Falling
inside the Black
- Te lo chiedo di nuovo. Dove si trova? –
Il perno penetrò più profondo
nel meccanismo
tendendo i cavi d’acciaio, i tiranti alle loro
estremità fatti ulteriormente
dilatare.
Un leggero rumore di ossa incrinate
seguì,
le dita della mano ormai al limite di sopportazione; se il perno fosse
stato
fatto scendere ancora una volta avrebbe potuto di addio alla sua mano.
Il dolore era lancinante, le morse dei
tiranti completamente conficcate nella carne: anche un piccolo
movimento le
faceva entrare in contatto con l’osso della falange.
Quasi gli avessero letto nel pensiero,
percepì un movimento al suo fianco e subito una forte presa
fece pressione sul
tirante del dito centrale. Dovette mordersi il labbro inferiore per non
urlare
quando il metallo acuminato venne fatto sfregare contro
l’osso. Era sul punto
di cedere all’incoscienza ma non avrebbe dato a Black Hole la
soddisfazione di
quello e nemmeno di un singolo rantolo per il dolore che gli stava
causando.
Dopo un tempo che a lui parve lunghissimo la
presa lasciò andare la sua mano.
Il leggero respiro che si concesse venne
fuori come un roco rantolo; la gola era secca ed impastata, il sapore
ferroso
di sangue gli riempiva la bocca mentre alcune gocce del liquido
scarlatto
scendevano nell’esofago. Sentiva l’aria corrosa
entrargli in corpo per poi
raggiungere i polmoni, ma non sembrava abbastanza. Piegò
lentamente il capo
all’indietro aprendo la bocca, quasi a sperare che maggiore
aria arrivasse a
lui alleviando un po’ le sue sofferenze.
Aprendo un singolo occhio, cercò di
focalizzare meglio i suoi dintorni. La stanza era quasi completamente
immersa
nell’oscurità, una luce alla sua destra come unica
eccezione. Doveva essere una
lanterna di qualche sorta, non che al momento gli importasse
più di tanto.
Continuando a far vagare lo sguardo,
intravide un leggero movimento nell’ombra che
attirò la sua attenzione.
La sagoma era quasi invisibile nel buio, il
riflesso della luce della lanterna sul calice di vetro che teneva in
mano una delle
poche cose veramente visibili.
- Cosa devo fare per farti parlare,
Michelangelo-san? -. L’onorifico
lasciò la bocca dell’uomo a mo’ di
presa in giro. Erano lontani gli anni in cui aveva guardato alle
Supernove come
un qualsivoglia modello. Ormai davanti a lui si erano ridotti a dei
gusci
vuoti. Letteralmente.
- Tsk. – L’arsura della bocca
costrinse il
ninja a riprendere fiato prima di proseguire. – Se credi che
le…che le torture
servano a farmi dire qualcosa….ti sbagli di…..ti
sbagli di grosso. –
- Ma non mi dire. –. Sul volto di Jode
Grimjoe, the Black Hole, si dipinse un ghigno sghembo.
Alzandosi si avvicinò
alla tartaruga distesa sul tavola di tortura, rendendosi visibile a
quest’ultimo.
Michelangelo si ritrovò a notare per
l’ennesima volta che il metamorfos non era cambiato di molto
dalla prima volta
che lo avevano incontrato. Il volto scarno e pallido, nella sua forma
umana, che
contrastava i corti capelli neri che ricadevano sulla fronte era
divenuto più
allungato e segnato dal tempo e forse anche in altezza era divenuto
leggermente
più alto. E certamente era immensamente più forte
di quando le supernove lo
avevano battuto all’incirca tre anni prima.
- Allora magari, se ti chiedo dove si trova
tua sorella forse sarai più collaborativo. Dopotutto
sappiamo entrambi che è
ancora viva. E io ne ho bisogno. -. Grimjoe era così vicino
che il ninja
sentiva il suo alito suo collo. – E se non tu, uno dei tuoi
fratelli me lo dirà
a breve. -
- C..come no. BlackassHole.-
Prima che Black Hole potesse rispondere alla
provocazione del nunchaku wielder, la porta alle loro spalle si
aprì ed una
figura in armatura si fece largo nella semi oscurità della
stanza.
- Sir.-
Ruotando a malapena il volto verso il
soldato, Black Hole fece capire di essere in ascolto.
- Abbiamo notizie dal Dungeon. –
- Buone? –
- Per niente. –
Scese il silenzio nella stanza, lo sguardo
di Grimjoe fisso sulla tartaruga ninja. Michelangelo vide
l’impercettibile
movimento della mascella del suo aguzzino che si irrigidiva.
- Riportate il prigioniero in cella. Per
oggi abbiamo finito. -. Black Hole uscì col soldato senza
mai guardarsi
indietro, lasciando Michelangelo in compagnia del predator.
- Sai…mio fratello Raph vi trova carini.
Che
ne dici di un appuntamento? –
– —
Camminando lungo il corridoio, le loro ombre
si allungavano sulla parete in pietra ogni qualvolta superassero una
lanterna.
Erano di buona manifattura: in ferro, piegato in modo da creare
intricati
fronzoli che terminavano in punte acuminate. L’ultima che
avevano superato
ondeggiava lievemente, segno del passaggio recente del servo addetto
alla loro
accensione.
Il soldato si teneva a qualche passo di
distanza dal suo signore, camminando con la mano ben salda
sull’elsa della
spada a doppia mano che pendeva alla cintura. Era un’ormai
vecchia abitudine
acquisita dai lunghi anni di ronde per l’esercito, dovevi
essere sempre vigile
e pronto per un qualsiasi assalto nemico.
Non che in quel momento ce ne fosse il
bisogno: il suo signore era più che capace di difendersi da
solo e inoltre si
trovavano nei corridoi del suo stesso palazzo, ben sorvegliato e
protetto da
centinaia di guerrieri. Le probabilità di un assalto erano
inferiori allo zero.
Ma ciò non gli impediva di mantenere la presa
sull’arma.
Quando un grido proveniente dalla stanza da
cui erano usciti riecheggiò per il corridoio, il soldato
vide l’uomo davanti a
se lanciare uno sguardo seccato alle sue spalle. Continuarono a
camminare in
silenzio per un’altra manciata di metri prima che venisse
proferita parola.
- Qual è la situazione. –
- Avremmo dovuto avere un contatto dal
Dungeon dieci ore fa. Ci aveva assicurato che avrebbe fatto rapporto in
qualsiasi circostanza data l’importanza della missione. Il
contatto non è mai
avvenuto. -. Black Hole si sedette nel posto a capotavola del salone in
cui
erano entrati. Fissò lo sguardo sul soldato aspettando il
resto del resoconto.
– Circa un’ora fa abbiamo deciso di mandare un
drappello di caronti ed un
generale a fare un sopralluogo e ci hanno contattati meno di venti
minuti fa. –
disse a labbra serrate il soldato.
Si sedette sulla sedia davanti a lui dopo un
cenno del metamorfos; il mantello coi filamenti dorati, simbolo di
riconoscimento del rango di capitano, si increspò tra le
braccia incrociate.
- A detta del generale, dopo essere entrati
dal portale sud ed essersi diretti verso l’ala centrale del
Dungeon, avanzando
per i corridoi hanno cominciato ad intravedere segni sempre
più evidenti di
cedimento. Crepe, frammenti di roccia saltati. Non è parso
strano fino a quando
si sono resi conto che più avanzavano, più i
segni ed il degrado erano evidenti
ed accentuati.
Quando il generale ha capito che qualcosa
non quadrava ha fatto avanzare il drappello più velocemente
fino ad arrivare alla
sala principale.
Ci hanno contattati da lì quindi posso
confermare che definirla dilaniata e devastata
era lecito. –
Ebbe l’impressione di vedere come una
fiamma
accendersi negli occhi di Black Hole.
- Il prigioniero? –
- Il soffitto era completamente squarciato.
-. Sapeva che il suo signore odiava non ricevere risposte dirette alle
sue
domande, ma in quel momento aveva bisogno che apprendesse tutta la
situazione
prima di farsi prendere dall’ira. – Il Dungeon si
trova più di trecento metri
sotto la superficie e lo squarcio lasciava intravedere il cielo al di
sopra. Le
rocce riempivano l’intera area e i caronti hanno dovuti
lavorare un po’ prima
che fosse possibile esaminare la zona con cura. Al momento sono ancora
lì per
cercare di trovare più indizi possibili.
E’ comunque palese che sia avvenuto uno
scontro. Non sono frequenti i terremoti in quel pianeta e vi erano
segni
evidenti di battaglia. –
- Il prigioniero? – ripeté
Black Hole
alzandosi e dirigendosi verso la grande finestra alle sue spalle.
Fissando il
paesaggio al di fuori porse nuovamente la domanda al suo sottoposto.
Vide la terra brulla oltre le mura del
maniero estendersi per chilometri, spaccature frequenti della crosta
spezzavano
la regolarità del paesaggio.
La stella che illuminava il pianeta in cui
si trovavano era grande e bruciava ad altissime temperature. Il terreno
era
arido da decadi a causa di ciò; non vi erano animali che
pascolavano nelle
immense lande che li circondavano, solo sterpi, rami, terra bruciata.
Appoggiando la mano sulla lunga tenda
magenta, Black Hole ascoltava. E ciò che sentiva gli piaceva
sempre meno.
- Nessuna traccia mio signore. Svanito. –
- E Rajal? -. La stoffa rossa cominciò a
cedere sotto la pressione delle dita del metamorfos.
- Ucciso. Hanno trovato il corpo. La testa
era poco distante. –
Con uno strattone deciso, determinato
dall’ira, Black Hole sbrandellò la tenda. Per
parecchi minuti il suo respiro
roco fu l’unico suono udibile.
- Dryou, il generale, ha affermato con
certezza che tra i vari solchi nel pavimento creati dalle macerie ce
n’erano
degli altri dalla forma particolare. –. Il capitano vide i
muscoli delle spalle
della figura alla finestra contrarsi.
- Particolare dici? –
- Orme enormi. Zampe uncinate. Sarebbe
un’idea campata in aria se non fossero queste le circostanze.
Ritiene che le
orme siano delle zampe di un… –
- Di un drago. – concluse Black Hole per
lui. – Draciel. -
Ma
come
faceva il lucertolone a sapere dove trovare Donatello. Un caso?
No…troppa
fortuna. Con il numero infinito di pianeti che ci sono
nell’universo, se non si
sa dove cercare è quasi impossibile trovare…
- A meno che… -
- Signore?... –
Un
drago ha
una connessione con il suo cavaliere.
Se
Draciel è
arrivato nel Dungeon forse non era per liberare Donatello ma per
liberare qualcun
altro. E questo vuol dire che Rajal l’ha trovata.
- Attiva le fonderie, fa lavorare i fabbri
fino allo stremo. Voglio armi pronte e di ottima fattura in numeri
altissimi ed
in breve tempo. Richiama i capitani ed i generali, in due ore voglio
tutti
pronti per un incontro logistico qui. Metti dei predator alle sessioni
di
allenamento e riattiva tutti i soldati, caronti, demoni che sono in
stato di
stallo al momento. Voglio tutti pronti per la battaglia. In una
settimana
andiamo in guerra. –
- Destinazione? –
Se
ha trovato
Cloud allora Rajal non è stato completamente inutile. Un
vero peccato, era uno
dei migliori sicari in circolazione.
Cloud
quindi
ora è con Draciel e loro hanno
per certo
anche Donatello. E ciò vuol dire che la loro prossima mossa
sarà cercare di
recuperare i tre fratelli restanti che si trovano qui. Per quanto
Donatello
possa ricordarsi poco di questo posto è comunque il genio
delle supernove. Con
i mezzi giusti sarebbe in grado di localizzare il pianeta. Ma prima di
muoversi
dovranno riabilitarsi. Nel giro di qualche giorno si sposteranno e
raggiungeranno l’unico posto in cui possano trovare aiuto.
E
così io
colpirò prendendo due piccioni con una fava. Dopotutto,
avrei attaccato nel
giro di qualche mese in ogni caso.
Distogliendo lo sguardo dalla finestra Black
Hole ghignò. La bocca sfigurata in una lunga fila di canini
acuminati come
lame, il profilo allungato delle labbra ora di un verde petrolio che
ricopriva
l’intera lunghezza del viso.
Non era la prima volta che il soldato
assisteva alla trasformazione del suo signore, ma essa riusciva sempre
a fargli
correre un brivido lungo la schiena.
- Il Nexus. -
Gomennasaiiiiiiiiii
L
Chiedo
umilmente perdono * si inchina, si inginocchia e si inchina di nuovo *
per il
brevissimo *cough cough* l’immensamente lungo
ritardo!
Non
so davvero il motivo, ma sembra che questo capitolo (che a tutti gli
effetti è
stato difficilissimo da scrivere) abbia dato davvero del filo da
torcere al mio
blocco dello scrittore. Due, e dico
DUE mesi interi….se non di più…in cui
la sottoscritta continuava ad aprire il
foglio word e non scriveva un’acca. L
Ma
non vi annoio con troppe commiserazioni! Ora il capitolo è
qui, e consolatevi
perché il prossimo è già bello che
avviato :D
Spero
sia di vostro gradimento!
Un
grande bacio a tutti coloro che recensiscono, seguono, ricordano,
preferiscono
Nexus e alla prossima!
Clo