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Autore: LeftEye    17/04/2013    31 recensioni
Parodia del primo libro della mirabolante saga "50 sfumature".
Dal cap. 1: "Mi lego i capelli – è risaputo che le ragazze sfigate ed insicure del proprio aspetto si legano sempre i capelli – sperando di avere ottenuto un bel look da appena scappata di casa, in modo da poter impietosire qualcuno, magari un affascinante miliardario superdotato.
Ah! Ecco perché ero davanti allo specchio, con tutto questo ciarlare me n'ero quasi scordata: devo fare un'intervista al posto di Kate, la mia coinquilina e migliore amica.
La adoro, lei è il mio modello di riferimento, la ammiro e la venero, soprattutto perché vivo a scrocco a casa sua."
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: Bondage, Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo tre
 
 
Kate è entusiasta. Il suo entusiasmo contagia la mia narrazione.
«Non ti sembra strano che Grey sia capitato proprio nel negozio dove lavori?»
«No, per niente. Era lì per affari. Probabilmente, nel tempo libero fa il falegname per Ikea. E poi era in visita al Dipartimento di Agraria dell'università.»
«Ah, già. Ha fatto una donazione di millanta dollari per dare da mangiare a quei ricercatori che sono arrivati dall'Italia come perseguitati politici.»
«E tu come lo sai?»
Come fa questa donna a sapere tutto di tutti? Sarà forse un'agente della CIA?
«Era su tutti i notiziari e i quotidiani.»
«Ok, calmati. Ho detto calmati! Non è colpa mia se su Tess dei d'Urbervilles non era scritto. Allora, dobbiamo trovare qualcuno che faccia le foto. Non mi viene in mente nessuno... ma intanto dovremmo chiedere a Grey se ha scelto la location. Mi ha dato il suo numero di cellulare.»
«Hai il suo numero?! Oh, Ana, non ci sono dubbi: ti vuole mettere a novanta!»
«Ma non essere sciocca!»
Eppure, l'ipotesi che Christian Rock sia interessato a me mi fa accapponare la pelle, e nel mondo  di E.L. James e della sua traduttrice, questa è una splendida metafora letteraria. Mi crogiolo in quella gioia silenziosa, stringendo tra le braccia il mio cuscino di Justin Bieber ed esercitandomi a baciare un vero uomo.
Sento Kate tossicchiare dall'altra parte del telefono.
«Smettila di masturbarti con quell'osceno cuscino di Bieber e torna in te. Ho trovato il fotografo: José.»
«Chi?»
«Il tuo migliore amico. Non ricordi?»
«Ah, sì, come ho fatto a dimenticarmi di lui? Proprio oggi ho guardato una puntata di Ugly Betty
«Va beh. Chiama Grey e scopri dove vuole fare il servizio.»
«Lo devo chiamare proprio io?»
«No, perché non lo fai chiamare dalla tua mammina? Ana, smettila di comportarti da bimbetta e cresci un po'! Chiamalo e basta.»
Certe volte è così autoritaria! Io non sono una bimbetta! Aggrotto la fronte e faccio una linguaccia al cellulare. Dal cellulare spunta una mano che mi molla una sberla.
Mi rimetto a far finta di lavorare, cosa che sembrano fare tutti in quel negozio, visto che il figlio del capo, di cui non ricordo il nome, ricomincia a flirtare con me e ad insistere perché esca con lui.
Personaggio A Caso è il classico bel ragazzone americano: biondo, alto e muscoloso, ma di certo non è un eroe letterario, neanche con uno sforzo di immaginazione. Cioè... io non esco con certi pezzenti! Non posso accantonare le mie fantasie adolescenziali e uscire con il primo belloccio figlio di un piccolo imprenditore: come minimo deve essere multimiliardario e avere alle spalle una storia di sofferenze che neanche i bambini del Darfur!
 
 
Alla sera chiamo prima Speedy Gonzalez, che si cimenta in qualche latrato ma alla fine accetta di farmi questo favore; poi, con mano tremante, il cuore sobbalzante e lo stomaco contorcente, digito il numero di Mister Grey. Lui risponde subito, come qualsiasi altro business man col cellulare sempre attaccato al culo. Il suo tono è freddo, efficiente. Non che io sappia veramente come sia un tono di voce efficiente, ma tant'è.
«Ellò
«Ehm... Mister Grey? Sono Anastasia Steel. La chiamo a proposito del servizio fotografico.» Faccio una pausa per attaccarmi alla bombola dell'ossigeno. Quant'è difficile parlare ad un uomo talmente sexy. Non merito questo onore. «Le andrebbe bene domani? Dove le farebbe comodo?»
«Io alloggio al Paris Hotel, troviamoci alle nove e mezza.»
«Perfetto! Non vedo l'ora! Conterò i minuti!» rispondo senza lasciar trasparire il mio entusiasmo. Sono emozionata e (pausa per trovare un aggettivo che ci possa stare bene: eccitata, euforica, giubilante, esultante, festante, sconquassata, verde, rotonda, smussata, ansimante...) ansimante, come se fossi una bambina, anziché una donna adulta che può votare e bere alcolici nello Stato di Washington. Riprenditi, Ana: sei una donna adulta! Lo so perché ho il permesso di bere alcolici.
Non è una figata?
Io posso bere alcolici, e voi no! Ha ha ha!
Ora mi bevo un Bacardi Breezer, perché sono un'adulta e posso!
Kate è in cucina, e mi guarda con un'espressione attonita. Non capisco perché.
«Non ho idea di come quella bottiglia di Bacardi Breezer ti sia improvvisamente apparsa tra le mani, ma... Anastasia Cleopatra Magnolia Luna Virginia Rosalie Hachi Shoshanna Harry Potter Severus Juniper Fujiko Deanna Samantha Steele, quell'uomo ti piace! Non ti ho mai vista così turbata a causa di un uomo, prima d'ora. Sei perfino arrossita, eppure di solito sei un pezzo di ghiaccio!»
«Oh, Kate, sai che arrossisco per qualsiasi cosa. È il mio marchio di fabbrica che mi contraddistingue da qualsiasi altra persona nell'Universo» sbotto. Lei mi guarda sbigottita, perché è raro che io perda le staffe. Per me sbottare significa perdere le staffe. «È solo che quell'uomo mi intimidisce. Tutto qui.»
«Il Paris Hotel, niente meno» mormora Kate. «Telefonerò al direttore per chiedergli di riservarci uno spazio per il servizio fotografico.»
Io non riesco a nascondere un moto di irritazione verso la mia amica: come osa insinuare che Mr. Grey mi voglia mettere a novanta, e che lui mi piaccia? E poi perché ha detto “Il Paris Hotel, niente meno” con quel tono? Chi si crede di essere, una specie di so-tutto? Sono certa che è solo invidiosa di me!
Durante la notte sono irrequieta, continuo a rigirarmi nel letto e a sognare penetranti occhi grigi, tute da lavoro, lunghe gambe, dita sottili e oscuri luoghi inesplorati. Oscuri luoghi inesplorati.
Mi sveglio due volte con il cuore in gola.
“Fantastico, così domani avrò uno splendido aspetto finto trascurato. Le occhiaie mi donano incredibilmente!”
Il Paris Hotel si trova nel centro di Portland. L'imponente edificio di pietra marrone fu completato subito prima del crollo della Borsa alla fine degli anni Venti e io ricevo una mazzetta per descriverlo come se questa fosse una guida turistica.
Quando arriviamo, un dirigente marketing ci fa strada; è incredibilmente giovane e, per qualche motivo, molto nervoso. Forse perché sta facendo il lavoro che dovrebbe fare un fattorino, o un cameriere.
Kate ci comanda tutti a bacchetta: io alzo gli occhi al cielo, ma faccio come mi dice.
«È proprio dispotica!» mi lamento con José.
«A me sembra che stia solo facendo il suo lavoro...» cerca di difenderla lui.
«Sta zitto! Non capisci niente!» lo rimprovero.
Quando Mr. Grey arriva, splendido, con dei pantaloni che gli cadono sui fianchi in modo molto sexy, io faccio le presentazioni.
José lo guarda in cagnesco e i due si mettono a ringhiarsi contro. In un secondo hanno capito che entrambi vogliono la stessa cosa.
Io faccio finta di non accorgermene, ma gioisco all'idea di essere contesa tra due uomini.
Ci vuole un'oretta per completare il servizio fotografico di cui a nessuno importa veramente una cippa e che viene effettuato – ovviamente – con una Reflex, perché oggigiorno non sei nessuno, se non hai una macchina fotografica da cinquecento dollari che non sai usare e con la quale ti fai i selfie in bagno.
Christian Grey sembra nato per stare davanti ad un obiettivo: si gira di qua, si volta di là, fa la faccia a culo di gallina, fa il ballo del qua-qua.
Il sogno di tutta una vita si è finalmente realizzato: posso ammirare quest'uomo da lontano, ma non troppo. Mi sento una miracolata.
Dopo aver finito di smontare il set, Grey mi si avvicina e mi chiede di accompagnarlo fuori. Io inizio a tremare: avrò fatto qualcosa di sbagliato? Forse l'ho fissato troppo intensamente, o forse troppo poco intensamente. Ommioddio, mi odia! Mi viene voglia di piangere.
«Le andrebbe di bere un caffè insieme a me?»
Ommioddio! Si è accorto delle mie brutte occhiaie e pensa che abbia bisogno di caffeina per svegliarmi. Mi viene voglia di piangere. Stupida, stupida Anastasia! Come hai potuto deluderlo in questo modo?
«Va bene» accetto docilmente. Lui di sicuro sa cos'è meglio per me. Se Mr. Grey pensa che io abbia bisogno di caffeina, allora berrò un caffè. Anche se mi scombussola tutto lo stomaco e dopo faccio un sacco di puzzette. E poi mi vengono la gastrite e i denti gialli.
Kate, avendo assistito alla conversazione, mi chiama in un angolo prima che io me ne vada e mi dice:
«Glugluglugluglu!»
«Cosa?»
«Niente, è il verso del tacchino che ogni ragazza fa quando ci sono sviluppi nella vita della vita sessuale delle proprie amiche. Anacleta, c'è qualcosa in quell'uomo...» la sua voce si fa più apprensiva. «È un figaccione, e prima gli ho spidocchiato il pacco – mi sembra messo proprio bene! - ma TEMO CHE SIA PERICOLOSO» termina con un tono cavernoso e tragico.
«E quindi, cosa dovrei fare?»
«Ovvio: trombatelo!»
«Grazie.» La abbraccio.
Esco dalla suite e trovo Grey ad aspettarmi. Mi sorride e mi guida verso l'ascensore.
Durante il tragitto mi faccio mille paranoie su cosa mai potrei dirgli per apparire attraente e carismatica, ma ve le risparmio.
Quando usciamo in strada, inaspettatamente mi prende per mano, come se fossi una bambina rincoglionita che non guarda dove mette i piedi e va a sbattere contro ogni palo della luce. Oh, è così romantico!
Inizio parte descrittiva per dare spessore al romanzo:
il sole splende, i prati sono verdi.
Fine parte descrittiva.
Quando entriamo alla Portland Coffee House (nostro gentile sponsor – We make the best coffee in town! Open 24/7.), Christian Rock si offre di andare a prendere le ordinazioni mentre io scelgo un tavolo.
«Come lo prende il caffè?»
«Veramente...» rispondo timidamente, e mi sento morire al pensiero di doverlo contraddire. «Preferirei un tè, se possibile... se per lei non è un problema... se no, fa niente, prendo quello che vuole lei...»
«Per quel che mi importa, potresti anche ordinare l'acqua del water. Basta che poi ti lavi i denti. Come lo prendi il tè?»
«English Breakfast, che fa tanto sofisticato.»
«Certo: è il tè più comune al mondo. Qualcosa da mangiare?»
«No, grazie. Fingo di essere anoressica, che fa tanto cool. E fa anche un po’ inizio anni 2000.»
Gli lancio un'occhiata di sottecchi mentre si mette in coda per essere servito.
È gnocco, è sexy, i pantaloni gli cadono sui fianchi in modo arrapante... lo sapete già. Quando lo vedo toccarsi i capelli, io divento tutta un bollore.
«A cosa sta pensando?» Grey è accanto a me. Può anche teletrasportarsi, è incredibile! E mi ha portato la mia marca di tè preferita: TWININGS ENGLISH BREAKFAST (300 years of expertise1). Sicuramente ha chiesto al gestore del locale di andarlo a prendere appositamente per me.
Lui si è ordinato un caffè macchiato con un grazioso motivo di foglie disegnato sul latte, che sicuramente ha decorato da sé.
«A cosa sta pensando?» ripete mentre si siede.
«Questo è il mio tè preferito.» La mia voce è bassa, ansimante. Sì, proprio ansimante. E ho pure il naso bagnato, come i cani.
Immergo la bustina del tè nella tazza e quasi subito dopo la ripesco con il cucchiaino.
«Mi piace che il tè sia leggero» mi giustifico. Ho dei gusti particolari e sofisticati, sicuramente rimarrà colpito.
Grey mi guarda disgustato.
«Insomma, le piace bere acqua sporca.»
«Sempre meno della sua» rispondo lanciando un'occhiata al suo caffè, ma subito dopo mi pento della mia sfrontatezza. Come ho potuto mancargli di rispetto in questo modo? Spargo a terra una manciata di ceci e mi ci inginocchio sopra.
«No, quello lo facciamo dopo» dice lui. «Lei si tromba il messicano?»
«No, certo che no! Mi dà una certa impressione di sporcizia: così scuro, così poco caucasico... brrrr. E poi non ha una lira.»
«Bene. Non mi piace inzuppare il biscotto se uno ce l'ha già inzuppato prima. Sa, tutte quelle briciole che galleggiano sul latte mi fanno senso. Poi magari quello prima l'ha tolto troppo tardi, e sul fondo della tazza è rimasto quel pezzetto tutto molliccio che si spappola e lo devi tirare su col cucchiaio. Non fa per me.»
«Capisco cosa intende.»
Mi guarda intensamente, sporgendosi verso di me, e con voce cupa mi dice:
«Lei è un mistero, Missstiil. Penso che sia molto riservata.»
Ah sì? Oddio... e ora che dico? Mi guardo intorno, e mi accorgo che il mio suggeritore è seduto al bancone a mangiarsi un maritozzo. Che faccio senza quell'idiota che mi dice le battute?
È spiazzante.
Non succede mai che una persona dica ad un'altra che è riservata. Proprio mai.
Lo osservo infilarsi in bocca un pezzetto di muffin e masticarlo lentamente, al contrario di qualsiasi altro uomo, che se lo sarebbe pappato in due bocconi, disseminando briciole sulla camicia, sul tavolo, sul pavimento, per poi toccarmi la faccia e gli abiti con le dita tutte unte di cioccolato e burro.
«Perché non mi ha ancora chiesto di chiamarla per nome?»
Oddio! Come ho fatto ad essere così sfacciata?
«Perché di sì.»
Oh.
È un maniaco del controllo, non c'è altra spiegazione.
«Lei è figlia unica?»
Oddio.
ODDIO!
Oddio, ma perché ripeto sempre “oddio”2?
«Sì. Mia madre vive in Georgia con il suo nuovo marito, il mio patrigno vive a Montesano, mentre mio padre è morto quand'ero piccola.»
«Mi dispiace.»
Oddio, sto ricevendo la compassione di Christian Grey!
«E sua madre, si è risposata?»
«Gliel'ho detto quattro righe più in su.»
«Che zoccola!»
«Già... è un'inguaribile romantica. Attualmente è al quarto marito.»
«Che zoccola!»
«Già.»
Segue conversazione inutile sulle famiglie dei rispettivi personaggi, e si scopre – ma va'? – che Christian viene da una famiglia benestante e che quindi i soldi gli escono dal culo.
Poi, segue discorso insensato su quanto Anastasia amerebbe visitare l'Inghilterra:
«Il mio sogno è andare a Londra a trovare lavoro!» esclamo con entusiasmo.
Dei turisti italiani, seduti accanto a noi, si voltano e, guardandomi in tralice, ribattono:
«No, sorri, quello lo diciamo noi. Pliis, eh!»
«Andiamocene» suggerisce Christian. «Prima che questi ci attacchino la latinità.»
«Grazie per il tè, Mr. Grey.»
«Beh, visto che ti ho offerto un signor tè, e mica quello delle macchinette, come ringrazimento potresti farmi entrare dalla porta di dietro!»
«Temo di non capire.» Lo guardo con occhi trasognati.
«Di niente, Anastasia, è stato un piacere.»
Mi porge la mano e mi riconduce verso il Paris Hotel. Cerco di valutare come sia andato il nostro piccolo appuntamento. Mi sembra di aver fatto un colloquio di lavoro, ma non capisco bene per quale mansione.
«Indossa sempre i jeans?»
«Ehm... sì.» Che strana domanda.
«Che sciattona.»
E finalmente arriva il punto in cui io, Bella Cullen, dimostro tutta la mia goffaggine e inciampo da ferma.
«Porca troia, Ana! Ma quanto sei rincoglionita?» Christian mi afferra così forte per la mano che gli vado a sbattere addosso. Succede tutto così in fretta! In un attimo mi ritrovo stretta tra le sue braccia d'acciaio, contro il suo petto di marmo e il suo pacco che è come la sella di un cosacco. Respiro il suo profumo fresco e intenso, anche se quasi quasi mi stupisco che non sia muschiato. Ma qui non siamo mica in un volgarissimo Harmony! Lui odora di biancheria pulita e di sapone Lush "Nonsimangia". È inebriante.
Oddio!
Mi palpeggia un po' con la scusa di accertarsi che io stia bene, io lo lascio fare anche se lo conosco da un giorno. Il mio sguardo cade sui suoi labbroni piegati a duckface3 e, per la prima volta in ventun anni – in arrivo frase ad effetto spiazzante –  ho voglia di essere baciata.
 
 
 
 
Note:
1) questo non l'ho inventato io, è davvero lo slogan aziendale della Twinings. Giusto per tirarmela un po' e far vedere quanto mi documento per scrivere questa parodia.
2) Alla fine di questa parodia non vorrete più sentir pronunciare certe parole, tra cui “oddio”. Oddio! Oddio! Oddio! Oddio! Oddio! Oddio! Oddio! Oddio!
3) Se non lo conoscete già, googlate “Gunther”.
 
 
 
Allora. Oddio. Mi dispiace avervi fatti attendere così a lungo, ma chi segue le mie fanfictions avrà notato che da settembre non ho più pubblicato niente. Perché da settembre non sono riuscita a scrivere più niente, neanche un rigo. Un po' per mancanza di tempo, e un po' per una totale assenza di ispirazione. Inoltre, per questa parodia mi è difficile scrivere più di un capitolo per volta perché rileggere 50SDG è abbastanza pesante, neanche fosse Il nome della rosa. Inoltre ci lavoro con calma perché non voglio scadere troppo nel banale. Comunque adesso sto cercando di riprendere a scrivere, e questa fanfiction è in cima alle mie priorità.
Mi scuso se non ho risposto a tutte le vostre recensioni. C'è stato un periodo in cui non avevo internet e se ce l'avevo, non avevo tempo di guardare EFP. Per il momento faccio un ringraziamento generale, ma ci tengo a rispondere individualmente a ognuno di voi, anche perché in alcune recensioni mi avete fatto delle domande, oppure mi avete detto delle cose interessanti a cui voglio dare una risposta. Spero che la storia continui a piacervi! =)
 
 
   
 
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