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Autore: MelodramaticFool_    18/04/2013    1 recensioni
Due dialoghi puri e crudi che compongono una storia, una storia che molti considereranno triste, tragica, insensata.
Racconto scritto seguito di un corso di scrittura creativa gestito da Raul Montanari presso l'Istituto De Amicis. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
"-Perché quella faccia sorpresa? Lo so che in fondo ti fidi di me, non fare quella faccia.
-Mi fido di te, ma sarebbe strano.
-Strano, sì, ma l'importante è parlare, in qualche modo, e più sei tranquillo meglio è.
-Posso provarci."
Genere: Angst, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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-Malcolm.
-Vattene.
-E' così che si accoglie un vecchio amico?
-Devi andartene.
-E' estremamente scortese da parte tua trattarmi in questo modo.
-Vattene, non puoi stare qui.
-Eccome se posso, invece.
-Non puoi.
-Hai ragione, non posso; devo.
-Non voglio parlarti.
-Lo stai già facendo.
-Vaffanculo.
-Ah! Che linguaggio colorito, Malcolm.
-Vattene, ti prego.
-Testardo, al solito.
-...
-Almeno abbi la decenza di guardarmi in faccia.
-...
-No, eh?
-...
-Non vuoi parlarmi, è così? Sai perché sono qui, Malcolm? Per convincerti a parlare, a confessare, esattamente. In due giorni di interrogatorio non hai aperto bocca, ma non riuscirai a reggere a lungo, lo sai meglio di me. Inoltre, è infinitamente stupido da parte tua, stiamo parlando di poliziotti, non di cucciolotti mansueti.
-...
-Malcolm, ascoltami bene, ecco, guardami bene negli occhi e ascoltami: non siamo in un gioco. Non ti processeranno prima di ottenere una confessione. Questa è la vita reale, Malcolm, non puoi rifugiarti nel tuo solito silenzio cocciuto, stavolta non funzionerà, perché riusciranno a far breccia nel tuo muro, un modo per farti confessare lo troveranno, e allora tanto vale parlare subito, non trovi?
-Potrebbero mandarmi al processo lo stesso, hanno i testimoni, le prove e tutto il resto, insomma loro sanno.. Sanno cosa ho fatto, non serve una confessione.
-Leman, il procuratore, è un osso duro, si è impuntato, pretende la tua versione dei fatti e non si arrenderà fino ad ottenerla, perché hai ragione, hanno i testimoni, le prove, l'arma, tutto, tranne il movente, quello che ti ha spinto ad uccidere quella donna, e quello lo possono ottenere solo da te, piccolo testardello.
-E tu sei qui per convincermi.
-Hai centrato il punto.
-C'è solo un piccolo problema.
-Tu non ne hai la minima intenzione.
-Hai centrato il punto.
-Non prendermi in giro, Malcolm.
-Quando mai.
-Piantala di fare il bambino!
-Non sbattere il pugno sul tavolo.
-I miei pugni sono affar mio.
-Il rumore mi ha infastidito.
-Finiscila, che diamine.
-Non voglio parlare.
-Malcolm, questa è la vita reale, non siamo in uno dei tuoi videogiochi, hai ucciso una donna e devi pagarne le conseguenze, sei intelligente, dovresti averlo capito.
-Non cambia il fatto che io non voglia confessare.
-E per quale strano e contorto motivo non dovresti?
-E' una cosa stupida.
-Se è una cosa stupida perché dovrebbe impedirtelo?
-Loro non capirebbero.
-Non capirebbero?
-No.
-Chi non capirebbe?
-I poliziotti, loro non mi crederanno mai, non mi daranno mai retta, sono convinti che io sia pazzo.
-Tu non sei pazzo, lo sai perfettamente, e lo sanno anche loro, Leman è il gamba, ti crederà.
-Dici?
-Certo, Malcolm! I poliziotti non sono così cattivi come li dipingi nei tuoi videogiochi, c'è anche gente a posto nelle loro file, fidati di me.
-Solo che..
-Solo che?
-Solo che.. Non me la sento.
-Di parlare?
-...
-Senti, Malcolm, facciamo una cosa, visto che non te la senti di vuotare il sacco-
-Non dire quella cosa.
-Cosa? Vuotare il sacco?
-Non dirlo, la fa sembrare una cosa brutta.
-Una cosa brutta?
-Sì, come se fossi un bambino sorpreso dalla madre a rubare i biscotti, come se dovessi vuotare le tasche, a testa bassa, aspettandomi la sberla.
-Capito, non lo dirò più.
-Grazie.
-Dicevo, visto che non te la senti di.. Esporre la tua versione dei fatti, facciamo una cosa, fai finta di raccontarlo a me, come fossimo solo noi due, e vedrai che riuscirai a sentirti più a tuo agio.
-..Con te?
-Perché quella faccia sorpresa? Lo so che in fondo ti fidi di me, non fare quella faccia.
-Mi fido di te, ma sarebbe strano.
-Strano, sì, ma l'importante è parlare, in qualche modo, e più sei tranquillo meglio è.
-Posso provarci.
-Bravo ragazzo.
-Da dove comincio?
-Dal principio.
-Non sono sicuro di riuscire a farlo nel verso giusto.
-Non c'è un verso giusto per queste cose. Vai.
-E' cominciato tutto.. Quattro giorni fa, ero andato a fare il bucato alla lavanderia a gettoni in fondo al viale dove vivo, stavo tornando a casa, quando mi resi conto che qualcuno mi stava inseguendo, sentivo la loro presenza alle mie spalle.. Allora cominciai a correre senza una destinazione precisa, con il solo intento di sfuggirgli.. Finii in un vicolo, spalle al muro, loro mi raggiunsero e mi buttarono a terra..
-Come erano fatti?
-..In che senso?
-Riusciresti a descriverli?
-..Sì.. Vestiti di nero, da testa a piedi, tranne per una maschera bianca, che rende illeggibili i lineamenti del viso.. Indossano un giubbotto antiproiettile e si portano sempre dietro almeno una pistola ciascuno, le vedevo brillare nel buio, però non le hanno tirate fuori, fatta eccezion per il capo che l'ha usata per.. Per minacciarmi..
-Con calma, Malcolm.
-Come sto andando?
-Stai andando benissimo, tranquillo, adesso prendi un grosso respiro e continua.
-Il capo mi parlò, ordinandomi di alzarmi, e nonostante avessi una paura feroce riuscii ugualmente a tirarmi in piedi da solo, con le gambe che tremavano come foglie, quindi mi sbattè contro il muro e disse cosa avrei dovuto fare.
-Malcolm, capisco che per te sia difficile parlarne, rivangare questa orribile esperienza, ma devi farlo, lo sai.
-Mi disse che la mattina dopo mi sarei dovuto intrufolare nella Miriam Beckett, la scuola del mio quartiere, e che.. Sarei dovuto entrare nella terza elementare, in fondo al corridoio del piano terra, mi ha detto che.. Che.. Che avrei dovuto spararle, ucciderla, la maestra.. Avrei dovuto ucciderla..
-Hai chiesto il perché?
-Sì, glielo chiesi.
-E lui cosa rispose?
-Mi rise in faccia, e la sua risata era come quella di una iena, mi mise letteralmente i brividi, e mi disse che non erano fatti miei, e che.. Che il mio unico compito era quello di farla fuori.
-Tu accettasti?
-Cercai di oppormi, non volevo fare una cosa simile, commettere un omicidio è una cosa.. Tremenda.
-Però alla fine l'hai fatto lo stesso.
-Mi hanno minacciato.. Hanno detto che, se non l'avessi fatto, avrebbero ucciso.. Lei.
-Ah, ecco.
-Non mi guardare così.
-Io te l'ho sempre detto di non affezionarti troppo alla gente.
-Vaffanculo.
-Permalosetto. Oh, su, dai, Malcolm, torna qui, dannazione.
-Tu non hai nessun diritto di insultarla! Tu non sai cosa c'è tra di noi, non puoi capire!
-Ho tutti i diritti di insultare te per esserti compromesso in modo tanto idiota, il vostro rapporto non è mai stato una cosa positiva, e quello che è successo ne è la dimostrazione.
-Tieni Lei fuori da questa storia! Non c'entra niente, la colpa è solo.. solo..
-Tua?
-E' colpa loro! Io non gli ho mai fatto nulla di male, perché ce l'hanno tanto con me?!
-Perché tu sei speciale, Malcolm, tu sei diverso, e quelli come te non possono legarsi ad altre persone.
-Cazzate.
-Non mi sembra il momento di parlarne, comunque, e torna qui, diamine, stavi andando così bene.
-Prima che la insultassi.
-Torna qui, da bravo.
-Non sono un cane, grazie.
-Eppure mi hai ubbidito.
-Vai al diavolo.
-Insultarmi ti fa sentire così bene?
-Mi appaga.
-Almeno a qualcosa ti servo, magra consolazione.
-Contento te.
-Continuiamo? Eravamo rimasti al tuo incontro con il capo.
-Mi lasciarono andare via, e io tornai a casa correndo.
-E l'arma? Te l'hanno data loro?
-No, la pistola.. Era mia, è mia, era nascosta in un cassetto, l'avevo comprata in un banco dei pegni anni fa, per proteggermi da loro.. Ma non l'avevo mai usata.
-Ricordo quando la comprasti, ci eravamo andati insieme, un mese prima che tu finissi a Greencourt, pensavo te ne fossi liberato.
-Avevo dimenticato di averla, a dire il vero, me lo ricordò il loro capo quando mi disse cosa dovevo fare.. Ma non ho idea di come facesse a saperlo.
-Loro sanno tutto, ragazzo, dovresti averlo capito ormai.
-Misi la pistola sotto il cuscino e cercai di dormire, ma non riuscii a chiudere occhio per tutta la notte, io non volevo farlo..
-Inutile piangersi addosso a questo punto, ragazzo mio, piuttosto, continua.
-Alle otto in punto uscii di casa, la pistola nascosta nella tasca della giacca e andai alla scuola.. Alla portineria mi presentai come il fratello di una delle bambine e raggiunsi l'aula..
-Bene, da qui in poi la storia la sappiamo, può bastare co-
-Indugiavo, non volevo farlo, sudavo freddo e mi tremavano le mani, stavo per andarmene quando mi girai e vidi loro in fondo al corridoio che mi guardavano fisso, non potevo rinunciare, così bussai e-
-Può bastare, davv-
-Prima di sparare la guardai negli occhi, era spaventata, io l'ho guardata in quegli occhi e le ho sparato, le ho strappato via la vita, l'ho privata del suo futuro, e tutto per Lei, perché volevo proteggerla, e nessuno mi capirà mai, nessuno capirà mai noi due e il motivo per cui l'ho fatto, ho sparato a quella donna e c'era così tanto sangue, il sangue mi spaventa ma io ho accettato di macchiarmene, di versare il sangue innocente di una persona che non se lo meritava, e l'ho fatto per Lei.. Solo per Lei..
 
-Leman.
-Berg.
-Novità?
-Guarda tu stesso.
-Ma che diavolo?!
-La mia stessa identica reazione, su per giù.
-Come hai fatto a convincerlo?
-Non ho fatto niente.
-E allora come diamine..?
-Hai parlato con la Jordan?
-Sì, ho raccolto la sua deposizione, ero venuto a riferirti che vorrebbe parlare con il ragazzo per farlo parlare..
-..E invece, a quanto pare, non si è rivelato necessario il suo intervento.
-A quanto pare.. Per grazia, vorresti spiegarmi come, dopo due giorni passati a fissare il vuoto, abbia deciso di dire tutto, così, improvvisamente?
-Temo di non riuscire a spiegare bene, piuttosto, cosa ha detto la dottoressa?
-Fitch soffre di Schizofrenia Paranoide; ammetto di non averne saputo granché fino a poco fa, quando la dottoressa ha avuto la magnanimità di spiegarmi nel dettaglio cosa comporti.
-Ovvero?
-La Schizofrenia Paranoide comporta tutti i sintomi di una normale Schizofrenia, quindi allucinazioni estremamente credibili e delirio, però in questo caso il soggetto manifesta la paura di essere perseguitato, interpreta fatti, comportamenti e comunicazioni come prove di complotti orditi contro di sé, dimostra un estremo egocentrismo e spesso fatica a socializzare; la Jordan è uno degli psichiatri più conosciuti al mondo per la cura di questa malattia, Greencourt è uno dei tre centri specializzati qui in America e lei ne è la direttrice.
-Avevo letto un suo articolo sul Times a riguardo, qualcosa lo sapevo; la storia medica?
-Dopo la diagnosi, tra il 2006 e il 2008, i genitori provarono a tenerlo in casa; all'epoca Malcolm era in cura sotto un altro psichiatra che però non riuscì ad aiutarlo più di tanto, lo spedirono a Greencourt verso la fine del 2008 dopo averlo visto girare per casa di notte con un coltello da cucina, convinto che lo stessero venendo a prendere. La Jordan si interessò immediatamente al suo caso, dice che era "una persona affascinante da analizzare, con una psiche estremamente complessa", una sorta di sfida che si è autoimposta, una sfida che ha vinto, peraltro, perché l'anno scorso Malcolm è uscito dal centro con anni di clinica alle spalle e la consapevolezza di essere malato, cosa che la dottoressa mi ha assicurato essere fondamentale per la guarigione del paziente.
-In che senso?
-Mi ha detto che molte persone affette da Schizofrenia Paranoide rifiutano di accettare la propria malattia, rifiutano di assumere i medicinali e raramente parlano delle loro allucinazioni, e in questo caso diventa difficile proseguire con i trattamenti perché non vi è un'effetiva risposta, anche emotiva, del paziente.
-Capisco. Nel caso particolare, c'è qualcosa di interessante?
-Malcolm è convinto di essere perseguitato da un'organizzazione con scopi non del tutto chiari, e ha rischiato molto spesso di nuocere a se stesso e a chi gli sta intorno.
-Coerente con la definizione della sua malattia.
-E non è tutto..
-Non avrei mai messo in dubbio le tue capacità persuasive in un colloquio, Berg, sapevo che avevi altro da dirmi.
-Innanzitutto mi ha riferito di aver visto Fitch per l'ultima volta dieci giorni prima dell'omicidio.
-In quale occasione?
-La dottoressa fa continuamente avanti e indietro tra il suo studio qui in centro e Greencourt, e Martedì 18 era, appunto, qui in città, in attesa di un incontro con un paziente, quando Fitch ha fatto irruzione nello studio e si è messo ad urlarle contro, dicendole di non essere malato e che lei gli aveva mentito per tutto quel tempo; ha provato a calmarlo e lui è scoppiato in lacrime, dicendole che loro erano tornati, le sue allucinazioni ovviamente, ma prima che lei riuscisse a stappargli qualche informazione in più, è scappato via.. A quanto pare, non era guarito del tutto.
-E' impossibile guarire dalla Schizofrenia, Berg, al massimo si possono contrastare i sintomi con i medicinali e con le terapie psichiatriche.
-Curioso, è la stessa cosa che mi ha detto la Jordan; temo abbia frainteso il mio commento come una critica al suo operato. Mi ha detto, inoltre, che questa è una cosa che capita spesso ai malati di Schizofrenia Paranoide: le ricadute, la perdita di efficacia di qualche medicina.. Niente fuori dall'ordinario. La dottoressa era pronta a prescrivergli un altro tipo di terapia, prima di venire a conoscenza dell'omicidio.. Pareva sentirsi molto in colpa.
-Non è colpa sua, è una psichiatra eccellente, un medico molto capace, solo che la medicina non è una scienza esatta, e la psichiatria temo ne sia il ramo più fragile. Ha detto altro?
-Mi ha riassunto il percorso di Malcolm negli anni di Greencourt.
-Avanti.
-Due anni fa alla arrivò una ragazza di nome Eve Gunner, coetanea di Fitch, con la sua stessa malattia e una storia alle spalle non dissimile da quella del ragazzo; a differenza di molti altri pazienti, però, lei era fondamentalmente una tipa curiosa, molto meno chiusa in se stessa.
-Fammi indovinare: i due hanno fatto amicizia.
-La stessa Jordan mi ha detto di essere rimasta profondamente sorpresa dal legame che si è formato in poco tempo tra i due, e lei di matti ne deve aver visti parecchi.
-La natura del loro rapporto?
-La dottoressa non è mai riuscita a farsi rivelare granché della loro relazione, ma ha saputo da diversi infermieri della clinica che avevano l'abitudine di gironzolare nei pressi della camera dell'altro dopo il coprifuoco.
-Questo lascia intuire parecchio, e mi permette di comprendere altrettanto.
-Che intende dire?
-Adesso ti tocca la mia, di spiegazione, e sarà piuttosto difficile da digerire.
-Sono tutto orecchi.
-Una decina di minuti fa è arrivato un uomo in sala interrogatori, un uomo che è riuscito a convincere Malcolm a sciogliere il suo silenzio e a confessare, e il ragazzo ha raccontato tutto, anche particolari al di fuori della nostra conoscenza, tra cui la provenienza dell'arma che, a quanto ha detto, ha acquistato ad un banco dei pegni prima essere ricoverato a Greencourt, quando le sue allucinazioni non gli davano tregua, e ha rivelato anche il movente dell'omicidio: i membri di un'organizzazione criminale lo hanno placcato la notte prima dell'intrusione nella scuola, ordinandogli di uccidere la D'Alene; per convincerlo, pare abbiano minacciato di uccidere una certa Lei, a cui Fitch pare tenere molto.
-E questa lei, ovviamente, sarebbe Eve Gunner.
-Precisamente.
-Aspetta un secondo: tu hai detto che un uomo è entrato nella saletta per convincerlo.
-Esatto.
-Ma non c'è nessuno lì dentro, e nessuno può entrare senza il nostro permesso. 
-Questo perché l'uomo in questione ha la deplorevole caratteristica di essere invisibile ai nostri occhi: è un'allucinazione, Berg, un'allucinazione provocata dalla malattia di Malcolm, così come gli uomini che gli hanno commissionato l'omicidio, perché non sono altro che frutto della sua immaginazione paranoide.
-Dio..
-Difficile da digerire, come ti ho già detto.
-Cosa ne faranno di lui?
-Verrà processato, com'è ovvio che sia verrà mandato in una qualche clinica, la Jordan verrà accusata di negligenza.. Chissà.
-E' il caso più incredibile e contorto che mi sia mai capitato tra le mani.
-La malattia mentale è qualcosa che noi sani non possiamo vagamente concepire, poiché ha origine nella mente umana e il nostro cervello è una macchina estremamente difficile da studiare.
-Non c'è limite alla follia.
-Una sola cosa, di tutto questo, mi conforta.
-Cioé?
-L'allucinazione di Malcolm lo ha convinto a confessare, insomma, guardalo: è l'immagine stessa del pentimento.
-E quindi? Cosa c'è di confortante in ciò?
-Quell'allucinazione non è altro che un frutto della sua mente malata, che nonostante sia per l'appunto, malata, ha partorito un personaggio che lo ha spinto a fare ammenda del suo crimine. Significa che, nonostante tutto, anche i matti, in fondo, hanno una coscienza.
  
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