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Autore: bowiess    19/04/2013    3 recensioni
La sua vita era su quella copertina, quella copertina su cui aveva pianto, sudato e sperato. 
Quella copertina era la causa della sua gioia, ma non capiva che quella copertina sarebbe stata anche la causa della sua fine.
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«E quale sarebbe il tuo sogno?» si avvicina a me e riesco a vedere la rabbia nei suoi occhi, pronta a scatenarsi su di me. «Camminare davanti ad un gruppo di tossicodipendenti con la speranza di finire di qualche rivista da quattro soldi? Oppure quello di morire di bulimia a vent'anni?»
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Vogue è tutto quello che desidero.
Vogue è tutto quello che voglio essere.
Vogue è tutto quello che sarò.

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Nessuno dei protagonisti è famoso in campo musicale, spero che la storia vi piaccia!
Buona lettura dolcezze, 
-a.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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 The last vogue. 



Piegandomi in due, butto la testa nel water e, in un attimo, butto fuori il pranzo. Per quanto ancora dovrà andare avanti così?
Ovviamente, Jessie è fuori, ad aspettarmi impazientemente senza sapere che quello che sto facendo richiede diversi minuti. Mi ripulisco la bocca prima di precipitarmi al rubinetto e a riempirla d’acqua, mentre un brivido mi percorre la schiena al pensiero dello schifo che ho appena creato. Porto lo sguardo sullo specchio, osservando i miei capelli spettinati e scendendo verso gli occhi, lucidi e rossi. La voglia di alzare la maglietta e vedere cosa sta succedendo là sotto mentre vomito l’anima è abbastanza deprimente.
L’unica cosa da fare, è scappare. Scappare dai miei problemi e metterli da parte, almeno per adesso. Perché non posso mollare proprio quando sono all’apice del successo, o come diceva Lucas, in voga.
«Miley!» la voce di Jessie mi interrompe. «Ti muovi?»
«Si!» mi sistemo i capelli e apro la porta, uscendo dal bagno.
«Ci metti sempre così tanto tempo?» si lamenta legando fra di loro i lacci delle Converse. Fingo un sorriso –cosa che mi riesce molto bene- e annuisco. «Beh, che domanda stupida, sei una modella, è ovvio che passi così tanto tempo al cesso.»
«Perché le modelle dovrebbero passare più tempo in bagno secondo te?» chiedo, fingendomi interessata alla risposta.
«Sono tutte così attente ad apparire sempre belle e scheletriche, a farti sembrare una nullità.» risponde con aria di chi non se ne frega un cazzo. Teoricamente, la ragazza ha appena detto che sono scheletrica e dovrei sembrare offesa, ma come ho già detto, a lei non gliene frega un cazzo.
«A farti sembrare una nullità? Perché?»
«Perché le modelle si credono fighe solo perché vengono pagate per essere cadaveri.»
«Ti sembra così scandaloso? Sono anni che funziona così.» ribatto. Lentamente, si avvicina alle scale, sedendosi su un gradino. Faccio lo stesso.
«Così come? Ti sembra una cosa normale avere un lavoro solo perché si è magri e belli?» alza il tono della voce, sfilando una sigaretta dal pacchetto e accendendola. Me ne offre una ed io l’accetto. «No!» aggiunge soffiando via il fumo. Mi porge l’accendino, lo afferro innervosita dalle sue parole e lo accendo, portando la fiamma alla sigaretta, stretta tra le labbra.
«E tu? Qual è il tuo lavoro? Sentiamo!» cerco di provocarla, come ha fatto lei con me.
«Dovresti calmarti. La passerella ti ha dato al cervello.» mentre stringe la sigaretta tra le sue grandi labbra, appoggia il gomito su un gradino più alto, buttando la testa all’indietro. In silenzio, terminiamo le nostre sigarette.
 
«Dove vai?»
«Via.»
In silenzio, attraverso l’ingresso, raggiungendo la mia macchina, tenendo in mente una sola destinazione.
 
«Non ti sembra di esagerare?»
«Non sono cazzi tuoi.» sbotto sniffando l’ultima striscia bianca.
«Miley!» urla.
«Ma insomma, che cazzo vuoi?» inveisco voltandomi verso di lui. «Ti ho pagato e adesso devi tacere, se non ti sta bene tornatene in carcere, idiota!» infuriata, cerco di calmarmi, aspettando che la roba faccia effetto. Lui si stende sul divano, rassegnandosi.
«Quand’è la tua prossima sfilata?» chiede, quasi offeso.
«Stasera. Cavalli.»
«Dev’essere eccitante.»
«Non è più come sei mesi fa.»
 
I quindici minuti pre-sfilata sono sempre i peggiori, le modelle sono in ansia per i tacchi vertiginosi, infastidite dai push-up e dal make up pesante e cercano tutte un passatempo, anche il più stupido, in modo da far passare il più in fretta possibile quel maledetto quarto d’ora. Io sono una di quelle. Imbalsamata in un abito zeppo di glitter e bloccata su due scarpe praticamente impossibili. Il mio passatempo? Rimpiangere il passato lasciando scivolare lacrime sullo schermo del telefono. Troppi sms non inviati, troppi non ricevuti. Troppi mai scritti. Ed ecco cosa succede. Ci si ritrova immerse in un mare di lacrime osservando degli stupidi sms, le cose che rimangono di una vita precedente, una vita che sembrava essere imperfetta, infernale, mentre quella era vita, vita vera.
«Posso entrare?» qualcuno, fuori la porta, interrompe le mie drammatiche riflessioni. Mi asciugo in fretta le lacrime e controllo che il trucco sia a posto. Senza aver ricevuto il permesso, la porta si apre, lasciando intravedere lo stilista, il primo, che mi ha ordinato di dimagrire. Abbasso lo sguardo alla vista del suo sguardo severo e menefreghista. «È da un po’ che non ti vedo.»
Mi alzo, mettendomi al pari della sua altezza.
«E sembra che mi hai ascoltato.» dice compiaciuto scrutando ogni angolo del mio corpo. Poggia le mani ai fianchi salendo sul punto vita.
Cos’è, sono dimagrita? Ho perso più chili di quanto avrei dovuto? Ti dispiace adesso?  
Sbuffa.
No? Non va bene? Di più?
«Ce la fai a sfilare mercoledì?» chiede freddo, mentre le mie gambe cominciano a tremare e le mani a sudare. Annuisco spaventata. Le sue reazione sono improvvise e questo mi mette ansia.
«Bene, allora non c’è bisogno di rimpiazzarti. Per ora.» Rimpiazzarmi. Quanti l’hanno già fatto. «Ti porto io a casa stasera.»
«No!» sbotto. «Ti prego. No.» lo imploro, mentre le lacrime cominciano a riempire i miei occhi, pronte a scivolare giù.
«Oh, Miley, sei molto bella.» afferma sorridente. «E sei anche molto intelligente, giusto?» infila una mano tra i miei capelli, facendoli scivolare tra le sue dita congelate. Annuisco impaurita. «Abbastanza da capire che stasera dovrai venire con me.»
Attendo, cercando di capire per bene le sue intenzioni.
«Perché tu non vuoi avere dei problemi con me, vero?» le sue dita iniziano a piegarsi, aumentando la presa sui miei capelli piastrati. Sembra sia pronto per tirarli. Faccio cenno di no con la testa, chiudendo gli occhi, desiderando di scomparire per sempre. Silenzio.
Come previsto, sento un dolore colpirmi il capo, mentre lui continua a tirare. Lancio un urlo, spingendolo a tirare sempre di più. Le lacrime attraversano la zona occhiaie e riescono rapidamente a raggiungere la bocca. Molla la presa. Porto le mani in testa e cerco di calmare il dolore, anche se più importante, è non avere i capelli scombinati per la sfilata.
«A stasera, Miley.» e così, lo stilista se ne va, sicuro di sé, lasciandomi in un mare di lacrime. Coprendomi il volto con le mani, lascio cadere le mie ginocchia a terra. Voglio andarmene da qui. Niente è come sembra, la moda rappresenta tutto ciò che c’è di orribile nel mondo. Perché me ne accorgo solo adesso?
 
E adesso c’è il desiderio che questa sfilata non finisca mai, che duri per sempre, che mi faccia vivere per sempre quel sogno che ho sperato di poter realizzare dall’età di cinque anni. Perché quei pochi secondi, quel momento insignificante, in cui il mondo sembra tuo, i riflettori sono puntati su di te e puoi leggere lo stupore negli occhi della gente che vuole essere esattamente come te. Momenti così belli destinati a durare così poco. E per quel momento le ragazze fanno di tutto. Vale la pena perdere chili, passare ore allo specchio, demoralizzarsi, trattarsi male solo per quell’attimo? Pur sapendo che dopo è peggio? Pur sapendo che la tua vita è rovinata per sempre per colpa della bellezza? No. Perché dopo di te, ce n’è un’altra, forse più bella e più magra di te. Il mondo che un attimo fa era tuo, ora diventa suo. Gli occhi che un momento fa erano puntati su di te, ora sono puntati su di lei. La tua voga è finita. Un attimo splendi, l’attimo dopo ritorni nel buio della tua vita a collezionare disperazioni.
Ed è sempre così. Fino alla fine. Per sempre.   
 
«Allora sei davvero una ragazza intelligente!»
Paura. Ansia. Panico. Ho paura di lui. Mi affiderei a chiunque adesso.
«Eri davvero bella lì sopra.» sussurra lo stilista, appoggiando una mano sulla mia gamba. Nessun attore sarebbe capace di fingere un sorriso adesso, non c’è nulla per cui sorridere. È incredibile la quantità di tensione impressa in un taxi. Stavolta ci sono dentro e non sarà per niente facile uscirne.
Il taxi si ferma, lasciandoci di fronte un hotel. Troppo lussuoso per non essere il suo.
«Eric…» lo chiamo a voce bassa.
«Che vuoi?»
«Ti prego, ripensaci.»
«Ne abbiamo già parlato.» risponde nervoso. Ho peggiorato le cose. Perfetto. Adesso farei bene a stare zitta e subire una volta per tutte. Provo a tranquillizzarmi da sola, pensando che non sono l’unica a cui capita. Ma la paura è troppa e il solo pensiero che quest’uomo possa toccarmi con le sue mani –o che possano toccarmi mani che non sono di Nick- mi fa venire da vomitare.
Non sono l’unica. Non sono l’unica. Non sono l’unica.
Ma sono l’unica che se la cerca. Solo adesso mi rendo conto di quante persone pregano Dio di non avere mai una vita come la mia, sono davvero stata così stupida da desiderarla? Come si può desiderare l’inferno? Come si può volere il male per se stessi?
Entrando nell’ascensore, faccio un respiro profondo, trattenendo i conati di vomito che mi assalgono. 
  
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