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Autore: MangakA_BakA    20/04/2013    0 recensioni
«Sei ancora incazzata con me?»
«Non sono incazzata con te.»
«E allora perché prima mi hai urlato contro, quando ti ho toccata?»
«Perché in quel momento non volevo essere toccata.»
Il sorriso si allargò sul suo viso, ma adesso sembrava solo malizioso, non più divertito. «Quindi ora posso toccarti..?» sussurrò, avvicinandosi ancora.
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SONO OTTO SECOLI CHE NON SCRIVO ROBA ETERO (lo so, non dovrei vantarmene, ma comunque..) QUINDI PERDONATEMI SE FARA' CAGARE.
Ciò detto, date un'occhiata a questa roba e vi prego di lasciare un commentino.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CHAPTER  2

 

Aprii gli occhi lentamente al suono della sveglia e mi rigirai nel letto per qualche secondo, terribilmente contrariata. Spensi la sveglia, sbadigliai, e mi rimisi a dormire.

«Elenoire alza le chiappe dal letto che è tardi!» la voce di mia madre mi rimbombò nella scatola cranica, aumentando ancora di più il mal di testa che già minacciava di volermi uccidere lentamente e dolorosamente.

Infilai la faccia nel cuscino, soffocando un gemito di dolore e strizzai gli occhi. «Oggi entro un‘ora dopo..» mugugnai, estremamente contraria all’idea di dovermi alzare e vestire.

«Ma che ora dopo e ora dopo! -esclamò mia madre, con tono seccato.- Oggi devi partire per la gita, l‘hai dimenticato?»

Spalancai gli occhi di scatto. Diamine, si che l’avevo dimenticato. Scesi dal letto alla velocità della luce e, inciampando ripetute volte in tutto ciò che incontrai sul mio cammino, mi diressi in bagno per lavarmi. Il fatto che io fossi finalmente riuscita a svegliarmi per davvero e che mi fossi perfino lavata e vestita, però, non impedì a quel dannato mal di testa di continuare ad assillarmi. Mi chiesi distrattamente per quale ragione il pullman dovesse partire da scuola alle 7:00 del mattino, mentre con una mano mi massaggiavo le tempie e con l’altra chiamavo l’ascensore. Davvero, perché questi orari folli? Tanto la giornata l’avremmo persa comunque, perciò cosa cambiava un’ora più o una meno? Mia madre, con lungimiranza, mi fece il favore di rivolgermi la parola solo lo stretto necessario, ben conscia della mia attitudine all’isteria, quando non riuscivo a dormire a sufficienza. Se poi si teneva conto che per me “a sufficienza” equivaleva ad almeno 9 ore di sonno ininterrotto, allora si potevano capire molte cose della mia vita. Ci trovammo nel cortile di casa con Niall, che al contrario di me appariva sveglio e pimpante come al solito. Dal momento che abitava appena due piani sotto il mio, ci eravamo offerte di dargli un passaggio a scuola, in modo che i suoi genitori potessero dormire. Mi salutò con un veloce bacio sulla guancia, attento a non essere troppo espansivo, essendo anche lui a conoscenza dell’avversione nei confronti del mondo che al momento mi contraddistingueva, poi salì in macchina, prendendo a chiacchierare amabilmente con mia madre. Io mi limitai a starmene nel mio cantuccio per tutto il tragitto, con lo sguardo spento proiettato fuori dal finestrino ad osservare le fredde e grigie vie di Londra che si susseguivano ininterrottamente.

Arrivati a scuola ero riuscita un po’ a riprendermi, almeno quanto bastava per concedere un sorriso ed un bacio sulla guancia a mia madre, nel salutarla. Mi trascinai a fatica verso il pullman, trolley alla mano e Niall sorridente appresso. La nostra professoressa di Progettazione Grafica ci raggiunse subito, iniziando a blaterare cose che non ascoltai minimamente. Carissima donna. Era veramente una delle prof più carine che avessi mai avuto, con tutto quel suo essere evanescente e rintronata a livelli epici ed avere quell’inguaribile aria da mamma dolce. Ciò nondimeno, non mi interessava una mazza di quello che stava dicendo. E se fossero state cose importanti me le avrebbe poi ripetute Niall una volta sul pullman. Fumai una sigaretta, mi passai una mano tra i capelli, rendendomi improvvisamente conto di non averli neanche pettinati e maledicendomi per questo, ed entrai all’interno del veicolo, incurante del fatto che tre quarti della gente ancora non fosse neanche arrivata. I posti a sedere erano tutti vuoti, fatta eccezione per uno di quelli davanti, occupato da un ragazzino dell’altra classe dai capelli rossi che se ne stava accoccolato contro il finestrino con la bocca imbronciata in una smorfia infantile. Lo superai ed andai verso i posti in fondo. Appena mi sedetti, chiusi gli occhi, cercando di calmare almeno un po’ quella moltitudine di seghe elettriche che sembrava aver preso gusto a dilaniarmi il cervello nel modo più doloroso immaginabile. Era come se fossi in post sbronza. Una allegra comunione di mal di testa da primato, nausea e stanchezza fisica. L’unica soluzione sembrava rimanere il più possibile ferma, al silenzio, facendo finta di essere ancora a casa, nel letto. Ma, ovviamente, sul pullman di una scuola il silenzio non può mai essere completo, né durare più di tanto, quindi dopo appena qualche minuto fu interrotto dal vociare di ragazzi eccitati che prendevano posto intorno a me. Sbuffai seccata, riaprendo gli occhi e notando che Niall si era seduto al mio fianco. Non me ne ero neanche accorta.

«Ehi, non ti avevo sentito..»

Lui sorrise e scrollò le spalle. «Ho cercato di fare il più piano possibile per non svegliarti.»

Annuii. Quel ragazzo era davvero adorabile. Solo una persona con un carattere come il suo, poteva sopportarmi per undici lunghi anni, senza avere la tentazione di soffocarmi nel sonno neanche una volta.

«Scusa, lo so che ogni tanto sono insopportabile..» dissi, senza avere una vera ragione per farlo.

Lui inarcò le sopracciglia. «Ogni tanto? Oh, no, solo la mattina. Tipo, tutte le mattine. Ma il resto della giornata sei un perfetto esempio di trascinante simpatia.» mi prese in giro, con un sorriso ironico in viso.

«Antipatico..» borbottai, ben conscia che non pensasse realmente quelle cose.

Rimanemmo in silenzio qualche minuto, ed io stavo per riaddormentarmi, quando lui parlò nuovamente.

«Ele, ho bisogno di un consiglio.. -mi riscossi leggermente, voltandomi a guardarlo con espressione ridicolmente addormentata.- Credo.. Credo di avere qualche problema con Chloe.»

Rimasi ad osservarlo, in attesa che continuasse, cercando apparire meno rincoglionita e più attenta a ciò che doveva dirmi. Chloe era la sua ragazza. Ne aveva avute parecchie, nella vita, ma lei era la più importante, quella di cui si era innamorato, e con cui viveva un idillio amoroso da ormai due anni. O almeno, io credevo vivessero un idillio amoroso, ma, a giudicare dalla sua espressione, mi sbagliavo.

«Dunque? Che è successo?» lo incitai, notando che non riprendeva a parlare.

Lui prese a fissarsi le mani, mentre con le dita tirava ed arrotolava su sé stesso il bordo della maglietta. «Credo.. Credo che mi tradisca. O che mi voglia lasciare.»

Spalancai gli occhi. Oh cazzo, questo non me lo aspettavo. E di sicuro, alla stregua di una doccia fredda, era riuscito a svegliarmi del tutto. «Come.. Cosa?? -esclamai.- Perché pensi questo?»

Lui si voltò finalmente a guardarmi, ed i suoi occhi lasciavano trasparire solo tristezza. Tanta, tanta tristezza. Eppure le sue labbra sorridevano mestamente. «Non ne sono sicuro, è solo che.. Sai, non la capisco più come un tempo. È cambiata, e non riesco a capire cosa le sia successo. -le sue mani ripresero a tirare distrattamente la maglietta.- Ultimamente non parliamo quasi più e la nostra relazione si limita quasi unicamente al.. Al sesso.»

Lo guardai sorpresa, allargando leggermente gli occhi. Ecco, quella era una delle cose di cui non parlavamo mai.

Il sesso.

Il sesso che faceva lui con Chloe, o qualsiasi altra ragazza. Non ne avevamo mai parlato, se non qualche accenno, e lui lo chiamava sempre “fare l’amore”. Avevo sempre pensato che gli desse fastidio usare termini più volgari, ma adesso avevo la sensazione che semplicemente lui distinguesse bene le due cose: se c’era l’amore -o qualcosa di simile ad esso- era fare l’amore”, se non c’era, era “fare sesso”.

Ovviamente parlo solo del sesso che faceva lui perché io da qual punto di vista stavo ancora a zero. Del tipo: ciao, sono Elenoire McCallough, ho 18 anni e sono ancora vergine. E smettetela con quelle facce scettiche, è la verità.

«Anche in quei momenti.. -mi riscossi, quando riprese a parlare.- è come se.. Fosse arrabbiata. Come se lo facesse con odio, come se in realtà volesse solo farmi male.»

Sgranai gli occhi. Non ero un’esperta di sentimenti, né men che meno di sessualità, solo… non riuscivo a capire come si potessero provare simili sentimenti. Come si potesse arrivare ad odiare qualcuno che si era amato. O forse, più semplicemente, come si potesse odiare Niall.

«Mi.. Mi dispiace, forse è solo un periodo..» risposi, sebbene queste parole suonassero stupide anche a me.

Non sapevo cosa dirgli. Non ero assolutamente capace di dare consigli. Niall lo sapeva, e probabilmente era questo il motivo per cui non me ne aveva parlato fino a quel momento.

Lui scrollò le spalle, come se non avesse importanza, e sorrise. «Si, forse hai ragione.. -disse, riprendendo il suo solito tono dolce e allegro.- Saranno solo paranoie mie, scusa se ti ho rotto le palle.»

Sorrisi, per poi prendere ad atteggiarmi, stemperando la tensione che quel discorso aveva portato. «Beh, in effetti devo dire che sei un vero scocciatore.. Perché non cambi posto, eh?»

Lui mi guardò fintamente indignato, portandosi una mano alla bocca. «Ah! È così che la mettiamo?? Ed io.. Ed io che pensavo mi amassi!»

Scoppiai a ridere. Avrei volentieri continuato il teatrino, ma era troppo ridicolo, per riuscire a rimanere seri. Con quell’aria da figo e i capelli biondi scompigliati in classico stile sono-appena-sceso-dal-letto, che faceva l’amante delusa e tradita. Semplicemente buffo. E adorabile.

«Ehi McCallough!»

Alzai lo sguardo, sentendomi chiamare, ed incontrai quello di Zayn, che si sporgeva verso di me dal sedile davanti. Accidenti. Tutto quel testosterone sin di prima mattina poteva farmi seriamente male alla salute.

«Che vuoi Malik?» chiesi, cercando di sembrare distaccata e disinteressata, ma risultando solo acida.

Lui sorrise divertito, mostrando una fila di denti perfettamente bianchi. «Niente, volevo solo salutare la mia coppietta preferita..» rispose, passando lo sguardo da me a Niall con espressione esageratamente innocente.

Io alzai gli occhi al cielo. «Zayn, quante volte te lo devo dire, piccolino? Se un maschietto e una femminuccia si parlano, non significa necessariamente che vadano a letto insieme..» dissi, parlandogli come ad un bambino di tre anni.

Un ghigno inquietante si dipinse sul suo viso perfetto. «Non nel mio mondo, bella..» e con questa perla di saggezza si voltò, tornando a sedersi normalmente.

Mi voltai a guardare Niall. «È un deficiente.»

Lui sorrise. «È solo geloso perché non ha amici, poverino.» rispose, con aria di compatimento.

«Guardate che sono ancora qui davanti, vi sento.» ci giunse la voce di Zayn dal sedile anteriore.

Scoppiammo a ridere simultaneamente, poi lasciammo perdere il discorso e ci mettemmo a chiacchierare pacificamente.

Naturalmente, essendo il pullman occupato da una cinquantina di diciottenni esagitati, di cui tre quarti fumavano, la prima sosta avvenne dopo appena un paio d’ore, in Svizzera. Appena fui all’aria aperta una folata di vento gelido mi investì, facendomi rabbrividire e stringere nella felpa. Come diavolo era possibile che facesse così freddo ad Aprile? C’era pure il sole..

«OTARIA!» sentii urlare alla mia destra, mentre cercavo di accendermi una sigaretta, lottando come sempre con il vento.

Mi voltai, e la mia visuale fu riempita da una Claire saltellante ed euforica che mi correva incontro con tutta l’aria di volermi saltare in braccio.

«Non ci provare neanche, razza di dugongo che non sei altro.» la ammonii, fulminandola con un’occhiataccia.

Lei scoppiò a ridere, ma ebbe la decenza di fermarsi prima di travolgermi con il suo dolce peso. “Otaria” e “dugongo” erano i soprannomi che ci eravamo date, in omaggio alla ciccia che rendeva i nostri giovani corpi tanto floridi e simili a vasellame antico. Come probabilmente si è già capito, non eravamo esattamente due principessine educate ed eleganti. Anzi, come modo di esprimerci ricordavamo più due muratori bergamaschi. Riuscii finalmente ad accendere la tanto agognata sigaretta e ne aspirai il fumo denso e graffiante con un sorriso soddisfatto.

«Quando sei arrivata? -chiesi, dopo qualche secondo.- Non ti ho neanche vista salire sul pullman..»

Lei scrollò le spalle. «Sono arrivata un po‘ in ritardo e.. sai, eri troppo occupata a chiacchierare con Niall..» mi rispose, con tono leggermente acido.

In realtà sapevo che stava scherzando, non era certo gelosa di me, men che meno per quanto riguardava Niall, che era il mio migliore amico dall’alba dei tempi. Rimanemmo lì a chiacchierare ancora qualche minuto, comprammo un po’ di cibo-spazzatura all’autogrill, una bottiglia di vino -che provvedemmo a nascondere subito nella mia borsa-, poi tornammo sul pullman.

Il resto del viaggio lo passai per metà a mangiare un po’ delle schifezze assurdamente buone che avevamo comprato, per metà a dormire accoccolata contro il finestrino. Fui svegliata da Niall che ormai eravamo arrivati a destinazione.

Mi stiracchiai, mi stropicciai gli occhi e sbadigliai.

«Buongiorno, eh..» mi salutò il mio migliore amico, osservandomi divertito.

«Ciao… siamo arrivati?» risposi, guardandomi intorno perplessa.

Il pullman era fermo su quella che sembrava una strada di montagna perfettamente in mezzo al nulla. Non potevamo essere arrivati. Dov’erano tutte le case ecologiche, i pannelli solari e l’energia pulita?

«Mi aspettavo qualcosa di un po‘ più civilizzato. E tecnologico.» bofonchiai, continuando a squadrare il paesaggio che mi circondava.

Beh, senza dubbio le mucche che pascolavano alla mia destra potevano essere considerate un ecologico mezzo per falciare il prato. E i cavalli un ecologicissimo mezzo di trasporto. Per non parlare poi dell’orto.. Forse però non potevo dire lo stesso del trattore che scorgevo un po’ più avanti, che probabilmente consumava parecchio.

Mi voltai nuovamente verso Niall. «Questa sarebbe la “famosa“ Friburgo? Una cascina e tre case in mezzo al nulla?»

Lui scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. «Ma tu non l‘hai letto il programma della gita?» mi chiese, e, ovviamente, era una domanda retorica, ma negai lo stesso, scuotendo la testa. Sospirò. «Quella cascina è il nostro Hotel, che si trova a circa una mozz‘ora di strada da Friburgo.» mi spiegò, indicando l’edificio in legno in tipico stile montanaro.

Storsi il naso in una smorfia infastidita. «Ah, che rottura..» commentai, rendendomi conto che avremmo dovuto passare tutta la sera in quel posto tra le mucche e i cavalli, senza poter fare niente.

Scendemmo dal pullman, recuperammo le nostre valigie e, nel momento stesso in cui misi piede nell’ingresso dell’Hotel, dissi mentalmente addio alla vita mondana. Del tipo: “ciao feste, discoteche, locali alla moda, ci rivediamo tra tre giorni.. Mi mancherete. Con affetto, sempre vostra, Ele.”

L’interno dell’Hotel non era male. Certo, niente di pretenzioso, né di particolarmente moderno, però era tutto avvolto da un’atmosfera intima, quasi affettuosa. Ipotizzai che si trattasse di un Hotel a gestione familiare.

Ci divisero in camere, ed io, ovviamente, scelsi come compagna Claire. Niall era in stanza con Matthew Carr, un ragazzo simpatico, molto tranquillo, ed Andrea con i soliti due idioti -Matthews e Coyle.

Eravamo tutti felici ed allegri, completamente pervasi da quella sensazione che solo la gita di classe dell’ultimo anno di liceo può darti. Come se stesse per accadere qualcosa di speciale. Inconsciamente, tutti quanti sapevamo che tre giorni in un posto dimenticato da Dio e dagli uomini sarebbero bastati a cambiare -non si sa se in meglio o in peggio- i legami che avevamo creato tra di noi negli ultimi 5 anni.

 

 

***Autrice***

 

E finalmente sono riuscita a postare il secondo capitolo!

E anche in questo non succede un cazzo!

Perdonatemi, lo so che è noiosa la faccenda, ma dal prossimo capitolo dovrebbero iniziare a smuoversi le cose… anche perché Ele c’ha un po’ l’ormone impazzito, quindi è inutile cercare di tenerla calma e buona.. u.ù

Quiiiindi, niente, qui finalmente i fanciulli partono per il viaggio, sono tutti felici, Niall è preso male perché la sua tipa non gli fa le coccole ma lo stupra ogni volta che lo vede (???) e la protagonista… dorme, sostanzialmente. E mangia. Credo che questa cosa sia un po’ autobiografica.

Comunque, ringrazio chi ha recensito questa storia, chi la messa tra le seguite/preferite/ricordate, chi lo farà e anche chi semplicemente la leggerà.

Fatemi sapere che ne pensate, per favore, è importante per me. :)

Un bacio

Ale

 

p.s. per chi volesse aggiungermi su twitter https://twitter.com/AleVenge

   
 
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