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Autore: Gnocconana    16/04/2013    1 recensioni
Nessun altro l’avrebbe più chiamata ‘Azunyan~’ con quel tono di voce così snervante e lamentoso.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Azusa Nakano
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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< Tadaima tte, itaku naru… Kono basho ga kawaranai yo~ >*

Entrava sempre in punta di piedi, in quell’Aula di Musica. Per un motivo o per un altro, aveva sempre paura… paura di cosa, non lo sapeva. Paura degli agguati di Yui-senpai, o di quelli di Ritsu-senpai…
Paura di trovarla vuota. Il terrore che non aveva mai voluto mostrare alle altre, ma che la consumava lentamente dall’interno, fino a sgorgare sottoforma di lacrime copiose, di fronte all’esibizione – mediocre, come al solito – del Club di Musica, quello che le ragazze erano sempre state. Con o senza di lei.
Era passato solo un giorno, eppure quella giornata era già sfocata, nella sua mente. Come un ricordo lontano, una fotografia sbiadita. Uno di quei ricordi che fanno però fatica a scomparire, e che ti accompagnano per il resto della tua vita. Sperava fosse lo stesso anche per lei… un’emozione troppo grande, per essere dimenticata. E un altrettanto assordante dolore al petto, accompagnato dal lieve rumore delle lacrime che si infrangevano su quella foto di gruppo, dove lei era solo un angolino, un piccolo pezzetto di carta plastificata unita all’insieme con un po’ di colla.
Aveva sempre pensato che non sarebbe riuscita ad inserirsi del tutto, in quel gruppo già così unito, indistruttibile, formato da elementi talmente diversi, ma allo stesso tempo complementari. La sbadata, l’esuberante, la saggia, la spensierata. Ognuna aveva un qualcosa che la faceva spiccare, come un colore pastello in mezzo ad un mare nero, o bianco.
Lei, Azusa, era il grigio. Un colore così cupo, affiancato ad altri, così splendenti? Non riusciva proprio a concepirlo.
La sorpresa, di fronte a quelle parole piene d’affetto, era stata tanta. Gli occhi luminosi delle sue compagne, le loro voci calde, le mani abilmente mosse sugli strumenti. Un connubio perfetto, che l’aveva irrimediabilmente commossa. “Voglio sentirlo ancora, e ancora!”, non era stata capace di dire altro.
Cosa avrebbe fatto, adesso, senza di loro? L’Aula di Musica era spenta, senza le voci squillanti di Yui-senpai e Ritsu-senpai. Maleodorante, senza il profumino del tea e dei dolci di Mugi-senpai. Vuota, senza il ritmo confortante del basso di Mio-senpai. Poggiando una mano sulla porta in legno e aprendola piano piano, se ne rese conto. Il suo sottile sguardo si soffermò su ogni possibile particolare della stanza, da Ton-chan alla sua tazza, sbadatamente ancora poggiata sul tavolo. Rafforzò la presa sulla maniglia, cercando in tutti i modi di impedire ai suoi occhi di inumidirsi nuovamente. Loro, all’università… e lei, da sola, in quell’aula. Non poteva pensare ad una prospettiva più triste di quella. Timorosa di far rumore, e tirando sonoramente su col naso, avanzò sulle assi in legno del pavimento. Piccoli passi, la testa che si voltava ora a destra, ora a sinistra, le due code gemelle che ondeggiavano ad ogni suo movimento. Gli occhi che già luccicavano, e le dita strette sulla loro foto, che ormai portava ovunque.
« … E’ triste, eh? », mormorò a se stessa, come per averne conferma. La voce sembrò infrangersi sulle pareti, un accenno di eco che di certo non migliorava le cose. Così… vuota. Non riuscì ad esprimersi meglio. Sentiva solo il rumore del suo respiro, e quello dei propri passi. La lavagna recava ancora gli scarabocchi del giorno prima… le sfuggì un sorriso, alla vista. Non sapevano proprio disegnare. Soprattutto Yui-senpai… ma lei, effettivamente, sapeva fare bene solo poche cose. Mangiare, dormire, e… suonare.
Pensandoci bene, erano stati proprio la sua voce e la sua chitarra, a colpirla maggiormente. Come al concerto di ‘reclutamento’ dell’anno precedente… era stata lei a convincerla del tutto ad unirsi a quel club.
Il sorriso si incrinò appena, quando incrociò gli occhi acquosi di Ton. Erano rimasti solo loro due, eh? Si avvicinò all’acquario, bisognosa di un po’ di compagnia, e iniziò a picchiettare distrattamente il vetro, con un dito. Attirò subito l’attenzione della piccola tartaruga, e pensò che forse aveva creduto che le avrebbe dato da mangiare. Era una sua mansione, dopotutto. Ma no… non era lì per quello. Era lì, approfittando della scuola ancora aperta, per immergersi ancora un po’ nei ricordi che impregnavano quell’aula. Erano tanti… troppi, in effetti, ma non se ne dispiaceva. Conservava ognuno di essi come un piccolo tesoro, insieme alle foto, e ai filmini, che Yui-senpai e Mugi-senpai non mancavano mai di fare.
Lo sguardo vagò per la stanza, notando di tanto in tanto qualche oggetto in particolare, come la tazza che aveva adocchiato prima, che le altre avevano lasciato in giro. Seriamente, non aveva mai incontrato delle persone più distratte… e quella rana inquietante, idea di Yui-senpai, era ancora troppo in vista per i suoi gusti. Proprio accanto all’acquario, non poteva non vederla, neanche volendo… sbuffò, rannicchiandosi sulle gambe di fronte alla bizzarra statua, abbracciando le proprie ginocchia e osservandola con le sopracciglia aggrottate. Sì, le faceva proprio paura. Rimase a guardarla qualche altro secondo, fortemente scettica, poggiando poi il mento sulle braccia, improvvisamente stanca. E ancora più triste, in qualche modo. Se ci fosse stata la senpai, non si sarebbe affatto risparmiata una delle sue battutine pungenti riguardi i suoi pessimi gusti, ma… in quel momento nessuno avrebbe piagnucolato, né cercato di convincerla del contrario.
Nessun altro l’avrebbe più chiamata ‘Azunyan~’ con quel tono di voce così snervante e lamentoso. Socchiuse gli occhi, già prossimi all’ennesimo sfogo, che però adocchiarono qualcosa sotto il divanetto. Spuntava anche un angolino bianco, che riuscì ad afferrare allungando una mano.
« Cos’è-nyan? » cercò di non pensare alla brutta abitudine che le ragazze le avevano attaccato, quel miagolio che ormai era diventato parte di lei… e voltò il foglio che aveva trovato.
Già il titolo, in cima, le fece capire dell’importanza che aveva quell’oggetto.
La scritta era confusionaria e traballante, sicuramente di Yui-senpai. Qua e là, annotazioni in calligrafia ordinata e precisa – Mio-senpai, riconobbe in un batitto di ciglia –, e disegnini che non riusciva a decifrare agli angoli. Ritsu-senpai.
Ah, e qualche macchia più scura… il tea di Mugi-senpai?
Un sorriso involontario sfuggì al suo controllo. Il testo originale di quella canzone. Il foglio recava il passaggio di ognuna delle ragazze, segno che si erano impegnate tutte, per buttare giù quelle parole. Parole che, rileggendole, marchiarono nuovamente a fuoco il cuore della più piccola. Gli occhi si posarono in particolare su due versi, che facevano parte di una strofa che non avevano cantato, e che a quanto pareva toccava a Mio-senpai. Ne comprese immediatamente il significato, e ne individuò l’origine. Parole del genere potevano appartenere solo a lei, dopotutto.
Una sola lacrima andò ad aggiungersi alle già innumerevoli macchioline, alle quali sicuramente aveva contribuito Yui-senpai, sbadata com’era nel tenere una tazzina in mano. Un altro sorriso, l’ultimo della giornata… che avrebbe anticipato un bel pianto a casa, lontana da occhi indiscreti. Le ginocchia che toccarono terra, nell’accasciarsi inevitabile del fragile corpo. Dei sentimenti talmente forti da farle perdere il controllo dei propri arti, insieme alle ultime forze rimaste.
E, infine, una sola parola, appena sussurrata.
« Tadaima. »





This place will never change... You could almost say, "I'm home!"~

{ Traduzione giapponese-inglese fornita dal sito Anime Lyrics dot Com }

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Una vecchia fic (risalente al 2011, ma non ci credo quando mi dicono che sono già passati due anni, nossignore), anche piuttosto cortina sto notando, per inaugurare il mio sbarco su questo sito. Certa gentagia dice che con l'introspettivo non vado malaccio, ma spero di riscontrare dei pareri che me lo confermino o neghino, oui? 
Spero abbiate gradito, insomma, grazie mille dell'attenzione :3
~ Gnocconana.

   
 
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