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Autore: supernova_the_fifth    19/04/2013    1 recensioni
Quando la vita ti sembra normale. quando credi che tutto andrà per il meglio...è allora che il passato ti si ripresenta dinnanzi!
Dal capitolo 6:
[ Cloud non alzò lo sguardo da terra e non cercò di discolparsi. In cuor suo sapeva che ciò che lo sfregiato aveva appena detto era vero. In fin dei conti non aveva tentato nulla per fermalo e impedirgli di fare qualcosa.
Aveva perso davvero tutto quello che era un tempo.
E fin da subito sapeva di aver condannato tutti loro a morte certa. Nella sua mente aveva cercato più volte di pensare che si sarebbe concluso tutto per il meglio per tutti loro ma sapeva di mentire a se stessa.
Lei aveva comunque continuato a sperare; ora però tutta la consapevolezza di ciò che attendeva Anna, Erica, Mattia, Giulia, Naya, Elisabetta e Alice la colpì come un macigno.
Le parole che la raggiunsero qualche istante dopo furono il colpo di grazia.
- Anche se immagino che un secondo omicidio di massa non possa pesarti troppo sulla coscienza. Vero Supernova?- ]
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Nexus Universe'
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Falling inside the Black

 

 

- Te lo chiedo di nuovo. Dove si trova? –

Il perno penetrò più profondo nel meccanismo tendendo i cavi d’acciaio, i tiranti alle loro estremità fatti ulteriormente dilatare.

Un leggero rumore di ossa incrinate seguì, le dita della mano ormai al limite di sopportazione; se il perno fosse stato fatto scendere ancora una volta avrebbe potuto di addio alla sua mano.

Il dolore era lancinante, le morse dei tiranti completamente conficcate nella carne: anche un piccolo movimento le faceva entrare in contatto con l’osso della falange.

Quasi gli avessero letto nel pensiero, percepì un movimento al suo fianco e subito una forte presa fece pressione sul tirante del dito centrale. Dovette mordersi il labbro inferiore per non urlare quando il metallo acuminato venne fatto sfregare contro l’osso. Era sul punto di cedere all’incoscienza ma non avrebbe dato a Black Hole la soddisfazione di quello e nemmeno di un singolo rantolo per il dolore che gli stava causando.

Dopo un tempo che a lui parve lunghissimo la presa lasciò andare la sua mano.

Il leggero respiro che si concesse venne fuori come un roco rantolo; la gola era secca ed impastata, il sapore ferroso di sangue gli riempiva la bocca mentre alcune gocce del liquido scarlatto scendevano nell’esofago. Sentiva l’aria corrosa entrargli in corpo per poi raggiungere i polmoni, ma non sembrava abbastanza. Piegò lentamente il capo all’indietro aprendo la bocca, quasi a sperare che maggiore aria arrivasse a lui alleviando un po’ le sue sofferenze.

Aprendo un singolo occhio, cercò di focalizzare meglio i suoi dintorni. La stanza era quasi completamente immersa nell’oscurità, una luce alla sua destra come unica eccezione. Doveva essere una lanterna di qualche sorta, non che al momento gli importasse più di tanto.

Continuando a far vagare lo sguardo, intravide un leggero movimento nell’ombra che attirò la sua attenzione.

La sagoma era quasi invisibile nel buio, il riflesso della luce della lanterna sul calice di vetro che teneva in mano  una delle poche cose veramente visibili.

- Cosa devo fare per farti parlare, Michelangelo-san? -. L’onorifico lasciò la bocca dell’uomo a mo’ di presa in giro. Erano lontani gli anni in cui aveva guardato alle Supernove come un qualsivoglia modello. Ormai davanti a lui si erano ridotti a dei gusci vuoti. Letteralmente.

- Tsk. – L’arsura della bocca costrinse il ninja a riprendere fiato prima di proseguire. – Se credi che le…che le torture servano a farmi dire qualcosa….ti sbagli di…..ti sbagli di grosso. –

- Ma non mi dire. –. Sul volto di Jode Grimjoe, the Black Hole, si dipinse un ghigno sghembo. Alzandosi si avvicinò alla tartaruga distesa sul tavola di tortura, rendendosi visibile a quest’ultimo.

Michelangelo si ritrovò a notare per l’ennesima volta che il metamorfos non era cambiato di molto dalla prima volta che lo avevano incontrato. Il volto scarno e pallido, nella sua forma umana, che contrastava i corti capelli neri che ricadevano sulla fronte era divenuto più allungato e segnato dal tempo e forse anche in altezza era divenuto leggermente più alto. E certamente era immensamente più forte di quando le supernove lo avevano battuto all’incirca tre anni prima.

- Allora magari, se ti chiedo dove si trova tua sorella forse sarai più collaborativo. Dopotutto sappiamo entrambi che è ancora viva. E io ne ho bisogno. -. Grimjoe era così vicino che il ninja sentiva il suo alito suo collo. – E se non tu, uno dei tuoi fratelli me lo dirà a breve. -

- C..come no. BlackassHole.-

Prima che Black Hole potesse rispondere alla provocazione del nunchaku wielder, la porta alle loro spalle si aprì ed una figura in armatura si fece largo nella semi oscurità della stanza.

- Sir.-

Ruotando a malapena il volto verso il soldato, Black Hole fece capire di essere in ascolto.

- Abbiamo notizie dal Dungeon. –

- Buone? –

- Per niente. –

Scese il silenzio nella stanza, lo sguardo di Grimjoe fisso sulla tartaruga ninja. Michelangelo vide l’impercettibile movimento della mascella del suo aguzzino che si irrigidiva.

- Riportate il prigioniero in cella. Per oggi abbiamo finito. -. Black Hole uscì col soldato senza mai guardarsi indietro, lasciando Michelangelo in compagnia del predator.

 

- Sai…mio fratello Raph vi trova carini. Che ne dici di un appuntamento? –

 

 

Camminando lungo il corridoio, le loro ombre si allungavano sulla parete in pietra ogni qualvolta superassero una lanterna. Erano di buona manifattura: in ferro, piegato in modo da creare intricati fronzoli che terminavano in punte acuminate. L’ultima che avevano superato ondeggiava lievemente, segno del passaggio recente del servo addetto alla loro accensione.

Il soldato si teneva a qualche passo di distanza dal suo signore, camminando con la mano ben salda sull’elsa della spada a doppia mano che pendeva alla cintura. Era un’ormai vecchia abitudine acquisita dai lunghi anni di ronde per l’esercito, dovevi essere sempre vigile e pronto per un qualsiasi assalto nemico.

Non che in quel momento ce ne fosse il bisogno: il suo signore era più che capace di difendersi da solo e inoltre si trovavano nei corridoi del suo stesso palazzo, ben sorvegliato e protetto da centinaia di guerrieri. Le probabilità di un assalto erano inferiori allo zero. Ma ciò non gli impediva di mantenere la presa sull’arma.

Quando un grido proveniente dalla stanza da cui erano usciti riecheggiò per il corridoio, il soldato vide l’uomo davanti a se lanciare uno sguardo seccato alle sue spalle. Continuarono a camminare in silenzio per un’altra manciata di metri prima che venisse proferita parola.

- Qual è la situazione. –

- Avremmo dovuto avere un contatto dal Dungeon dieci ore fa. Ci aveva assicurato che avrebbe fatto rapporto in qualsiasi circostanza data l’importanza della missione. Il contatto non è mai avvenuto. -. Black Hole si sedette nel posto a capotavola del salone in cui erano entrati. Fissò lo sguardo sul soldato aspettando il resto del resoconto. – Circa un’ora fa abbiamo deciso di mandare un drappello di caronti ed un generale a fare un sopralluogo e ci hanno contattati meno di venti minuti fa. – disse a labbra serrate il soldato.

Si sedette sulla sedia davanti a lui dopo un cenno del metamorfos; il mantello coi filamenti dorati, simbolo di riconoscimento del rango di capitano, si increspò tra le braccia incrociate.

- A detta del generale, dopo essere entrati dal portale sud ed essersi diretti verso l’ala centrale del Dungeon, avanzando per i corridoi hanno cominciato ad intravedere segni sempre più evidenti di cedimento. Crepe, frammenti di roccia saltati. Non è parso strano fino a quando si sono resi conto che più avanzavano, più i segni ed il degrado erano evidenti ed accentuati.

Quando il generale ha capito che qualcosa non quadrava ha fatto avanzare il drappello più velocemente fino ad arrivare alla sala principale.

Ci hanno contattati da lì quindi posso confermare che definirla dilaniata e devastata era lecito. –

Ebbe l’impressione di vedere come una fiamma accendersi negli occhi di Black Hole.

- Il prigioniero? –

- Il soffitto era completamente squarciato. -. Sapeva che il suo signore odiava non ricevere risposte dirette alle sue domande, ma in quel momento aveva bisogno che apprendesse tutta la situazione prima di farsi prendere dall’ira. – Il Dungeon si trova più di trecento metri sotto la superficie e lo squarcio lasciava intravedere il cielo al di sopra. Le rocce riempivano l’intera area e i caronti hanno dovuti lavorare un po’ prima che fosse possibile esaminare la zona con cura. Al momento sono ancora lì per cercare di trovare più indizi possibili.

E’ comunque palese che sia avvenuto uno scontro. Non sono frequenti i terremoti in quel pianeta e vi erano segni evidenti di battaglia. –

- Il prigioniero? – ripeté Black Hole alzandosi e dirigendosi verso la grande finestra alle sue spalle. Fissando il paesaggio al di fuori porse nuovamente la domanda al suo sottoposto.

Vide la terra brulla oltre le mura del maniero estendersi per chilometri, spaccature frequenti della crosta spezzavano la regolarità del paesaggio.

La stella che illuminava il pianeta in cui si trovavano era grande e bruciava ad altissime temperature. Il terreno era arido da decadi a causa di ciò; non vi erano animali che pascolavano nelle immense lande che li circondavano, solo sterpi, rami, terra bruciata.

Appoggiando la mano sulla lunga tenda magenta, Black Hole ascoltava. E ciò che sentiva gli piaceva sempre meno.

- Nessuna traccia mio signore. Svanito. –

- E Rajal? -. La stoffa rossa cominciò a cedere sotto la pressione delle dita del metamorfos.

- Ucciso. Hanno trovato il corpo. La testa era poco distante. –

Con uno strattone deciso, determinato dall’ira, Black Hole sbrandellò la tenda. Per parecchi minuti il suo respiro roco fu l’unico suono udibile.

- Dryou, il generale, ha affermato con certezza che tra i vari solchi nel pavimento creati dalle macerie ce n’erano degli altri dalla forma particolare. –. Il capitano vide i muscoli delle spalle della figura alla finestra contrarsi.

- Particolare dici? –

- Orme enormi. Zampe uncinate. Sarebbe un’idea campata in aria se non fossero queste le circostanze. Ritiene che le orme siano delle zampe di un… –

- Di un drago. – concluse Black Hole per lui. – Draciel. -

Ma come faceva il lucertolone a sapere dove trovare Donatello. Un caso? No…troppa fortuna. Con il numero infinito di pianeti che ci sono nell’universo, se non si sa dove cercare è quasi impossibile trovare…

- A meno che… -

- Signore?... –

Un drago ha una connessione con il suo cavaliere.

Se Draciel è arrivato nel Dungeon forse non era per liberare Donatello ma per liberare qualcun altro. E questo vuol dire che Rajal l’ha trovata.

- Attiva le fonderie, fa lavorare i fabbri fino allo stremo. Voglio armi pronte e di ottima fattura in numeri altissimi ed in breve tempo. Richiama i capitani ed i generali, in due ore voglio tutti pronti per un incontro logistico qui. Metti dei predator alle sessioni di allenamento e riattiva tutti i soldati, caronti, demoni che sono in stato di stallo al momento. Voglio tutti pronti per la battaglia. In una settimana andiamo in guerra. –

- Destinazione? –

Se ha trovato Cloud allora Rajal non è stato completamente inutile. Un vero peccato, era uno dei migliori sicari in circolazione.

Cloud quindi ora è con Draciel e loro hanno  per certo anche Donatello. E ciò vuol dire che la loro prossima mossa sarà cercare di recuperare i tre fratelli restanti che si trovano qui. Per quanto Donatello possa ricordarsi poco di questo posto è comunque il genio delle supernove. Con i mezzi giusti sarebbe in grado di localizzare il pianeta. Ma prima di muoversi dovranno riabilitarsi. Nel giro di qualche giorno si sposteranno e raggiungeranno l’unico posto in cui possano trovare aiuto.

E così io colpirò prendendo due piccioni con una fava. Dopotutto, avrei attaccato nel giro di qualche mese in ogni caso.

Distogliendo lo sguardo dalla finestra Black Hole ghignò. La bocca sfigurata in una lunga fila di canini acuminati come lame, il profilo allungato delle labbra ora di un verde petrolio che ricopriva l’intera lunghezza del viso.

Non era la prima volta che il soldato assisteva alla trasformazione del suo signore, ma essa riusciva sempre a fargli correre un brivido lungo la schiena.

- Il Nexus. -   

 

Gomennasaiiiiiiiiii L

Chiedo umilmente perdono * si inchina, si inginocchia e si inchina di nuovo * per il brevissimo *cough cough* l’immensamente lungo ritardo!

Non so davvero il motivo, ma sembra che questo capitolo (che a tutti gli effetti è stato difficilissimo da scrivere) abbia dato davvero del filo da torcere al mio blocco dello scrittore. Due, e dico DUE mesi interi….se non di più…in cui la sottoscritta continuava ad aprire il foglio word e non scriveva un’acca. L

Ma non vi annoio con troppe commiserazioni! Ora il capitolo è qui, e consolatevi perché il prossimo è già bello che avviato :D

Spero sia di vostro gradimento!

 

Un grande bacio a tutti coloro che recensiscono, seguono, ricordano, preferiscono Nexus e alla prossima!

 

Clo

   
 
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