto gentile nei riguardi della giovane Thanardier, ma nulla più che solita galanteria di Pontmercy.

Quando finalmente la polizia decise di sgomberare il campo, Enjolras diede appuntamento a tutti al Musain per il pomeriggio. Camille spazzò via i capelli dalla fronte lievemente sudata a causa di tutta quella ressa, prima di guardare negli occhi il biondo “Non so se riuscirò mai ad abituarmi a tutto questo.” Disse, sorridendo pallidamente mentre lui appoggiava un tenero bacio sulla sua fronte.

“Non durerà ancora molto a lungo.” Sussurrò, senza staccare le labbra dal viso della giovane che subito si sentì più tranquilla.

Fra le braccia di Enjolras, nulla poteva andare storto.

Ferre si fece avanti e subito il biondo smise di vezzeggiarla per prestare attenzione a ciò che il suo braccio destro aveva da dire “Vado anche io, Ras. Ho lezione di Filosofia Etica e non vorrei perdermela.”

Negli occhi grigi dello chief si accese come una luce. Doveva essergli tornato alla mente qualcosa che aveva dimenticato “Oggi devo consegnare un trattato sul quale lavoro da settimane!”

“Nemmeno la rivoluzione risparmia voi universitari” Li prese in giro Camille, prima di fare un paio di passi indietro “Io vado a fare un po’ di compere per Madame Hucheloup, mi ha chiesto di prendere un po’ di verdure, visto che sarei mancata tutta la mattinata, e non vorrei mancare questa promessa.”

“Allora ci vedremo dopo al Musain” disse sorridendo Ferre, prima di voltarsi alla sua sinistra, fingendo interesse in un mazzo di fiori fuori da un negozietto, per lasciare che la mora ed Enjolras si salutassero a dovere.

Il biondo le sorrise, passandole una mano sulla guancia “A dopo…”

“A dopo…” rispose lei, sorridendo a sua volta prima di voltarsi verso Rue de la Villette, verso il Musain. Non se ne sarebbe più andata se avesse concesso un bacio a Enjolras.

 

*

 

Camille stava contemplando dei pomodori dall’aspetto tutt’altro che genuino, quando sentì qualcuno chiamarla per nome. Si voltò stranita, guardando tra le folla che invadeva il mercato e si riversava nelle stradine costeggiate da mazzi di fiori, verdure o pesce fresco, ma non vide nessuno.

Scrollò le spalle, tornando a voltarsi verso il cesto ricolmo di quei pomodori dall’aria malaticcia, quando si sentì sollevare da terra. Il cesto le cadde, fortunatamente senza rovesciarsi, mentre a lei scappava un piccolo gridolino stupido.

“Cos-Marius?” domandò, riconoscendo il profumo di lavanda che la giubba del ragazzo irradiava. Era stata lei stessa a confezionare un piccolo sacchettino profumato, uno per ognuno dei ragazzi, ma mentre tutti avevano preferito porlo all’interno di un cassetto, affinché profumassero tutte le loro camice, Marius lo portava in tasca.

Appena lui la rimise a terra, lei si voltò stupita per fronteggiarlo. Sul viso del giovane era dipinto il più radioso dei sorrisi, così intenso da oscurare il sole.

Camille alzò un sopracciglio, incuriosita da quello strano atteggiamento. Marius era sempre stato un ragazzo particolarmente pacato, dai modi incredibilmente gentili ed era anche capitato che l’avesse coinvolta in qualche giravolta mentre ballavano insieme – perché nonostante molti musicisti passassero al Musain, Enjolras non ballava mai- o che l’avesse sollevata da terra per farla ridere. Ma non lo aveva mai visto così felice. Così naturalmente e sentitamente gioioso.

“Cosa ti è capitato?” chiese, spostandosi un ciuffo di capelli che le era finito sul viso.

Lui prese un respiro profondo, riempiendo per bene i polmoni di aria prima di esalare, con voce sognante “Temo di essermi perduto, Camille!”

“Siamo in Rue du Mont-Thabor, al mercato cittadino” lo prese in giro lei, mentre Marius si chinava per prendere il cesto da terra, sorreggendolo per la ragazza.

“So dove siamo, Camille! Non hai capito quello che intendevo!”

“Spiegati meglio, Pontmercy!” lo sollecitò la giovane, mentre riprendevano la via.

Lui sospirò nuovamente, per l’ennesima volta da quando l’aveva raggiunta, e nel cuore della ragazza nacque un sospetto, che venne poi confermato dal giovane.

“Ho visto una ragazza.” Iniziò, a voce bassa quasi fosse timoroso di farsi sentire. Come se a qualcuno poi potesse importare delle vicissitudini amorose di Marius “Lei era…. Oh, Camille, avresti dovuto vederla. Era bella come un angelo caduto.”

La mora sorrise, trovando conferma alle sue supposizioni. Un uomo innamorato non è capace di celare questo sentimento forte “Dove l’avete vista?”

“Sotto agli appartamenti universitari, a pochi passi dal Musain” rispose spedito il ragazzo, mentre gli occhi brillavano di una luce nuova, passionale ed intensa.

“Sai chi è? È figlia di qualche artigiano di Rue de la Vilette?”

A quella domanda, l’entusiasmo di Marius ebbe un freno improvviso. Rallentò il passo, guardandosi attorno un po’ smarrito, prima di scuotere il capo “No, non so chi sia. Non l’avevo mai vista prima, non so nemmeno se vive a Parigi o se è solo di passaggio…”

Camille lo guardò dispiaciuta, voltandosi verso di lui di tre quarti “Scopriremo qualcosa. Non succede nulla, a Parigi, senza che la voce non passi di tavolo in tavolo al Musain” passò un braccio dietro a quello di Marius, prendendolo a braccetto e sorridendogli rincuorante “Ora vieni, accompagnami a prendere delle stoffe per fare più coccarde!”

“Giusto, la riunione di stasera!” Marius si portò una mano alla fronte, ricordando solo in quel momento dell’impegno preso con i Les Amis. Sarebbe stato un incontro molto importante, quello di quel giorno. Enjolras aveva detto chiaramente che avrebbero preso importanti decisioni. Andava predisposto tutto per filo e per segno per evitare che il loro progetto fallisse in partenza. Poi andavano adunate le armi, informate le genti, cucite le bandiere e le coccarde…. Non poteva davvero essergli sfuggito di mente solo perché si era specchiato in due grandi occhi celesti. “Pensi che dovrei parlane con lui?”

“Lui chi?” domandò Camille, attraversando la strada al fianco dell’amico.

“Enjolras! Sono un poco distratto, dovrei informarlo forse…”

“No, Marius, non farlo” la mora scosse il capo “Lo sai come la pensa per queste cose. Dovete rimanere focalizzati sull’obbiettivo e non pensare ad altro, o almeno in apparenza…”

Pontmercy la guardò rassegnato “Enjolras è la comprensività fatta a persona. Non capirò mai come fai a sopportarlo…”

Camille rispose con un sorriso sincero “L’amore va oltre ogni barriera, combattendo ogni male. Io sarò sempre qui ad aspettarlo, quando non ci sarà più bisogno di barricate e manifesti.”

Marius annuì lentamente, colpito da parole così belle e sentite. “Grazie Camille, mi infondi coraggio.”

“Ora vieni, quelle stoffe aspettano solo noi!”

Lui la seguì, tenendole la porta affinché entrasse per prima. Mentre cercavano una stola di cotone blu, il ragazzo si voltò verso la giovane “Confido in Eponine, però. Le ho chiesto di trovare informazioni su quella giovane, che spero di poter definire presto.

la mia amata. So che lei riuscirà nel suo intento, se non può lei,  nessuno potrà!”

La ragazza sorrise tristemente, appoggiando un rocchetto di filo rosso “Eponine farebbe qualsiasi cosa per te, Marius..”

Il suo sussurro non arrivò mai alle orecchie del giovane, troppo preso dalla ricerca della stoffa che Camille aveva descritto con precisione poco prima. Forse non si sarebbe mai accorto di quanto Eponine tenesse a lui e alla sua felicità, o forse sarebbe stato semplicemente troppo tardi….

 

 

Continua…

 

 

 

 

Nda.

Tatatataaan!

Stavolta sono stata più veloce con l’aggiornamento, grazie al cielo!^^

Grazie a tutti coloro che hanno letto lo scorso capitolo :D

 

Non ho mandato gli mp per avvisarvi dell’aggiornamento perché una persona – una sola, ma che forse riflette il pensiero di molti- si è lamentata. Se volete che però io vi avvisi potete lasciarmelo detto, con una recensione o un mp^^

 

Spero che abbiate gradito anche questo capitolo!

Grazie per aver letto fin qui e al prossimo :D Se deciderete di lasciarmi una recensione sappiate che la cosa mi renderà molto felice, perché non è obbligatorio ma apprezzato e mi lascia sempre un bel sorriso ^^

 

Al prossimo capitolo

Jessy

 

  
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