Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Voglioungufo    20/04/2013    9 recensioni
Ciao, sono Giorgia Helen Flox, una strega -forse un po' strana, ma ribadisco il forse. Non ho mai frequentato Hogwarts, ho studiato la magia a casa con mio padre Federico e mia madre è morta 10 giorni dopo la mia nascita. Lo so, la cosa può sembrare leggermente drammatica ma non ci ho mai fatto caso-o almeno ci ho provato...
Poi, conosco lui, comincio a sognare cose strane e papà dice: «Frequenterai Hogwarts»
Dal capitolo 18:
«Verremo con te!» proclamò Fred quando raccontai alla truppa quel strano incontro.
«Ma non possiamo andarci tutti, daremo nell'occhio» costatò Dominique.
«E potrebbe essere pericoloso, ci serve un piano» le diede man forte Scorpius.
«Andremo contro a un centinai di regole» ci fece notare Franck.
«Non m'importa» dissi decisa.
«Allora spremiamoci le meningi» disse Rose «Questa sera andremo nella foresta Proibita.»
Genere: Commedia, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Angelina/George, Harry/Ginny, James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Chaos or Delirium?'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap. 1
Quel giorno in cui la mia autostima ebbe un duro colpo.

**

Tutti trovano una sola parola per descrivere se stessi; con un po' di difficoltà, magari, ma si trova. Ora, io vorrei dire che la mia parola descrittiva è 'stupenda' o 'solare' o 'intelligente' come fanno i comuni mortali. Peccato che io non sia una comune mortale.

Ok, anche io sono una mortale destinata a morire, ma di comune non ho neppure le mutande (vi sembra normale che vostro padre vi regali delle mutande con il testo della sua canzone preferita?!). Ma, sorpresa-sorpresona, la mia parola non è neppure 'strana'. Ormai essere strani è una moda e io non lo sono di certo per questo.
Frullato.
La mia parola è frullato.
Cos'è il frullato?

«I frullati sono una categoria di bevande ottenute frullando diversi alimenti».

Ecco, io sono un miscuglio di caratteri, emozioni che si fanno vedere anche nel mio aspetto fisico.
Sono Giorgia Helen Flox, una strega che ha passato più tempo a rispondere alla domanda ''ma ti fai la tinta?'', che alla domanda ''come ti chiami?''.

Tutta colpa dei miei capelli rosso accesso, perennemente spettinati e sparati in aria. E quando dico rosso non intendo il solito rosso carota inglese, intendo il rosso del semaforo. Così sembra che io abbia del fuoco in testa, oppure che sia uno di quei bastoncini per la segnalazione se qualcuno si perde in montagna.

Ho un sacco di lentiggini, sulle guance e sul naso, occhi cioccolata. Sono bassetta (tutta colpa di mio padre!) e negli ultimi anni non sono stati rilevati movimenti tettonici di grande rilievo nella zona petto.
In poche parole, ho già ricevuto tre proposte per entrare in un circo. (sì, sto scherzando. Ne ho ricevuto solo una).
Mi piace la musica: sono ufficialmente sposata con il mio lettore mp3, amo ascoltare le canzoni dei Paramore, sorseggiando un frullato per le vie di Londra.

Londra, sì. La mia città, la mia caotica città, così viva e bella.
Ho un problema nel restare ferma e composta, sono sempre in movimento e ciò manda in bestia la mia insegnante di teatro.

«Devi congelarti nella scena, se ti muovi mandi tutto a monte»

Ma che ci posso fare? Non sono una persona calma, forse me ne sto troppo per i fatti miei, ma il fatto è che la maggior parte del tempo mi sento una bomba che rischia di esplodere. Papà riesce a capirlo perché ha il mio stesso carattere anche se dice che fisicamente sono uguale alla mamma; io non lo so, se è vero, perché non l'ho mai conosciuta e in casa non abbiamo nemmeno una sua fotografia.

Può sembrare strano (e lo è), ma nella mia vita ci sono parecchie cose strane.

Ad esempio papà dovrebbe avere tipo quarant'anni ma il suo aspetto è quello di un ventenne da quando sono nata e... ah! Cosa più importante, sono una strega.



**



Quella mattina stavo camminando nelle strade affollate di Londra cantando “Playing God”.

Una cosa che amo di Londra è che la gente non ti giudica. Potresti anche andare in giro vestita da sub e nessuno se ne accorgerebbe.

In ogni caso, era una comunissima mattina di metà Luglio e come ogni mattina mi ero svegliata alle 11:00 ed ero appena stata nella gelateria ''Oh, Bell'Italia'' per fare colazione. Con un frullato, naturalmente. L'anziana signora che ci lavorava ormai mi conosceva e mi trattava come una nonna premurosa che si impegna a far ingrassare la propria nipotina.
Mi fermai davanti ad una vetrina sorseggiando il mio frullato alla menta mentre aspettavo che il semaforo diventasse verde. Il telefono squillò.
«Pronto?»
«Ciao, frullato a... che gusto oggi?» riconobbi la voce. Mio padre, Federico Flox, l'eterno giovane, la persona più importante della mia vita, mio fratello, il mio migliore amico.
«Menta» risposi con un sorriso.
«Oh, io speravo in uno al caffè» disse deluso «Comunque, puoi venire un attimo in negozio?» mio padre lavorava in un negozio di scherzi, a un isolato da cosa nostra.

Anche lui era un mago, ed era questo che rendeva il suo negozio così entusiasmante. Erano scherzi sia per babbani sia per magici e quindi attirava più clienti dei normali negozi (magici o babbani, che fossero).
Il semaforo cambiò colore così mi affrettai a raggiungere mio padre.

Quando arrivai il negozio era, come al solito, pieno e ci misi un sacco di tempo a trovare mio padre. Era nel reparto babbano e stava cercando di convincere una giovane ragazza a comprare un profumo (magico, per la cronaca, con il poter di far attirare i ragazzi). Rimasi un attimo in disparte, fino a quando la ragazza convinta si allontanò con il profumo in mano.
«Eccomi»
«Era ora! Senti, la tua insegnate di teatro ha detto che le prove sono spostate tra una settimana. Quindi mi chiedevo se ti andava di studiare un po' di magia insieme quando chiudo il negozio»
Annuii, felice.

A differenza di molti maghi e streghe, io non studiavo nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ma a casa con mio padre. Il motivo di questa scelta non lo sapevo, ma a me andava bene così: studiare con mio padre era molto divertente.

Federico aveva i capelli rossi, anche se non accesi come i miei e due occhi blu, limpidi come quelli dei bambini; sorrideva sempre, ma non un sorriso finto, il suo sorriso era reale.

Sì, se dovessi trovare una parola con cui descrivere papà, quella parola sarebbe proprio 'sorriso'. Metteva entusiasmo in tutto quello che faceva ed era il papà migliore del mondo. E il più bello, ci teneva sempre a specificarlo, con un sorriso orgoglioso visto che la metà delle mie professoresse e delle mamme dei miei compagni di classe era sempre gentile e premurosa verso i suoi confronti.
Passai il resto della mattinata e del pomeriggio nel negozio.

Mi piaceva quel posto. Mi piaceva la confusione, mi faceva sentire viva.
«Ehi!» persa nei miei pensieri ero sbattuta contro un ragazzo con un ammasso di capelli neri e talmente spettinati da fare concorrenza ai miei.
«Sì?» chiesi tirando fuori uno dei miei migliori sorrisi da brava ragazza che lasciò il ragazzo di fronte a me totalmente perplesso. Allargai ancor di più il mio sorriso e lo osservai. Era alto (per modo di dire) come me e dimostrava la mia età. I suoi occhi erano di un bel verde intenso, come lo smeraldo. Più lo fissavo più avevo come l'impressione di averlo visto in una fotografia.
Ci stavamo ancora fissando quando arrivò mio padre.
«Ehi, tutto apposto?»
Il ragazzo di fronte a me sbiancò improvvisamente aprendo la bocca. Mio padre lo fissò stranito prima di spalancare gli occhi.
Allo stesso tempo si avvicinò un altro ragazzo con i capelli più rossi dei miei – fu un duro colpo per la mi autostima.
«Al, tutto bene?» vedendo che non rispondeva seguì il suo sguardo e quando vide me e mio padre disse confuso:
«Che hai fatto al viso?» mentre cercavo di capire cose stesse succedendo Federico arretrò di un passo boccheggiando.
«Fred, Al! Muovetevi dobbiamo andare a casa» e a completare il quadretto arrivò un altro signore con i capelli carota.

Questa volta, fui io a spalancare la bocca. Il tizio che si avvicinava era la copia di papà invecchiata. I due ragazzi si girarono di colpo e mio padre ne approfittò per battere in ritirata trascinandomi dietro un mucchio di cappelli magici.
«Papà..» cominciai «perché quell'omino è...è uguale a te?» balbettai fissandolo. Il signore in questione stava guardando i due ragazzi con aria interrogativa. La stessa espressione che usava mio padre quando tentavo di spiegargli matematica.

I suoi occhi azzurri (come quelli di papà!) saettarono verso la nostra direzione senza vederci e passò una mano nei capelli rossi (come i miei e quelli di papà!) prima di girarsi.
«Hai sentito come ha chiamato il ragazzo con i capelli rossi?» sussurrò mio padre.
«Eh?» risposi troppo impegnata a guardare il trio andarsene.
«Fred» si rispose. Mi girai a guardarlo. Stava sorridendo, ma una lacrima gli scendeva dagli occhi «Lo ha chiamato Fred
In quel momento capii che mio padre era completamente matto e che non ero l'unica ragazza ad avere i capelli più rossi del mondo.
Fu un durissimo colpo per la mi autostima.


   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Voglioungufo