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Autore: savedbycolfer    14/04/2013    9 recensioni
Blaine piangeva, del tutto fuori controllo. Aveva gli occhi fissi sui numeri sul proprio braccio che continuavano ad aumentare.
L’uomo di fronte a sè smise di dimenarsi e cadde a terra.
Morto. Blaine l'aveva ucciso.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Due ore, trentasei minuti e quattro secondi.
Solo centocinquantasei minuti e Blaine Devon Anderson avrebbe cessato di esistere. Non che fosse una novità, il ragazzo si ritrovava sempre in quella situazione, ma con i tempi che correvano, i prezzi dei servizi che aumentavano e le proposte di lavoro che diminuivano… Blaine stava passando davvero un brutto periodo.

La frenesia, l’ansia, la stanchezza, il fare tutto con velocità sono comportamenti normali se ti restano pochi minuti e un timer verde sul braccio sinistro ti ricorda costantemente che stai per morire.
Certo, esistono anche le persone ricche, quelle che sono in grado di vivere per centinaia di anni, quelle che fanno tutto con estrema calma, come se avessero tutto il tempo del mondo. Ed effettivamente ce l’hanno.
Per loro pagare qualsiasi cosa con il proprio tempo non è mai stato un problema, pochi minuti tolti in confronto ai milioni che il loro braccio conta.

È non appena compiuti i venticinque anni che, per persone come Blaine, l’incubo ha inizio: il timer comincia il conto alla rovescia e non resta che sperare in un miracolo. Ed una volta compiuti venticinque anni si hanno le sembianze di un venticinquenne per sempre.
Blaine, per esempio, aveva venticinque anni da ben tre anni, e proprio non gli andava che il suo timer smettesse di contare.
Non aveva un lavoro e da quando i genitori si erano azzerati, due anni prima, andava avanti con piccoli prestiti che non riusciva a ripagare.
Ormai più nessuno era disposto a prestargli del tempo.
Doveva riuscire a cavarsela, doveva trovare un modo per sopravvivere

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Blaine era seduto su un marciapiede, con la testa fra le mani e le gambe che tremavano in modo nervoso.
Stava perdendo le speranze.
Una lacrima scese sul suo viso e arrivò fino all’angolo della bocca.
Iniziò a pensare che era da tanto che non rideva di una risata pura e sincera, almeno da due anni.
Ormai non aveva più niente. Era solo. Almeno una volta morto nessuno avrebbe sofferto per la sua mancanza.

Avere la consapevolezza di morire in pochi minuti non è una bella sensazione. È angosciante, e Blaine non riusciva a sopportarlo.
Si diresse verso un locale a passo lento e con gli occhi persi nel vuoto, come se non volesse più pensare a quello che gli stava succedendo.

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Una volta arrivato nel locale Blaine prese posto su uno sgabello vicino al bancone e ordinò un drink, uno di quelli pesanti, che lo aiutasse a distrarsi.
Un altro drink, e un altro, e un altro ancora; pagava come se potesse permetterselo.
Perché lo stava facendo? Aveva completamente perso il controllo.

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Un uomo sorridente entrò nel locale e si sedette sullo sgabello vicino a quello di Blaine. Ordinò da bere e fu quando alzò la manica della camicia per pagare che Blaine fu invaso dalla più totale follia.
Il timer dell’uomo segnava sette anni e alcune settimane.
In un attimo Blaine pensò a tutto quello che avrebbe potuto fare con sette anni. Avrebbe potuto pagare i debiti, avrebbe potuto fare un pranzo come si deve, senza essere condizionato sempre dalla solita odiosa fretta, avrebbe potuto dormire senza che gli incubi lo disturbassero, senza la paura che non si sarebbe mai più svegliato.
E fu allora che Blaine fece quello che non avrebbe mai voluto fare.

Seguì l’uomo nel parcheggio senza farsi notare e ad un tratto gli afferrò il braccio. L’uomo urlò e provò a opporre resistenza, ma il tempo sul suo braccio continuava a diminuire velocemente, troppo velocemente.
Blaine piangeva, del tutto fuori controllo. Aveva gli occhi fissi sui numeri sul proprio braccio che continuavano ad aumentare.
L’uomo di fronte a sè smise di dimenarsi e cadde a terra.

Morto. Blaine l'aveva ucciso.

Rimase immobile a guardare il corpo senza vita con le lacrime che non cessavano di scendere sul volto.
Arrivò una macchina nera.

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-Chi è lui?- Chiese un uomo alto, con degli occhiali e un impermeabile scuri.
-Dicono si chiami Blaine Anderson, signor Hummel.
-Bene, lasciate che me ne occupi io.



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Boh, ecco il primo capitolo di una nuova ff.
Mi divertiva l'idea di scrivere una cross-over Klaine, e nulla, spero vi piaccia.
ps: so che dalle mie storie potrebbe sembrare che io nutra un odio profondo nei confronti di Blaine, ma credetemi, non è così çç
  
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