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Autore: Mami93    15/04/2013    2 recensioni
“Take, toglitela subito dalla testa, chiaro?” si impunta il piccolo della congrega. […]
“ma chi è?” continua imperterrito il ragazzo. Adesso, guardandosi in giro ogni ragazza sembra sfigurare al suo confronto. Si chiama Hikari Yagami, gli viene spiegato, ed è la figlia minore di un boss della Yakuza.[…]
“non è come le altre. Sono pochi i ragazzi che riescono ad avvicinarsi a lei, e anche loro non sono raccomandabili”. L’altro ragazzo non può fare a meno di capire che secondo Davis anche questa Hikari non è raccomandabile, ma anzi che esserne dispiaciuto ne è affascinato.
Sembra la solita storia a lieto fine in cui due ragazzi completamente diversi si incontrano e condividono insieme la strada che il futuro riserva loro, ma le apparenze a volte ingannano… nulla di ciò che ci si può aspettare capiterà…
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daisuke Motomiya/Davis, Hikari Yagami/Kari Kamiya, Ken Ichijoji, Takeru Takaishi/TK, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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A little bit of love

Ad Odaiba tutti gli occhi sono puntati su quella casa. È una città grande, ma nel vicinato è la notizia più ghiotta: è molto tempo che non ci si trasferisce più nessuno. Tk si deterge il sudore dalla fronte con il braccio. “se la smettessero di fissarci e invece di dessero una mano…” sbotta non appena vede ricomparire sua madre dal portone. “parla piano che ti sentono” borbotta infilando la testa in macchina prendendo due borsoni. “meglio!” commenta in tono acido il ragazzo. Afferra l’ultimo scatolone e sbatte il portone dietro di se.

Sono le sei del pomeriggio e il sole comincia a calare dietro agli edifici e ai grattacieli. Un ragazzo biondo con gli occhi talmente chiari da parere quasi bianchi rimane immobile a scrutare l’edificio imponente che da domani sarà la sua scuola. Solo quando una folata di vento più forte delle altre gli scompiglia i capelli si volta, affonda le mani nelle tasche e rifà la stessa strada al contrario. Il primo giorno di scuola emoziona sempre un po’ tutti gli studenti, ma lui si sente estraneo lì: il luogo e i compagni saranno totalmente diversi da come è abituato. In campagna si conoscono tutti, e l’edificio è appena composto da un numero sufficiente di aule, l’ufficio del preside e la palestra. Il ragazzo è loquace, ma l’emozione gli gioca sempre brutti scherzi.

La porta si apre svegliando il ragazzo. “è ma possibile che a 18 anni tu ti debba ancora far svegliare da tua madre? Da domani ti metti la sveglia! E salta giù da quel letto!”. “Buongiorno anche a te” borbotta Tk tirando via le coperte con più foga del necessario. Come risveglio non è dei migliori. Lo sguardo truce che rivolge alla colazione fa sottintendere alla madre che ha lo stomaco chiuso. “devi mangiare, non ti fa bene stare a stomaco vuoto” riesce a dirgli prima che si chiuda in bagno. Trascinando le ciabatte si dirige verso la doccia. L’acqua lo rivitalizza un po’, ma non appena vede la divisa che dovrà indossare torna ad avvolgerlo il cattivo umore. Infila di mala voglia i pantaloni neri, la camicia bianca e la giacca, lasciando aperti i bottoni. Appena uscito di lì l’odore della colazione lo attanaglia, così decide di fare uno sforzo e ingoiare giù qualcosa. Lungo la strada rallenta o addirittura si ferma ad osservare questo e quell’edificio, negozio o albero che non aveva notato il giorno prima. Si rende conto da solo che è presto, ma l’idea di poter arrivare in ritardo il primo giorno di scuola lo sprona ad accelerare il passo. Inoltre, appena scorge la scuola, si rende conto che sarà dura orientarsi lì dentro. Sul cancello decide di prendere tempo abbottonandosi la giacca fino al collo 1 e osservando i pochi ragazzi che già occupavano il cortile. Appena entrato l’odore di ammoniaca lo prende alla gola e raggiunge velocemente quello che sembrerebbe un professore. Lui gli indica con malagrazia l’ufficio del preside e torna a scrutare i ragazzi all’esterno. La targhetta azzurra che recita “ufficio del preside. Si prega di bussare” gli fa aumentare i battiti; alza il pungo e bussa due volte. Dieci minuti dopo esce di lì con il suo orario e una piantina scribacchiata di proprio pugno. Le voci ora sono più forti, ciò vuol dire che è arrivata più scolaresca. L’orologio segna le 8:50, così decide di raggiungere la sua aula. Prima ora: Inglese. Arrivato alla porta che sulla cartina indica la sua aula scruta attento il cartello: 3°G. con al coda dell’occhio nota molti visi che lo guardano incuriositi, così decide di dare anche a loro, come i vicini del suo quartiere, qualcosa di cui poter parlare: entra con passo spedito e si dirige verso la cattedra, giusto per cancellare ogni dubbio che sia capitato lì per caso. Come si aspettava comincia a girare un mormorio da cui riesce solo a percepire le parole “nuovo” e “ragazzo”. Il professore lo invita ad accomodarsi dove vuole e Tk sceglie giustamente l’ultima fila. Il suono della campana sprona tutti a raggiungere i propri banchi. Dopo i soliti saluti mattutini il professore interrompe il chiacchiericcio che comincia a diffondersi per l’aula con un colpetto di tosse. “ragazzi, quest’anno avremo un nuovo compagno di classe. Se gentilmente vuoi alzarti e presentarti alla classe” domanda educatamente riferito al ragazzo che adesso tutti stanno fissando curiosi. Tk non si fa pregare e, occhi fissi sul muro davanti a lui, fa sentire per la prima volta la sua voce. “Mi chiamo Takaishi Takeru, ho 18 anni e vengo da Tashiro”. Il silenzio che segue le sue parole lo immobilizza, fino a che il professore non lo invita ad accomodarsi. La lezione prosegue tranquilla senza problemi. Takeru tira un sospiro di sollievo quando nota che il livello della classe non è molto più alto del suo, e anche il programma non gli crea problemi. Alle 9:00, non appena il professore ha salutato gli alunni ed è uscita dall’aula, un ragazzo raggiunge velocemente il suo banco. Tk alza la testa curioso e nota il sorriso allegro che ha questo tipo davanti a lui. i capelli indomabili castano-rossi gli ricadono sugli occhi e fremono ad ogni movimento della testa. Gli occhi sono svegli e allegri, specchio, evidentemente, del suo carattere. Senza neppure una parola allunga una mano. “Davis Motomiya. Mi fa piacere avere un nuovo compagno di scuola.” Tk non può fare a meno di sorridere alla sua vivacità, così si alza e gli stringe la mano. “A me invece fa piacere che finalmente ci sia qualcuno che non mi guarda come un malessere durante le vacanze”. Entrambi si ritrovano a ridere. “tranquillo, durerà solo qualche giorno. Allora, inizialmente ci proveranno tutte con te” comincia a parlare dirigendosi verso il corridoio. Tk lo segue e nota con piacere che gesticola parecchio mentre parla “e i ragazzi vorranno essere tutti tuoi amici. Tranne i fidanzati di quelle che ci proveranno con te, ovvio” il biondo non riesce a trattenere una risata. È stato fortunato: non gli poteva capitare ragazzo migliore subito il primo giorno di scuola. “successivamente verrai trattato come tutti qui: se sei bravo in qualcosa tutti ti adoreranno, se non riesci eccellere in niente ti considereranno uno sfigato!”. Bella prospettiva, si ritrova a pensare il nuovo arrivato. “e tu sei bravo in qualcosa o sei uno sfigato?” gli chiede tanto per continuare la conversazione. “Gioco a calcio. A mio parere bene, ma puoi immaginare che come giudizio non conta. Tu invece? Giochi a scacchi? Nuoti? Fai qualcosa?” Motomiya sembra un uragano in piena, ma Tk lo trova ugualmente simpatico. “nel mio paese giocavo nella squadra locale di basket” confessa. Lo sguardo sorpreso del compagno lo riempie d’orgoglio. Decidono di tornare in aula, dove arrivano appena in tempo: la professoressa di giapponese guarda il biondo con sguardo interrogativo. Tk si presenta anche a lei e cominciano la lezione. La zolfa è la stessa fino all’ora di pranzo, quando Davis invita Takeru a pranzare assieme a lui e ai suoi amici. Arrivati alla sala mensa molti occhi sono tutti per la new entry, ma vicino al “moro” Takeru si sente indifferente agli sguardi curiosi. Quando entrambi i vassoi sono pieni, anche se Tk può notare che Davis non ama di certo digiunare, raggiungono un tavolo di ragazzi chiassosi. Dopo le ennesime presentazioni il biondo viene invaso dalle domande che tutti vogliono porgli, così decide di immolarsi e togliere loro la curiosità. Davis fa coppia fissa con un ragazzo taciturno. Sembrano parecchio legati da una forte amicizia, e i due gli sembrano come Starsky e Hutch. L’altro ragazzo si chiama Ken Ichijoujie  e sembra introverso, almeno ad una prima occhiata. Invece quando l’atmosfera si è rilassata il biondo nota che è spiritoso e chiacchierone. Gli occhi scuri trasmettono un vuoto profondo dietro alla facciata di ragazzo divertente, e in seguito capisce che è molto riflessivo e acuto. Il carattere è simile a quello di un ragazzino che sembra capitato lì per caso: al massimo può frequentare il secondo anno di medie inferiori, e in mezzo a tutte queste persone delle medie superiori sembra quasi il piccolo della congrega. Malgrado la sua somiglianza con Ken, i due non si scambiano molte parole. Effettivamente Cody, così si chiama il ragazzo, è taciturno quasi con tutti. Tk riesce a strappargli qualche parola e un sorriso, ma ha come l’impressione che con lui contino più i fatti che le parole. Il resto della combriccola si disperde non appena finito il pranzo, ma Ken, Cody e Davis rimangono a parlare assieme a Tk. “quanti anni hai?” chiede improvviso a Cody. Lui abbassa la testa e mormora appena “13”. Quando finalmente si decide a guardare il suo interlocutore in faccia sembra molto imbarazzato “non avrei l’età per restare qui, lo so, ma è l’unico posto in cui mi senta davvero bene”. Si sente il dispiacere di essere stato sorpreso. “non volevo giudicarti, ero solo curioso”. Il ragazzino rivolge a Tk uno sguardo carico, riconoscente. La mezzora successiva trascorre tranquilla con i ragazzi che aggiornano il nuovo arrivato sulle varie persone che popolano il cortile, fino a quando la campana non indica loro l’inizio delle lezioni pomeridiane. Takeru si sente euforico all’idea di avere un ora di educazione fisica, ma viene subito smontato non appena gli viene comunicato che quell’ora del lunedì sarà sempre utilizzata per le lezioni teoriche. Purtroppo dovrà attendere l’indomani per mettere in moto il corpo. Le 15:00 vengono scandite da un doppio suono di campana, così i ragazzi si preparano alla pulizia quotidiana della scuola. Davis affianca Takeru durante la riunione che decide la spartizione delle incombenze domestiche durante tutto l’anno. Grazie al cielo, o forse a una brillante idea del moro, i due nuovi amici si trovano insieme per la pulizia dei corridoi. Rimboccandosi le maniche si mettono all’opera e Takeru ha il piacere di scoprire che la scuola è più grande di quanto non pensava. Ciò comporta logicamente un carico maggiore da parte dei due ragazzi. Fortunatamente il primo giorno di scuola nessuno frequenta i Club pomeridiani, ma ciò non toglie che dovranno comunque trattenersi per decidere quali dovranno frequentare e comunicarlo ai propri capi classe. Daisuke alza lo sguardo incuriosito quando sente un sospiro provenire dalla sua sinistra: “che succede?” chiede al biondo. “non credevo che ci fossero così tante possibilità di scelta. Non so cosa fare” si lagna costernato. “potresti venire ai corsi di calcio assieme a me. c’è anche Ken. Ci divertiremmo molto”. I suoi sogni ad occhi aperti si sfumano non appena sente una risata giungergli alle orecchie. “vorresti vedermi sempre a terra? Non se ne parla proprio! No, non è che non mi piace nulla, il problema è scegliere quale fare fra quelli che mi piacciono”. Davis cerca di trattenersi, ma non riesce a nascondere lo sgomento che gli si disegna sulla faccia “e tu vorresti seguire più di un club? Ma da che mondo vieni? Io è già tanto che faccio calcio. Anzi” comincia a straparlare “credo che se non fosse per il football non seguirei nessun corso!”. Takaishi è costretto ad alzare gli occhi dal foglio che sta contemplando, stupito “si può? Credevo fosse obbligatorio seguirne almeno uno” ma le parole di Daisuke gli confermano i suoi sospetti: “infatti non si può, per questo sarei nel panico. Comunque io non ho problemi: ho già compilato il mio foglio. Tu invece?” e riecco il problema di prima. Il basket è fra i primi posti nella classifica, ma anche la scrittura lo attira. Certo però anche un bel corso di cerimonia sul the non lo disprezzerebbe: deve essere semplice e di certo non dispendioso da un punto di vista sia fisico che mentale. “e qual è il problema? Seguili tutti, no?” “il problema sono gli orari: sia basket che il corso di scrittura avanzato sono alle 16:00, e almeno che tu non abbia qualcosa che possa farmi sdoppiare non posso seguirli entrambi”. Daisuke è certo che tutti questi problemi sono futili, ma d'altronde lui non ha mai aspirato a seguire le lezioni e i club più del minimo indispensabile. “dove credi di andare non appena finito qui?” chiede il biondo. “non lo so, credo che con il mio curriculum in pochi farebbero a botte per avermi fra i loro ranghi. Fino ad adesso ho solo giocato a calcio, e forse è l’unica cosa che mi importa davvero. Chiunque penserebbe che non vado bene in un ufficio a compilare fogli” confessa fiero. “lo sai vero che questo è l’ultimo anno. Dopo devi deciderti” lo sguardo di Davis è maligno “certo che lo so, infatti ho ancora una anno per decidere. E tu invece?”. Tk cade dalle nuvole “non lo so ancora, devo pensarci” i due ragazzi cominciano a bisticciare affermando che sarebbe stato prima l’uno o l’altro a scegliere quale strada seguire in futuro. “comunque puoi sceglierne due mettendo al preferenza. In questi giorni i Senpai2 dei vari club decidono quali nuovi ragazzi accogliere. Se vieni scartato in uno potresti entrare nel secondo” conclude saggiamente Motomiya. “e questo logicamente non me lo potevi dire prima, così evitavo di lambiccarmi il cervello per cercare una soluzione!”. Certamente questi due ragazzi si sono trovati: nessuno scommette sulla durata del loro “rapporto”, ma ognuno di loro è sicuro del contrario. Il giorno seguente Ken si rivela un gran parlatore in presenza di gente che conosce, e Cody è spesso presente assieme a loro. Quando la madre chiede a Tk come si trova, lui non può fare a meno di essere sincero: bene. Subito le ragazze si dimostrano carine nei suoi confronti, ma questo sembra infastidire Davis: “sono solo una perdita di tempo. Ci girano intorno sperando in chissà cosa, e quando parli loro di calcio se ne vanno indignate e scontente. Sono una perdita di tempo!” conclude dall’alto delle sue esperienze. “Ci girano intorno? A me sembra che non ti guardino neppure!” ironizza Takeru provocando l’ilarità dei presenti e un muso lungo del sottoposto. Una in particolare attira Tk: si chiama Tsubaki ed è davvero carina: occhi chiari, tra il castano e il verde, e capelli lunghi fino alle spalle biondi miele. Ha un fisico esile ma muscoloso, e, con suo grande stupore, ha un sorriso dolce, che spesso dedica al biondo. Si presenta subito amichevole e gioviale, e non sembra disprezzare la compagnia degli amici di Takaishi. Durante la pausa pranzo scopre che ha quanto loro (Davis, Ken e Tk) ma frequenta la sezione C. “potresti sempre provarci” propone sempre a quel tavolino Ken. Davis prorompe in una risata sguainata che fa voltare molti tavoli circostanti. Takeru non può che scoccargli un occhiata indignata “Take? Ma non vedi che vive nel suo mondo? Si e no che sa dove sta seduto di banco!”. “credo che sia un ragazzo molto intelligente, e comunque la tua è probabilmente solo gelosia” lo difende Cody. Tk lo ringrazia accorato, prima di assumere un tono superiore “si da il caso che ho già avuto un certo numero di ragazze, io? E tu invece, che mi dici. Quanti cuori hai infranto?” domanda sicuro. La risposta non tarda ad arrivare, ma da un'altra bocca “le ragazze che lo hanno corteggiato in precedenza lo hanno lasciato perdere non appena lo cominciavano a conoscere meglio. soprattutto le più piccole: devo dire che risulta più interessante alle ragazzine che hanno per lo meno due o tre anni meno di lui”. è Ken a parlare per l’interrogato, il quale non sembra molto contento e mette il muso fulminando tutti i suoi amici che gli si sono appena rivoltati contro. Le risate del tavolo lo rendono ancora più suscettibile: “non posso credere che mi tradisci in questo modo Ken, ti credevo un amico” prova a farlo sentire in colpa. No, nessuno vuole farlo arrabbiare, prova a tranquillizzare la situazione Tk, solo la prossima volta occhio a quel che dici. Più tardi si viene a sapere che il Club di football ha già deciso chi prendere quest’anno in squadra, anche se Davis e Ken erano già praticamente sicuri, ma gli altri dovranno aspettare. Così con la scusa del pomeriggio libero Takaishi ne approfitta per guardare i suoi nuovi amici dagli spalti del campo all’aperto. Ken è veloce nei passaggi e spesso sorprende gli avversari con mosse veloci e a volte inventate di sana pianta da lui stesso, mentre Davis gioca bene di caviglia. I suoi piedi spariscono sulla superficie verde del campo e il pallone sembra muoversi da solo. Insieme formano una bella squadra, confessa lo spettatore non appena gli amici escono dagli spogliatoi, ma dovranno prepararsi a rimanere di stucco anche alle sue prestazioni non appena lo faranno giocare; se lo faranno giocare, fa notare con malignità Davis. Per tranquillizzare i due Ken fa presente che la prima settimana comunque potrà solo assistere agli allenamenti fino a quando non avrà assimilato lo schema di gioco della squadra, e dovrà sorbirsi alcune lezioni teoriche per dimostrare di aver afferrato il concetto. È il terzo giorno che la vede. Sono tutti quanti riuniti davanti al cancello ad aspettare il suono della prima campanella, quella che indica l’inizio delle lezioni. Takeru lo sa, ne è sicuro; se fosse mai venuta a scuola l’avrebbe notata, non avrebbe potuto fare altro. Appoggiata alla ringhiera e circondata da almeno tre ragazzi, ha l’aria di una sicura di se, media statura, con un viso elegante, capelli corti e castani, un fisico asciutto ed elegante. Da quella distanza non nota il colore degli occhi, ma è certo che sia meraviglioso. Tutto in lei sprigiona un fascino che lo cattura, facendogli ignorare ciò di cui stavano parlando lui e i suoi amici. Tutto sembra poco interessante ora. Fino a quando una mano non gli viene sventolata davanti agli occhi. “Tk, sei ancora fra noi?” il tono squillante di Davis lo fa riscuotere, posando così gli occhi sui suoi amici. Hanno l’aria divertita. Adesso le loro voci paiono alle sue orecchie stonate, eccessive, poco interessanti. “mi sembra che in questo momento Takeru voglia solo essere lasciato in pace. Siamo solo un intralcio per lui!” commenta dall’alto della sua saggezza Ken. Tutti seguono incuriositi il suo sguardo, fino a capire che cosa aveva trasportato il biondo fuori dal mondo. Motomiya ride sommessamente e Cody abbassa la testa, dispiaciuto. “Chiaro. Adesso ho capito: Hikari” confessa pragmatico Ichijoujie “Take, toglitela subito dalla testa, chiaro?” si impunta il piccolo della congrega. E tu che ne sai, che non sei neppure di questa scuola, pensa acidamente il ragazzo, ma non può permettersi di dirlo, così chiede spiegazioni. “Guardala a modo e poi capirai”. Sono le prime parole serie di Davis, così Tk fa come gli è stato appena detto. È una trasgressiva, commenta a bassa voce capendo a  cosa si riferiscono i suoi nuovi amici. Guardandosi in giro nota che effettivamente la sua gonna è poco sopra il ginocchio, a differenza delle altre che la portano dieci dita sopra, il fiocco che spunta da sotto il colletto è slegato e lasciato cadente lungo la camicia, infine i calzetti bianchi calati alla caviglia. I ragazzi che la circondano non sono da meno, di fatti non portano ne le cravatte, ne le giacche abbottonate e le camicie sono inequivocabilmente fuori dai pantaloni3. Il suo sguardo non può essere frainteso. “ora hai capito?” chiede comprensivo il moro. “ma chi è?” continua imperterrito il ragazzo. Adesso, guardandosi in giro ogni ragazza sembra sfigurare al suo confronto. Si chiama Hikari Yagami, gli viene spiegato, ed è la figlia minore di un boss della Yakuza4. A questa informazione il biondo guarda preoccupato gli amici, sicuro che stessero solo scherzando. Nessuno può ignorare quel nome, ma sentirlo nominare come una cosa vera fa tutto un altro effetto. Purtroppo l’informazione viene confermata da tutti, e questo lo fa deglutire nervoso. “sembra che non vivano più insieme lei e suo padre, ma la sua non è comunque una bella situazione familiare” conclude Ken, come se questo possa dissuadere Tk dall’interessarsi a lei. La campana li riporta tutti al presente e ognuno si dirige verso al propria classe. Daisuke non distoglie un solo secondo gli occhi dall’amico, e questo lo fa innervosire parecchio. Quando si decide a guardarlo con l’espressione più dura che riesce a fare non se lo trova più a fianco. Solo allora si accorge di un ostacolo improvviso di fronte alla sua strada, e bloccandosi immediatamente per non urtarlo si trova con il sedere a terra. Alzando la testa con un espressione dolorante nota che quell’ostacolo è proprio Daisuke. “ma non potevi stare più attento. Mi hai fatto male” lo rimprovera prima di afferrare la sua mano per tirarsi di nuovo su. “bisogna che ci stai alla larga, lo dico per te”. Senza neppure citare il soggetto, entrambi sanno di chi stanno parlando. Una furia cieca si impossessa di Takeru, ma tenta comunque di controllarla. Ciò lo porta comunque a non proferire parola, tanto per essere sicuro di non saltargli al collo. Almeno quando si siederà al suo banco Dai sarà costretto a lasciarlo in pace, ma purtroppo per lui non va proprio secondo i suoi piani: “anche io ci ho provato con lei, sai?” confessa forse un po’ imbarazzato. “e non è andata così bene”. Respirando a fondo come gli ha insegnato sua madre cerca di calmarsi, ma il tono di voce che gli esce non è comunque dei migliori. “a quanto hanno detto gli altri non è andata bene con molte ragazze. O forse dovrei dire bambine?”. Lo sguardo che gli rivolge Motomiya non è dei più fraterni. Tk si pente subito delle sue parole, ma non riesce a scusarsi. “non è come le altre. Sono pochi i ragazzi che riescono ad avvicinarsi a lei, e anche loro non sono raccomandabili”. L’altro ragazzo non può fare a meno di capire che secondo Davis anche questa Hikari non è raccomandabile, ma anzi che esserne dispiaciuto ne è affascinato. Il professore entra in classe e Dai è costretto a tornare al suo banco, ma non prima di aver lanciato all’amico uno sguardo carico di sottointesi. Le ore sono lente, e ne Tk ne Davis le seguono troppo attivamente: il primo perché non riesce a fare a meno di pensare alla ragazza che ha visto la mattina, e il secondo per ciò che sta distraendo il primo. Durante le pause fra le varie ore di lezione ognuno resta al proprio posto, fino a quando il pranzo non li strappa ai loro ragionamenti. “mi hanno preso nel club di basket” lo aggiorna Takaishi quando si dirigono verso la mensa. L’incontro della mattina glielo aveva fatto passare di mente, ma almeno quell’ora la passano a commentare i vari sport che l’istituto presenterà agli Inter-hi5. Ormai il loro scontro sembra seppellito, ma durante le pulizie quotidiane l’interessato decide di indagare maggiormente. “perché dicevi che è poco raccomandabile?”. Inizialmente Davis non può fere altro che alzare la testa interdetto, ma appena scorge lo sguardo vivo del biondo afferra al volo. Con un sospiro cerca di radunare le ultime forze rimaste. “come hai già visto non è una ragazza che segue troppo le regole, e questo la porta ad avere alcuni guai. Logicamente la potenza del padre le permette molte più libertà rispetto a molte altre persone, ma ciò non toglie che è spesso in punizione. Frequenta ragazzi più grandi di lei e che portano cognomi spesso accomunabili agli stessi ranghi del signor Yagami” “quanti anni ha” chiede interrompendolo Tk. Curioso come tutto questo interesse per la giovane non gli abbia fatto pensare alla sua età. “16. Comunque,” riprende “lo sanno tutti cosa combina con i ragazzi quando sparisce nei corridoi” conclude cercando di dissuaderlo dal togliersela dalla testa. Come sperato le parole fanno breccia, e Tk cerca in ogni modo di pensare negativamente a questa novità, ma l’unica immagine che ha avuto di lei continua a tornargli in mente con insistenza, quasi logorroica. La sera la madre lo guarda con occhio critico: “hai avuto problemi a scuola?” lo sguardo dubbioso del figlio le fa capire la situazione. “sei silenzioso e con la testa altrove, inoltre non hai ancora nominato i tuoi nuovi amici. Hai litigato con loro?” azzarda, ma Tk la rassicura: a scuola va tutto bene, e gli amici gli sono sempre vicini. Chissà, forse è la stanchezza, così utilizza la scusa per ritirarsi in camera sua. Le lenzuola sono fastidiose sulla pelle e le gambe sembrano non volergli dare tregua. Il troppo movimento lo surriscalda, così decide di alzarsi. Fuori è impossibile guardare le stelle per le troppe luci, e il rumore delle vetture non concilia il sonno. Le insegne luminose si riflettono sui vetri e l’aria di aprile gli solletica le braccia. Chissà cosa stanno facendo a quest’ora i suoi nonni in campagna; e i suoi ex compagni? L’ultimo anno delle medie superiori è stato costretto a doverlo frequentare in città, a causa del nuovo lavoro della madre, ma l’università si è imposto di deciderla in base alle sue esigenze, non a quelle familiari. Quale università, poi? La scuola non è mai stata un problema per lui, e i voti sono sempre stati ottimi, ma da lì a decidere che università seguire ne passa di acqua sotto i ponti. La proposta che poi gli è stata fatta dai suoi nonni continua a ronzargli in testa, anche se sul momento l’aveva ritenuta ridicola. “sai, se mai vorrai, finite le superiori, puoi venire ad aiutarci in campagna. Due braccia forti ci farebbero comodo, e tu cominceresti subito entrando nel mondo del lavoro. Certo” aggiunse suo nonno dopo una breve pausa “questo non vuol dire che ti devi sentire obbligato, mi rendo conto dell’opportunità che ti da tua madre pagandoti l’università, però sai anche quanto potrebbe venire a costarle, e ora non si trova in una posizione economica favorevole. Ma ne hai di tempo per pensarci, quindi…” concluse l’anziano con una pacca sulla spalla del nipote. Lavorare in campagna, senza un orario fisso ne una paga decente, però rimarrebbe vicino ai suoi amici e potrebbe coltivare le amicizie che è stato costretto ad interrompere venendo in città; però adesso che quella ragazza sembra aver sgomitato per entrare nella sua vita ogni decisione sembra sospesa. Solo alle tre di notte riesce a prendere sonno, e questo si ripercuote sul suo risveglio mattutino. “hai una faccia che fa paura Tk. Ma hai dormito?” gli chiede quasi ironico Cody appena arriva. “avrà passato tutta la notte a pensare a Hikari!” scherza Ken. Buffo come quello che lui crede una spassosa battuta sia la pura verità. Lo sguardo che gli rivolge Dai è carico di comprensione, ma anche di rimproveri. Hikari non si fa vedere in cortile, ma i ragazzi che il giorno prima erano con lei (inconfondibili dal loro modo di trasgredire) sfilano insieme senza soffermarsi, ma entrando subito a scuola, malgrado l’ora prestiva. Takaishi non può fare a meno di ripensare alla frase del giorno prima: lo sanno tutti cosa combina con i ragazzi quando sparisce nei corridoi. Da quando l’ha vista non ha fatto altro che rendergli le giornate peggiori, ma non riesce comunque ad incolparla, men che meno ad odiarla. Cercando si darsi un contegno partecipa attivamente sia alle lezioni che alle chiacchierate con i suoi amici. Addirittura cerca di intrattenere una conversazione con Tsubaki. Proprio quel giorno infatti viene a conoscenza dei crediti da studio. La ragazza infatti lo sorprende con una domanda: “ti va di farmi da insegnante? So che hai dei buoni voti e potresti aiutarmi in alcune materie.” La faccia di Takeru è davvero sbalordita. Perché mai dovrei fare da insegnante? Non sono così bravo, si giustifica. La risata cristallina della ragazza gli apre il cuore. “è un modo come un altro per aumentare i crediti scolastici. Un alunno bravo ne aiuta un altro meno bravo, imparano più cose insieme e si acquistano punti. Ti conviene sai?” Alla spiegazione così elementare Takeru si vergogna della magra figura che ha appena fatto. Certo, è giustificato perché questi metodi non c’erano nella sua scuola, ma ci sarebbe comunque potuto arrivare con un po’ di logica. Peccato solo che non se la senta di prendersi un incarico di tale portata. “mi piacerebbe, ma non sono sicuro di essere adatto. Potresti però sempre chiederlo a Ken, lui ne sarebbe contento”. Solo per un attimo nota la delusione negli occhi della biondina, ma la scintilla passa veloce come è arrivata. “ho capito, hai solo bisogno di pensarci. Ti lascio qualche giorno, così decidi”. Molto professionalmente la ragazza è riuscita a toglierlo dall’impiccio dandogli una scadenza futura. Purtroppo anche a mensa Tk ha il dispiacere di notare che la ragazza del suo interesse non c’è, malgrado si sia guardato in giro ben tre volte. I suoi amici lo notano e gli fanno presente che non pranza quasi mai in mensa. Finito il pasto Ken porta Cody di strafogo nella sua classe per mostrargli un libro di testo a cui il minore era interessato, così Davis ne approfitta accostandosi all’amico. “non riesci proprio a togliertela dalla testa, eh?” lo sguardo che gli viene rivolto chiarisce ogni dubbio. “non l’ho mai vista, e non gli ho comunque mai parlato, ma è come se mi avesse stregato” confessa in lieve imbarazzo per la sincerità delle sue stesse parole. “molti ragazzi hanno fatto la tua stessa fine, e io te lo dico per non vederti ridotto come loro Tk, non ci tengo. Capisci?” “come si sono ridotti?” chiede sotto voce allarmato mentre un’immagine di un ragazzo indistinto è inginocchiato ai piedi di Hikari (immagine chiara e precisa come nessun’altra) con le lacrime agli occhi e le mani congiunte a chiedere la grazia di un bacio sulla guancia. “gli altri ragazzi che le girano sempre intorno non vedono di buon occhio gli intrusi, e non perdono tempo per umiliarli”. Il biondo capisce che Motomiya gli sta omettendo qualcosa di molto brutto o molto imbarazzante, e gliene è davvero grato. Più giù che mai si avvia alla sua classe con il moro al fianco e riprende le consuete lezioni. Solo durante la pulizia della scuola si rincuora un po’ ricordandosi che quel pomeriggio avrebbe avuto un ora di basket. Malgrado il precedente avviso che avrebbe solo assistito agli allenamenti, il pensiero di tornare almeno in parte ad un abitudine che già aveva nella vecchia scuola gli fa pesare meno le pulizie. Entrato in palestra già sente gli stridii delle scarpe sul parquet lo fanno sentire un po’ a casa. Un pallone da basket abbandonato appena all’entrata del portone lo fa quasi inciampare, così lo raccoglie portandoselo appresso. Appena entrato si incanta a guardare i giocatori correre da una parte all’altra del campo, e gli urli impartiti dal capitano lo rendono euforico. Con gli occhi ancora puntati sulle magliette numerate si siede in terza fila, il pallone lasciato fra i suoi piedi. Poi un rumore lo riscuote dal sogno che sta vivendo: la porta si apre e proprio quando ormai si era rassegnato a crederla assente ecco Hikari che sale sugli spalti. Il ragazzo cerca di darsi un contegno, anche perché sembra si stia dirigendo proprio nella sua direzione, ma non riesce comunque a toglierle gli occhi di dosso. È proprio come se la ricordava, si muove tranquilla ed elegante nel suo passo silenzioso (o forse reso silenzioso dal rumore dei giocatori), la pelle diafana e gli occhi, ora li vede, davvero belli come credeva. Castani, ma non un comune castano, il suo è più… intenso. Forse è solo la sensazione che gli incute, ma a Tk non importa nulla, in fondo. La ragazza si siede proprio accanto a lui senza degnarlo ne di uno sguardo ne di una parola. Adesso nota altri segni che la distinguono: gli orecchini, vietati da regolamento, e il trucco leggero che le rende gli occhi ancora più speciali, anch’esso vietato. Improvvisamente la partita perde di ogni significato,e , prendendo più fiato del dovuto, si fa coraggio. “ciao” saluta sicuro, emozione che svanisce non appena lei gli rivolge uno sguardo quasi scocciato. Sembra sorpresa di trovarlo lì, come se avesse agito d’istinto e solo per puro caso si era seduta accanto all’unica persona presente sugli spalti. “io mi chiamo Takeru” continua meno sicuro del suo gesto. La risata secca e il sorriso ironico che gli rivolge gli fanno maledire mentalmente il giorno in cui è nato. “lo so, qui tutti parlano di te”. Ha una voce delicata, femminile e sicura. Malgrado la sua sicurezza, non ha bisogno di utilizzare un tono alto per farsi capire, bastano i gesti. Tutto di lei indica la persona che Davis gli ha indicato: strafottente e superiore, ma logicamente tutto questo al ragazzo non interessa. Chissà cosa deve fare Hikari per fargli cambiare idea. L’unico commento che gli esce alle sue parole è un “Ah” appena udibile, prima di tornare con poco entusiasmo alla partita. “il fatto che tu non mi chieda il nome vuol dire che già sai chi sono”. L’affermazione che gli rivolge lo fa voltare di scatto, sorpreso che gli rivolga la parola, ma non appena afferra il significato delle parole tutto si ferma. Come ha potuto fare un tale errore? La ragazza è sveglia, si trova a pensare. “ehm, ecco, io…” prova a giustificarsi, ma Hikari gli sorride quasi dolce, anche se nella sua espressione c’è una punta di arroganza “ti sei informato sul mio conto, certo. E cosa ti hanno raccontato di bello, oltre al fatto che sono la figlia di un boss della Yakuza?” Adesso il biondo è davvero a bocca aperta: un conto è sentirselo raccontare come fossero chiacchiere, ma è tutt’altro paio di maniche sentirlo confermare dall’interessata. Inoltre credeva che il fatto di essere nei ranghi della mafia non sia una cosa da raccontare con tanta leggerezza ai quattro venti. Molto probabilmente è abituata a tutti gli altri ragazzi che gli hanno fatto la corte, ma Tk non sa comunque come rispondere. “no, io non volevo, scusa”. Non appena le parole gli escono di bocca si maledice subito: di cosa si sta scusando se ancora non è riuscito a fare una frase decente? La ragazza torna a guardare i giocatori. “non ti scusare, so cosa si dice di me, non c’è bisogno che me lo racconti” entrambi sanno che con queste parole l’argomento è chiuso. Pure Takeru prova a concentrasi sulla squadra, cosa per la quale sarebbe venuto apposta, dovendo studiare il loro gioco, ma in realtà continua a chiedersi come rimediare alle gaffe. “anche tu giochi a basket?” chiede avendo l’illuminazione. La sua risata ironica gli suggerisce la risposta. “no, sono qui solo per saltare l’ora di studio con l’alunno che mi è stato assegnato. Tu invece si, non è vero?” malgrado il tono interrogativo Takaishi sa che non ci sarebbe neppure bisogno di rispondere: è davvero sveglia. Ciò non toglie che se si limitasse a guardare la partita non potrebbe più scambiare parola con lei. “come hai fatto a capirlo?” Il lieve cenno che rivolge con la mano al pallone da basket ai suoi piedi gli suggerisce che forse più che essere intelligente lei è poco sveglio lui. “ah, già, peccato però che devo aspettare prima di poter entrare in campo” la frase non lascia sulla ragazza segno che le possa interessare l’argomento, ma risponde comunque “e allora perché lo fai?”. Perché è la mia passione, le risponde, ma non sembra comunque provocarle alcuna reazione. È allora che Hikari si alza “bene, ormai dovrebbe essersi stancato di aspettarmi, il professore” commenta utilizzando il tono più acido possibile sull’ultima parola “quindi posso andarmene” Takeru cerca mentalmente qualsiasi modo per trattenerla, ma non gliene viene in mente nessuno. “allora ci vediamo in giro” lo sorprende con un cenno della mano. Il ragazzo la saluta con un lievissimo ciao e un cenno della testa. Continua a fissarla fino a quando non è davanti alla porta di uscita. La ragazza si ferma senza apparente motivo e si volta a guardarlo, con un sorriso strano, prima di aprirla ed uscire a passo deciso. Ma bravo Tk, sei riuscito a farti beccare mentre la fissavi. Peggio di così non poteva andare. la fine della partita viene decretata da un urlo del capitano: “Takaishi, raggiungici in campo”. Adesso l’interpellato è davvero terrorizzato: della partita ha seguito poco o niente, e se adesso gli farà delle domande rischia di essere cacciato prima ancora di aver cominciato. Per sua fortuna gli vengono solo poste delle domande basilari e riesce a cavarsela con spiegazioni abbastanza precise, frutto anche degli anni di allenamenti. La sera al telefono con Dai non può fare a meno di ridere assieme a lui della figura che è riuscito a fare in palestra. Malgrado tutto, anche se ha avuto un primo incontro pressoché catastrofico con la ragazza che sogna, non può evitare di pensare che almeno ci ha parlato, seppur facendo la figura del pesce lesso.

1Nelle scuole Giapponesi è obbligatorio seguire le regole che impongono come vestirsi, e avere la giacca sbottonata è sinonimo di punizione.

2Sempai è il titolo degli alunni più grandi, che fanno da “professori” ai kohai, che sono i ragazzi più giovani.

3Tutti questi, sia per ragazzi che per ragazzi, sono segni di trasgressione da parte dei ragazzi, che vogliono mostrarsi diversi dagli altri, con il rischio di severe punizioni

4La mafia giapponese. È radicata in tutto il Sol levante e gestisce molti rami, fra cui il gioco d’azzardo e il traffico di droga.

5Sono i campionati studenteschi che mettono in risalto i ragazzi che puntano ad una carriera da professionisti.

  
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