Anime & Manga > Bleach
Ricorda la storia  |      
Autore: Sparrowhawk    16/04/2013    5 recensioni
Ichigo non è mai stato un ragazzo dissennato, uno di quelli che pare trovare tanto divertente lasciarsi andare agli alcolici. Tuttavia, di fronte all'invito insistente dei suoi amici di sempre, nemmeno uno come lui può dire di no. In fondo è una delle ultime occasioni che ha per godere della loro compagnia ora che tutti, nessuno escluso, stanno facendo piani per il futuro dopo la fine del loro ultimo anno di liceo.
Cosa succede però se, messo K.O. dalla notte brava, si ritrova a vivere qualcosa di totalmente inaspettato?
[ Ichihime Pairing ] - Presenza di alcune cosette leggermente het. LEGGERMENTE.
Genere: Commedia, Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chado Yasutora, Inoue Orihime, Kurosaki Ichigo
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I didn’t expect this.
 
A voler essere sinceri, Ichigo nemmeno sapeva come ci era arrivato lì. Un attimo prima se ne stava tranquillo, seduto sui comodi sedili di un bar con gli amici, e quello dopo si ritrovava mezzo assopito sul divano di casa con nessun ricordo o quasi di come ci era arrivato.

L’ultima immagine che richiamava a sé senza rischiare di farsi esplodere un embolo per lo sforzo, era quella di Chad mezzo svenuto sul tavolo, con quell’idiota di Ishida completamente andato per colpa della sua bassa sopportazione all’alcool. Probabilmente non aveva mai visto nessuno dei due perdere a quel modo il controllo sui propri sensi, ma essendo infine anche lui nelle medesime condizioni, non poteva di certo stare tanto a fare accuse. D’altro canto come poteva dire di non essersi divertito? La serata appena trascorsa era stata l’ultima che avrebbe passato insieme a tutti i suoi amici, e nonostante gli effetti collaterali della sua sbornia non avrebbe mai barattato il suo enorme mal di testa per le poche ore che si era lasciato alle spalle.

Sorrise mestamente, passandosi una mano sulla fronte madida di sudore per via del caldo insopportabile di quella sua ultima estate a Karakura: presto se ne sarebbero andati, ormai erano grandi ed era giunto il momento di cominciare una nuova vita. Per alcuni il cammino sarebbe stato lo stesso, come per Keigo i Mizuiro che avrebbero seguito gli stessi corsi all’Università, ma per quelli come lui e Ishida la cosa era diversa. Volevano entrambi cambiare aria, forse perché sentivano di aver vissuto appieno ogni attimo lì.
Piano, mettendosi seduto, si guardò in giro mentre la mano cercava a tentoni, nel buio, la lampada orribile che il suo vecchio ancora non si era deciso a buttare. Ancora non aveva capito se si trattasse di un regalo di una persona importante o se, piuttosto, dell’ennesima dimostrazione del suo cattivo gusto, ma in entrambi i casi ogni volta che la vedeva la voglia di romperla e poi imputarne la scomparsa al caso era sempre molta.

            - Dai accidenti… - sussurrò, stizzito, ancora intento a cercare quell’obrobrio. – Dove cavolo ti sei cacciata, abatjour dei miei stivali?!

Si mise seduto in un baleno, andando a tentoni con le dita intente a perscrutare ogni centimetro del tavolino che gli stava accanto. Fu solo allora, dopo essersi allungato di qualche centimetro, che si rese conto di stare sfiorando il telefono. Strano, si disse, ben sapendo che in casa avevano sempre avuto un cordless.

            - Kurosaki-kun…?

Quella voce lo fece sussultare e, nell’attimo stesso in cui un lampo di luce inatteso gli urtò enormemente la vista, emise un misero gemito strozzato. Che accidenti stava succedendo? Dove si trovava?!

            - Kurosaki-kun, finalmente ti sei svegliato! Mi ero spaventata a vederti svenire a quella maniera, non credevo che uno come te potesse stare tanto male dopo aver bevuto. Ho sempre pensato che fossi capace di sopportare l’alcool alla perfezione…

Avrebbe riconosciuto ovunque quel modo di parlare, quel tono pieno di ammirazione nei suoi confronti anche quando si stava discutendo di sciocchezze. Aprì piano un occhio, posandolo sulla figura che gli si era seduta accanto. Non disse niente per qualche minuto, ricomponendo quei ricordi frammentari che, in un lampo, era stato capace di collezionare. La luce delle lampade non gli parve più troppo intensa e allora, abbassando le braccia che aveva usato come riparo, decise di dedicare ad Orihime tutta la sua attenzione.

            - Sono stato male e tu mi hai portato a casa tua? – domandò, di getto.

Come al solito gli mancava del tatto, ma trovando stupido darsi pena per simili piccolezze decise che si sarebbe preoccupato dopo del possibile risentimento dell’amica vista la poca gratitudine che le stava dimostrando. Anche se, conoscendola, dubitava che si sarebbe mai arrabbiata per qualcosa.

            - Oh! – la vide arrossire, e pur non capendone il motivo ne sorrise. Gli era sempre piaciuto il suo sorriso, così dolce. – Sì, sai… Casa mia era più vicina e ho pensato che una volta fossi stato meglio avresti potuto… Andare via.

Lui annuì. Ora comprendeva tutto.

            - Beh, ti ringrazio. Non ricordo molto, ma grazie.

            - N-Non essere sciocco, non mi devi ringraziare per così poco! Lo avrebbe fatto chiunque al posto mio!

Ichigo non rispose, pensando che invece, fra i loro amici, Inoue era l’unica ad essere abbastanza assennata per preoccuparsi di lui. Ok, magari anche Chad se lo sarebbe caricato in spalla, tuttavia ricordava che neanche lui era messo tanto bene, quindi non avrebbe mai potuto farlo.

            - Spero di non essere stato troppo pesante… - disse infine, avendo il vago sentore d’aver interpretato la parte del peso morto sulla strada verso casa.

L’altra si strinse nelle spalle, ridendo. – Nessun problema.

Figuriamoci. Avrebbe potuto anche trattarla a pesci in faccia e probabilmente lei non avrebbe battuto ciglio, riservandogli comunque quell’espressione tranquilla, quasi beata. Per anni aveva pensato che Orihime fosse troppo negligente verso gli altri e verso se stessa, ma dopo le innumerevoli avventure che avevano vissuto insieme durante il suo periodo da “Sostituto Shinigami” aveva imparato a guardare oltre, a notare i piccoli pezzi che la rendevano ciò che era: una ragazza altruista, capace di vedere del buono anche nelle persone più cattive, capace di illuminare anche i luoghi più bui con…quel suo sorriso.

Si ritrovò ad arrossire anche lui e, distogliendo lo sguardo, lasciò che un forte silenzio cadesse fra loro. Nessuno dei due aveva memoria di quando era stata l’ultima volta che erano rimasti soli, senza che nessuno, né Rukia, né Ishida, né uno qualsiasi dei loro compagni fosse in loro compagnia. Forse, ponderò Inoue, non erano neanche mai restati soli per davvero.

Nella sua mente però – poco ma sicuro – era successo almeno un milione di volte.

Ormai non teneva neanche più il conto delle fantasie che si era fatta su Ichigo. Passava dal paradosso totale, alle cose serie – e con serie intendeva S E R I E – con la stessa facilità con cui la mattina si cambiava i vestiti. La sua passione per lui non si era affievolita mai e anzi pareva essere cresciuta, mettendo radici all’interno del suo petto come un’erbaccia. Non aveva la forza di dimenticarlo, e per quanto provasse a convincersi che se non era successo niente sino a quel momento allora probabilmente non sarebbe successo mai niente, quell’amore infantile non accennava a volersi estinguere.

Ma alla fine, lei, voleva davvero che si estinguesse?

            - O-O-Orihime…!

La voce dell’amico la riportò con i piedi per terra e lei, tornando a guardarlo, notò il suo sguardo strano. La stava fissando con gli occhi sgranati, le guance tinte di un rosso ancora più rosso del colore delle fiamme dell’inferno.

Inclinò il capo, sorpresa nel vederlo così. – Che succede?

Totalmente alienato, Ichigo alzò l’indice e, con la mano tremolante, la indicò nel suo insieme.

            - Hai… - deglutì – Hai indosso solo l’asciugamano…te ne sei accorta, vero?

Non osò guardarla mentre la consapevolezza e la vergogna prendevano posto nella sua mente. Lui stesso si sentiva dannatamente a disagio, cosa che non gli era mai piaciuta assieme ad una lista lunghissima di altre cose. Certo, era sempre stata una persona con la testa fra le nuvole, però non credeva possibile che potesse arrivare fino a quel punto.

            - Dovresti… Dovresti coprirti…

            - Do-Do-Dovrei…sì…

Rimasero ancora in silenzio, senza osare neanche muoversi, entrambi a chiedersi come erano finiti in quella situazione. O meglio, una era intenta a domandarsi perché, in nome del cielo e di tutto quello che era sacro, doveva essere sempre così oceanicamente stupida; l’altro a cercare una spiegazione valida di fronte a quell’improvviso imbarazzo che, sebbene fosse ragionevole, non dava comunque pace al suo animo.

            - Mi… Stavo facendo la doccia e poi ti ho sentito u-urlare… - cominciò lei, la voce impastata dall’agitazione - …non ho riflettuto e sono corsa d-da…te… Scusami.
A Ichigo non importavano le sue scuse. Ora come ora desiderava solo che lo lasciasse solo, con i suoi pensieri. Dannazione non riusciva neanche a risponderle!

            - …s-sai, io… I-Io non ti ho portato qui per farmi vedere in questo stato.

Ci sarebbe mancato altro!

            - …però ammetto che…forse, una parte di me, ha sempre desiderato di farsi guardare da te…così.

Corrugò la fronte, senza capirla. Di che stava parlando adesso? Le pareva davvero il momento adatto per certi discorsi esistenziali? Era praticamente nuda, per l’amor di Dio!

            - Ho sempre voluto che tu…mi vedessi come una “ragazza” e non solo come… “Orihime”.

Nemmeno lei sapeva cosa le stava succedendo. Un attimo prima avrebbe voluto sotterrarsi dall’imbarazzo, quello dopo se ne stava allegramente seduta vicino a lui senza fare una piega. Con solo un asciugamano addosso a coprirla.

I misteri della fede.

            - Kurosaki-kun… - lo chiamò e lui, per abitudine, si voltò a guardarla. Pessima decisione, visto che Inoue stava facendo lo stesso. E con uno sguardo…decisamente diverso dal solito. - …tu cosa ne pensi di me?

Dicendolo si sporse verso di lui, costringendolo ad indietreggiare di qualche centimetro sul divano. Mise un braccio avanti, cercando ancora una volta di guardare ovunque, ovunque meno che lei. Più indietreggiava e più lei si avvicinava, però, il che non lo aiutava molto.

            - Cosa…cosa vuoi dire? – rispose, sempre più agitato – Penso che tu sia una buona amica.

            - Tutto qui…? – sbatté le lunghe ciglia, avvicinandoglisi a tal punto da farlo cadere sdraiato in un disperato tentativo di fuggire – Ci conosciamo da così tanto e ancora pensi solo questo di me?

            - E-Ehm… - sorrise stentatamente, la gola secca – Pe-Penso che…tu sia molto…carina…

Orihime con uno scatto felino gli fu sopra e, poggiando il fondoschiena proprio sul cavallo dei suoi pantaloni, inclinò leggermente il capo prima di parlare. – Solo carina…?

Involontariamente lasciò vagare gli occhi castani sulle sue labbra piene e rosse, sulle sue spalle esili, sul suo vitino da vespa e, in ultimo, sul suo seno prosperoso.

No. Carina non era l’unico aggettivo che gli veniva in mente.

            - Cre-Credo che… Tu sappia la risposta a quella domanda.

Lei sorrise, tornando per un breve lasso di tempo la fanciulla innocente di sempre.

            - La conosco, sì, ma voglio sentirla uscire dalle tue bocca. – detto questo gli accarezzò il viso, abbassandosi e premendo il petto contro al suo. Da quella visuale vedeva con dolorosa chiarezza i suoi seni costretti nel panno leggero, unica barriera a proteggerli dal suo sguardo improvvisamente curioso. Bramoso. - …dimmi ciò che voglio sentirmi dire da anni e, lo prometto, farò la brava…dopo.

Qualcosa nel modo in cui aveva detto “dopo” gli fece salire lungo la schiena un brivido di piacere. Tutto il corpo era teso sotto al suo, caldo soprattutto. Gli faceva male averla lì, così vicina.

Male in un senso buono.

            - Sei… - sospirò, lasciandosi andare, sopraffatto dalla sua sensualità - …sei bellissima, Orihime…

Un altro sorriso e, lui, non fu più in grado di controllarsi.

Posò le mani sui suoi fianchi, baciandola con una ferocia di cui poi, in seguito, di certo si sarebbe vergognato. Le loro bocche non smisero un secondo di incontrarsi quando, mettendosi seduto, le slacciò il nodo dell’asciugamano: percorse il suo corpo con le dita, lasciando a lei l’arduo compito di spogliarlo a sua volta; non voleva smettere di toccarla, di assaggiarla, di affondare i palmi nella perfezione delle sue curve. Inoue. La sua Inoue era perfetta.

            - Kurosaki-kun… - pigolò lei, fra un bacio e l’altro, sempre più eccitata - …ti amo.

Ichigo si lasciò sfuggire un ruggito a sentirla, un rantolo di piacere. La fece sdraiare, sistemandosi fra le sue gambe. Vinto dal desiderio si impossessò di quel corpo, apparentemente incurante del suo dolore, ma in realtà accorto con ogni misura. Non voleva farle male. Non poteva farle male. Lui la…

            - KUROSAKI-KUUUUUUUUUUN!

Si svegliò di soprassalto, lanciando in aria il cuscino che si era stretto al petto durante il sonno. Con gli occhi vitrei di chi è in procinto di avere un infarto, si guardò in giro senza capire dove diavolo fosse. Ancora.

Fu la mano candida di Orihime a portarlo alla realtà sebbene, dopo il sogno che aveva fatto, vedersela comparire davanti in carne ed ossa non era comunque salutare per lui.
            - Finalmente ti sei svegliato! – disse lei, ridendo – Ti sto chiamando da un po’, ma non volevi accennare ad aprire gli occhi!

Lui si riscosse dal torpore, anche se ancora scosso. – Scusa…

            - No problem! – rispose l’altra con l’accento inconfondibile di ogni giapponese quanto tenta di parlare in una lingua che non è la propria. – Ti ho preparato la colazione. Chad sta già mangiando. Appena sei pronto raggiungici in cucina, ok?

Saltellò via, cominciando ben presto a parlare animatamente con un Sado che di certo doveva avere l’aria più assonnata della sua. A quanto pareva la prima parte del sogno era esatta: per via della notte brava passata a bere, sia lui che il compagno erano finiti K.O.

Peccato però che le meccaniche del suo risveglio non fossero proprio identiche a quelle del suo sogno…

Sospirando si mise in piedi, ma non fece in tempo a fare un passo che notò qualcosa di strano.

Abbassò lo sguardo e, arrossendo come un peperone, si morse un labbro.

            - Accidenti…! – mormorò, una evidente eccitazione a svettare da sotto i pantaloni.

            - Ehi, Ichigo… Guarda che si fredda se…

Chad non disse niente a vedere quella scena. Con gli occhi coperti dalla lunga frangia, l’unica cosa visibile furono le sue guance che, proprio come quelle di Ichigo, parvero cambiare colore.

…decisamente, quello non era il risveglio su cui aveva fantasticato
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: Sparrowhawk