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Autore: Nori Namow    18/04/2013    37 recensioni
«Quindi mi state dicendo che voi avete vissuto una vita precedente, e vi conoscevate?» chiese Zayn per l’ ennesima volta. Diamine, sei scemo o cosa?!
«Sì Zayn, è assurdo, lo so. Ma è così. Ricordi la collana che brilla e io e Ele che rimaniamo come scemi? Ecco, non era una messa in scena.» spiegò Louis cercando di mantenere la calma. Il ragazzo sembrò ragionarci sopra, per poi esprimere un commento molto intelligente.
«Figo!»
Appunto.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo finale è per voi, che mi avete sempre supportata, sopportata,
fatta sentire a casa, accettata, amata, utile nel fare qualcosa.
Grazie per tutti i complimenti, per le recensioni, per le minacce di morte .
Siete come una seconda famiglia per me, la più bella.
Spero continuerete a seguirmi anche nelle altre long,  che questo finale sia di vostro gradimento. ♥




 

twenty seven - the end


 

La collana aveva emanato l’ultimo tenue bagliore, poi era tornata allo stato normale.
Cercavo di rimettere assieme i pezzi dei flashback appena rivissuti, chiedendomi se Louis avesse visto le stesse cose.
«Ele, perché sei nel mio sgabuzzino?» domandò Lou, guardandomi sbattendo ripetutamente le palpebre, sotto shock.
A quelle parole sobbalzai, senza però degnarmi di uscire fuori di lì; sapevo che mi sarebbe bastato solo un passo per crollare a terra, svenuta.
«Ehm… Ero venuta a trovarti ma c’era solo Harry, e quando sei venuto tu mi sono nascosta qui. Bel posto, comunque.» sorrisi appena,
immaginandolo mentre mi trascinava alla porta, cacciandomi fuori. Erano due anni che non ci vedevamo, e io apparivo magicamente nel suo sgabuzzino.
«Hai… Hai visto anche tu, quei ricordi?» domandò mentre riconoscevo quel rossore imporporargli le guance.
Dio, quanto mi era mancato.
Annuii distrattamente, mentre il rosso si accentuava ancora di più. Tossicchiò un paio di volte, prima di rivolgermi la domanda.
«Proprio… tutti i flashback?»
«Sì.»
«Anche l’ultimo?»
Inclinai la testa su un lato, mentre i suoi occhi preoccupati mi scrutavano. Lo conoscevo abbastanza da capire che quella timidezza era dovuta al fatto che nell’ultimo flashback praticamente aveva confessato di amarmi. Sorrisi malvagiamente.
«Oh, sì.»
Raccolsi tutta la forza che possedevo in quel momento, costringendolo a spostarsi per farmi passare. Tempo di muovere tre passi, che la sua mano si era serrata attorno al mio braccio, costringendomi a voltarmi. I suoi occhi celesti mi osservavano curiosi e avevano acquistato quella scintilla che mi mancava tanto.
«Hai persino prenotato la stessa camera.» sussurrò riferendosi alla mia permanenza –che qualcosa mi diceva che sarebbe stata breve- al Danubius.
«Oh beh, mio padre è un sentimentale. Io l’ho saputo quando la ragazza mi ha dato il numero della stanza.» scossi le spalle, cercando di far trapelare un’assoluta indifferenza. Ma a me importava, anche fin troppo.
«E perché sei tornata?» chiese a quel punto, mentre dal tono di voce traspariva una nota di speranza.
Mi sarebbe piaciuto fiondarmi fra le sue braccia e baciarlo, però il ricordo di quel giorno in aeroporto mi fece fermare il cuore.
«Sono venuta con il mio ragazzo. In vacanza.» mentii con fare altezzoso, mentre la sua faccia assumeva un tono annoiato.
A quanto pare riconosceva ancora il modo in cui mentivo, perché tentò in tutti i modi di nascondere un sorrisetto malizioso.
«Oh, certo, fidanzato. E sentiamo, come si chiama il fortunato?» domandò accarezzandomi un braccio mentre sorrideva sghembo.
Morsi il labbro inferiore, bagnando poi le labbra con la lingua. Gesto che a Louis non sfuggì.
«Si chiama… Siuol» dissi leggendo mentalmente il suo nome al contrario. Lui sembrò rifletterci un attimo, poi sorrise nuovamente.
«Che nome orrendo.» decretò infine, poggiandomi una mano su un fianco.
«È un idiota. Ed è bellissimo.» lo guardai, mentre i suoi occhi affogarono nei miei e viceversa. Sorrise, contagiando anche me.
«E lo ami?» sussurrò avvicinandosi al mio orecchio, mentre dei brividi che mi erano mancati tornavano a deliziarmi della loro compagnia.
«Lo amo incondizionatamente da due anni, ma lui era troppo stupido per accorgersene e rischiare, così ho deciso di dirglielo.»
Con l’indice segnai il contorno della linea del suo collo, mentre il suo respiro diventava un po’ più corto.
«Mi chiedo se lui ami me, però.»
Sarà stato che probabilmente era in astinenza, o forse ero stata così brava a provocarlo, da riuscire nel mio intento.
Fatto sta che mi prese per il polsi, facendomi sbattere con la schiena contro il retro del divano.
«Sei sposata?» domandò con il fiato corto, mentre la sua barba appena accennata mi solleticava il collo.
«No…»
«Fidanzata?» chiese ancora, facendomi corrugare la fronte. Era sempre stato un tipo strano, in fondo.
«No.. ma cosa…?»
«Sei ubriaca, fuori di senno, hai problemi di memoria?» domandò ancora a raffica, come se fossimo ad un interrogatorio.
«Certo che no, ma perché me lo chiedi?»
«Perché voglio essere sicuro che questo momento, te lo ricordi per sempre.»
I suoi occhi mi osservarono ancora un a volta, prima che mi prendesse il viso fra le mani, baciandomi dolcemente.
E in quel momento capii quanto New York fosse fuori posto, per una come me. Qualunque posto lo sarebbe stato, se non ci fosse stato Louis.
Perché Louis era come un centro di gravità, d’ovunque mi trovassi la mia anima cercava sempre lui, o qualcosa che gli somigliasse.
La sua risata cristallina, la voce squillante, quel suo essere pazzo, infantile, sfacciato, sexy, gentile, premuroso, idiota.
Specialmente idiota, perché era quello che amavo più di lui: quel suo essere tutto e niente, come se avesse due personalità distinte che però si mescolavano assieme. Louis Tomlinson era unico, e per quanto avessi provato a cercarvi dei difetti, non ero riuscita a trovarli.
Mi morse giocosamente il labbro inferiore, mentre le sue mani mi accarezzavano la schiena sotto l’indumento. E sentivo che avrei potuto vivere
per sempre di quei brividi, di quei tocchi così delicati e a volte più urgenti e passionali. Sentivo che stavo ricominciando a vivere di nuovo, come se la
mia vita fosse stata messa in pausa per due anni, ed ora era finalmente libera di continuare.
Giocherellai con il colletto della sua camicia, mentre inconsapevolmente le mie mani si apprestavano a sbottonarla.
Pochi secondi dopo l’indumento toccò terra, abbandonato a se stesso assieme alla mia maglietta che Louis non esitò a togliere.
Rimanemmo ad osservarci alcuni secondi, finché io non ruppi il silenzio sorridendo sghemba.
«Hai fatto palestra, vedo.»
«Ti sei rifatta le tette?» domandò corrugando la fronte, incredulo. Alzai gli occhi al cielo.
«Louis avevo diciotto anni, ora ne ho venti.» gli ricordai, mentre lui proprio non afferrava il concetto.
«Mi sono cresciute!» sbottai spingendolo lontano da me, offesa dall’ipotesi che il suo cervello bacato aveva partorito.
«Oh beh, meglio così.» sussurrò riavvicinandosi, mentre poggiava le mani sulle mie gambe fino a farmele allacciare contro il suo bacino.
«Dio, sono stato così coglione a lasciarti andare.» sussurrò soffiando sul mio collo, mentre un piccolo gemito di apprezzamento lasciava le mie labbra.
«In effetti è vero, ma ti punirò… più tardi.» specificai mentre lo baciavo, ancora e ancora.
Mio padre l’aveva capito subito, che avevo bisogno di Louis per dare un senso alla mia vita, perché lui era l’estremità del mio filo rosso del destino,
e nessuno dei due si sarebbe dato pace fino al nostro incontro. Non ero tornata per andarmene, ero lì per rimanere, d’ovunque Louis andasse.
«Ehm, Ele… dovrei salire le scale ma tu occupi la visuale. Cioè, non che mi dispiaccia la visuale, però non vorrei ucciderti ora che sai quanto ti amo.»
sorrisi poggiando di nuovo i piedi a terra, mentre salivo quelle scale familiari due gradini alla volta, cercando la sua camera.
Mi bloccai sulla soglia, osservando il modo in cui era rimasta impeccabilmente la stessa.
Louis mi raggiunse, abbracciandomi da dietro e facendo aderire la mia schiena al suo petto mentre mi baciava il collo, eccitato.
«Che c’è?» chiese mentre con la mano abbassava lentamente la spallina del reggiseno, lasciando una scia di baci.
«Ricordi quando Harry ci scoprì mentre ci baciavamo sul divano?» chiesi maliziosa, mentre il ricordo diventava più nitido che mai.
Lui rise. «Quale delle cento volte?» chiese mordendomi l’incavo del collo. Se non la finiva lo avremmo fatto sulla moquette, stupido idiota.
«Quando Eleanor diede l’ultima possibilità a Louis. Te lo ricordi? Quando inciamparono l’uno sull’altro e poi Louis la baciò.» cercai di spiegare al meglio quel ricordo, mentre lui sorrideva scuotendo la testa.
«Ah sì, sembravano ragazzine che fangirlavano.»
«E ti ricordi cosa dicesti ad Harry, quando ci disse che avevamo i letti a disposizione?» gli accarezzai piano il braccio che aveva messo attorno alla mia vita, mentre lui in silenzio faceva mente locale. Mi trascinò poi indietro ridendo malefico.
«Non preoccuparti Hazza, c’è sempre il tuo letto, non è vero? La prossima volta lo facciamo lì.» citò le parole usate quel giorno,
stupendomi per la sua grande memoria.
 
 



***
Harry mise un braccio attorno alle spalle di Vivienne, lasciandole un bacio sulla guancia.
Aveva appena chiamato tutti gli altri, avvisandoli del ritorno di Eleanor Wood e della probabile pace che sarebbe tornata nella vita di Louis.
Si domandò scioccamente cosa stessero facendo in quel momento. Non che ci volesse molta fantasia.
Passarono accanto ad un vicolo poco illuminato nonostante fosse giorno, e Vivienne lo trascinò lì, sbattendolo contro il muro senza troppi complimenti.
Si fiondò sulle sue labbra baciandole dolcemente, mentre il riccio pensava che non si sarebbe mai potuto sentire così bene, come quando Vivienne lo baciava.
Aveva ragione Eleanor quando gli diceva che la ragazza adatta a lui non doveva cercarla nelle discoteche.
Lei le odiava persino, le discoteche. Vivienne viveva di libri, di film horror e film strappalacrime, di cibo, di palestra, di comicità.
Lei era tutto ciò che Harry desiderava. Inconsciamente, commise il grande errore di poggiare le mani sui glutei della sua ragazza, fin quando non si piegò a causa del dolore. Ah già, Vivienne viveva anche di Karate.
«Hey, perché l’hai fatto?» sbottò lui con il fiato corto, mentre si massaggiava piano lo stomaco. Almeno aveva risparmiato le parti intime, quella volta.
«Non sono il tuo giocattolo sessuale.» si giustificò lei, incrociando le braccia al petto.
«E perché mi hai sbattuto contro il muro e mi hai baciato?» chiese a quel punto Harry, faticando a capirla.
«Perché tu sei il mio giocattolo sessuale.»
Appunto, non la capiva mai. Però l’amava alla follia e sarebbe stato disposto a sopportare altri mille pugni nello stomaco solo per vederla sorridere.
Harry scosse la testa, sorridendo amaramente. Vivienne e il romanticismo.
«Dovresti prendere esempio dal film Titanic. Jack è così romantico con Rose.»
«Vivienne, quei due hanno scopato in una macchina.» gli ricordò il riccio, alzando le sopracciglia.
«Beh, ma è stato romantico, non trovi?» lo liquidò lei con un gesto frettoloso della mano.
«Ma se quando te l’ho proposto, non mi hai parlato per due giorni!» trillò esasperato Harry, nonostante l’amasse ogni secondo di più.
Quella ragazza lo confondeva, distruggeva le sue sicurezze, lo faceva soffrire, scopare poco, bere per nulla. Eppure l’amava, era come un gioco per loro,
quel continuo stuzzicarsi, quel mordersi giocosamente, pizzicarsi fin quando uno dei due non implorava pietà.
«Però poi siamo stati molto passionali, ricordi?» chiese lei facendo volare la chioma di capelli rossi che sapeva, ad Harry piaceva da impazzire.
Quella ragazza lo avrebbe mandato al manicomio, ma almeno ci sarebbe andato con il sorriso sulle labbra.
 
***
 


Mi gettai sul corpo di Louis, facendolo gemere per il dolore. Avvolse le sue braccia attorno alla mia schiena, mentre mi sussurrava quanto
gli fossi mancata. Lo zittii con un bacio sulle labbra, mentre lui mi stringeva a sé.
«Dovevamo proprio rivestirci?» chiese sconfortato, mentre osservava i nostri corpi avvolti dagli abiti. Io avevo indossato una delle sue felpe,
quelle che avevano un profumo talmente buono da inebriare i sensi. Avrei adorato la mia vita, se andava verso quella direzione.
Sentimmo un rumore proveniente dal piano inferiore, e sorridemmo sghembi quando la voce di Harry riecheggiò fra le mura.
Nonostante avremmo dovuto staccarci dal letto di Harry, rimanemmo in quella posizione fin quando non scoppiammo a ridere, sfiniti.
Harry era appena entrato in camera sua, trovando le lenzuola sparse e disordinate e noi due che amoreggiavamo sul letto.
Strabuzzò gli occhi assumendo un'aria cadaverica, quando comprese ciò che era accaduto in quella camera, fino a pochi minuti prima.
«Oh mio dio!» strillò in preda la panico, portandosi una mano vicino alla bocca per trattenere la bile. Sempre il solito esagerato.
«Te l’avevo detto io, Harry, che l’avremmo fatto nel tuo letto. Siamo stati molto passionali.» aggiunse Louis, leccandosi sensualmente le labbra.
Pochi secondi dopo apparve una ragazza dagli occhi azzurro cielo e i capelli biondo rame, ricci.
Vivienne.
Osservò Harry cadere in ginocchio, mentre borbottava cose senza senso sul suo povero letto che aveva assistito a scene vietate ai minori.
«Tirati sù, Cavaliere Harry Styles! Dobbiamo vendicarci di questo peccato di fornicazione avvenuto nel tuo giaciglio! Vieni, conquisteremo la stanza appartenente a Louis Tomlinson e consumeremo il nostro amore al suo interno!» urlò la ragazza con fare teatrale, mentre toglieva le scarpe utilizzando le punte dei piedi. Poi corse nella camera di Lou, facendo ondeggiare la massa infinita di capelli.
Harry parve sotto shock per un minuto, poi osservò il soffitto con aria commossa e le mani giunte in preghiera.
«Sì! Grazie Dio, grazie.» sussurrò per poi alzarsi e ripetendo lo stesso gesto della sua fidanzata.
«Ah ragazzi, dopo ordiniamo le pizze. Ne volete una anche voi?»
Io e Louis alzammo gli occhi al cielo, mentre Vivienne tornava a prendere il suo ragazzo, letteralmente, per i capelli.

Sì, la collana aveva realizzato il desiderio di Louis ed Eleanor del passato.
Ma aveva realizzato anche il mio.




*prende fazzoletti e piange disperata*

 



Wow, è davvero finita. È DAVVERO, DAVVERISSIMO FINITA.
Non ci credo, non è possibile.
Eppure è così, perché ho spuntato la casella 'completa' e quindi nada, finish, stop.
Porca troia, io mi sento persa.
Non oso immaginare come si sia sentia zia Row dopo sette libri, a scrivere l'ultima frase.
Deve aver pianto per una settimana, minimo.
Bene, non mi prolungo con i ringraziamenti perché li ho fatti sopra. Però che nervi, questa storia mi mancherà ç.ç

Ma voi non mi abbandonerete, vero? Perché io ho appena iniziato una nuova long (su Louis) e ne ho un'altra in corso,
sempre sovrannaturale, su Harry.
Boh, io vi amo, e se volete seguitemi lì.
Ringrazio tutte le lettrici, silenziose e non, per avermi letta, sopportata, odiata, cagata. Vi sposerei tutte. ♥


   
 
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