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Autore: Rik Bisini    05/11/2007    30 recensioni
Non tutti i baci sono uguali. Molto spesso cambia l'emozione, la prospettiva per cui un uomo ed una donna si baciano. E nella vita di una coppia, ogni tappa è segnata da un diverso tipo di bacio.
SPOILER riguardo a morte di personaggi e circostanze cruciali nella narrazione dell'ultimo volume.
Missing moment di "Harry Potter and the Deathly Hallows".
Vincitrice nella categoria Best Work del contest per il secondo compleanno di R/H positivo.
Giudizio: ...per aver creato un missing moment in perfetto stile "rowlingiano"
Genere: Triste, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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SPOILER riguardo a morte di personaggi e circostanze cruciali di "Harry Potter and the Deathly Hallows".

Secondo bacio

Il profilo sghembo di una antica costruzione si stagliava contro il cielo terso di un mattino d'estate. Ron Weasley si fermò a considerare alcuni secondi quel familiare profilo. Era vissuto alla Tana per tutta la sua infanzia e vi tornava sempre per le vacanze dalla scuola di Hogwarts.
Non era mai stato tanto a lungo lontano da quelle mura, che avevano ai suoi occhi l'aspetto di sempre. Vi era tornato dopo quasi un intero anno, ed a lungo aveva sperato di farlo senza quel peso sulle spalle, quel dolore nel cuore.
Il giorno in cui aveva lasciato la Tana per un periodo tanto lungo, il giardino di casa Weasley era molto diverso dal solito. Tutto era stato disposto per accogliere amici e parenti al matrimonio di Bill e Fleur. Anche in quel momento, il cortile aveva un aspetto insolito ma per un'occasione che non poteva essere più diversa. Le sedie non erano attorno a tavoli imbanditi, ma allineate in file. Gli alberi non erano adornati da nastri colorati, ma da coccarde nere. Era il giorno del funerale di Fred.
Il numero di persone presenti poteva essere paragonato a quanti avevano accolto festanti l'unione delle famiglie Weasley e Dealcour, vicini nel cordoglio come nella gioia.
Nella battaglia decisiva contro Tu-Sai-Chi altri, tanti altri erano caduti assieme a Fred. Dopo l'entusiasmo per la fine della tirannia, in quei giorni si rendeva onore a coloro che avevano perso la loro vita per salvare quella di altri.
Le cerimonie funebri sembravano essere divenute il solo evento mondano concesso, nel momento in cui la comunità magica di Inghilterra affrontava l'impresa della ricostruzione. Fred, che non amava cerimonie ufficiali e riconoscimenti pubblici, riceveva l'omaggio del Ministro della Magia.
Ron ne ammirò il fiero portamento, certo che per lui il fratello avrebbe fatto un'eccezione. Accompagnato da un solo segretario e circondato dalle teste rosse che carattezzavano da generazioni i membri della famiglia, Kingsley Shacklebolt era sinceramente commosso e viveva anche egli il dolore dei presenti. Aveva perso un amico ed il figlio ed il fratello di amici.
Un'altra persona presente dava all'evento un'attenzione unica. Era l'eroe di tutti i maghi, era il suo amico da sempre, era colui che avrebbe forse un giorno reso felice sua sorella Ginny. In prima fila, lì dove avrebbe preso posto tutta la famiglia, Harry Potter sedeva quieto.
Per come lo conosceva, Ron si sentiva certo che Harry non era capace di esprimere il suo dolore in quel momento, circondato da tante persone che erano legate con Fred più strettamente di lui, a pochi passi da George, il gemello di Fred, che appariva mutilato come non era apparso neppure quando aveva perduto un orecchio.
Harry doveva essere preoccupato per gli altri, per il loro sforzo di superare il dolore. Doveva essere addolorato per Ginny, che gli sedeva accanto, la testa sprofondata nel suo petto.
Ron studiò discretamente la sorella, domandandosi il senso di quell'apparente gesto di debolezza. Proprio lei, che di solito non aveva paura a mostrare le lacrime, ora sembrava cercare disperatamente sostegno.
Un sostegno che non l'aveva ancora mai vista cercare. Al contrario di lui che non riusciva ad allontanarsi da quella mattina da una presenza che lo sostenesse. Al contrario di lui che teneva stretta nella mano la fonte di quella forza che lo faceva annuire e ringraziare, quando gli porgevano le condoglianze. Al contrario di lui che cercava uno sguardo di comprensione ogni due o tre passi che muoveva in direzione della prima fila della sedie.
La presenza di Hermione. La mano di Hermione. Lo sguardo di Hermione.
La donna che era entrata nella sua vita da bambina e che nulla avrebbe potuto in nessun modo allontanare dal suo mondo. Perché neppure il Signore Oscuro aveva potuto.

Ron soffiò l'aria dai polmoni ed emise un sibilo basso e tremulo. Da uno dei bagni veniva l'eco di inconfortati singhiozzi. Hermione gli rivolse uno sguardo in cui convergevano quasi in un ossimoro perplessità ed aspettativa.
« Non è... non era così. » sottolineò il ragazzo. « Aspetta che riprovo, era più secco, simile ad un fischio, lo ricordo bene ».
Hermione sollevò le sopracciglia, ma poi annuì convinta.
« Coraggio, » lo invitò, « se possiamo farlo senza aspettare Harry tanto meglio. Lui ne ha ancora uno da cercare ».
Ancora uno. Il Signore Oscuro non si era accontentato di acquisire un potere che lo mettesse al di sopra di quasi ogni mago vivente. Aveva tentato di divenire più potente della stessa morte. Non aveva mai compreso che potesse riguardarlo, quella morte che con tanta facilità infliggeva a maghi e Babbani. Per questo, per sfuggire alla morte, aveva fatto ricorso alla più spaventosa Magia Nera e diviso la sua anima in sette parti, racchiudendone sei frammenti in altrettanti Horcrux.
Ron fece un altro sibilo, che si spense quasi subito.
« Uno da cercare, » ricordò Ron, « e altri due da distruggere ».
Sibilò ancora e questa volta il suono gli parve piuttosto familiare. Abbastanza simile alla parola in serpentese che cercava di imitare.
« Apri ».
E il passaggio si aprì.
Cinque anni prima, attraverso quel passaggio, aveva seguito i passi dell'erede di Salazar Serveperde verso la Camera dei Segreti. Quella volta Harry era arrivato da solo in fondo, aveva salvato Ginny e distrutto il diario di un sedicenne Tom Riddle, che già si faceva chiamare Lord Voldemort e di lì a pochi anni sarebbe stato noto come il Signore Oscuro.
Questa volta scivolò attraverso il pertugio assieme ad Hermione e raggiunsero entrambi il colonnato che il fondatore di Hogwarts aveva costruito. Sotto l'umido soffitto a volta, il corpo del mostruoso Basilisco era già decomposto. Ron era certo che in circostanze diverse Hermione avrebbe snocciolato una sequenza di nozioni in merito alla facilità con cui tessuti di alcune creature permeate di potere magico si degradano, invece si accovacciò verso l'enorme teschio.
« Diffindo. » recitò più volte, finché una delle zanne del Basilisco non cadde a terra, Ron abbandonò in terra la scopa che trasportava e la imitò, lasciando sempre una certa distanza tra sé e il dente che tagliava. In dieci minuti avevano staccato un discreto numero di zanne, lasciando al teschio un'espressione sdentata che lo rendeva grottesco ed in qualche modo comico. Hermione indicò a Ron la punta di una delle zanne giallastre.
« Qui lo smalto ha un colore diverso, meno brillante, perché è la parte di dente che affonda nella preda, » illustrò con sicurezza, « ricordiamo di evitare del tutto il contatto con quella parte, dove credo che il veleno sia rimasto ».
« Come facciamo a sapere che il veleno ha ancora effetto? » chiese Ron.
« Questo veleno » spiegò Hermione, « è una sostanza tremendamente letale e per cui non esiste quasi antidoto, per cui è immediato supporre che la sua efficacia sia immutata dopo un lasso di tempo relativamente breve. È anche vero però che in genere viene conservato in condizioni diverse e sotto sigilli, soprattutto per evitare che sia sparso accidentalmente, è ovvio ».
« Ovvio. » le fece eco Ron.
Hermione strinse le labbra e venne al punto.
« Credo che dovremmo semplicemente provare ».
Ron fece una smorfia di preoccupazione, mentre infilava una mano all'interno della sua giacca. Da una tasca prese la preziosa Coppa appartenuta a Tosca Tassorosso e la pose in terra.
Guardò Hermione con convinzione. « Io ho già avuto per me il medaglione, » le rammentò, « credo che questa parte di Tu-Sai-Chi spetti a te distruggerla. »
La ragazza guardò meditabonda la Coppa sul pavimento e una zanna di Basilisco che stringeva in pugno.
« Da parte di tutti i figli di Babbani. » aggiunse Ron.
Hermione sorrise. Si avvicinò a lui guardando i denti di Basilisco che teneva tra un braccio ed il petto. Ne indicò uno che sporgeva verso di lei.
« Quello mi pare che abbia lo smalto assolutamente intatto. » osservò, « Probabilmente è il migliore che abbiamo ».
Ron annuì e si chinò per appoggiare con prudenza le zanne a terra. Hermione vi unì quelle che portava, poi raccolse e strinse con cautela il dente da lei scelto, verso la radice. Harry apparve tra le ombre, in modo assolutamente silenzioso, appena dietro la Coppa.
« È tutto inutile Hermione. » esordì con una voce sommessa, a stento udibile.
La ragazza sobbalzò. « Harry! » esclamò, « Che ci fai qui? Hai trovato l'Horcrux? Dove era nascosto? »
Harry scosse la testa leggermente, poi allargò le braccia con un ampio gesto.
« Hermione, abbiamo vissuto qui per sei anni. » spiegò, « Tu sai quanto è immenso questo castello. Sai che possibilità abbiamo di trovare qualcosa che nemmeno conosciamo tra stanze, scale, torri, corridoi. Ed il Signore Oscuro è già vicino, molto vicino. Non possiamo sfuggirgli ».
Il volto di Ron si illuminò.
« Hermione, quello non è Harry. » sussurrò.
« Sapevo da molto tempo, da quando la nostra ricerca è iniziata, che l'Horcrux era in questo luogo. » continuò il nuovo venuto, « L'avrei cercato qui per mesi se tu non mi avessi tenuto lontano dalla scuola. Invece siano rimasti nascosti, nell'incertezza, nell'imbarazzo, nell'impotenza ».
« È come per il medaglione, » disse Ron, ignorando le parole dell'altro, « questa è l'anima di Riddle. Legge il tuo cuore. Sa che puoi distruggerla. Tenta di fermarti facendoti dubitare di te stessa. »
La ragazza guardò Ron con apprensione, lui le fece un cenno con il capo. Riddle aveva tentato quel gioco con lui, mettendolo in serie difficoltà. Ma Ron dubitava che l'impeccabile, previdente e determinata Hermione avrebbe tentennato di fronte a quella apparizione.
Come rispondendo al suo pensiero, Hermione si sollevò in piedi, il dente di Basilisco stretto tra le sue mani.
« Non puoi farlo, Hermione. » insisté Harry-Riddle, « So che non sei in grado. Come non sei stata in grado di guidarci fino a qui, così non andrai oltre ».
Hermione mosse un passo verso la Coppa.
La nuova apparizione fu improvvisa, una figura che si palesò nella stanza venendo dal nulla e che era in tutto e per tutto uguale a Ron.
« Non farti ingannare, Hermione, » esclamò in fretta il ragazzo, più concitato di quanto avrebbe voluto.
Ron-Riddle sorrise malevolmente, un sorriso che non apparteneva alle espressioni del giovane Weasley e parlò con tono deciso, senza nascondere che la sua voce era in realtà quella del Signore Oscuro.
« Non sono vero, credi? » domandò ironico, « Invece sono più vero di quello che hai accanto, Hermione. »
La ragazza, indifferente, fece un secondo passo.
« Io posso rivelarti i pensieri di un mago di fronte alla sfrontatezza di una figlia di Babbani. » continuò Ron-Riddle. Hermione fece un nuovo passo, poteva già raggiungere l'Horcrux, allungando la mano.
« Credi che a Ron piaccia sentire le tue continue osservazioni, le tue lamentele? » proseguì, « Credi che imitare con l'aiuto dei libri chi è nato tra i maghi ti avvicini a quel mondo? Non sarai mai completamente accettata, come tu non accoglierai mai le tradizioni, le regole del mondo a cui vorresti appartenere ».
Hermione fece un'altro passo, doveva solo chinarsi per raggiungere la Coppa, invece rimaneva in piedi, la mano stretta saldamente attorno alla zanna, le braccia abbandonate lungo i fianchi.
« Solo chi è nato dai Babbani può domandarsi se sia giusto abbandonare un drago o continuare a porsi questioni di poco rilievo come la vita o la morte di un elfo domestico ».
Ron si spostò, cercando di capire cosa trattenesse Hermione. Ne vide gli occhi, spalancati, fissi sull'apparizione che continuava a parlare.
« Per Ron tu non conti nulla. Ti tratta con cortesia finché tu sei utile, per riguardo ad Harry. Ma ora anche Harry ha perso la sua fiducia in te, anche Harry è stanco dei tuoi vuoti giudizi. Ora che sei inutile, nessuno ti vuole. Nessuno tra i maghi, nessuno tra i Babbani ».
Harry-Riddle annuì lentamente.
Ron ringhiò impaziente. « Che ti prende, Hermione! Non puoi credergli, sai che mente! »
Ron-Riddle riprese. « Quanto amaro è il tuo destino. Ti trascini a combattere una causa già persa, perché la vita del Signore Oscuro è preservata in molti modi. Combatti sapendo che anche se giungesse la vittoria, tu rimarresti sola ».
Ron intravide un lampo scarlatto negli occhi di Hermione.
« Hermione, coraggio! » disse con urgenza, « Fai a pezzi l'Horcrux. Io credo in te! »
Hermione scosse le spalle. Batté le palpebre.
« La mia vita non è affar tuo, Voldemort. » disse con voce roca. « Preoccupati della tua anima ».
Le due apparizioni la fissarono con odio, con occhi colore del sangue.
Si chinò leggermente e sollevò un braccio.
« Fra un istante ne avrai un pezzo in meno! »
E nel momento in cui il suo braccio si abbassava sulla Coppa, si alzò un urlo orribile che echeggiò a lungo tra le pareti, le colonne, il soffitto della Camera dei Segreti.
Il manufatto era distrutto. L'Horcrux non esisteva più.
Hermione lasciò cadere in terra il dente del Basilisco, la cui punta si era sbiciolata. Barcollò per pochi passi all'indietro, poi si lasciò cadere in terra, il capo chino verso il pavimento, il respiro pesante. Ron raccolse quello che restava della Coppa e lo ripose nella tasca della giacca.
« Tu sapevi quello che sarebbe accaduto, Ron? » sussurrò con voce rotta dall'emozione.
Ron ripenso al momento in cui aveva usato la spada di Grifondoro contro il medaglione di Serpeverde, mesi prima secondo il calendario, ma in un tempo remoto per quanto avevano vissuto nel frattempo. Si trattenne dal puntualizzare che le avrebbe raccontato l'intera storia, se all'epoca Hermione si fosse dimostrata più interessata al resoconto del suo incontro con Harry nella foresta di Dean.
Ripensò alle parole dettegli da Harry quel giorno. Hermione aveva pianto disperatamente ad a lungo quando si era sentita abbandonata da lui, cacciata da quel mondo magico a cui desiderava appartenere.
« È successo qualcosa di simile nella foresta. » ammise, « Non potevo essere certo di quello che sarebbe accaduto con la Coppa, ma sono stato il solto insensibile. Pensavo che per te sarebbe stato facile. Tu sei forte ».
Hermione scosse la testa.
« Nessuno è abbastanza forte da restare solo. » osservò, « Nemmeno Lord Voldemort. Nemmeno protetto dai suoi Horcrux ».
« Tu non sei sola. » replicò Ron, « Harry ed io siamo con te. Qualcuno deve proteggerti dai troll che vagano per i bagni delle ragazze ».
Hermione abbozzò un sorriso che mutò in una smorfia.
« Vuoi dire per quello che riguarda le creature magiche ho tuttora bisogno di aiuto? »
« Solo qualche volta. » rispose Ron, « In particolari occasioni ».
Hermione fece un respiro profondo, meditabonda. Si concesse un sorriso che si allargò poco a poco.
« Comunque abbiamo un Horcrux in meno. » osservò, « Ed il modo per distruggere i rimanenti. Dobbiamo dirlo ad Harry ».
Si rialzò, improvvisamente piena di vigore, e raccolse le altre zanne. Ron la imitò immediatamente.
Solo pochi minuti dopo, mentre si sollevava in aria assieme ad Hermione, sulla scopa, per abbandonare quel luogo celato nelle viscere della terra, il ragazzo collegò l'ultima domanda della ragazza a qualcosa detto da Riddle. Forse Hermione non stava chiedendogli se la riteneva in grado di liberarsi di un troll, ma se poteva condividere l'importanza che aveva sempre dato agli elfi domestici. Avrebbe voluto rassicurarla in merito.
Ma allora, mentre la battaglia infuriava, mentre era necessario non sprecare fiato fino a quando non avessero portato le novità ad Harry, non aveva modo di tornare sul discorso.

Lo aveva fatto nella Stanza della Necessità, non molto più tardi. Aveva ricordato ad Harry l'urgenza di proteggere gli elfi, per la prima volta in vita sua anticipando Hermione. Ed allora un lungo bacio aveva rivelato quanto profondamente il mondo dell'uno già apparteneva a quello dell'altro.
Stretti perennemente e intensamente come poteva vedersi dalle loro mani, unite in quella triste ora.
Hermione colse lo sguardo di Ron diretto verso Ginny e lo studiò con aria interrogativa. Quando il ragazzo se ne accorse arrossì. « Stavo chiedendomi come si sente Ginny. » esordì senza bisogno che lei domandasse.
Hermione lo guardò accondiscentente.
« È un momento duro per lei, come per te. » gli spiegò, « Ma sono certa che ha il sostegno giusto per attraversarlo ».
« Però, » replicò Ron, « non l'ho mai vista piangere così, in pubblico ».
Hermione sollevò lo sguardo verso l'alto, schiudendo le labbra in un tenero sorriso.
« C'è Harry, con lei. » continuò, « Accanto a lui Ginny rivela liberamente quello che prova, perché tra di loro non ci sono paura ed imbarazzo. Rivelano liberamente i loro sentimenti per confortarsi l'uno con l'altro, dividendo tra di loro il dolore come la gioia ».
Ron aggrottò le sopracciglia.
« Ora che Voldermort è finito per sempre. » proseguì Hermione, « Si può guardare al futuro con ottimismo ed affrontare un giorno dopo l'altro, assieme alle persone che amiamo ».
Ron diede una rapida occhiata verso la sorella. Harry le carezzava i capelli e Ginny rispose ad un tratto con un rapido tocco su una guancia. Anche Ginny aveva capito quanto Harry stesse soffrendo, come tutti loro.
Pochi posti più in là, Fleur teneva una mano sulla spalla di Bill, mentre il giovane aveva il volto raccolto tra le mani.
« Quindi, secondo te, » domandò Ron perplesso, « ognuno deve trovarsi una persona per crearsi un domani? »
Hermione sospirò.
« No, Ron, » rispose, « ognuno deve pensare al suo domani per se stesso. Ma dividerlo con la persona giusta, quando e se riuscirà ad incontrarla ».
« Oh, » l'interruppe Ron, « buon per me che l'ho già incontrata, allora ».
Arrossì. Si rese conto solo dopo averle pronunciate quale significato avessero quelle parole. Guardò Hermione con timore. La ragazza aveva anch'essa una evidente sfumatura rossa sulle guance. Avvicino il viso a quello di Ron e le loro labbra si incontrarono in un breve, ma gustoso bacio.
Il loro secondo bacio. Un bacio molto diverso dal primo. Non era solamente il bacio della consapevolezza di due mondi che si appartenevano, di due ragazzi che con tale consapevolezza vivevano l'urgenza e l'incertezza del momento. Era il bacio di due universi che si aprivano all'inatteso, che si volgevano verso un futuro che non sarebbe appartenuto all'uno o all'altro, ma veniva disegnato dalla loro armonia. Il bacio di una solenne promessa, venuta dal profondo del cuore.
« Andiamo a salutare Fred. » sussurrò Hermione e guidò Ron, tenendo stretta la sua mano per tutto il tragitto fino alla prima fila. Si scambiarono brevi cenni di intesa, di comprensione, di partecipazione con Bill, George, Harry, Ginny e Fleur.
Mentre Ron sedeva, Hermione gli chiese « Rose è un nome che ti piace? »
« Sì, perchè? » replicò il ragazzo.
« Non te ne preoccupare. » rispose lei.

   
 
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