E
forse in tre ce la si può fare
Quando si deve costruire una famiglia
1.
Nel quale grazie al cielo non c’è carta da parati con gli orsacchiotti
L’ingresso era
carino.
Masaki non trovò altre parole per
descriverlo: carino, anche se piccolo.
Le pareti erano
color crema, con sopra disegnati, ogni tanto, dei bei fiori a cui non sapeva dare un nome. Si interrompevano a
metà: probabilmente non erano ancora stati dipinti tutti.
Alla sua
destra intravide un attaccapanni tutto storto e aggrovigliato su sé stesso, e sopra un quadro di un non meglio definito
paesaggio all’alba.
Era luminoso.
Per terra
c’era il parquet, coperto ai lati, nei punti d’incontro con il muro, da teli di
plastica vari.
C’era uno
specchio, anche, poggiato all’angolino.
Fissò quello
specchio per almeno trenta secondi. Era strano, trovarsi lì. Non aveva ancora
del tutto metabolizzato la cosa. Era diverso dall’orfanotrofio, ma allo stesso
tempo sentiva la stessa familiarità, lo stesso strano
calore.
-Puoi entrare,
non ti mangia mica, eh.- ridacchiò una voce alle sue
spalle, e Masaki sobbalzò, facendo un paio di passi
avanti, biascicando qualcosa.
Si voltò ed il
viso sorridente di Hiromu entrò nel suo campo visivo.
-Masaki-chan, puoi anche non toglierti le scarpe!-
cinguettò qualcun altro, e la porta venne chiusa –Non
abbiamo ancora finito di ridipingere le pareti, quindi il pavimento è un po’
sporco, ma la tua camera è linda e pulita- ridacchiò –l’abbiamo lavata da cima
a fondo!- Maki appese il suo cappotto
all’attaccapanni storto e poi lanciò un sorriso al più piccolo. Lo fece con una
semplicità che tolse il respiro a Masaki.
-Hai rischiato
di avere la carta da parati con gli orsacchiotti, sappilo.- rise l’uomo, e Masaki sbiancò –Maki-san!- guardò l’altra, inorridendo. Lei mise su
il broncio –Era carina. Ma Hiromu ha detto che della semplice, noiosa vernice monocolore sarebbe
stata più adatta.- incrociò le braccia al petto, ma poi si riprese ed avanzò
verso il ragazzino, spingendolo in avanti –Dai, non vuoi vederla?-
Lui protestò
debolmente per il contatto non richiesto, ma poi si fece trascinare, in
silenzio. Lo stomaco gli brontolava e le orecchie gli fischiavano. E gli bruciavano le guance.
All’orfanotrofio
divideva la stanza con altri due bambini, e della sua camera
(la prima, quella della casa dei suoi genitori) non ricordava quasi
niente.
Quando aprì
gli occhi che aveva istintivamente chiuso una volta
arrivato alla soglia, il cuore gli balzò in gola: non era una camera
grande. Le pareti erano di un
accogliente azzurro, e su quella di fondo spiccava una
grande finestra, proprio sopra ad una scrivania. Il letto era attaccato alla
parete di destra: era fatto, e sopra trovavano posto almeno
ventisette peluche diversi (di certo la vendetta di Maki
per la carta da parati). Vicino era sistemato un comodino, sul quale poggiavano
una lampada, una sveglia, una fotografia che Masaki
non riuscì a distinguere. L’armadio, di fianco alla porta, era bianco.
-Dobbiamo
riempire gli armadi e sistemarla come vuoi, ma spero ti piaccia.- la voce di Maki gli arrivò lontana.
Lo sguardo
vagò per le pareti ancora qualche secondo, prima di offuscarsi appena.
-… Masaki?- non sentendolo rispondere, Hiromu,
preoccupato, gli poggiò una mano sulla spalla, sporgendosi per guardarlo.
Fu un contatto
estraneo e familiare al tempo stesso.
Un singhiozzo
sfuggì dalle labbra del ragazzino. E poi un altro, ed
un altro ancora.
Scoppiò a
piangere senza nemmeno rendersene conto, realizzando solo in quel momento.
Quella camera
era sua. Solo sua. Nella sua casa. La casa della sua nuova famiglia.
Era troppo
tutto insieme.
Sentì Maki abbassarsi e stringerlo in un abbraccio, ed il suo
pianto si fece ancora più rumoroso. Hiromu gli
scompigliò i capelli e gli cinse le spalle con il braccio, e rimasero così, in
silenzio, finchè il singhiozzi di Masaki
non si furono acquietati.
-Siamo
così pessimi?- ridacchiò
poi Miura, tirandogli piano una guancia.
Kariya arrossì –Maki-chan non sa cucinare. E
nemmeno tu.- gli traballò la voce.
-Impareremo.-
rispose la ragazza,
sorridendo e scostandogli qualche ciocca di capelli dal viso.
-E io sono rumoroso. E
antipatico. E non so cucinare nemmeno io.- continuò, portando le mani alle
braccia della ragazza che ancora lo stringevano,
tenendole strette come avesse paura che, una volta mollata la presa, sarebbe
finito tutto.
-Ah, dai, non puoi essere peggio di Maki.- lo riprese
Hiromu, e Masaki non potè
impedirsi di ridacchiare e dargli ragione.
Lei borbottò
qualcosa e sciolse la presa. Il ragazzino mugugnò contrariato, ma poi alzò lo
sguardo sui suoi tutori, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano -… E
se non mi ricordo- se non mi ricordo come si fa?- domandò,
a disagio –E se vi faccio arrabbiare? E se rompo un
vaso? E se poi mi riportate indietro—
Uno
scappellotto da parte di Maki lo fece ammutolire –Che
ne dici se andiamo a prendere le valige, nh?- gli sorrise dolce.
Masaki strinse le labbra e rischiò di
scoppiare di nuovo
a piangere, ma si trattenne ed annuì, tirando su con il naso e sfregandosi le
guance con le mani per cercare di far passare il rossore.
I suoi tutori
fecero per dirigersi all’ingresso.
Li chiamò. Si
voltarono.
-Grazie.-
sorrise.
Loro si
aprirono in un sorriso enorme. Erano luminosi quanto la casa, constatò il più
piccolo.
-Benvenuto a
casa, Masaki.-
*
Bene.
L’ho fatto.
Cioè-
Questa idea ce l’ho in mente da almeno due settimane, e volevo
assolutamente scriverla, perché l’ho adorata immediatamente- Perché, direte
voi. Ci sono Hiroto e Ryuuji
belli pronti a fare da tutori a Masaki, perché complicarsi
la vita e fare ‘sto casino.
Bhè io- io amo Masaki.
E amo Maki. E amo Hiromu. E
semplicemente mi sono svegliata una mattina e mi son
detta “bhè, ma potrebbero adottarlo loro, Masaki”. E la cosa mi ha fomentata
parecchio, perché- insomma- sdfjdsbafkhbabh.
E poi mi andava di mettermi alla prova, di rovesciare
un mio headcanon e vedere se ci sarei riuscita.
Questa sarà
una raccolta estemporanea molto tranquilla (?) sulla vita di famiglia di questi
tre (con intromissioni da parte di tutto il Sun Garden
e compagni di squadra invadenti, logicamente). Mi pongo come obiettivo le venti flash/shot. E se ce la faccio mi regalo qualcosa *7*
Spero
che l’idea piaccia anche a voi e che la troviate un minimo interessante (?). Sarà divertente approfondire Maki e Hiromu *u* *saltell*
Grazie per
aver letto fin qui <3
Alla prossima!
Greta.
*fugge via*