The words you whisper I will always believe

La folla urla, si dimena e impazzisce appena sotto di loro, letteralmente ai loro piedi. Harry è già partito, nonostante abbiano praticamente appena iniziato: salta qua e là come una molla, urla anche lui buttando le braccia al cielo, gioca con le luci, canta a squarciagola, e Louis già lo sa che stanotte gli dovrà fare un tè caldo per fargli recuperare la voce.

Lo osserva rapito da un po' perché è uno spettacolo vederlo così, felice e libero; e a un tratto, come richiamato da qualcosa, anche Harry si ferma e si gira verso di lui. I loro sguardi si incollano subito, punto fermo tra tutto il resto che si muove come impazzito: le luci, i colori, le persone. Harry sorride, in quel momento sospeso nel tempo, in quella bolla di luce in mezzo al buio che è solo loro, e poi va lentamente, a lunghi passi misurati, verso di lui. Quando gli arriva vicino, lo sfiora appena sul fianco con una mano: un tocco leggero, sfuggente e invisibile ai più, che però riesce a trasmettergli un calore impossibile, che si irradia da quel punto a tutto il corpo. Sorride di quel piccolo momento rubato e anche di come a loro basti anche così poco. Poi, Harry si piega verso di lui in un gesto casuale e gli sussurra tra i capelli: "Io ci sarò sempre, lo sai no?"

Sembra quasi volerlo rassicurare, perché forse Louis gli è sembrato per un momento un bambino che si è perso, lì sul palco con quello sguardo smarrito, fermo immobile. Vuole fargli sentire che lui è lì al suo fianco e che ci sarà sempre, perché ogni tanto ha paura che Louis non senta di appartenere fino in fondo alla band, o che non sia del tutto a suo agio con la vita che fa ora, o che si senta ancora in colpa perchè pensa di aver abbandonato la sua famiglia, nonostante la facciata vivace e chiassosa che mette su.

E Louis non ha mai creduto a chi gli diceva che ci sarebbe stato sempre, perché poi non era mai stato così. Perchè le promesse sono fatte per essere infrante, come quando da bambino aspettava che suo padre andasse a vederlo a innumerevoli partite di calcio, guardando sugli spalti troppe volte, anche appena prima di tirare in porta. Ci ha messo un po' Louis a imparare a tirare e basta, senza guardare sugli spalti. Ci ha messo un po', per colpa della sua tendenza innata a essere aperto e ottimista, anche a non fidarsi più, a capire che niente è per sempre e che tutti, prima o poi, se ne vanno.

Ma quando sente Harry dire quelle parole, appena sussurrate in mezzo al rumore assordante, gli fanno l'effetto di una scossa di terremoto. Si specchia nei suoi occhi e rivede il Louis di tanti anni prima, quello con gli occhi luminosi, i capelli in disordine e il cuore grande. E le sue convinzioni per un attimo vacillano. Perchè è Harry a dirlo: Harry che c'è sempre stato fino a quel momento, Harry con quegli occhi chiari e sinceri e innocenti, Harry che ha un'anima così bella che solo a pensarci gli fa male il petto, Harry che non dice mai qualcosa in cui non crede. 

E allora Louis, stavolta, ci crede.