A solo pochi eletti la
luce dell’aurora.
Il
sole sta sorgendo.
Finalmente.
Lucrezia
solleva il busto, mettendosi a sedere sul letto. Resta ferma per un
po’,
osservando la stanza deserta e rischiarata dalla luce
dell’aurora. Suo marito
ha lasciato la camera nuziale poco prima dell’alba, ma lei,
come sempre, non ha
osato muoversi ed è rimasta sdraiata, immobile e
perfettamente sveglia,
ascoltando i battiti frenetici del proprio cuore, gli occhi spalancati
fissi
sul soffitto, finchè i primi, tenui raggi del sole non hanno
fatto capolino
alla finestra. Fino a quel momento, il terrore che lui possa tornare e
tutto
ricominci da capo la avvolge e la paralizza come
un’armatura di ferro,
impedendole perfino di pensare. Riesce a concentrarsi soltanto sul
dolore del
suo corpo e del suo cuore, e aspetta, silenziosamente, disperatamente.
Poi si
fa giorno e Lucrezia ricomincia a respirare. La paura di ciò
che succede di
notte si attenua, anche se non svanisce mai del tutto, e comincia
l’attesa del
tramonto e della notte successiva che le porterà nuove
sofferenze e nuove
umiliazioni.
Trascorrere
l’intera giornata ad aspettare, senza nessuna distrazione,
nessuna occupazione
se non quella di gironzolare tra le stanze del castello, inquieta ed
infelice,
è spaventoso quasi quanto ascoltare i passi del marito che
si avvicinano alla
porta e sapere cosa le accadrà di lì a poco. Ma
è sempre meglio del primo
schiaffo. Quello è il momento peggiore, perché
Lucrezia sa che il suo consueto
tormento è appena iniziato.
Scende
lentamente dal letto e avverte una fitta acuta di dolore alla spalla.
Si sfiora
con una mano, quasi a voler scacciare il dolore, e cerca di muoversi
con
delicatezza. Non è grave, probabilmente a fine giornata
sarà già passato…
giusto in tempo perché lui possa farle male da qualche altra
parte.
Lucrezia
si accosta alla finestra a piccoli passi, avanzando nella tiepida luce
del sole
appena sorto. Non sa come mai, ma quel momento della giornata le
riporta sempre
alla mente la sua casa. Casa. Immagina sua madre appena alzata, davanti
allo
specchio, mentre si lascia pettinare da una serva. Goffredo che
dà da mangiare
alle colombe, in cortile, ancora in camicia da notte. Cesare che la
accoglie
con un sorriso e le braccia tese quando lei entra nella sua stanza e si
lancia
sul suo letto, quelle mani forti e delicate tra i capelli, le sue
labbra sulla
fronte, il suo sussurro nell’orecchio, Buongiorno,
raggio di sole… Lucrezia si abbandona ai ricordi
del passato, dolci e
lontani, eppure molto più reali, per lei, di qualunque cosa
la circondi nella
sua nuova vita. Il presente e il futuro non sono altro che
un’infinita
successione di notti di paura e dolore e giornate di angosciosa attesa,
il
passato è un rifugio di gioia e serenità.
È così che Lucrezia affronta le sue
ore di veglia. È tutto ciò che le rimane, tutto
ciò che le permette di non
impazzire e andare faticosamente avanti, e ci si tiene stretta.
Sa
che, se volesse, basterebbe una parola. Una lettera a suo fratello
Cesare e
tutto avrebbe fine. Lui verrebbe a prenderla, la riporterebbe a casa e
la
terrebbe al sicuro, con sé, come ha sempre fatto. Immagina
di vederlo arrivare
in groppa al suo cavallo, lo sguardo carico di rabbia, preoccupazione e
tenerezza, le braccia pronte ad accoglierla. Per un attimo Lucrezia
ammira
quella visione, la trattiene perché rimanga impressa dentro
di sé, a darle
coraggio, poi la lascia andare, dissolversi nel nulla. Sa che questo
non
succederà mai. Sa che Roma ha bisogno
dell’alleanza con Ascanio Sforza, suo
padre ne ha bisogno, la sua famiglia ne ha bisogno… perfino
Cesare, anche se
non lo ammetterebbe mai. Ne hanno bisogno tutti. E non sarà
certo lei a tirarsi
indietro. Può farcela. Nel suo rifugio, può
farcela.
Guarda
l’alba e ricorda: suo padre che la osserva come il
più prezioso dei tesori, sua
madre che le pettina dolcemente i capelli, Giovanni che la solleva tra
le
braccia e la fa volteggiare nell’aria come una piuma,
Goffredo che la segue
dappertutto e le si stringe al fianco… e
Cesare… Cesare che gioca con lei, che
la fa ridere, che asciuga le sue lacrime, che la ascolta con
attenzione, che
conosce ogni suo pensiero, che la protegge dalle sue paure, che la
stringe tra
le braccia per farla addormentare e la sveglia con un bacio sulla
fronte. Si è
preso cura di lei da quando era bambina, molto più di quanto
abbiano mai fatto
i suoi genitori, troppo spesso presi da problemi ben più
gravi della piccola
Lucrezia. Cesare c’è sempre stato, per lei. E se
ora Lucrezia deve sacrificare
la propria vita per proteggerlo e sostenerlo, insieme alla loro
famiglia, lo
farà.
La
porta della camera nuziale si apre delicatamente e Francesca, la
giovane serva
che si occupa di lei, avanza verso la sua padrona con aria guardinga.
«Buongiorno,
mia signora. Desideri che ti prepari il bagno?»
Si
avvicina a Lucrezia, osservandola in viso, aspettandosi di vederla
triste e
cupa come sempre, e con grande stupore si rende conto che la sua
padrona sta
sorridendo. Non l’ha mai vista sorridere prima
d’ora. La osserva in silenzio,
incantata da tanta bellezza.
Lucrezia
non la guarda, ma si è accorta della sua presenza.
«Sì, Francesca. Grazie»
risponde, tranquilla.
Si
infila le piccole dita tra i capelli d’oro, li solleva
leggermente e li lascia
ricadere sulle spalle. Non smette di sorridere. Lì
dov’è adesso, nella luce
dell’aurora, il dolore e la paura non possono raggiungerla.
~ Fine ~
Questa
shot partecipa allo SfigaFandom Fest 2013 indetto da Fanworld.it.
Personaggio
da utilizzare: Lucrezia. Prompt da utilizzare: passato.
Nella
cronologia della serie tv, la fanfiction si colloca dopo il matrimonio
di
Lucrezia con Ascanio Sforza, ovviamente, ma prima della sua storia con
Paolo.
Forse, dopo essersi innamorata di lui, Lucrezia non ha più
soltanto i ricordi
felici del passato a cui aggrapparsi per andare avanti… ma
sinceramente a me
tutta la storia con Paolo non ha mai detto un granché. Mi
è sempre sembrata una
cosa piazzata lì tanto per fare.
È
la prima volta che scrivo nel fandom di The Borgias, ma ho scoperto che
mi
ispira. Forse potrebbe venirne fuori qualcos’altro,
chissà…
Spero
che la shot vi sia piaciuta!