Fanfic su artisti musicali > Led Zeppelin
Ricorda la storia  |       
Autore: DK in a Madow    18/04/2013    3 recensioni
“Non posso crederci, che cazzo ci fa qui?” pensò continuando a cantare, anche se la sua voce era diventata improvvisamente nervosa, tesa. Sentì gli occhi di Jimmy sulla propria nuca, poteva quasi vedere il suo sguardo turbato nonostante gli desse le spalle. Cercò di darsi una calmata, concentrandosi sulle parole e lasciandosi rubare dal ritmo.

1975 e una tappa nel Nord America come tutte le altre. O no?
Storia giustificata da uno scatto, nata in realtà dalla mia pazzia che avanza. Un crossover ai limiti della credibilità.
Come sempre, vi chiedo perdono.
Genere: Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jimmy Page, Robert Plant, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

The stranger.








17 marzo 1975; Seattle Center Coliseum, Seattle.



- It's been a long time since I rock and rolled, it's been a long time since I did the Stroll!
Folla. Una folla immensa al loro cospetto. Seattle bruciava dietro la voce e le parole di Robert, Jimmy dietro di lui misurava il palco saltando e correndo, mentre Jonesy e Bonzo trascinavano tutti nel loro ritmo incalzante fino a portarli all’apice dell’adrenalina.
Robert continuava a cantare e nel frattempo con lo sguardo fotografava ogni singola espressione dei volti che componevano il grande pubblico di fronte a lui. Canzone dopo canzone sentiva l’eccitazione montargli addosso fino a bruciargli il petto nudo, iniziando così a sudare.
Non era nemmeno iniziata The Rain Song che ebbe un sentore, un allarme; c’era qualcosa, o qualcuno, di maledettamente familiare nel pubblico.
I suoi occhi presero a scrutare felini tra la gente fino a quando non si soffermarono alla loro destra, dove una nuvola di fumo si alzava leggera all’estremità delle prime file.
Lo vide. Lo fissava con interesse, quasi stesse analizzando la sua performance, con una canna tra le labbra e gli occhi turchesi stretti in uno sguardo concentrato.
Non posso crederci, che cazzo ci fa qui?” pensò continuando a cantare, anche se la sua voce era diventata improvvisamente nervosa, tesa. Sentì gli occhi di Jimmy sulla propria nuca, poteva quasi vedere il suo sguardo turbato nonostante gli desse le spalle. Cercò di darsi una calmata, concentrandosi sulle parole e lasciandosi rubare dal ritmo.
Il concerto andò avanti e si concluse tranquillamente; Robert aveva dato ogni fibra di sé anche quella sera, nonostante lui lo fissasse come se fosse una specie di leopardo che punta la preda. Non lo aveva imbarazzato, anzi. Effettivamente, esso stesso non riusciva a ritenersi una persona timida. Guardò un’ultima volta verso la platea, ma quegl’occhi azzurri erano già scomparsi, chissà dove.


Si erano incontrati per caso. Lui, biondo e magro, era ancora un roadie preciso e amante della chitarra. Se ne stava silenzioso a guardare e ad accompagnare quattro giovani di Cambridge, come lui, immersi anima e corpo nella scena psichedelica degli ultimi anni sessanta.
Robert, invece, era riuscito ad infilarsi nel backstage per godersi lo spettacolo da più vicino. Non che ammiccasse a quella psichedelia, che invece sembrava infuocare gli occhi neri del bel giovane che cantava sul palco, ma quei testi lo affascinavano e lo spingevano a godere da ascoltatore di quella musica così “celeste”.
“Hey, che ci fai qui? Nessuno può entrare nel backstage!”
Plant si voltò verso il roadie con sguardo innocente.
“Ce l’hai con me?” chiese indicandosi il petto.
Il giovane dai capelli color grano gli si avvicinò; Robert credeva lo avrebbe cacciato fuori a pedate. Non che fosse più alto di lui, ma di certo era un po’ più robusto e abbastanza forte da prenderlo a calci in culo. Non sapendo che fare, sfoderò un sorriso ammiccante. Magari gli andava bene. Quando gli fu vicino, vide che il ragazzo non era per niente arrabbiato; anzi sembrava che lo stesse supplicando con lo sguardo.
“Ti prego, non mettermi nei guai. Se vuoi stare qui non fare casino, altrimenti ci cacciano entrambi a calci nel sedere!”.
Robert sorrise trionfante. Gli era andata meglio di quanto avesse previsto.
“Fidati di me!” disse, dando una generosa pacca sulla spalla dell’altro, che nel frattempo aveva tirato fuori un pacchetto di sigarette.
“Vuoi?”
“Grazie!” esclamò Robert, afferrando una sigaretta dal pacchetto del ragazzo. “Lavori da molto con loro?”.
“Sì!” rispose il roadie buttando fuori la prima nuvola di fumo: “Io e Syd abbiamo anche frequentato la stessa scuola … è il cantante!” precisò, notando lo sguardo interrogativo dell’altro.
“Ha talento!” disse Plant sincero.
“Già!” confermò l’altro abbassando lo sguardo per fissarsi le scarpe.
Robert non se lo fece scappare.
“E tu? Cosa sai fare?”
“Suono la chitarra. Sia classica che elettrica. Da quando ho lasciato la scuola, è diventata il mio pane quotidiano. Sono andato anche a Parigi, vivendo come artista di strada. Lo stesso ha fatto Syd.”
A bocca spalancata, Robert fissava ammaliato il ragazzo.
“Parigi?”
“Sì” confermò l’altro: “È meravigliosa! Tu invece che fai? Oltre a imbucarti ai concerti, ovviamente!”
“Canto e sono determinato a farmi sentire fino alla fine del mondo.”
“Ambizioso!”
“Tanto. Tu non lo sei?”
“Io sono un sognatore.” disse il roadie sorridendo dolcemente. “Oh, cazzo, hanno finito! Credo sia meglio che tu vada via!”
“Perché?”
“Oh, ti prego!” insistette il biondo, iniziando a spingere Robert verso l’uscita del backstage. Ci riuscì, aprì la porta che dava sul parcheggio e uscì fuori tirando l’altro con sé.
“Scusami, ma dovevo farlo, altrimenti mi cacciano. Ora devo tornare!”
“Aspetta!”
Robert lo afferrò per un braccio, lui gli rivolse uno sguardo confuso.
“Come ti chiami?”
“David.”
“Oh!” sussurrò Plant avvicinandosi “Grazie per avermi fatto vedere il concerto, Dave!” e così dicendo, gli diede un bacio a stampo sulle labbra carnose. Si allontanò correndo, la chioma riccia che ondeggiava nell’aria notturna.
“E tu? Come ti chiami?”
Arrestò la corsa.
“Robert Plant!” urlò, ormai lontano di qualche metro: “E, vedrai, un giorno sentirò parlare di te!”
“E io di te!”
Robert sorrise fiero e riprese a correre, mentre David rientrava nel backstage.


“Ho sentito dire che pubblicherete a Settembre!”

“Esatto!”
Robert si bloccò nel corridoio che portava al backstage.
Cristo, è qui!”
“E come si chiamerà l’album?” stava chiedendo Jimmy, la voce gracchiante di chi ha la gola secca.
“Veramente abbiamo solo qualche canzone, non so se si possa ancora parlare di album. Comunque abbiamo un pezzo che potrebbe funzionare anche come titolo per l’album, Wish You Were Here.”
“Hmm, bel titolo!”
Sì, era David, e a Robert non era sfuggita la nota amara che aveva attraversato la voce del chitarrista nel dire quel titolo. La storia dei Pink Floyd non era un mistero per nessuno, ormai, quindi poteva comprenderne le ragioni. Prese fiato e si decise ad entrare nel backstage.
Lì, tra groupies, organizzatori e roadies, ritrovò i suoi compari, tra cui Jimmy che parlava tranquillamente con Dave, seduti su un divanetto davanti a parecchie birre gelate.
“Salve, Dave.”
David alzò lo sguardo verso Robert, il quale gli rispose con un sorriso venato di malizia, come lo era stato il suo saluto. Il chitarrista sorrise dolcemente da dietro la folta barba che gli ricopriva guance e mento, si alzò e gli porse la mano. Il cantante la strinse con forza e decisione, spazzando via ogni traccia d’incertezza che aveva caratterizzato il loro incontro di qualche anno prima. Nel frattempo, Jimmy osservava la scena in silenzio mentre Bonzo afferrava una birra dietro l’altra e Jonesy andava a parlare con Peter che si trovava dall’altra parte della stanza. Page non aveva più fiatato, semplicemente aveva piantato le sue iridi verdi nel volto di Plant per capire da dove saltasse fuori quella malizia e confidenza rivolta a David.
“Sai, Jimmy. Io e Dave ci siamo conosciuti quando ancora eravamo degli sconosciuti” annunciò Robert passando un braccio attorno le spalle di Gilmour. Aveva notato la faccia interrogativa e leggermente contrariata di Jimmy e di certo non si sarebbe fatto sfuggire l’occasione di stuzzicare entrambi i chitarristi. “Lui era il roadie dei primi Floyd, mentre io ero un ragazzetto innocente, in cerca di fortuna, che s’imbucava ai concerti.”
Il cantante concluse il racconto rivolgendo una risata radiosa a David, il quale si grattò la testa imbarazzato, lo sguardo di uno che sta cercando una scusa per poter scappare via dalle grinfie di una persona appiccicosa.
“Ma che incontro fortunato!” esclamò Jimmy con una punta di sarcasmo, afferrando una birra e innalzandola alla loro salute. Robert ne afferrò due in fretta, ne porse una a David e i tre brindarono alla musica.
“Beh, io dovrei andare a fare una telefonata. C’è un telefono da queste parti?” chiese David dopo aver svuotato la sua bottiglia.
“Nel corridoio che porta ai camerini” disse Jimmy indicando l’uscita che si trovava di fronte a quella che portava al palco. Così, si congedò con i due, si alzò e si diresse verso le groupies, sedendosi in mezzo a loro, mentre David lasciava Robert dirigendosi verso il corridoio.
Ritrovandosi da solo, Robert ebbe il tempo di realizzare il fatto che David fosse davvero lì. Improvvisamente gli ritornò alla mente quel bacio innocente che aveva lasciato su quelle labbra pochi anni prima. Gli sembrò quasi di poterne sentire il profumo di sigaretta e la morbidezza di rosa. Si guardò intorno: Jimmy era come se non ci fosse, immerso tra le grazie delle ragazze, Bonzo era incollato alle birre e Jonesy parlava ancora con Peter. Decise di parlare con lui.
“Hey John, se mi cercate, sappiate che sono andato a cambiarmi.”
“Oh, ok Robert!” gli rispose Jonesy, prima di tornare a parlare con Peter.
Robert si avviò verso l’uscita e, prima di lasciare la stanza, diede l’ultima occhiata a Jimmy, il quale lo stava fissando con uno sguardo vuoto, freddo, per poi girargli definitivamente le spalle.
Plant sospirò, poi si buttò nel corridoio alla ricerca di David. Lo trovò dopo aver girato l’angolo che portava ai camerini, poggiato al muro che parlava al telefono a bassa voce. Si avviò verso di lui, il quale lo guardò con sguardo acceso, poi gli fece un cenno di saluto e lo superò. Quando gli fu alle spalle, notò che il suo petto, per un attimo, si era allargato e sollevato in un sospiro di sollievo. Era teso, e la cosa piacque particolarmente al cantante, che si mordicchiò le labbra con gusto, prima di avvicinarsi alla schiena di David.
“Sì Ginger, tesoro. Domani torno in Europa.” stava sussurrando alla cornetta con dolcezza, prima di sussultare silenziosamente appena avvertì la presenza di Plant alle proprie spalle e il suo naso esploragli il collo.
“Non è nemmeno iniziato il tour e già mi manchi, amore mio!”
“A-anche tu, cara.” rispose David, mentre Robert aveva preso a baciargli dolcemente la mascella.
“Amore mio, non ti stresserà troppo tutto questo lavoro?”
“Chi?” sussurrò con trasporto, mentre una mano di Plant scivolava pericolosamente lungo il suo basso ventre e avvicinando le labbra andava a sussurrargli nell’orecchio libero: “Mmmh, tesoro torna a casa!”
“Come chi Dave? Mi senti?”
“S-si, ti sento.” provò a dire mentre la mano di Robert ormai si stringeva spudorata contro il rigonfiamento del suo cavallo. “S-sto bene, niente stress” aggiunse, mentre prese a guardare disperatamente il corridoio pregando che improvvisamente non arrivasse qualcuno.
“Lo spero tesoro, anche perché abbiamo i preparativi per il matrimonio.”
“S-si, il ma-matrimonio.” balbettò, la mano che ormai si muoveva avida tra le sue gambe.
“Riattacca!” ordinò Robert sussurrando all’orecchio di Dave, il quale annuì come in trance.
“Chiamami prima di partire.”
“S-si. Tranquilla. Ora devo andare.”
Ginger non fece nemmeno in tempo a salutarlo con un “ti amo”, che David aveva riposto il telefono con violenza, girandosi di scatto contro Robert, il quale rise trionfante.
“Che cazzo ti passa per la testa, Plant?” disse infervorato, rosso di rabbia ed eccitazione, mentre inchiodava il cantante contro il muro.
“Beh, non mi è sembrato ti dispiacesse, Gilmour!” rispose provocante, mentre con le mani insisteva a volergli accarezzare il sedere. David, mani al muro e volto a pochi centimetri da quello di Robert, combatteva tra la sua voglia di fiondarsi affamato sul quel corpo fremente sotto il suo e il senso del pudore. Chiuse gli occhi, come un assetato che finalmente ha trovato l’acqua e ne gode a ogni sorso, cedendo ai tocchi esperti di Plant che ormai gli metteva le mani ovunque. Li riaprì e con uno scatto incollò il suo corpo infuocato contro quello dell’altro, premendo le proprie labbra contro quelle del cantante e schiudendogliele senza tante cerimonie. S’insinuò con la sua lingua nella bocca dell’altro, assaggiandone il sapore, dando inizio a una danza affamata fatta di tocchi, morsi, scontri.
“Ti facevo più timido, Dave!”
“Mi fai salire il sangue al cervello quando mi chiami così” rispose, prima di zittirlo nuovamente con altri baci.
Robert sentiva l’eccitazione crescere momento dopo momento. Spostò le labbra contro il collo del chitarrista, leccandone ogni singolo centimetro di pelle.
“Te lo dissi che avrei sentito parlare di te!” gli soffiò a pochi centimetri dal suo pomo d’Adamo, prima di mordicchiarglielo con gentilezza.
“Anche io ho sentito parlare di te, Plant” rise David, facendo scivolare una mano tra i capelli di Robert, mentre l’altra andava a posarsi lieve sulla sua erezione ancora fasciata nei pantaloni a zampa d’elefante: “Ma non solo come cantante!”
Robert si bloccò e guardò interrogativo Dave che invece gli sorrise beffardo prima di stringere con forza la propria mano sul rigonfiamento crescente dell’altro, che strizzò gli occhi e spalancò la bocca in cerca d’aria.
“Chissà se sono vere queste voci.” sussurrò malizioso.
“Vuoi provare, Gilmour?”












Angolo della demente:
Salve. ^^’
Ora vi chiederete, chi è sta deficiente che prima scrive boiate, le pubblica e poi se ne vergogna?
Io! *sventola la manina*
Lo so, non sono normale. Però sì, una spiegazione su come e da dove sia nata questa cagata, la meritate.
Bene il “come” è questo: sono fan sia dei Led che dei Floyd (ma va?).
Il problema è il “dove”: non so in quanti di voi conoscano la leggenda attorno a questa foto:

pdl

In molti hanno sempre sostenuto che fosse una foto che ritraeva, appunto, David, Paul e signora al concerto dei Led Zeppelin. Da qui è nata l’idea malsana di questa storia.

Poi, mi sono informata meglio riguardo la foto, che è stata scattata il 21 agosto del 1976.
Beh, il 1976 vi dice nulla?
Ecco, in realtà David, Paul e Linda stavano assistendo a un’esibizione dei Rolling Stones al Knebworth Fair, una specie di Woodstock che aveva luogo nel Regno Unito.
Però, da sempre, la leggenda vuole che in realtà il trio si stesse godendo i Led invece che gli Stones. Inoltre, vi sono in giro per il web svariate foto recenti che ritraggono David e Robert insieme.
Quindi mi sono detta, perché non fantasticare?
Chiedo davvero tanto, tanto perdono per questa boiata. Spero solo che vi abbia lasciato un sorriso sul viso, tutto qui. ^^
Addio! :D
Franny.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Led Zeppelin / Vai alla pagina dell'autore: DK in a Madow