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Autore: TheSlayer    17/04/2013    4 recensioni
Elizabeth Vanderbilt fa parte di una delle famiglie più famose e prestigiose di New York ed è iscritta alla facoltà di Giurisprudenza a Yale, college che hanno frequentato i Vanderbilt per generazioni. E' fidanzata con Liam, il ragazzo perfetto: studia anche lui Giurisprudenza ed è il Presidente degli Alpha Delta Phi. Ma questa è la vita che Elizabeth vuole davvero? Un incontro con una vecchia amica, Eleanor, che la convince a lasciare perdere i libri almeno per lo Spring Break e ad andare con lei a Miami, le farà capire quello che vuole fare veramente e durante il viaggio alla riscoperta di se stessa verrà alla luce un segreto della sua famiglia che le cambierà completamente la vita.
[College!AU]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 – Spring Break
 

“Elizabeth, cara, come va la scuola?” Mi domandò mia madre al telefono.
Ero quasi alla fine del primo anno di college e avevo passato tutte le mie giornate a studiare e ad impegnarmi, nonostante odiassi con tutta me stessa la facoltà che avevano scelto i miei genitori per me. Perché, essendo una Vanderbilt, avevo dovuto per forza iscrivermi a Legge, altrimenti la mia famiglia mi avrebbe diseredata.
“Va tutto bene, grazie. Domani comincia lo Spring Break, quindi il campus sarà tranquillo e avrò modo di concentrarmi sugli esami finali.” Risposi automaticamente. Il pensiero di aprire un solo altro libro di Legge mi faceva venire il mal di stomaco, ma non potevo fare altro.
“Ottimo. Mi raccomando, io e tuo padre aspettiamo con ansia i risultati.”
“Vi telefonerò appena li saprò.” Risposi. Interruppi la chiamata, tanto mia madre aveva ottenuto quello che voleva e non avrebbe di certo perso tempo a salutarmi o a dirmi di divertirmi durante le vacanze di primavera. L’unica cosa che le interessava era che io prendessi buoni voti e potessi continuare la tradizione di famiglia e diventare un avvocato importante a New York.
Mi sdraiai sul letto e affondai il viso nel cuscino, emettendo un grugnito di frustrazione. Mi alzai solo quando sentii bussare alla porta e andai ad aprire.
“Eleanor Calder?” Domandai quando trovai la ragazza davanti a me. Ero sorpresa, perché non sapevo che anche lei frequentasse Yale.
“Elizabeth Vanderbilt.” Rispose, entrando nella mia camera e sedendosi sul mio letto. Un tempo eravamo state amiche. Avevamo frequentato tutte le stesse scuole a New York ma ci eravamo perse di vista perché io dovevo rimanere costantemente concentrata sui miei voti e lei aveva preferito crearsi una vita sociale.
“Non sapevo che frequentassi Yale.” Dissi.
“Oh, sì. Scienze Politiche.” Rispose, sventolando la mano come per cercare di cambiare discorso. “Ma non sono qui per questo.” Aggiunse.
“Ah no?” Chiesi.
“No. Ti ho vista in giro qualche volta, sai?”
“In biblioteca?” Domandai. Quello, oltre alle aule e la mia camera, era il posto dove passavo la maggior parte del mio tempo.
“Sì. E’ da un po’ che voglio venire a parlarti, ma per un motivo o per l’altro, non trovo mai il coraggio. Però adesso sì e devo farti un discorso.” Disse.
“Okay.” Replicai, leggermente perplessa.
“Tu vedilo pure come un intervento.”
“Un intervento?”
“Sì, perché siamo state amiche e mi dispiace per te. Vedo che sei triste e so per certo che non ti piace quello che stai facendo.”
“El…” Cominciai a dire, ma la ragazza alzò una mano per zittirmi.
“Fammi finire. Non ti sto dicendo di cambiare la tua vita dalla a alla z, voglio solo chiederti di venire a Miami con me e le mie amiche per lo Spring Break.”
“A Miami? Ma devo studiare, e non ho organizzato nulla e…”
“Vanderbilt!” Esclamò Eleanor, facendomi sussultare. “La ragazza che doveva dividere la camera con me si è mollata con il fidanzato e ha deciso di non venire, così c’è posto.”
“E l’aereo? E tutto il resto? Senza contare che se lo scoprissero i miei…”
“Liz.” Disse Eleanor, zittendomi un’altra volta. Nessuno mi chiamava così da anni, esattamente da quando l’aveva fatto lei l’ultima volta. “Pensiamo a tutto noi, tu devi solo preparare una borsa e pensare a divertirti. Non lo dirai ai tuoi genitori, farai finta di essere qui a studiare come una brava ragazza, mentre invece sarai a Miami ad avere un assaggio di vita. Quando torneremo, se non ti sarai divertita, potrai tornare alla tua solita routine casa-lezioni-biblioteca, ma dammi una possibilità.”
“Saresti un bravo avvocato, il tuo argomento conclusivo è piuttosto convincente.” Dissi, sorridendo. In fondo i miei non l’avrebbero mai scoperto, no? Potevo passare qualche giorno a non essere Elizabeth Vanderbilt ma una ragazza del college qualunque.
“Quindi vuol dire che verrai?” Domandò la ragazza, saltando in piedi e stritolandomi.
“Sì… sì.” Risposi, spiazzata da quella dimostrazione di affetto. Eleanor ed io non ci vedevamo da anni, ma in quel momento mi sembrava di essere tornata a quando avevamo appena cominciato l’High School. Eravamo migliori amiche e passavamo tutto il tempo libero che avevamo insieme.
“Ottimo! Allora preparati, partiamo domani mattina. Dammi il telefono.” Disse poi la ragazza, allontanandosi da me. Recuperai il mio iPhone dalla scrivania e glielo porsi. “Questo è il mio numero di telefono, ma non pensare nemmeno di scrivermi o chiamarmi per dirmi che hai cambiato idea.”
“D’accordo.” Dissi, rassegnata. “Ma forse dovrei dire a Liam che verrò con voi.” Aggiunsi.
“Liam, il presidente degli Alpha Delta Phi, giusto?” Chiese la mia amica. Annuii. “I ragazzi saranno a Las Vegas a quest’ora, non preoccuparti.” Aggiunse.
“Giusto.” Risposi, ricordando che Liam mi aveva detto che sarebbe andato a Sin City con i suoi compagni di confraternita durante le vacanze di primavera. Non sapevo nemmeno perché stava con me, quando poteva avere qualsiasi ragazza ai suoi piedi. Era il presidente degli Alpha Delta Phi, la confraternita maschile più importante del campus ed era al penultimo anno di Legge.  Ci eravamo conosciuti il primo giorno del mio primo anno, quando gli avevo chiesto informazioni per arrivare al dormitorio perché non conoscevo nessuno e mi sentivo un po’ spaesata. Mi aveva aiutata e mi aveva chiesto se volevo bere un caffè con lui quel pomeriggio.
“Allora a domani. Ci tengo.” Insistette Eleanor, prima di farmi l’occhiolino e uscire dalla mia stanza.
Guardai fuori dalla finestra del dormitorio e sorrisi, impaziente ma nervosa di imbarcarmi in quella nuova avventura.
 
“Sveglia!” Esclamò Eleanor. Avevamo passato il primo giorno a Miami abbastanza tranquillo. Eravamo andate in un bar e avevamo bevuto qualcosa. O meglio, Eleanor, con il suo documento falso, aveva ordinato da bere per tutte e avevamo brindato a questa vacanza. Poi eravamo tornate in hotel e avevamo dormito. A me era sembrato tutto estremamente divertente, ma El mi aveva assicurato che quello era solo l’inizio. Eravamo arrivate un giorno in anticipo e il vero divertimento sarebbe cominciato quella sera.
“Cosa?” Domandai. Guardai vagamente la sveglia sul comodino, notando che erano le dieci passate del mattino. Non avevo mai dormito oltre le otto del mattino in tutta la mia vita.
“Ho detto sveglia! Oggi andiamo in spiaggia.” Ripeté la ragazza, sorridendo. “Vado a farmi una doccia veloce, a te dispiace prendere il giornale fuori dalla porta?”
“Nessun problema.” Dissi, alzandomi dal letto. La sera prima, quando Eleanor aveva visto il mio pigiama, aveva riso, chiedendomi se pensavo di andare in Alaska o a Miami, e mi aveva dato una sua maglietta bianca dei Plain White T’s con scritto “Hey There Delilah” in fucsia e blu elettrico.
La ragazza entrò in bagno e chiuse la porta alle sue spalle, mentre io aprii la porta della stanza e cercai il giornale. Quello che solitamente doveva essere proprio fuori, ma si trovava contro la parete di fronte alla nostra camera. Probabilmente qualcuno, passando, l’aveva calciato.
Uscii dalla camera e lo recuperai dal pavimento. Poi mi avvicinai alla porta per riaprirla e… no, non poteva essere. Era chiusa.
“No, no, no, no!” Sussurrai, provando a riaprirla in tutti i modi. Non ero abituata agli hotel e non mi ero ricordata di portare con me la keycard per non rimanere chiusa fuori. E non avevo con me nemmeno il telefono, quindi non potevo chiamare nessuno. Provai a bussare, ma Eleanor era sotto la doccia e non mi rispose, così mi appoggiai contro il muro di fronte e aspettai che la ragazza uscisse dal bagno. Cominciai a leggere il giornale per ingannare il tempo, felice che non ci fosse nessuno nei dintorni. O almeno così credevo. In realtà tre ragazzi erano appena usciti dalla stanza di fianco alla nostra e si erano fermati ad osservarmi. Arrossii immediatamente e cercai di tirare la maglietta che stavo indossando il più giù possibile per coprirmi un po’.
“Ciao.” Mi disse uno di loro dopo avermi squadrata. Era alto e magro ma si intravedevano i muscoli lievemente scolpiti dalla maglietta bianca, aveva i capelli ricci spettinati, gli occhi verdi e un sorriso beffardo. Uno degli altri due ragazzi, un po’ più basso con gli occhi azzurri e i capelli castani pettinati con un ciuffo in su, scoppiò a ridere, mentre il terzo, con i capelli neri e gli occhi castani, gli diede una gomitata anche se stava sorridendo.
“Ehm… ciao.” Risposi, imbarazzatissima.
“Tieni la parete in piedi?” Mi chiese il ragazzo con gli occhi azzurri.
“No, sono rimasta chiusa fuori e la mia amica è in doccia, quindi non sente se busso.” Spiegai. Avrei voluto fare un buco e nascondermi. Improvvisamente tutta l’idea di andare a Miami per le vacanze primaverili mi sembrò bruttissima.
“Tieni.” Disse il ragazzo con gli occhi verdi, porgendomi il suo cellulare. “Prova a chiamarla, magari sente la suoneria.”
“Grazie.” Risposi, prendendo il telefono dalle sue mani e alzando lo sguardo per incontrare il suo. Mi sentivo a disagio per essere praticamente in mutande davanti a tre sconosciuti, ma ero anche grata per l’aiuto offerto. Composi il numero di telefono di Eleanor, che fortunatamente ricordavo a memoria per tutto il tempo che avevo passato a fissarlo due sere prima, indecisa se chiamarla per disdire o se lasciare perdere, e sentii la sua suoneria attraverso la porta.
Dopo qualcosa come quindici squilli, la ragazza rispose.
“Pronto?”
“El!” Esclamai immediatamente. “Sono rimasta chiusa fuori, mi apri?”
La ragazza interruppe la telefonata e sentii dei passi avvicinarsi alla porta, che si aprì dopo pochi secondi.
“La chiave, Liz. La chiave.” Disse e rise. Poi guardò i ragazzi fuori, squadrò dalla testa ai piedi quello con gli occhi azzurri e mi trascinò dentro. Riuscii a malapena a ridare il cellulare al ragazzo dagli occhi verdi e a ringraziarlo.
 
“Alla prima volta!” Esclamò Eleanor quella sera, alzando il bicchiere.
“Prima volta?” Domandai confusa.
“Sì, alla prima volta in cui la nostra cara Elizabeth si ubriacherà talmente tanto da tornare a casa strisciando!” Disse la mia amica, ridendo.
Era piuttosto strano che a diciannove anni non mi fossi mai ubriacata, ma non ero mai stata a nessuna festa perché ero sempre stata troppo impegnata a concentrarmi sulla scuola e in quel momento sperimentare mi sembrava una buona idea. Avevo passato tutta la giornata in spiaggia con El e le sue amiche e poi eravamo tornate in hotel per prepararci per la sera.
Per me passare la serata ad una festa voleva dire indossare un vestito ultra elegante di qualche designer famoso e fingere interesse verso le persone che cercavano di intavolare una conversazione sulla facoltà di Legge o sul caso che avevano appena vinto ad una delle soirée dei miei genitori.
Per Eleanor e le altre ragazze a Miami voleva dire mettersi un costume nuovo, infilarsi un paio di pantaloncini corti e, al massimo, una maglietta. Niente tacchi scomodi, niente acconciature elaborate, quasi niente trucco.
“Alla prima volta!” Esclamai allora, alzando il bicchiere a mia volta e facendolo scontrare con quello di El. Era piccolo e conteneva un liquido trasparente che sembrava innocuo, ma che bruciava scendendo nello stomaco.
“Pronte a ballare?” Mi chiese poi la ragazza, prendendomi per mano e trascinandomi in mezzo alla folla davanti ad un palco. Non potevo negare che quella fosse la serata più divertente che avessi mai passato in tutta la mia vita.
 
“Hey there Delilah!” Esclamò il ragazzo riccio con gli occhi verdi che avevo incontrato nel corridoio dell’hotel quella mattina.
“Ciao!” Risposi. Ero su di giri e l’alcool mi aveva permesso di sciogliermi e lasciarmi andare. Se i miei genitori mi avessero vista in quel momento mi avrebbero sicuramente diseredata. Di solito ero una persona seria e tutta d’un pezzo, mentre quella sera ero in bikini e stavo ballando insieme a gruppi di sconosciuti mentre bevevo alcolici nonostante non avessi ancora ventun anni.
Il ragazzo si avvicinò di più a me e mi offrì una bottiglia di birra.
“Dovrei offrirla io a te, per stamattina.” Dissi.
“Figurati.” Rispose il ragazzo.
“A proposito, mi chiamo Elizabeth.” Replicai porgendogli la mano.
“Harry. Ti stai divertendo?”
“Moltissimo! In realtà non faccio mai cose del genere.” Spiegai. “Sono qui con la mia amica Eleanor, che fa parte di una confraternita femminile.” Aggiunsi. “Io studio Legge e…”
“Sai nuotare?” Mi chiese improvvisamente il ragazzo, interrompendo il mio discorso senza senso.
“Sì.” Risposi. All’High School ero stata obbligata a far parte di quasi tutti i club per ottenere più crediti per il college. Non che avrei mai avuto qualsiasi tipo di problema ad essere ammessa, essendo una Vanderbilt. La mia famiglia aveva donato quasi metà degli edifici del campus. Però i miei genitori mi avevano sempre detto che mi sarei dovuta impegnare su tutti i fronti, sia con lo studio che con lo sport.
Harry prese la bottiglia di birra dalle mia mani, la appoggiò per terra e mi trascinò in piscina con lui. Mi tirai indietro i capelli e cominciai a ridere.
“Mi sembra di aver capito che questo è il tuo primo Spring Break.” Mi spiegò il ragazzo. “Quindi dovevo per forza buttarti in acqua.” Concluse con un sorriso furbo.
“E’ una tradizione?” Domandai.
“No, ma è divertente!” Esclamò il ragazzo. Scoppiammo a ridere entrambi.
“Ma tu non sei credibile. Sei in piscina con la maglietta.” Dissi. L’alcool mi stava rendendo coraggiosa e spigliata, due cose che non ero mai stata da sobria, anche se mi sarebbe tanto piaciuto.
“Allora toglimela.” Mi sfidò Harry.
“Con piacere.” Risposi, sfilando l’indumento al ragazzo. Nel farlo sentii i nostri corpi a contatto e provai un brivido lungo la schiena. Lanciai la t-shirt bagnata sul bordo della piscina e guardai Harry negli occhi per qualche istante. Poi, lentamente, lui avvicinò il viso al mio e chiusi gli occhi. Li riaprii quando le nostre labbra erano così vicine che quasi potevano toccarsi e, improvvisamente, mi sentii sobria e tornai pesantemente alla realtà. Liam. Cosa diavolo stavo facendo?
“Non posso.” Dissi e mi allontanai bruscamente da Harry.  Uscii dalla piscina e recuperai i vestiti e la borsa, che erano rimasti vicino ad Eleanor e cominciai a camminare verso l’hotel.

 



Buongiorno!
Qualche giorno fa ho cominciato a scrivere questa nuova storia e non vedevo l'ora di pubblicarla, così ecco il primo capitolo! E' ambientata in America, al college, e i ragazzi non sono famosi. Visto che è una AU ho modificato leggermente anche le loro età, ma questo è un dettaglio che vedrete meglio nei prossimi capitoli.
Spero che vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va :)

Posterò due volte alla settimana, il prossimo capitolo sarà sabato!

Se volete seguirmi su Twitter o Facebook posto sempre aggiornamenti sulle mie storie :)
Vi segnalo anche l'altra long che sto ancora postando, "Past Lives"
   
 
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