Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: valentinamiky    15/04/2013    2 recensioni
Una lettera, un'ossessione, una persona che manca come l'aria al vice-capitano di Calphe.
Dimenticavo...Partecipante al contest "A Toxic Love" di FairLady.
Secondo spin-off, studio dei pg per la storia "Nephilim" ^^
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Nephilim - Spin off!'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lettere bruciate

 
"Kalystar.
La prima parola che ho imparato a pronunciare il tuo nome, da piccolo, aveva il suono del miele.
Caldo e avvolgente come un abbraccio; sensuale e dolce allo stesso tempo.
Tanto che non avrei mai smesso di pronunciarlo. Mi rendeva felice farlo, come se potessi raggiungere quel cielo che tu amavi tanto carezzare con lo sguardo.
Con quegli occhi verdi, luminosi come le stelle stesse, un dono che dicevi ti avessero fatto per leggere il futuro in quegli astri.
Ammaliato, stregato, non riuscivo a fare a meno di guardarti o cercare di attirare la tua attenzione per strapparti uno di quei sorrisi in grado di illuminare perfino la notte più scura.
E più sorridevi, più desideravo che lo facessi. 
Ancora, ancora e ancora.
Ero perfino disposto ad accettare il fatto che non potessi adorare me, il tuo fratellino, quanto le tue amatissime stelle.
Poi iniziai a temere che un giorno mi avresti abbandonato, come aveva fatto nostro padre una volta rimasto vedovo. Perché noi due, ai suoi occhi, siamo sempre stati solo dei mostri, a differenza della mamma e avere due figli con sangue Nephilim nelle vene era fonte di vergogna e paura.
Ma siamo sempre stati benissimo io e te, anche da soli.
Anche senza la mamma o un padre, anche quando non avevamo nulla da mangiare o eravamo costretti a dormire al freddo, in assenza di ripari per la notte. Mi bastava averti accanto.
Non volevo perdere tutto questo.
Così cominciai ad allenarmi ogni giorno, per proteggerti dai pericoli e dagli occhi di quei ragazzi che indugiavano troppo spesso ad ammirare la tua bellezza e i tuoi capelli del colore del grano.
Sapevo perfettamente di non essere altrettanto importante ai tuoi occhi, ma non me ne importava nulla, perché mi bastava guardarti da lontano e saperti felice. Ma allo stesso tempo, non volevo che guardassi un altro con il medesimo affetto che avevi sempre e solo riservato a me.
A volte avevo persino paura della mia gelosia: la sentivo ruggire dentro di me come una belva affamata, come una sciagura pronta ad abbattersi sul primo malcapitato che osava avvicinarsi troppo a te. Temevo quella scintilla d'odio che dardeggiava nei miei occhi se qualcuno ti rivolgeva la parola, riuscendo a strapparti una risata.
Perché non ero io?
Perché non poteva essere ancora tutto come una volta?
Ti volevo di nuovo al mio fianco, volevo che mi raccontassi una storia scritta nella volta celeste, come quando ero piccolo e cantare accucciato accanto al fuoco e vederti ballare, ridere come quando anche tu eri bambina.
Come quando potevi ancora permetterti di essere mia sorella e non la mia balia.
Poi é finito. Tutto quanto, persino il mondo sembra essere crollato.
Non ho idea di come farò ad abituarmi all'idea di non averti più accanto senza impazzire.
A volte mi sembra di aver sognato tutta la nostra vita insieme, perché i ricordi più lontani scorrono sfocati e confusi come le allucinazioni di chi ha bevuto troppo sidro.
Ho provato a gridare il tuo nome, quello che un tempo era miele, ma che ora é veleno e brucia ogni fibra del corpo al suo passaggio. 
L'ho gridato tante di quelle volte da non ricordare quando ho iniziato a farlo.
Così forte da non avere più ossigeno, eppure sento che ancora qualcosa brucia in fondo al petto.
É come se avessero sradicato un pezzo di me e per quanto mi ostini a cercarlo, per quanto abbia bisogno di ritrovarlo, questo non si trova da nessuna parte.
Quel cielo che prima ci appariva tanto luminoso, ora é un manto nero che avvolge e confonde tutto e senza di te, senza il tuo sorriso a farmi da faro, mi é impossibile ritrovare la strada.
Per quanto abbia cercato le Serginak responsabili della tua morte, non sono riuscito a trovare nemmeno un indizio che mi portasse a loro e la frustrazione mi ha spinto a uccidere tutte le streghe come loro che si paravano sul mio cammino.
Una sete di vendetta destinata a non estinguersi mai, perché più ne uccido, più mi sento male, più vorrei trovare le vere colpevoli e più mi sento lontano da loro. Sento che potrei decimare il loro popolo, ma a differenza di una volta, non ho più paura di me stesso.
Perché mi sono totalmente smarrito nel tuo ricordo, ora talmente effimero da farmi rasentare la pazzia nel disperato tentativo di afferrarlo e stringermelo addosso per piangere tutte le lacrime che tutt'oggi sono bloccate e non riescono a trovare una via di fuga.
Sorella, io ti giuro in questa lettera che sarò inarrestabile fino a che la mia spada o i miei dardi non avranno colpito le tre Serginak che ti hanno strappato la vita, senza lasciarmi nemmeno un corpo da bruciare per assicurarti la pace.
Brucerò questa lettera e lascerò che il vento trasporti via le sue ceneri, come nostra madre ci ha insegnato a fare quando si desidera comunicare con uno spirito lontano. Così che le mie parole ti raggiungano e riescano a placare almeno un poco la tua anima tormentata.
La sola cosa che ti chiedo in cambio, é di liberarmi da queste catene invisibili che continuano a lacerarmi l'anima ogni volta che penso a te e a quanto eravamo felici.
A quanto potevi ancora vivere e continuare ad esserlo, se solo non fossi stato tanto accecato dalla gelosia, da non accorgermi del pericolo.
Riposa in pace, Kalystar.
Mia adorata sorella."
 
Lerajie socchiuse gli occhi nocciola, più simili a quelli del padre e per questo passabili come quelli di un comunissimo umano. I capelli biondi, corti e spettinati, accarezzati da una leggera brezza che trascinò via con sé le poche foglie già cadute dai rami per l'avvicinarsi della stagione fredda.
Le sue labbra sottili ma morbidissime pronunciarono parole incomprensibili e arcane, che fecero sollevare una fiamma sottile e bluastra dai carboni ardenti del falò, acceso quella notte appositamente per quell'incantesimo.
Bruciò delle erbe e incensi che aveva portato con sé, certo che avrebbero aiutato la sorella a trovare la strada verso gli Elisi e pregò per lei.
Ma ovunque lui andasse, quel senso opprimente di amarezza e il graffiante senso di vuoto non lo voleva lasciare, anzi cresceva ossessivo senza dargli tregua, lasciandolo smanioso di vendetta e pace.
Sapendo che sarebbero state, ancora una volta, illusorie.



Note: Le serginak sono streghe;
 i Nephilim sono ibridi (angeli-umani)
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: valentinamiky