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Autore: Celine_Falilith    07/11/2007    22 recensioni
ATTENZIONE! SONO PRESENTI SPOILER SUL SETTIMO LIBRO!
...ma ora, invece, aveva davanti a se il frutto di un vero amore che aveva sconfitto la morte.
L'unica cosa che la spingesse a dimenticare, anche se per poco, il dolore delle persone perse per sempre.
L'unica cosa per la quale valesse la pena vivere.
Dedicata a Ginny85. Grazie ancora, Debby!
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Andromeda Black, Harry Potter | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Binario 3

 

Binario 9 ¾

 

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«Tesoro, sei sicuro di aver preso tutto?»
«Sì, nonnina…»
«Ma sei proprio…»
«, nonnina…»
«Hai insistito a preparare le valigie tutto da solo…potresti aver dimenticato qualcosa! »
«Mamma, ti prego…è molto più ordinato e responsabile di noi tutti messi insieme…»

Molly Weasley si accorse appena dell’osservazione irritata di sua figlia Ginny e continuò il suo discorso, guardando negli occhi un bambino minuto di undici anni:
«Se hai qualche problema scrivici subito, chiaro? Così Pickwick farà un po’ di pratic…»
Si interruppe e frugò con lo sguardo fra i bagagli del ragazzino.
«Dove diavolo è la gabbia di Pickwick?» chiese a tutti i numerosi presenti.

Erano venute davvero molte persone a salutare il ragazzino. Nulla di strano: chiunque avesse parlato con quel bambino si sarebbe subito accorto di avere davanti una persona dotata di spiccata sensibilità, intelligenza e simpatia.
Anche i suoi innocenti difetti, quali una sporadica timidezza e una buona dose di goffaggine, erano considerati pressoché adorabili.
Perciò tutte le persone lì presenti, che avevano a che fare quotidianamente con quel bambino, non esitavano a definirsi la sua famiglia, sebbene non fossero legati da vincoli di sangue.

C’erano davvero tutti: nonna Molly, nonno Arthur, quasi tutti i loro figli con le loro mogli, la sua migliore amica Victoire, zio Harry e zia Ginny con i loro due figli, e naturalmente nonna Andromeda, che teneva in mano una gabbia contenente un piccolo gufo giallo.

«Molly! Ti eri dimenticata che lo portavo io? » disse in tono divertito.
«Oh, cara! Meno male…mi ero proprio scordata!» rispose la donna con un certo imbarazzo.

Il tempo aveva spento i capelli rosso fuoco della signora Weasley, ma non il suo lato materno: voleva anche lei curarsi del piccolo, ma a volte aveva l’impressione di inserirsi troppo prepotentemente nel rapporto tra lui e la sua vera nonna.
Ma non poteva farci niente: quel ragazzino le ricordava molto Harry, orfano e quasi senza una persona al mondo. E poi, il modo in cui la chiamava nonnina…la faceva impazzire!

Andromeda, dal canto suo, si lasciava aiutare volentieri dalla signora Weasley, senza aver mai provato risentimento nei suoi confronti: suo nipote aveva bisogno della presenza e dell’affetto di altre persone, oltre che del suo.
Sapeva però che tutte le persone del mondo non avrebbero riparato la sua grave perdita…e questo la faceva soffrire.
Ricordava sempre, e con vergogna, a come si era opposta alla scelta della figlia di sposare quel “dannato licantropo”: se i due non si fossero abbandonati alla forza dell’amore Andromeda si sarebbe trovata sola. Senza marito, senza figli, senza nipoti.

Ora, invece, aveva davanti a sé il frutto di un vero amore che aveva sconfitto la morte. L’unica cosa che la spingesse a dimenticare, anche se per poco, il dolore delle persone perdute per sempre. 
L’unica cosa per la quale valesse la pena vivere.
Il suo nipotino Teddy Remus Lupin.


«Dalla pure a me la gabbia, nonnina! Pick deve fare un giretto prima di partire!»
Sia Molly che Andromeda spalancarono gli occhi.
«In una stazione?! Con tutta questa gente? Adesso? Caverà gli occhi a qualcuno! Cara, pensi che sia…» chiese Molly esitante, rivolta ad Andromeda.
«Non è assolutamente il caso! Teddy, lascialo tranquillo nella sua gabbia, tesoro…sai come può essere…esuberante, in certi casi.»
Benché Teddy non fosse un tipo testardo, questa volta insistette:
«Vi dico che adesso mi ubbidisce! Guardate…»
E aprì la gabbietta.

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« Cosa?! Tonks… Tonks ha avuto il bambino? »
« Sì! Sì! E’ nato! »
« Congratulazioni! »
« Harry…sarai il padrino? »
«I-io? »
« Sì, tu, naturalmente…Dora è d’accordo! Chi altri se non te? »
« Io… Sì »

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«Visto?» esclamò Teddy sorridente.
Harry guardava divertito la scena: il gufetto volava sopra le teste di tutti, mentre le due donne erano sbiancate.
Pick, da quando era stato comprato per il compleanno di Teddy, era sempre stato un gufetto un po’ violento. E vederlo volare tranquillamente senza che fosse tentato dal beccare le teste delle persone o lacerare ogni genere di stoffa che gli si ritrovasse sotto gli artigli…beh, è una scena piuttosto gratificante.

Ci fu un lampo giallo, quasi accecante: Pick era planato a gran velocità sulla spalla del suo padroncino.
«Wow, Ted!» disse Harry, ammirato. Teneva in braccio il suo secondogenito, Albus, che ripose con cura nel suo passeggino. Dopodichè si avvicinò al suo figlioccio.
«Infine sei riuscito a domarla, quella bestia! »
«Oh, bastano le buone maniere.» rispose Teddy con un gran sorriso.
Harry piegò le ginocchia, in modo da poter guardare il ragazzino negli occhi.
“Oggi sono azzurri” pensò Harry: “Meno male…temevo che sarebbe stato agitato, al pensiero di dover partire.”

Improvvisamente, la sua mente si riempì di ricordi: quando vide Teddy la prima volta, piangente nella sua culla, come se in qualche modo sapesse cosa fosse accaduto ai suoi genitori.
Quando fu appurato che Teddy non era un lupo mannaro…
Quando, in un pomeriggio d’estate, era venuto da lui e aveva chiesto: «Zio Harry, chi erano i miei genitori?»
Harry, per un attimo, guardò oltre la figura del suo figlioccio e vide il treno che lo avrebbe condotto ad Hogwarts.

Pensò come il destino potesse giocare con le vite delle persone, legandole per sempre.
Lì, in uno scompartimento del vagone, tanti anni fa, aveva incontrato un uomo.
Un uomo profondamente addormentato, dai vestiti consunti e i capelli castano chiaro.
Chi avrebbe mai immaginato che lui, Harry Potter, sarebbe stato il padrino di suo figlio?
Di quello sconosciuto?

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« Anche a me dispiace... non lo conoscerò mai »

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«Spero tanto di finire a Grifondoro, zio Harry.»
I ricordi cessarono bruscamente: «Perché, Teddy?»

«Ci siete finiti te e mio papà, giusto?»
«Sì, ma non è una buona ragione per non considerare le altre Case. Tua madre era di Tassorosso, sai?»
Teddy si grattò il naso col dorso della mano.
Harry capì che cosa preoccupava il ragazzino, e fece un piccolo sorriso.
«Sarò orgoglioso di te, Teddy. In qualunque Casa andrai. E lo sarà anche tuo padre.»

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« Ma saprà perché sono morto, e sperò che capirà… »

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Quando i due si furono sciolti dall’abbraccio, il treno fischiò.
«Saluta tutti gli altri, Ted. Ci penso io ai bagagli.» disse Harry, che prese le valige e sparì dentro il vagone.
Prima che Teddy potesse muovere un solo muscolo si ritrovò schiacciato al petto di Molly Weasley: un abbraccio più stretto del solito, ma pensò che gli sarebbe mancato.
Poi fu il turno di Andromeda, che lo strinse a se come a volerlo proteggere e gli fece qualche raccomandazione da nonna.
Man mano che salutava tutte quelle persone a lui care, Teddy si rese conto di una cosa: che stava per entrare in una realtà in cui tutte quelle persone non ci sarebbero state. Non aveva amici a Hogwarts, nessuno su cui fare affidamento.
Come avrebbe fatto ad ambientarsi? Lui, così timido nei confronti degli estranei…

All’improvviso sentì qualcosa che gli stringeva la vita: erano le braccia della piccola Victoire. Cosa avrebbe dato per portarla a Hogwarts con se…
«Buona fortuna, Teddy.»
E gli accarezza i capelli celesti. Le piacciono tanto.

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« Cercavo di costruire un mondo
in cui potesse vivere una vita più felice »

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«Accidenti, gli scompartimenti sono tutti pieni!» borbotta un ragazzino di undici anni, piuttosto alto per la sua età.
«Forza, andate avanti! Ci saranno dei posti liberi, non vi preoccupate…» esclama incoraggiante un altro ragazzino dai capelli neri come la pece.
«Hei! In questo c’è solo una persona! Che fortuna!» squittisce una bambina bassa e bionda.

La ragazzina apre la porta scorrevole. Seduto vicino al finestrino c’è un ragazzo della sua età, un ragazzino minuto. I suoi capelli sono di un sorprendente rosso acceso, come le sue guance.
«Ciao! » saluta allegra la bambina: «Possiamo sederci? Tutti i posti erano occupati….»
Il ragazzino annuisce energicamente.
«Come ti chiami? » chiede il ragazzo alto, sistemando il suo bagaglio.

«Ted Lupin, o Teddy, se preferite…».

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Una vita più felice.

 

 

 

 

 

∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞

 

Salve!

Dunque…da dove comincio? Ah, già…

Hem…di certo avrete capito che questa è la mia prima FanFiction, per cui ho ancora molto da imparare XP

La cosa che mi preoccupa maggiormente è la caratterizzazione di Teddy Lupin:  l’ho descritto esattamente come lo immagino io, ma mi rendo conto che potrebbe anche non piacere, per cui ditemi cosa ne pensate ^^’’
Un altro dubbio che mi perseguita è il continuo passaggio del punto di vista: all’inizio si leggono i pensieri di Molly, poi quelli di Andromeda… Spero che non vi abbia dato troppo fastidio. E spero anche di essere riuscita a trasmettervi il perché di questo cambio di punti di vista.

Anche se non ho ancora l’abilità di trasmettere emozioni ai lettori (finalmente dico una cosa sensata) spero almeno che questo racconto vi abbia almeno un minimo interessato e che non l’abbiate trovato troppo banale! Se così non fosse…vi prego, ditemi dove ho sbagliato!

 
Scusate se vi ho seccato, ma cercate di capirmi XDD

 
Grazie dell’attenzione e…commentate, please!!

 

  
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