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Autore: Aurore    15/04/2013    3 recensioni
Il presente e il futuro non sono altro che un’infinita successione di notti di paura e dolore e giornate di angosciosa attesa, il passato è un rifugio di gioia e serenità. È così che Lucrezia affronta le sue ore di veglia. È tutto ciò che le rimane, tutto ciò che le permette di non impazzire e andare faticosamente avanti, e ci si tiene stretta.
Partecipa allo SfigaFandom Fest 2013 indetto da Fanworld.it.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lucrezia Borgia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce dell'aurora

 

 
A tutti è dovuto il mattino, ad alcuni la notte.
A solo pochi eletti la luce dell’aurora.

 EMILY DICKINSON 

 

 

Il sole sta sorgendo.
Finalmente.

Lucrezia solleva il busto, mettendosi a sedere sul letto. Resta ferma per un po’, osservando la stanza deserta e rischiarata dalla luce dell’aurora. Suo marito ha lasciato la camera nuziale poco prima dell’alba, ma lei, come sempre, non ha osato muoversi ed è rimasta sdraiata, immobile e perfettamente sveglia, ascoltando i battiti frenetici del proprio cuore, gli occhi spalancati fissi sul soffitto, finchè i primi, tenui raggi del sole non hanno fatto capolino alla finestra. Fino a quel momento, il terrore che lui possa tornare e tutto ricominci da capo la avvolge e la paralizza come un’armatura di ferro, impedendole perfino di pensare. Riesce a concentrarsi soltanto sul dolore del suo corpo e del suo cuore, e aspetta, silenziosamente, disperatamente. Poi si fa giorno e Lucrezia ricomincia a respirare. La paura di ciò che succede di notte si attenua, anche se non svanisce mai del tutto, e comincia l’attesa del tramonto e della notte successiva che le porterà nuove sofferenze e nuove umiliazioni.
Trascorrere l’intera giornata ad aspettare, senza nessuna distrazione, nessuna occupazione se non quella di gironzolare tra le stanze del castello, inquieta ed infelice, è spaventoso quasi quanto ascoltare i passi del marito che si avvicinano alla porta e sapere cosa le accadrà di lì a poco. Ma è sempre meglio del primo schiaffo. Quello è il momento peggiore, perché Lucrezia sa che il suo consueto tormento è appena iniziato.
Scende lentamente dal letto e avverte una fitta acuta di dolore alla spalla. Si sfiora con una mano, quasi a voler scacciare il dolore, e cerca di muoversi con delicatezza. Non è grave, probabilmente a fine giornata sarà già passato… giusto in tempo perché lui possa farle male da qualche altra parte.
Lucrezia si accosta alla finestra a piccoli passi, avanzando nella tiepida luce del sole appena sorto. Non sa come mai, ma quel momento della giornata le riporta sempre alla mente la sua casa. Casa. Immagina sua madre appena alzata, davanti allo specchio, mentre si lascia pettinare da una serva. Goffredo che dà da mangiare alle colombe, in cortile, ancora in camicia da notte. Cesare che la accoglie con un sorriso e le braccia tese quando lei entra nella sua stanza e si lancia sul suo letto, quelle mani forti e delicate tra i capelli, le sue labbra sulla fronte, il suo sussurro nell’orecchio, Buongiorno, raggio di sole… Lucrezia si abbandona ai ricordi del passato, dolci e lontani, eppure molto più reali, per lei, di qualunque cosa la circondi nella sua nuova vita. Il presente e il futuro non sono altro che un’infinita successione di notti di paura e dolore e giornate di angosciosa attesa, il passato è un rifugio di gioia e serenità. È così che Lucrezia affronta le sue ore di veglia. È tutto ciò che le rimane, tutto ciò che le permette di non impazzire e andare faticosamente avanti, e ci si tiene stretta.

Sa che, se volesse, basterebbe una parola. Una lettera a suo fratello Cesare e tutto avrebbe fine. Lui verrebbe a prenderla, la riporterebbe a casa e la terrebbe al sicuro, con sé, come ha sempre fatto. Immagina di vederlo arrivare in groppa al suo cavallo, lo sguardo carico di rabbia, preoccupazione e tenerezza, le braccia pronte ad accoglierla. Per un attimo Lucrezia ammira quella visione, la trattiene perché rimanga impressa dentro di sé, a darle coraggio, poi la lascia andare, dissolversi nel nulla. Sa che questo non succederà mai. Sa che Roma ha bisogno dell’alleanza con Ascanio Sforza, suo padre ne ha bisogno, la sua famiglia ne ha bisogno… perfino Cesare, anche se non lo ammetterebbe mai. Ne hanno bisogno tutti. E non sarà certo lei a tirarsi indietro. Può farcela. Nel suo rifugio, può farcela.
Guarda l’alba e ricorda: suo padre che la osserva come il più prezioso dei tesori, sua madre che le pettina dolcemente i capelli, Giovanni che la solleva tra le braccia e la fa volteggiare nell’aria come una piuma, Goffredo che la segue dappertutto e le si stringe al fianco… e Cesare… Cesare che gioca con lei, che la fa ridere, che asciuga le sue lacrime, che la ascolta con attenzione, che conosce ogni suo pensiero, che la protegge dalle sue paure, che la stringe tra le braccia per farla addormentare e la sveglia con un bacio sulla fronte. Si è preso cura di lei da quando era bambina, molto più di quanto abbiano mai fatto i suoi genitori, troppo spesso presi da problemi ben più gravi della piccola Lucrezia. Cesare c’è sempre stato, per lei. E se ora Lucrezia deve sacrificare la propria vita per proteggerlo e sostenerlo, insieme alla loro famiglia, lo farà.
La porta della camera nuziale si apre delicatamente e Francesca, la giovane serva che si occupa di lei, avanza verso la sua padrona con aria guardinga.
«Buongiorno, mia signora. Desideri che ti prepari il bagno?»
Si avvicina a Lucrezia, osservandola in viso, aspettandosi di vederla triste e cupa come sempre, e con grande stupore si rende conto che la sua padrona sta sorridendo. Non l’ha mai vista sorridere prima d’ora. La osserva in silenzio, incantata da tanta bellezza.
Lucrezia non la guarda, ma si è accorta della sua presenza. «Sì, Francesca. Grazie» risponde, tranquilla.
Si infila le piccole dita tra i capelli d’oro, li solleva leggermente e li lascia ricadere sulle spalle. Non smette di sorridere. Lì dov’è adesso, nella luce dell’aurora, il dolore e la paura non possono raggiungerla.

 

~ Fine ~


 

 

 
 

Questa shot partecipa allo SfigaFandom Fest 2013 indetto da Fanworld.it. Personaggio da utilizzare: Lucrezia. Prompt da utilizzare: passato.
Nella cronologia della serie tv, la fanfiction si colloca dopo il matrimonio di Lucrezia con Ascanio Sforza, ovviamente, ma prima della sua storia con Paolo. Forse, dopo essersi innamorata di lui, Lucrezia non ha più soltanto i ricordi felici del passato a cui aggrapparsi per andare avanti… ma sinceramente a me tutta la storia con Paolo non ha mai detto un granché. Mi è sempre sembrata una cosa piazzata lì tanto per fare.
È la prima volta che scrivo nel fandom di The Borgias, ma ho scoperto che mi ispira. Forse potrebbe venirne fuori qualcos’altro, chissà…
Spero che la shot vi sia piaciuta!

 

   
 
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