17/04/2013
3 recensioni
Giustizia personale
– Ethan. Io. Tutti i figli non riconosciuti. Non permettere... non permettere che succeda ancora. –
Così tante cose da dire, così poco tempo. Doveva scusarsi, con Annabeth, Percy, Grover, suo padre, Chirone e Thalia. Oh dei immortali, Thalia! Era tornata in vita da tre anni ormai, e l’unica volta che si erano fronteggiati avevano provato ad uccidersi a vicenda, e lei ci era quasi riuscita. Fosse morto per davvero allora.
Doveva dirle che l’amava, che l’aveva sempre amata e che se fosse stato per lui... se fosse stato per lui cosa?
Ormai era tardi, inutile piangersi addosso. Aveva sbagliato e ora ne pagava le conseguenze. Non meritava l’amore di Thalia, né di Annabeth. Meritava solo di pagare, per i proprio errori e quelli di Crono.
Non era giusto che pagasse anche per gli errori del titano, ma in fin dei conti quand’era stata l’ultima volta che la giustizia vera, quella imparziale e uguale per tutti, aveva fatto il proprio corso?
Con gli dei non esisteva la vera giustizia, l’aveva imparato a sue spese: a legge si applicava o meno in base al tuo genitore divino.
Sei figlio di Efesto? Hai tutta una casa a tua disposizione, solo per te e i tuoi fratelli.
Sei figlio di Atena? Una casa solo per te e per i tuoi fratelli.
Figlio di Ermes? Una casa tutta per te e per gli altri, quelli il cui genitore divino è troppo impegnato o sfaticato per rivolgere anche solo uno sguardo.
Sei figlio di Ecate? Vai nella undici, oppure ci sono tanti altri posti dove dormire. La stalla, per esempio.
Non era egoista, semplicemente riusciva a cogliere le differenze e non le accettava, diversamente da tutti gli altri che chinavano il capo e si accontentavano di compiere insulse missioni che tra l’altro erano già state compiute.
C’erano poi i casi in cui la legge si applicava troppo. A nessuno importava che l’errore fosse di Zeus e non di Thalia, a nessuno importava che la mezzosangue fosse un persona che non aveva colpe. Le avevano scatenato contro i peggiori mostri, l’avevano lasciata morire e poi trasformata in un pino.
Per non parlare dell’egoismo e dell’infantilità degli dei: chi era colpevole della condizione di sua madre, se non gli dei? Prima combinavano casini tra loro per puro e personale divertimento, poi facevano lo scarica barile su innocenti come May Castellan, Maria di Angelo, Sally Jackson...
Il suo ultimo pensiero fu per i semidei non ancora riconosciuti, nella speranza che non commettessero i suoi stessi errori, e in Percy, che sembrava all’altezza del fardello che gli aveva appena poggiato sulle spalle.
Perdonami, Thalia. L’ho fatto per te, anche se non sembra...
Angolo autrice:
Ultimamente esplodo di ispirazione per questo fandom. Ne sono contenta, davvero. Certo, lo sarei ancor più se esplodessi anche di recensioni a cui rispondere, ma dalla vita non si può avere tutto. Lo ammetto, sono io la prima sfaticata che recensisce ogni morte o rinuncia papale, ma è risaputo che la sottoscritta è un pessimo elemento la cui frequentazione è altamente sconsigliata. Vero, Ruga?
Orsù, non prendete esempio da me e dedicatemi dieci miseri secondi.
Ammetto anche che questa fic non mi convince al 100%, sento come se mancasse qualcosa, ma la mia impulsività ha avuto la meglio.
Bene, mi defilo. Ricordatevi di recensire.
Luly