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Autore: vul95    19/04/2013    3 recensioni
Raccolta di flash fic/ one shot incentrate sulla nuova vita di Masaki con i suoi tutori~
1. Quella camera era sua. Solo sua. Nella sua casa. La casa della sua nuova famiglia.
Era troppo tutto insieme.

2. Che nessuno dei suoi tutori sapesse cucinare oramai era risaputo, ed il fatto che nemmeno lui sapesse tenere in mano una pentola senza bruciare qualcosa era un dato di fatto.
3. Quando Hiroto e Ryuuji si autoinvitavano a casa loro per la cena era sempre un incubo.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Anche stasera finirà per comprare cibo precotto

E forse in tre ce la si può fare

Quando si deve costruire una famiglia

 

1. Nel quale grazie al cielo non c’è carta da parati con gli orsacchiotti

 

L’ingresso era carino.

Masaki non trovò altre parole per descriverlo: carino, anche se piccolo.

Le pareti erano color crema, con sopra disegnati, ogni tanto, dei bei fiori a cui non sapeva dare un nome. Si interrompevano a metà: probabilmente non erano ancora stati dipinti tutti.

Alla sua destra intravide un attaccapanni tutto storto e aggrovigliato su stesso, e sopra un quadro di un non meglio definito paesaggio all’alba.

Era luminoso.

Per terra c’era il parquet, coperto ai lati, nei punti d’incontro con il muro, da teli di plastica vari.

C’era uno specchio, anche, poggiato all’angolino.

Fissò quello specchio per almeno trenta secondi. Era strano, trovarsi lì. Non aveva ancora del tutto metabolizzato la cosa. Era diverso dall’orfanotrofio, ma allo stesso tempo sentiva la stessa familiarità, lo stesso strano calore.

-Puoi entrare, non ti mangia mica, eh.- ridacchiò una voce alle sue spalle, e Masaki sobbalzò, facendo un paio di passi avanti, biascicando qualcosa.

Si voltò ed il viso sorridente di Hiromu entrò nel suo campo visivo.

-Masaki-chan, puoi anche non toglierti le scarpe!- cinguettò qualcun altro, e la porta venne chiusa –Non abbiamo ancora finito di ridipingere le pareti, quindi il pavimento è un po’ sporco, ma la tua camera è linda e pulita- ridacchiò –l’abbiamo lavata da cima a fondo!- Maki appese il suo cappotto all’attaccapanni storto e poi lanciò un sorriso al più piccolo. Lo fece con una semplicità che tolse il respiro a Masaki.

-Hai rischiato di avere la carta da parati con gli orsacchiotti, sappilo.- rise l’uomo, e Masaki sbiancò –Maki-san!- guardò l’altra, inorridendo. Lei mise su il broncio –Era carina. Ma Hiromu ha detto che della semplice, noiosa vernice monocolore sarebbe stata più adatta.- incrociò le braccia al petto, ma poi si riprese ed avanzò verso il ragazzino, spingendolo in avanti –Dai, non vuoi vederla?-

Lui protestò debolmente per il contatto non richiesto, ma poi si fece trascinare, in silenzio. Lo stomaco gli brontolava e le orecchie gli fischiavano. E gli bruciavano le guance.

All’orfanotrofio divideva la stanza con altri due bambini, e della sua camera (la prima, quella della casa dei suoi genitori) non ricordava quasi niente.

Quando aprì gli occhi che aveva istintivamente chiuso una volta arrivato alla soglia, il cuore gli balzò in gola: non era una camera grande.  Le pareti erano di un accogliente azzurro, e su quella di fondo spiccava una grande finestra, proprio sopra ad una scrivania. Il letto era attaccato alla parete di destra: era fatto, e sopra trovavano posto almeno ventisette peluche diversi (di certo la vendetta di Maki per la carta da parati). Vicino era sistemato un comodino, sul quale poggiavano una lampada, una sveglia, una fotografia che Masaki non riuscì a distinguere. L’armadio, di fianco alla porta, era bianco.

-Dobbiamo riempire gli armadi e sistemarla come vuoi, ma spero ti piaccia.- la voce di Maki gli arrivò lontana.

Lo sguardo vagò per le pareti ancora qualche secondo, prima di offuscarsi appena.

-… Masaki?- non sentendolo rispondere, Hiromu, preoccupato, gli poggiò una mano sulla spalla, sporgendosi per guardarlo.

Fu un contatto estraneo e familiare al tempo stesso.

Un singhiozzo sfuggì dalle labbra del ragazzino. E poi un altro, ed un altro ancora.

Scoppiò a piangere senza nemmeno rendersene conto, realizzando solo in quel momento.

Quella camera era sua. Solo sua. Nella sua casa. La casa della sua nuova famiglia.

Era troppo tutto insieme.

Sentì Maki abbassarsi e stringerlo in un abbraccio, ed il suo pianto si fece ancora più rumoroso. Hiromu gli scompigliò i capelli e gli cinse le spalle con il braccio, e rimasero così, in silenzio, finchè il singhiozzi di Masaki non si furono acquietati.

-Siamo così pessimi?- ridacchiò poi Miura, tirandogli piano una guancia.

Kariya arrossì –Maki-chan non sa cucinare. E nemmeno tu.- gli traballò la voce.

-Impareremo.- rispose la ragazza, sorridendo e scostandogli qualche ciocca di capelli dal viso.

-E io sono rumoroso. E antipatico. E non so cucinare nemmeno io.- continuò, portando le mani alle braccia della ragazza che ancora lo stringevano, tenendole strette come avesse paura che, una volta mollata la presa, sarebbe finito tutto.

-Ah, dai, non puoi essere peggio di Maki.- lo riprese Hiromu, e Masaki non potè impedirsi di ridacchiare e dargli ragione.

Lei borbottò qualcosa e sciolse la presa. Il ragazzino mugugnò contrariato, ma poi alzò lo sguardo sui suoi tutori, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano -… E se non mi ricordo- se non mi ricordo come si fa?- domandò, a disagio –E se vi faccio arrabbiare? E se rompo un vaso? E se poi mi riportate indietro—

Uno scappellotto da parte di Maki lo fece ammutolire –Che ne dici se andiamo a prendere le valige, nh?- gli sorrise dolce.

Masaki strinse le labbra e rischiò di scoppiare di  nuovo a piangere, ma si trattenne ed annuì, tirando su con il naso e sfregandosi le guance con le mani per cercare di far passare il rossore.

I suoi tutori fecero per dirigersi all’ingresso.

Li chiamò. Si voltarono.

-Grazie.- sorrise.

Loro si aprirono in un sorriso enorme. Erano luminosi quanto la casa, constatò il più piccolo.

-Benvenuto a casa, Masaki.-

 

*

 

Bene.

L’ho fatto.

Cioè-

Questa idea ce l’ho in mente da almeno due settimane, e volevo assolutamente scriverla, perché l’ho adorata immediatamente- Perché, direte voi. Ci sono Hiroto e Ryuuji belli pronti a fare da tutori a Masaki, perché complicarsi la vita e fare ‘sto casino.

Bhè io- io amo Masaki. E amo Maki. E amo Hiromu. E semplicemente mi sono svegliata una mattina e mi son detta “bhè, ma potrebbero adottarlo loro, Masaki”. E la cosa mi ha fomentata parecchio, perché- insomma- sdfjdsbafkhbabh. E poi mi andava di mettermi alla prova, di rovesciare un mio headcanon e vedere se ci sarei riuscita.

Questa sarà una raccolta estemporanea molto tranquilla (?) sulla vita di famiglia di questi tre (con intromissioni da parte di tutto il Sun Garden e compagni di squadra invadenti, logicamente). Mi pongo come obiettivo le venti flash/shot. E se ce la faccio mi regalo qualcosa *7*

Spero che l’idea piaccia anche a voi e che la troviate un minimo interessante (?). Sarà divertente approfondire Maki e Hiromu *u* *saltell*

Grazie per aver letto fin qui <3

Alla prossima!

Greta.

 

*fugge via*

  
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