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Autore: 48crash    15/04/2013    3 recensioni
Sono nuova del fandom, e premetto che ho scritto una manica di fandonie. Spero comunque che qualcuno osi avventurarvicisi.
La one-shot che ho scritto di getto, è ispirata alla canzone di cui porta il titolo, che mi è recentemente entrata nel cervello per stabilirvicisi. E' ambientata in un luogo non meglio precisato durante il The World Violator Tour, molti anni prima che questa canzone venisse pubblicata. Lo so, ma ho scelto io di ambientarla all'inizio degli anni Novanta, all'inizio della crisi. Quasi a volerla inconsciamente spiegare con motivi di questo tipo. Anche se poi l'ho scritta completamente a caso.
Quindi mi scuso per le imprecisioni, ma accetterò le critiche. L'ho scritta di getto, ma col cuore, in ogni caso.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oh Lilian, look what you've done, you've stripped my heart, ripped it apart, in the name of fun.

 

<< Lilian, guarda che hai fatto >>.

Martin era sdraiato sul letto sfatto, non avrebbe mai voluto alzarsi. Perché lui se lo sentiva dentro, di amare quella donna.

Lei rise, rideva sempre, cristallina, quando lui le ripeteva quella frase. Perché era senza cuore. Sotto a quel corpo perfetto, a quei capelli biondi e splendenti, a quei lineamenti da bambola, a quei gesti sicuri, c'era il vuoto. Lilian non aveva un cuore e Martin lo sapeva.

 

Pain and misery always hit the spot, knowing you can't lose what you haven't got.

 

L'aveva incontrata ad una tappa del tour, a Los Angeles, alla fine di un concerto da cifre record. Era venuta perché impazziva per i Depeche Mode, e Martin non si capacitava tutt'ora di come fosse entrata nel backstage. Lei si era limitata a dirgli che come modella aveva le sue conoscenze.

 

Così aveva iniziato a frequentarla. Nella notte, negli alberghi, dietro le quinte nelle tappe americane del tour. Tutti posti dai quali lei poteva uscire come era entrata, e tornare a fare quello che faceva quando non lo conosceva, quando erano lontani. La modella, si diceva Martin. La modella, gli rispondeva lei quando glielo chiedeva. Ma di prove non ce n'erano. Anche se col suo fisico poteva fare ciò che voleva, e se lui fosse stato uno stilista o un fotografo di certo non l'avrebbe disdegnata.

 

Eppure lei non lo amava.

Aveva una voce roca, Lilian, forse perché fumava troppo. Calda e sensuale. Un corpo perfetto e sinuoso con quella voce poteva farti impazzire. Lui no era certo il primo che portava alla follia.

Come le sirene nell'Odissea di Omero, la voce di Lilian, anche solo con poche parole, conduceva gli uomini alla morte. Per disperazione, soprattutto. Ma anche per follia, per amore, per cause non meglio precisate. E Martin stava per morire, per lei, ne era certo.

 

<< Che ti ho fatto, Martin? >>

Lilian, la schiena bianca ereditata dalla madre scandinava, voltò leggermente all'indietro la testa, per gettargli uno sguardo obliquo mentre si infilava le calze color pelle. I capelli le scivolarono sulla schiena come una cascata d'oro. Erano leggermente mossi sul fondo, e Martin ne afferrò una ciocca. Se la rigirò tra le dita e lei rise di nuovo.

<< Mi hai fatto innamorare, ecco cosa. E mi hai spezzato il cuore per divertimento >>.

Le carezzò la schiena, lentamente, come per assaporarla. Lei piegò la testa all'indietro, suadente, sorridendo languida.

<< Ma no, il tuo cuore era già rotto. Io te l'ho solo fatto notare >>.

E lo lasciò lì, senza rimpianti. Di nuovo, per sempre. Come sempre. Ogni volta. Ancora lei.

Che aveva il vuoto nel petto e il nulla nella gabbia toracica, e poteva giocarci, perché lei non perdeva mai.

Non perdeva niente, Lilian. Solo quelli come lui perdevano tutto per una come lei. Anche la sanità mentale.

Fortunatamente non l'ispirazione.

  
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