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Autore: Irishkoala    17/04/2013    2 recensioni
I pensieri e le sensazioni di Jared in un momento di crisi, tra la denuncia subita dalla loro casa di produzione e la rottura dei rapporti con Colin dopo la notizia che sta aspettando un secondo figlio.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Faith.'
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Non sono morta, scusate per l'assenza.
Ho messo una sorta di avviso di "hiatus" nella mia pagina ma non so quanto possa contare.
L'inattività è perché non riesco a scrivere perciò più che bloccare tutto, lascio le cose così fino a che non
riuscirò a rimettermi all'opera.
Queste one shot, che forse sarebbe ora che mi dessi una mossa a pubblicare, sono vecchie di secoli, scritte mesi e mesi fa
quindi non consideratele come lavoro attuale, per il momento sono ferma.
Ma per lasciare ancora dei passaggini diciamo che le posterò fino a esaurimento scorte.
Questa viene da questa gif che mi ha ispirato, ed è prima della creazione di artifact per intenderci, il periodo di crisi.
Buona lettura
Bacini
L.






The Deepest Void








Oggi era una di quelle giornate.

Ce n'erano alcune in cui riusciva a non pensarci, a riderci su, con un sorriso amaro sulle labbra, sperando che fosse tutto un sogno.

Quelle in cui non sembrava vero perché gli sembrava impossibile, così....irreale.

Poi c'erano le altre, quelle opposte.

Quelle che lo facevano sentire un punto indefinito in una massa troppo grande per essere gestita. Un insignificante nulla, dove tutto appariva ingigantito, molto più difficile da affrontare.

I momenti in cui il peso sulle spalle aumentava fino a raggiungere tonnellate, schiacciandolo e riducendolo a strisciare per terra...quasi letteralmente.

Oggi era così.

Stava osservando la tenda della sua finestra da un tempo sconosciuto ormai, senza pensare a tutto e nulla di concreto nello stesso momento.

Non sapeva più nemmeno a cosa pensare a dir la verità, dove mettere le mani e la testa...cosa fare.

Non aveva voglia neanche di stare con i ragazzi e il resto della crew, gli sarebbe piaciuto sparire completamente o scappare in un posto così lontano ed isolato dove nessuno avrebbe potuto riconoscerlo.

Sospirò lentamente, chiudendo gli occhi e sgonfiando la gabbia toracica, sentendosi esausto, senza nessuna risorsa o soluzione disponibile.

Sentii anche il corpo reggerlo a fatica e si decise a spostarsi, trascinandosi fino a una poltrona vicina al letto dove si lasciò cadere a peso morto, rannicchiandosi subito dopo nel portare le gambe al petto, che si abbracciò dalle ginocchia.

Ci abbandonò il mento sopra, sentendo gli occhi inumidirsi, riempirsi di lacrime che tentò di non far uscire, vedendo solo opaco per qualche secondo.

Li chiuse, appoggiando la fronte tra le braccia, rimanendo così.

Piccolo, rinchiuso nel buio e nel silenzio.

Fingendo che sarebbe rimasto tale, che nessuno sarebbe venuto a cercarlo e che quell'incubo sarebbe finito improvvisamente non appena li avrebbe riaperti.

Ma sapeva che non era così.

Sapeva che non aveva una fine...non ancora almeno, e forse non l'avrebbe mai avuta. A meno che non fossero stati loro i primi ad arrendersi.

Conoscendo se stesso e i propri compagni era certo che non l'avrebbero fatto ma, in quel momento, non ne aveva voglia...non voleva continuare a combattere. Avrebbe preferito solo lasciarsi sprofondare e cadere in quel baratro profondo di cui non vedeva la luce.

E nemmeno l'unica a cui stava pensando avrebbe più potuto essere tale.

Si era spenta anch'essa, dopo l'ultimo furente litigio che avevano avuto due mesi prima.

Da quel momento più nulla.

Non l'aveva visto...né sentito e, diavolo, arrabbiato lo era ancora, enormemente, ma in quel preciso istante sapeva che niente l'avrebbe fatto stare meglio come il sentirsi abbracciato e stretto da lui.

Protetto dal suo calore, cullato nelle sue parole e respiri sulla pelle. Gli avrebbe sussurrato qualcosa di calmo, qualcosa con cui avrebbe cercato di tirarlo su di morale, di farlo sentire meglio e, soprattutto, non solo.

Nonostante suo fratello, Tomo e tutti gli altri, che stavano combattendo tanto quanto lui per quello a cui tenevano, non si era mai sentito così solo come in quell'istante e sempre l'unico che avrebbe voluto avere accanto non poteva esserci.

Era stato lui stesso a mettere la parola fine...o almeno aveva creduto di esserci riuscito, dopo quello che era successo.

Invece era stato solo un povero illuso a pensare che sarebbe stato sufficiente.

Gli mancava terribilmente.

Risollevò il viso, buttando fuori altra aria, sentendo il peso del blackberry dentro alla tasca dei pantaloni della tuta, mentre un pensiero malsano gli sfiorò la mente facendogliela scuotere di fretta subito dopo, ribadendosi che non poteva continuare a pensare a lui ogni volta che aveva un problema.

Ma la verità era che non riusciva a non farlo e ogni secondo si chiedeva come sarebbero stati quei giorni se lui fosse stato ancora nella sua vita.

Lo prese lo stesso, guardandolo come se avesse potuto dargli le risposte che cercava e le dita si mossero velocemente, sapendo perfettamente che tasti spingere anche se avesse avuto gli occhi chiusi.

Senza accorgersene la chiamata venne attivata e il suo cuore aveva cominciato a battere più in fretta.

No!

Non poteva farlo. Cosa diavolo gli avrebbe detto?

Si erano lasciati perché non erano stati in grado di gestire dei problemi..e ora che lui ne aveva uno non poteva cercarlo perché non aveva altre risorse.

Ma non era così forte. Sapeva che anche il solo sentire la sua voce l'avrebbe fatto stare meglio, nonostante non si parlassero da due mesi e, forse, lui non avrebbe avuto nessuna intenzione di farlo ora.

Ma era troppo tardi.

A sorpresa la chiamata venne accettata e Jared si ritrovò a deglutire e a trattenere improvvisamente il respiro quando la risposta arrivò davvero.

"Pronto?"

Silenzio. Deglutì. Non ce la fece.

"Pronto?.." ripeté dall'altro capo, il tono leggermente più concitato ma quasi nervoso.

"Jared?.." un tentennamento e il cantante si sentì venire meno appena risentì il suo nome pronunciato da lui.

Era stato un'idiota.

Almeno avrebbe potuto mettere il numero privato come impostazione di chiamata. Si sarebbe risparmiato di farsi scoprire subito e finire con una figura di merda.

Non riusciva a respirare e stava ancora trattenendo a malapena il fiato.

"Jared?" impazienza "..andiamo, lo so che sei tu...cosa c'è?"

Trattenne il respiro che avrebbe voluto fare con il naso, per via di altre lacrime che gli avevano di nuovo reso lucidi gli occhi e che, questa volta, sapeva che avrebbe fatto fatica a trattenere.

Ma non sarebbe stato in grado di parlare.

Spense improvvisamente la chiamata senza neanche accorgersene.

Codardo.

Dio...non ce la faccio...non riesco a fare più niente...

Sobbalzò involontariamente quando il telefono riprese a vibrare nella sua mano, e si morse le labbra appena vide che era di nuovo lui.

Cazzo.

Niente più fughe..

Sospirò appena riavvicinò il telefono all'orecchio e il suo tono incerto lo fece calmare di poco.

"Ehi...cosa c'è?"

Jared alzò un istante gli occhi al soffitto solo per sbattere le palpebre in uno sperato tentativo di eliminare le lacrime mentre si morse il labbro inferiore.

Rischiamo di essere distrutti...di finire sul lastrico..abbiamo una denuncia addosso che...

No, non poteva dirglielo. Non erano problemi suoi, non faceva più parte della sua vita, non poteva pensare che fosse sempre pronto per lui...ad aspettarlo per risolvergli i casini.

Doveva lasciarlo andare...

Non so cosa fare..

"Jar? Cazzo..mi stai facendo preoccupare! Parla, cosa c'è?!" il tono più secco, questa volta, lo fece riscuotere e deglutire, biascicando qualcosa di incomprensibile.

"...scusa....io.....non avrei dovuto chiamarti" accennò, quasi sussurrando con evidente tono instabile e non fu certo che l'altro recepì una sola parola.

"È successo qualcosa, invece!" replicò ancora, il nervosismo che stava cominciando a trasparire dalle parole.

Ho bisogno di te..

Jared strizzò le palpebre, deglutendo e mandando giù quel groppo enorme e pungente alla base della gola.

Non poteva dirgli nemmeno quello.

"...non so più dove sbattere la testa Cole.." fu un sussurro ma appena fu in grado di ripronunciare il suo nome il cuore ebbe un sobbalzo e riuscì quasi a sentirsi meglio.

Era incredibile l'effetto che gli aveva sempre fatto per qualsiasi cosa ed era anche per quello che ora continuava a stare di merda, a non riuscire a dimenticarlo e a pensare a lui ad ogni istante.

"Che vuoi dire? Cosa c'è che non va?"

Scosse la testa come se avesse potuto vederlo, premendosi i polpastrelli negli occhi chiusi per farli smettere di lacrimare, asciugandosi le guance subito dopo.

"Niente...è tutto a posto...scusa io..scusami, non volevo disturbarti e.."

"Jar, smettila con queste cazzate! Lo so quello che ci siamo detti ok? Ma se c'è qualcosa che non va devi dirmelo! Stai bene? Che cos'hai?!"

No, era stato molto più che un'idiota.

Non avrebbe dovuto fare nulla, tantomeno chiamarlo e non voleva dirgli quello che stava succedendo.

"No, scusami ancora davvero, non ti disturberò più"

"Jare.." il nome venne spezzato di scatto appena interruppe di nuovo la chiamata, gettando il telefono sul letto subito dopo senza volerne sapere più niente.

La vibrazione gli confermò più volte che chiamò e richiamò per ore, con la speranza che gli avrebbe risposto di nuovo.

Ma non lo fece.

Nessuno avrebbe potuto aiutarlo e non voleva nemmeno qualcuno che lo facesse.

Forse si sarebbe risolto tutto, forse no, ma ora non riusciva a immaginare che sarebbe finita bene perché gli sembrava troppo assurdo.

Si strinse ancora di più in se stesso, rannicchiandosi completamente contro alla poltrona, dove si addormentò così, sperando che al risveglio gli avrebbero detto che si era trattato solo di un sogno...o di un incubo.

Anzi due incubi, da cui invece sarebbe uscito appena avrebbe riaperto gli occhi.

Colin sarebbe stato ancora con lui, senza nessun nuovo figlio in arrivo, e l'ultimo album sarebbe stato quasi pronto per uscire, dopo averlo ultimato senza nessun problema legale.

No..quelli erano i sogni..perché troppo belli per essere veri.

Sperò, allora, di non svegliarsi e di rimanere intrappolato in essi, almeno sarebbe stato più piacevole e forse avrebbe trovato quella pace che, da mesi, non sapeva nemmeno cosa fosse.

















   
 
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