Film > Lorax - Il guardiano della foresta
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Autore: Beatrixxx    19/04/2013    1 recensioni
Once-ler mi si avvicinò ancora, poi mi disse piano: "Non avere paura..." Ma, anche se non c'era molta luce, potevo distinguere i suoi occhi che sembravano dirmi il contrario.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Once-ler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In trappola. Ecco com'ero. Imbavagliata e legata. Le lacrime mi scendevano sullo Thneed, quell'orribile oggetto causa di quel disastro.
Mi aveva legata come se fossi un animale dall'allevamento, mi aveva imbavagliata come se fossi un cane rabbioso capace di far del male a qualcuno.
Avevo provato in tutti i modi a liberarmi da quelle funi che mi ferivano i polsi dai quali scendeva il sangue che macchiava il grande letto.
Aveva sbarrato le finestre e chiuso la porta a chiave, lasciandomi sola. Non riuscivo a smettere di piangere e a ripensare a tutto quello che era successo. Mi vennero in mente tutti i ricordi del tempo passato insieme a Once-ler, quando ci amavamo, quando eravamo felici insieme, quanti bei momenti passati... e ora... tutto finito!
Il Once-ler che conoscevo una volta era come se fosse morto.
Altre lacrime mi scesero lungo le guance per essere poi assorbite dallo Thneed. Non sapevo che cosa stesse succedendo li fuori, non sapevo quanti animali erano ancora sopravvissuti e quanta vegetazione era stata distrutta. Non sapevo quanti e quali affari stava concludendo Once-ler... affari che ovviamente sarebbero andati a sfavore di tante vite innocenti.
Mi facevano male tutti i muscoli, mi girava la testa. Non volevo morire... volevo tornare libera come una volta, volevo riportare le cose com'erano.
Ma, fino a quel momento, le mie proteste erano state inutili... i soldi e il potere avevano vinto l'animo di Once-ler.
 
 
Mi accasciai dolorante sul letto appoggiando la testa su uno dei cuscini. Mi si strinse il cuore per la tristezza appena sentii il profumo di Once-ler. Abbracciai forte il cuscino respirando profondamente e mi persi nei miei ricordi che però vennero bruscamente interrotti da un rumore lontano di passi. Il mio corpo si irrigidí, poi cominciai a tremare. Quando sentii la chiave che girava nella serratura, mi misi seduta rapidamente, tenendo stretto il cuscino tra le braccia.
 
La porta si aprì e la luce del corridoio entró nella camera ferendomi gli occhi. Mi voltai di scatto da un lato serrando le palpebre, ma ritornai subito a guardare davanti a me.
Once-ler chiuse la porta alle sue spalle, senza accendere la luce. Si tolse il cappello e gli occhiali e li poggió su una sedia vicino la porta. Poi fece dei passi verso di me sfilandosi i suoi lunghi guanti verdi e lasciandoli cadere a terra. Tremai più forte e mi sfuggì un gemito. Once-ler mi si avvicinò ancora, poi mi disse piano: "Non avere paura..." Ma, anche se non c'era molta luce, potevo distinguere i suoi occhi che sembravano dirmi il contrario.
 
Mise una mano sul letto per appogiarsi e con l'altra abbassó lo thneed, che aveva assorbito le mie lacrime, togliendomelo dalla bocca e lasciandolo cadere sul mio petto. Respirai profondamente e subito mi venne il cuore in gola. Non resistetti, e anche se avevo paura, dissi tra lacrime e singhiozzi: "Ti prego, fermati! Non ti rendi conto che quello che stai facendo è sbagliato?"
Vidi la rabbia nei suoi occhi, strinse i denti e disse: "Zitta! Non dire a me quello che devo fare!" Mi strappó il cuscino macchiato di sangue dalle braccia e lo lanciò lontano.
"Non sei tu a stabilire le leggi!" avvicinó il suo viso al mio.
Era come se, avendo lanciato via il cuscino, mi avesse fatto capire quello che anche il suo nuovo atteggiamento dimostrava: Once-ler era cambiato e, per lui, io dovevo accettarlo.
Ma come potevo? Io lo amavo per quello che era prima!
 
In quel momento mi sentii in pericolo, sola e indifesa, ma riuscii comunque a dire:
"Hai ragione, non sono io a stabilire le leggi, dovremmo essere noi a capire cos'è giusto e cosa non lo è. Bisognerebbe saper scegliere la via più giusta da seguire..."
Prima che potessi aggiungere altro, Once-ler mi interruppe urlandomi contro: "Sai che ti dico?!? Tu sei l'UNICA che non mi accetta per come sono!!".
Si allontanò sospirando e squotendo la testa. Si mise seduto sul letto tenendo lo sguardo fisso a terra.
"Tu non capisci... ho lavorato tanto per arrivare a questo punto. Mi sono impegnato per rendere felice mia madre e dimostrare a tutti quanto valgo. Ora sono apprezzato da tutti..." volse la testa verso di me e mi guardò triste "...tranne che da te".
 
 
Mi si avvicinò di nuovo, più di prima, mi prese le mani e le strinse piano guardandomi intensamente. "Io ti amo e voglio vivere per sempre con te! Ma ho bisogno che tu mi capisca!"
Avevo le lacrime agli occhi e mi faceva male il petto per quanto batteva forte il mio cuore. "Anche io ti amo, anche io voglio vivere per sempre con te. Ma... anche io ho bisogno che tu mi capisca..."
Mi liberai dalla presa delle sue mani e dissi continuando a guardarlo negli occhi: "Non smetterò mai di pensare che tutto ciò è sbagliato. Continuerò ad oppormi all'egoismo e alla violenza! Preferirei MORIRE anzichè permettere o ignorare il male che stai facendo!! Combatterò sempre per la libertà e la giustizia!!"
Provavo rabbia, dolore e paura allo stesso tempo. Non riuscivo a fermare le lacrime.
L'espressione di Once ler cambiò. Si alzò velocemente continuandomi a guardare con rabbia e sofferenza. Poi andò verso il suo tavolo, prese la sua ascia e la sollevò in aria. Io chiusi gli occhi spaventata e misi le mani davanti per proteggermi. Sentii un colpo sordo... ma nessun dolore. Riaprii gli occhi e vidi l'ascia conficcata nel legno del letto dove prima c'era il nodo che mi teneva prigioniera. Once-ler mi afferrò per un polso strattonandomi con violenza, io strinsi i denti per il dolore e cercai di scendere dal letto, ma le mie gambe erano troppo deboli. Rischiai di cadere, ma Once-ler mi rimise in piedi e cominciò a camminare costringendomi a seguirlo. Aprì la porta e di nuovo la luce del corridoio mi ferì gli occhi. Once-ler riprese a camminare tenendo stretto il mio polso sanguinante e ancora legato all'altro.
 
Ero troppo debole per camminare, Once-ler mi sollevò da terra prendendomi in braccio. Io misi le mani intorno al suo collo per reggermi, anche se i miei polsi continuavano a sanguinare e a farmi male.
Mi girava la testa e per un momento vidi tutto nero. Non sentivo più le gambe.
Once-ler continuò a camminare velocemente lungo il corridoio. "D-Dove stiamo andando?" chiesi io con voce tremante.
Lui non rispose. Uscimmo dalla porta principale già aperta. Poi mi fece scendere e mi mise un braccio intorno alla vita per non farmi cadere. Io alzai la testa e fu allora che vidi... l'INFERNO. 
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