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Autore: Colli58    15/04/2013    7 recensioni
Sempre la solita Kate, non le avrebbe fatto un complimento diretto, glielo avrebbe celato in uno di quei suoi sorrisi tra il timido ed il malizioso che conservava solo per lui, e per Castle quello era già il paradiso.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lo sciabordare delle onde lo svegliarono lentamente così come lo avevano cullato e fatto assopire. La luce proveniente dalle grandi vetrate feriva i suoi occhi stanchi ma avidi nel carpire ogni dettaglio di quel momento così felice.
In un completo caos di arti e lenzuola stava coricato supino trattenendo tra le braccia la sua donna, ancora addormentata. Nonostante il letto fosse enorme e davvero comodo, lei stava riposando sdraiata su di lui, nuda e completamente rilassata. Respirò forte per riprendere ossigeno e si stiracchiò lentamente con le gambe, intorpidite dalla posizione complicata in cui le aveva lasciate qualche ora prima. La testa era rivolta ai piedi del letto e le sue mani erano posate sul seno di lei, abbandonate lì come se fosse la loro posizione naturale. D’istinto prese ad accarezzare quelle curve morbide e la sentì risvegliarsi dal sonno ed inspirare profondamente. Un profondo mugolio di piacere l’avvertì che i suoi involontari movimenti sulla sua pelle di seta erano graditi almeno quanto lui gradiva quel contatto.
“Ehi…” mormorò piano appoggiando le sue mani su quelle di lui e stringendole. Lui raggiunse con le sue labbra il suo collo e vi stampò un bacio sensuale e che lei agevolò d’istinto inarcando il corpo. Castle trattenne le labbra sul suo collo stringendola compiaciuto dal sentirla muoversi come una conturbante gatta.
“Buongiorno regina dei miei sensi…” mormorò lui inspirando l’odore inebriante della sua pelle, un mix del suo naturale profumo e di essenze esotiche che il bagno aromatico fatto la sera prima le aveva lasciato addosso.
“Non dirmi che sai che ore sono…” Mormorò ancora assonnata e tenendo gli occhi chiusi, ma sfoderando un sorriso di puro godimento.
“Non ne ho idea… e non credo m’importi!” Sibilò mordicchiandogli incessantemente quel tessuto morbido proprio sotto il lobo del suo orecchio destro.
“Ah… le migliori ferie della mia vita!” Aggiunse facendo scivolare le sue grandi mani dal suo seno al ventre per poi farvi ritorno, con un movimento fluido, lento e quasi di pura venerazione. Lei rise. “Sono appena cominciate…” commentò accompagnando le sue mani in quel moto sensuale sul suo corpo. Sapeva bene cosa stava facendo, e ci stava riuscendo ancora: era un ennesimo apprezzato assalto alla sua pelle, al suo corpo e alla sua lucidità.
Avevano raggiunto l’isola da poco più di un giorno ed avevano preso possesso di quello splendido angolo di paradiso, un bungalow in uno dei più romantici resort di Bora Bora, posto in una piccola baia isolata, ad un passo dall’oceano indiano e dalla barriera corallina, proprio sotto il cielo più blu che avesse mai visto e là dove il mare cambiava colore all’improvviso e le onde si infrangevano creando schiuma bianca anche durante i giorni di calma. Una meravigliosa costruzione di legno che godeva della veduta più spettacolare dell’isola, di un tramonto romantico dai colori irreali, legata alla terraferma da una lunga, quasi infinita, passerella di legno.
Castle aveva voluto strafare, lo ammetteva, ma dio quanto adorava quel posto e le sue peculiari comodità. Aprì gli occhi estasiata dalle sue carezze leggere e strinse le sue mani lasciandosi coccolare e sedurre di nuovo. Kate ascoltò il rumore dell’oceano e inspirò l’odore piacevole del legno e del pot-pourri sparso un po’ ovunque.
Cercò di muovere le gambe ma erano stranamente bloccate da un groviglio di lenzuola candide.  Cercò di scalciarle per potersi muovere ma dimenarsi portò ad un paio di risultati: aumentare l’eccitazione di Castle prima di ruzzolare indecorosamente sul parquet di legno chiaro.
“Ouch!” Esclamò Castle atterrando sulla schiena e con lei di nuovo sdraiata sopra il suo corpo come se fosse il suo materasso. “Ancora!” Si lamentò cercando di muovere la schiena.
Lei rise sonoramente cercando di rigirarsi. “Scusa Castle…” Riuscì a divincolarsi quel tanto da trovarsi sdraiata con il viso sul suo petto. “Kate…” mormorò mentre lei si aiutava con le mani sul pavimento per raggiungere l’altezza del suo viso. Riuscì nel suo intento e sostenendosi sui palmi delle mani e le braccia tese, lo guardò attraverso le ciocche dei suoi capelli che le ricadevano sul volto. Era scarmigliato e sudato, ma aveva quegli occhi vispi e furbi che parlavano dei suoi intenti.
“E’ colpa tua se cadiamo dal letto, sei troppo pesante!”
“E tu ti agiti troppo, è sempre una lotta per te…” sbottò lui con un finto broncio ma gli occhi che tradivano la sua ilarità. “Ammetterai che sei atterrata sul morbido.” Aggiunse ridendo.
Lei gli diede un morso sul petto e lui emise un gridolino eccitato.
Lui prese a farle il solletico sui fianchi e lei scoppiò in una risata altrettanto allegra mentre cercava di liberarsi dal groviglio di lenzuola che ancora bloccava le loro gambe.
Castle le strinse le mani intorno alla vita sottile e cercò di baciarla. “Guarda che così non mi aiuti… a meno che questo sia il tuo intento.” Aggiunse al suo orecchio mordendolo.
Lei non rispose ma prese a muoversi su di lui lasciando ondeggiare il corpo lentamente, come su serpente, in un gioco di contatti leggeri e tanto eccitanti che Castle non poté non apprezzare. Allungò la mano e afferrando il cuscino caduto insieme a loro dal letto, lo portò alla proprio fianco con un mossa rapida.
Poi tornò a stringere la vita di Kate facendo risalire le sue mani fino al seno, le fece scivolare sulla sua schiena e con un colpo secco del bacino, rotolò sul fianco con il risultato di stendere Kate sul cuscino sotto di lui. Lei rise di nuovo e mosse le gambe nel tentativo di liberarle ad entrambi. Ne sfilò una e riuscì a far scivolare il lenzuolo ai loro piedi.
“Bella mossa cowgirl…” sospirò lui e alzandosi sulle braccia si trovò occhi negli occhi con lei. La risata di Kate si spense in un sorriso estasiato e assaggiò nuovamente le sue labbra. “Sei instancabile” esclamò quando l’uomo spinse il proprio bacino contro il suo lasciandola con qualche grado in più nella temperatura corporea. “Questo posto mi tonifica” rispose Castle, cercando spazio tra le sue gambe. 
“E qualsiasi cosa sia, fa effetto anche su di te…” aggiunse tra un bacio ed un morso languido alle sue labbra. Le ginocchia di Kate si mossero, scivolando sulle gambe di Castle e spingendo il bacino in avanti, per accogliere la sua irruenza. Castle si appoggiò dolcemente al suo corpo, e con una mano esplorò lentamente la parte più intima di lei che reagì al suo tocco stringendo i suoi glutei tra le mani, affondandovi le unghie e respirando sempre più affannosamente con impazienza.
Quando Castle la sentì pronta, non attese oltre e spinse la sua virilità in lei che inarcò la schiena per accoglierlo. Si mossero lentamente in un ritmo ormai collaudato che faceva impazzire entrambi. Castle ricordava fin dalla loro prima notte insieme che quel ritmo era stato facile da trovare, come se la loro affinità non si limitasse alla sola capacità di capirsi a vicenda: anche i loro corpi lo facevano, senza sforzo e con gratificazione incredibile. Kate si abbandonò a quel nuovo potente amplesso, stringendo il suo uomo a se con forza maggiore mentre lui si muoveva con passione dentro di lei. Non stavano giocando e quello non era solo sesso, non lo era più da molto tempo. Avevano passato la notte a giocare e ad amarsi ininterrottamente ma si volevano di nuovo, semplicemente ma con anche più ardore. La lucidità di entrambi si perse definitivamente mentre i loro corpi sudati si muovevano a ritmo sempre più veloce e le loro bocche aperte e voraci si divoravano a vicenda. Kate raggiunse il climax poco prima di lui, che si lasciò andare dopo averla vista soccombere nuovamente al piacere tra le sue braccia. Crollò ansimando su di lei, che lo stringeva ancora affondando le dita nei suoi glutei e nella sua schiena.
Entrambi rimasero in silenzio, beandosi di quel piacere e riprendendo a poco a poco respirare in modo più regolare. Kate accarezzò la sua schiena segnata, ora con tocco gentile e dolce, mentre lui teneva la testa appoggiata alla sua spalla. “Mi fai impazzire…” mormorò ancora preso dall’adrenalina che gli scorreva in corpo. Una delle mani di Kate raggiunse la sua testa e passò le dita tra i suoi capelli mentre gli lasciava un lungo bacio sul collo sudato. Quando Castle riprese il controllo dei propri arti si rialzò puntellandosi con un braccio e l’altro lo strinse attorno alla vita della donna, tornando a rotolare sulla sua schiena. Di nuovo Kate si trovò sdraiata sopra di lui. Scivolò sul suo corpo quel tanto da poter appoggiare la testa al suo largo torace e chiuse gli occhi mentre Castle le accarezzava la schiena madida.
Per alcuni minuti rimasero in silenzio, lasciando che i loro corpi parlassero in loro vece, scambiandosi carezze e coccole. Kate ascoltò il suo cuore rallentare a poco a poco, lasciandogli piccoli baci sullo sterno. Di solito era lui quello più loquace dopo l’aver fatto l’amore, ma stavolta non sembrava voler aprire bocca.
Alzò lo sguardo sul suo viso in cerca di una risposta al suo silenzio e trovò due occhi blu, curiosi e dolci, che la guardavano con estrema serietà.
Castle era completamente perso nelle sensazioni oblianti del piacere che provava e dalla bellezza che riusciva a percepire in quella magnifica donna che stringeva al petto.
Perso nel marasma delle cose che avrebbe desiderato riuscire a dirle, aveva ancora delle remore nell’affrontare con lei certi argomenti. Così sorrise, portò una mano al suo viso e le accarezzò gli zigomi arrossati. “Sei bellissima…” riuscì a dire.  Kate rise e toccò le sue labbra morbide e ancora gonfie. “E tu… appetitoso…”
Sempre la solita Kate, non le avrebbe fatto un complimento diretto, glielo avrebbe celato in uno di quei suoi sorrisi tra il timido ed il malizioso che conservava solo per lui, e per Castle quello era già il paradiso. Riuscire ad avere quello sguardo solo per sé era stata la conquista più difficile della sua vita. L’aveva osservata a lungo, anche quando il suo cuore andava in pezzi nel vederla con altri uomini, ma quel sorriso non lo aveva mai fatto per loro. Lo faceva solo per lui ed era come un raggio di sole.
“Ho fame.” Decretò Kate riportandolo alla realtà. “E dal rumore che fa il tuo stomaco anche tu.” Aggiunse ridendo e baciandolo sul naso.
Castle sorrise e lasciò appoggiare la sua nuca sul legno del parquet. “Sì, credo che le calorie che ho ingerito a cena si siano abbondantemente esaurite durante questa notte.”
“E’ giorno Castle…” valutò lei con uno sguardo divertito.
Lui annuì. “Lo so, è per questo che sono in deficit di calorie. Mi hai prosciugato.” Replicò sospirando compiaciuto.
“Deficit tu?” Rispose lei alzandosi sulle braccia. Si spostò di lato quel tanto per reggersi su un braccio e dare un pizzicotto al fianco di Castle seguito da uno schiaffo beffardo e rumoroso sulla coscia.
“Hai delle riserve per qualche mese…” finì ridendo.
Castle la prese per la vita facendole di nuovo il solletico. “E’ così che mi ringrazi di questa splendida notte di fuoco?” Disse mentre lei ricadeva tra le sue braccia, ridendo tesa sotto le dita vaganti del suo uomo. “Ok, ok, chiedo una tregua!” quasi urlò cercando di bloccare quella divertente tortura.
Lui la strinse dolcemente e le baciò la testa scarmigliata. “Ok, tregua per una doccia. Che cosa vuoi mangiare?” Kate si alzò lentamente e Castle mugugnò di disapprovazione nel sentire il suo corpo allontanarsi da lei. Dalla grande finestra della loro stanza da letto la brezza oceanica lambiva i loro corpi asciugandoli velocemente. Dalla luce doveva essere già mattina inoltrata se non primo pomeriggio. Ma era forse importante?
L’unica cosa importante era la libertà di stare insieme senza orari e senza alcuna preoccupazione. Era passato un anno da quel giorno in cui Kate si era presentata alla sua porta, bagnata di pioggia e quasi disperata alla sua ricerca. Un anno da quella notte incredibile e da quei momenti così foschi che ne erano seguiti. Ma le nubi si erano diradate e quel primo anno insieme lo avevano vissuto intensamente.
Insieme, come Castle aveva desiderato.
La vacanza per il suo compleanno era slittata, ma le aveva promesso di portarla in quel paradiso terrestre e per il primo anno insieme aveva voluto mantenere la promessa.
Kate parve pensare mentre si alzava sotto gli occhi instancabili del suo uomo. Raccolse lentamente il lenzuolo che aveva scalciato sul pavimento per avvolgerselo intorno al busto come un vestito con lo strascico, volutamente provocante per l’uomo stupendo e dalla fantasia irrefrenabile che la stava studiando sdraiato sul legno odoroso.
“Fai tu, ma vorrei della frutta fresca e qualcosa di ghiacciato da bere.” Disse eclissandosi nel bagno. Castle si stiracchiò sul pavimento allungando le gambe ma se ne pentì subito, preso da un crampo alla gamba destra. “Ok, devo reintegrare i sali minerali…” disse alzandosi e rimettendo il cuscino sul letto. Si voltò verso la finestra aperta sull’oceano e si mise le mani sui fianchi guardandosi verso lo specchio. “Uh, tesoro, ci hai dato dentro!” Esclamò guardando compiaciuto i profondi segni lasciati sulla sua pelle dalle unghie di Kate.
“Cosa?” La sentì chiedere dal bagno e lui rise sonoramente. Afferrò l’accappatoio buttato dall’altro capo del letto e se lo mise addosso svogliatamente. Gli piaceva restare nudo in quell’ambiente, il clima era confortevole e la brezza sulla pelle lo era anche di più.
Si diresse verso l’ampio soggiorno e raccolse il menù del servizio in camera. Lo lesse e scelse per quello che sarebbe stato un pasto senza nome, tra il pranzo e la cena, qualcosa che piacesse ad entrambi. E poi champagne. Un anno con lei non aveva prezzo e nulla gli sembrava adeguato a festeggiare quella ricorrenza. Era meglio sbrigarsi, il servizio in camera in quel luogo arrivava via mare e non da qualche piano più sotto. Chiamò anche per far riordinare la loro stanza e poi tornò verso il bagno. Anche lui aveva bisogno di una rinfrescata, e poi fare la doccia con lei avrebbe economizzato acqua dolce in un luogo dove era un bene prezioso. Sorrise con malizia aprendo la porta del bagno ed enunciando l’idea di rendere quell’occasione un beneficio per la natura. Kate rise da dentro il box doccia e gli aprì la porta.
“Vieni qui ambientalista!”
 
Meno di un’ora dopo, Castle stava seduto sulla veranda aspettando che il personale finisse di imbandire la tavola e che riassettasse il bungalow. Kate era ancora chiusa in bagno e sembrava non volesse uscirne. Si era rimesso l’orologio e con suo sommo stupore si era reso conto che lui e Kate avevano passato quasi quindici ore tra le lenzuola. Dopo il loro arrivo a Bora Bora, avevano cenato in un romantico ristorantino del centro, prima di essere di nuovo accompagnati alla loro sistemazione.
Un drink nella vasca per delle coccole prima di andare a letto ed era già l’una di notte. L’orologio diceva che erano le 17 e 30, ora locale. La giornata si volgeva al termine e loro… beh loro avevano di nuovo una notte da passare insieme. Si alzò per salutare gli inservienti che lasciavano il bungalow ed il maitre chiese se voleva che restasse per servire la cena. Castle negò ringraziando e diede loro la mancia. Non voleva che nessuno disturbasse la loro serata. Spense il cellulare e lo ripose sul tavolo rientrando nel bungalow. Strano che Kate fosse così in ritardo. Ripose anche il portafogli e nel farlo lo sguardo ricadde su un cartoncino sgualcito che teneva nella tasca di una carta di credito. Lo estrasse e sorrise, prendendo una penna. Si sedette su uno dei divanetti e prese a scrivere annuendo ritmicamente con la testa. Fu allora che Kate uscì dalla stanza da letto. Ed era così bella da fargli mancare il fiato. Si alzò trattenendo la penna ed il suo biglietto facendo scorrere gli occhi su quella visione. Era vestita con una mise leggerissima e semitrasparente di lino finissimo, sotto il quale il suo corpo si intravedeva in un gioco di vedo non vedo in controluce. Il trucco leggero e i capelli raccolti, con solo qualche ciocca che cascava leggera sulle spalle nude. Erano arrivati da poco, non avevano ancora avuto il tempo di prendere del sole, ma quel suo incarnato pallido non sfigurava in alcun modo.
Ed il suo profumo era inebriante. “Scusa il ritardo…” disse lei incontrando il suo sguardo e sorridendogli di rimando. Era splendido vedere quel suo sguardo stupito, dopo un anno lui la guardava ancora come il primo giorno, affascinato e rapito. C’erano donne che avrebbero fatto carte false per quello sguardo, ma ora era tutto per lei. Solo suo.
“Mio dio Kate, meglio di un regalo di compleanno…” disse posando ciò che aveva in mano e avvicinandosi a lei. Kate giocò con il colletto della sua camicia bianca e abbassò il capo, per non affogare nei suoi occhi splendidi come il mare che li circondava.
“Sei più che scusata” aggiunse indicando la loro sala da pranzo, organizzata sulla ampia veranda sull’oceano.
“Che facevi?” Chiese lei incuriosita dalla sua attività. Riconobbe quel cartoncino rovinato che Castle portava sempre con sé. Sapeva essere la sua lista delle cose da fare prima di morire.
“Stavo facendo un aggiornamento.” Rispose Castle con leggerezza.
Quando uscirono sulla veranda Castle la fece accomodare e le versò un flute di champagne.
Kate rise ancora stupita da tanta bellezza. “E’ magnifico Castle.” Disse prendendo il flute e attendendo che l’uomo si servisse il proprio.
La tavola era riccamente imbandita con piatti di pesce e frutta come aveva voluto lei, e piccoli assaggi di dolci locali.
“Levami una curiosità, questo è un pranzo o una cena?” chiese ridendo.
Castle parve pensarci. “Forse entrambi, non riesco a trovare una parola simpatica per mescolare la cosa e definirlo brunch è sgradevole come pensare ad un raduno di avvocati la domenica mattina, quindi credo sia solo una… speciale occasione per stare insieme.” Disse avvicinando il bicchiere a quello di lei e facendoli tintinnare in un brindisi appena accennato.
“Al nostro primo anno.” Disse a voce più bassa. Kate vide l’emozione nei suoi occhi, probabilmente altrettanto forte come quella che lei stessa stava provando. Respirò forte e sorrise annuendo. “Ed a molti altri traguardi come questo.” Aggiunse lei timidamente. Gli occhi di Castle si illuminarono anche di più, mentre lei allungava la mano verso il suo viso per avvicinarlo e baciarlo. Indugiarono per lunghi minuti tenendo la fronte unita mentre le mani di Kate trattenevano il suo viso. “Grazie” rispose Castle con il cuore in gola.
Quel gesto, quel modo di stare vicini, le sue mani sul suo viso, la fronte appoggiata a quella di lei, era il modo silenzioso di Kate di comunicargli il suo amore. L’aveva aspettata a lungo quella piccola ma splendida frase, poi però aveva capito che per Kate quel gesto era l’equivalente di ciò che non riusciva ad esprimere a parole. Non era una donna comune e non doveva stupirsi se lei non glielo aveva mai detto, ma quel gesto aveva sostituito anche nel suo cuore le parole “ti amo”. Solo lei poteva essere così incredibile.
Mangiarono con tranquillità beandosi della pace di quel luogo, del rumore del mare e ripercorrendo gli avvenimenti che li avevano coinvolti durante l’anno passato. Tanti cose erano accadute, momenti molto difficili, e avventure divertenti. Un anno intenso che li aveva avvicinati e legati ancora di più nonostante le difficoltà.
Castle le accarezzò il viso gentilmente quando tornarono a parlare di Johanna e delle loro paure, dei rischi che avevano affrontato.
“Sai Castle, di tanto in tanto ho paura di dimenticare…” disse guardando l’oceano mentre la luce si andava affievolendo. Castle scosse il capo. “Non succederà. I ricordi possono diventare lontani, credo faccia parte della vita. Dimenticarsi di chi si è amato, mai…”
Kate sorrise. “Hai perso qualcuno di importante?” chiese quindi con semplicità. Non voleva essere curiosa, ma la sua affermazione era così sentita, che l’istinto da detective in lei fece capolino.
Castle distolse lo sguardo, appoggiandosi meglio alla sedia. “In realtà ho perso qualche amico. Niente a che vedere con ciò che hai vissuto tu. Ciò non toglie che sia impossibile comunque dimenticare.” Prese un profondo respiro e strinse le labbra, pensieroso. “Comunque vada non puoi dimenticarti di chi ti ha dato tanto da cambiarti la vita.” Kate annuì.
“Ora ho te... E mi hai cambiato la vita.” Asserì facendolo sorridere di nuovo. La sua voglia di sbilanciarsi su di loro era inaspettata e meravigliosa alle orecchie di Castle.
“E voglio vivere per sempre…” replicò lui alzando il bicchiere. Lei rise sonoramente a quella battuta imprevista. “Con te accanto…” aggiunse a bassa voce.
“Contaci” rispose Kate tornando a baciarlo. Poi si alzò e gli disse di aspettare. Andò in camera da letto per prendere il regalo che aveva preparato per Castle. Frugò nella sua valigia ed estrasse un piccolo oggetto metallico. Tornando sui suoi passi Kate posò lo sguardo sul tavolo in cui Castle aveva lasciato la sua famosa lista. La raccolse curiosa di sapere cosa avesse aggiunto e lo sguardo si posò sulle ultime cinque o sei righe. Erano scritte con penne di colore diverso. Alcune descrivevano puri deliri geek, come acquistare l’armatura originale di Iron Man, ma le ultime righe dicevano:
“Vivere con Kate
Riorganizzare il loft
Sposare Kate
Avere un figlio da Kate”
L’ultima riga sapeva essere stata scritta nel pomeriggio. Kate deglutì e strinse tra le mani la lista. Che Castle fosse andato così avanti con il pensiero su loro due non lo aveva mai immaginato.
Guardò il piccolo cofanetto di metallo che aveva in mano e gli sembrò inadeguato a quel desiderio così viscerale espresso in quattro sole righe, 12 parole che sinteticamente descrivevano il desiderio di vivere una vita con lei.
Alzò lo sguardo e lo vide entrare sorridendo. “Dove ti sei persa?” Chiese guardandola ferma davanti al tavolino del soggiorno.
Quando lo sguardo dell’uomo cadde sul cartoncino che aveva in mano, sorrise mesto. “Me l’ero dimenticata li?” Chiese con un po’ di tensione nella voce.
Kate annuì con il capo raggiungendolo. “Ti avevo preso una cosa... Ma non credo che sia abbastanza per quello che ho letto qui.” Gli disse restituendogli la lista. Lui la guardò e la mosse tra le mani. “Beh, lo sai queste sono cose che non hanno una data…” mormorò cercando di capire con gli occhi lo stato d’animo della donna. Deglutì di nuovo sperando di non aver rovinato tutto e rimise la lista nel portafogli abbandonato sul tavolo.
Kate sorrise e lo abbracciò. “E’ splendido ciò che hai scritto…”
“Kate non voglio che tu ti senta in qualche modo obbligata a pensare che questo debba succedere.” Replicò lui confuso. Non avrebbe dovuto scrivere quelle ultime due righe sulla lista. Non doveva andare così. Si sentì un completo idiota.
“Magari un giorno potrebbe succedere…” aggiunse lei cercando di rincuorarlo. “Potrebbe?” chiese di nuovo lui, sorpreso dalla sua reazione. Sorrise alla sua splendida donna e si sentì sollevato: non si era arrabbiata, non stava scappando, non stava discutendo.
“Wow…” disse.
“Molto eloquente Castle…” replicò lei mordendosi le labbra.
“Scusa.”
“Basta scuse” replicò baciandolo dolcemente. “Accadrà quel che deve accadere.”
Castle annuì vigorosamente. “Assolutamente.”
“Però…” prese a dire lei mentre con una mano lo guidava verso la veranda dove un magnifico tramonto si stava preparando per i loro sguardi.
Castle la seguì senza fiatare. Aveva lei il comando ora e per il suo bene sapeva di non dover iniziare a balbettare frasi sconnesse o scuse insensate. Poteva dirsi felice di essere ancora lì con lei. “Però?” si limitò a replicare sondando il terreno. Si sentì un po’ stupido, come uno di quei pappagalli che ripetono ogni cosa nei negozietti di souvenir.
Lei si avvicinò alla balaustra che li divideva dall’oceano e Castle ne ebbe timore. Kate era imprevedibile sotto molti punti di vista. Kate aprì la scatolina metallica che aveva in mano e gliela porse. “Chiedimelo…”
Castle osservò il piccolo schermo led di quel curioso portaritratti digitale in cui comparivano foto di loro due in momenti diversi. Era un cameo tascabile di ciò che avevano vissuto non solo in quell’ultimo anno, ma in cinque anni che si conoscevano. Era un dono che non aveva prezzo, soprattutto perché era stata Kate a farlo, raccogliendo frammenti anche di quei quattro anni che avevano vissuto l’uno accanto all’altra in una relazione impropria, ma che aveva valore per entrambi. Di solito era lui che aveva manie di collezionismo. Si domandò quanto Kate avesse tenuto a lui in quei quattro anni, perché aveva conservato fotografie, scattate da lui stesso con il suo telefono, e che pensava avesse cancellato senza alcuna esitazione. Invece erano lì come prova di sentimenti che li legavano da molto più tempo di quanto lui stesso si fosse immaginato.
“Ci tenevi a me già allora?” Chiese senza alcun segno di umorismo nella voce. Kate annuì.
Castle tornò a cercare i suoi occhi e la trovò sorridente e rilassata. “Un regalo stupendo Kate.” Disse stringendo la scatolina metallica dopo aver richiuso il piccolo schermo. Lo posò sul tavolo con delicatezza e poi tornò a dedicarsi a lei.
“Non ti ho preparato nulla…” Mormorò contrito. Preso dall’organizzare quel viaggio non aveva cercato un regalo per Kate, e lei era così in gamba a trovare regali per lui.
“Mi hai regalato questa fantastica vacanza.” Rispose allegra, “e non è poco per un detective della omicidi. Insomma non siamo a Coney Island…” ironizzò. Lui rise annuendo.
“Non è comunque lo stesso” Replicò Castle tentennando con il capo. No, non era una vacanza costosa che lo stava mandando in estasi, ne aveva avute molte. La variabile che rendeva unica quella vacanza era la sua presenza.
“E un biglietto per il futuro…” aggiunse più seriamente.
Lei si appoggiò alla balaustra e Castle gli cinse la vita con le braccia.
“Allora…” disse lui a bassa voce avvicinando la testa alla sua in un abbraccio gentile e morbido. Dopo una giornata passata a consumarsi in una passione ardente, si sentiva come un ragazzino alla prima cotta ed era completamente preso da lei.
“Vuoi venire a vivere con me, Katherine Beckett?” Chiese infine speranzoso quando lei lo fissò sorridendo e accarezzando la sua nuca con le mani
“Non vedo l’ora” rispose Kate appoggiando la fronte alla sua e facendolo sorridere per quel nuovo splendido “Ti amo”. 

  
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