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Autore: MuttigMaggie    20/04/2013    0 recensioni
Dalla morte di suo padre, Jennifer Walker si addormenta e si risveglia in un altra vita. Da una parte è un'imprenditrice, dall'altra è una detective. Ma cosa succederebbe se le capitasse di vedere il caso su cui sta lavorando vivo e vegeto?
Genere: Angst, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Murder Breakfast.

 

 

-Salve siamo il detective Riley Fisher e Jennifer Walker.-disse Riley alla segretaria

-Salve. Nessuno mi ha detto che sareste arrivati. Avete un appuntamento?-

-No. Vogliamo parlare con il redattore. Ce lo può chiamare!-disse Jennifer in modo severo e guardandola in modo truce.

-D'accordo. Ve lo chiamo subito.-disse lei eseguendo gli ordini.

-Grazie mille.-disse Riley. Dopo pochi istanti la segretaria li invitò ad andare nell'ufficio del redattore.

-Salve sono Clark Andrews e benvenuti all'Albany Post. Accomodatevi pure. A cosa devo l'onore della vostra visita detective?-chiese l'uomo. Era un giovane uomo, poteva avere al massimo quarant'anni. La cosa che colpiva di più era l'enorme quantità di tintura nera sui suoi capelli.

-Piacere Jennifer Walker e Riley Fisher. Vogliamo parlarle di un suo giornalista: Tate Collins.-disse lei.

-Ah sì. Tate. Davvero un fenomeno. Il suo ultimo articolo ha dato un vera svolta al nostro giornale. Come sapete siamo stati i primi a far luce sul governatore.-

-Già. Lo sappiamo. Quand'è stata l'ultima volta che lo avete visto?-chiese Riley.

-Quattro giorni fa. Perché?-chiese lui.

-È stato trovato a Sound Wiew Park. Morto.-disse con meno tatto possibile Jennifer. Non voleva darlo a vedere, ma l'atteggiamento da pavone dell'uomo la urtava profondamente. Quell'uomo era troppo freddo ed egocentrico. Come si notava dalle numerose fotografie che lo ritraevano mentre giocava a golf o faceva equitazione.

-O dio.-disse lui basito.

-Non si è preoccupato quando non ha più sentito sue notizie?-chiese Riley.

-No. Credevo che si fosse preso una vacanza. Com'è successo?-

-Un'esecuzione. Gli hanno sparato in mezzo alla fronte. Senta: ci servirebbero delle informazioni su Tate. Ci può dare una mano?-chiese Riley.

-Sì. Che cosa volete?-

-Ci serve il suo indirizzo e vogliamo sapere qualche notizia su amici e parenti.-disse lei.

-Ah. D'accordo. Vi do tutto il necessario. Volete controllare il suo ufficio?-chiese Clark.

-Certo. Con piacere.-disse Jennifer.

Clark Andrews li accompagnò fino al piccolo ufficio del giornalista. Era davvero in ordine. Non c'era un foglio di carta o una penna fuori posto. La cosa che colpì maggiormente Jennifer era la tazza di caffè del Book N Coffee, la sua caffetteria. Peccato che non esistesse nessuna caffetteria con quel nome in quella realtà. Era talmente stupefatta che non diede nemmeno ascolto a quello che stava dicendo il redattore.

-Jennifer tutto ok?-chiese Riley, notando il suo sconvolgimento.

-Sì sì. Che stavate dicendo?-

-Ho chiesto se avesse amici o ragazze che il giornalista frequentasse ultimamente.-

-Di ragazze non credo che ne frequentasse nell'ultimo periodo, però posso dirvi il nome del suo migliore amico è anche lui giornalista. Ah eccolo. Grant vieni qui un secondo.-disse rivolto ad un dipendente.

-Sì Clark?-disse lui avvicinandosi.

-Loro sono i detective Riley Fisher e Jennifer Walker. Mi hanno dato una spiacevole notizia su Tate Collins.-

-Oh...che gli è successo?-

-È stato trovato a Sound Wiew Park senza vita.-

-Non ci credo. Com'è stato possibile?-

-Non lo sappiamo. Stiamo ancora indagando sull'accaduto. Ho una domanda da farvi: da quanto tempo aveva questa tazza qui?-

-Qualche settimana. Non ricordo quando.-rispose Clark.

 

 

 

 

 

 

 

La settimana passò in fretta e fu subito venerdì. Jennifer non aveva mai sentito parlare di quel posto. Secondo il biglietto che le aveva dato Tate doveva essere tra la Broadway e la 7°, sulla cinquantaduesima, si chiamava Human Art, ma non c'era nessun locale con quel nome.

-Jennifer.-disse Tate, correndo verso di lei, con un piccolo mazzo di tulipani gialli.-Wow...sei davvero bellissima questa sera. Ecco: questi sono per te. Non sapevo quali fiori ti piacessero, ed ho optato per questi tulipani.-disse Tate, nervoso, porgendole i fiori.

-Sono perfetti.-disse sincera.- Sono davvero molto originali. Di solito si regalano rose rosse, ma tu mi hai stupita.-

-Già...non volevo essere banale. Accidenti...siamo in ritardo. Dobbiamo andare.-disse lui, guardando l'orologio.

-Dove?-

-In un luogo conosciuto da pochi eletti.-disse lui, incamminandosi.

-Time Square?-chiese sarcastica.

-Ah ah...molto divertente. Credimi è un posto davvero sconosciuto.-

-Ti ricordo che siamo sulla Broadway.-disse scettica.

-Ah ah. Fidati di me. Ti stupirò.-disse lui, fermandosi davanti ad una golf grigio topo, ed aprendola.

-Beh: mi hai davvero stupito con la tua auto.-sorrise lei.

-Cosa credevi? Dopotutto sono un giornalista dell'Albany Post.-disse, aprendole la portiera e facendola accomodare.-Comunque questo posto è molto isolato, e sconosciuto: quindi dovrò bendarti.-

-Assolutamente no.-

-Beh...questo è un problema...dovrò farti il lavaggio del cervello prima o poi. Scusa. Battuta pessima.-disse lui, facendola ridere sguaiatamente.

-Non ce ne sarà bisogno.-disse lei, riprendendosi dal riso.

Dopo quasi mezz'ora arrivarono in una zona di New York che, effettivamente, non aveva mai visto. Erano lontani dalle luci intermittenti di Manhattan, era quasi completamente isolato, c'era solamente un grande capannone, e moltissime macchine.

-Che ti dicevo?-disse Tate, notando il suo sguardo stupito.

-Avevi ragione. Vivo a New York da anni, e credo di non essere mai stata qui.-

-Perché non conosci le persone giuste.-disse lui. Più si avvicinavano al capannone e più si sentiva la musica molto alta proveniente dall'interno. La cosa che la sorprese di più fu l'interno del capannone. Dopo la porta d'ingresso si trovava una sala piena di persone di ogni genere, illuminata da flebili luci violacee. La musica spaccava era molto alta, tanto che fece fatica a sentire quello che le diceva Tate.

-Ti ho stupito?-comprese alla fine lei, dopo che l'altro aveva dovuto quasi urlare.

-Sì. Molto.-gli urlò lei.

-Vieni. Le mie sorprese non sono finite.-disse lui, prendendole la mano.

La portò nella stanza successiva, completamente diversa da quella precedente. Questa, invece, era illuminata da forti luci bianche, la musica era di sottofondo, le sue pareti erano occupate da diversi dipinti, tre dei quali la colpirono profondamente.

Erano tre quadri senza cornice, ed anonimi posti l'uno accanto all'altro. L'artista aveva voluto dipingere le diverse tonalità del verde nel primo, del rosso nel secondo, e del blu nel terzo.

Tuttavia, ogni quadro presentava al centro un ellisse di un colore completamente differente: marrone terra di Siena, Giallo fluorescente ed arancio.

-Questi sono fantastici.-disse lei.

-Già. Conosco l'artista.-

-Davvero chi è?-

-Non posso dirtelo. Vuole restare anonimo o anonima, così da non diventare famoso o famosa per il suo nome.-

-Sono comunque straordinari.-disse lei, stupefatta.

-Sì. È davvero un genio.-disse lui.-Ci sono ancora molte cose che devo mostrarti!-disse, prendendole la mano.

Ed aveva ragione ancora una volta.

La terza stanza era grande almeno tre o quattro volte le prime due.

L'ambientazione era simile più alla prima, però le luci erano bluastre. Vari artisti stavano dipingendo dei murales sulle pareti. Sul pavimento erano state disegnate delle rocce che sembravano sprofondare.

-Ti devo far conoscere una persona.-disse lui, avvicinandosi ad un ragazzo che stava disegnando su una parete con una bomboletta.

-Ben.-disse Tate. Abbracciando il ragazzo.

-Tate...e chi è questa splendida ragazza. Non sarai venuta qui con lui, vero? Sai...non ti merita.-disse il ragazzo, scherzando.

-Jennifer: questo è il mio simpaticissimo amico Ben, nonché proprietario di questo posto. Ben lei è Jennifer.-

-Piacere di conoscerti-disse lei.

-Piacere mio. Tate ti ha fatto fare un tour del locale?-

-Sì. È molto bello. Non ci sono mai venuta prima.-

-Ah ah: hai portato qui una novellina.-

-Già. Non avevo mai sentito parlare di questo posto. Davvero meraviglioso.-

-Grazie mille...sai volevo davvero creare qualcosa di geniale, e così è nato questo posto.-

-Non dargli ascolto: sua moglie ha avuto l'idea.-

-Beh: allora ringrazia tua moglie da parte mia.-disse lei.

-Jennifer...vuoi provare?-disse lui, porgendole la bomboletta.

-Cosa devo fare?-

-Qui ogni persona può disegnare tutto ciò che gli pare, continuando il disegno di un'altra persona. Alla fine la parete sarà piena di murales fatti da diverse persone, e poi si ricomincia tutto daccapo.-

-Wow...ma non sono molto capace.-

-Non importa. Sicuramente peggio di lui non sarai, te lo assicuro: ho ancora la foto del suo orrore.-disse lui, scherzoso.

-Allora lo dovrò sicuramente vedere.-disse lei, prendendolo in giro.

-Molto divertenti.-

-Ok...io ci provo. Però non garantisco nulla.-disse lei, cominciando a disegnare nell'unico posto libero. Ben stava disegnando una mano, mancava solo la falangetta dell'indice. Partendo da quel disegno, Jennifer creò una specie di albero stilizzato blu.

-Non è male, anzi...-disse Ben

-Meglio di come me lo aspettassi.-

-A me piace.-disse Tate.-Beh: ti va di mangiare qualcosa?-

-Volentieri.-rispose lei. Entrambi andarono nell'ultima stanza, occupata da un piccolo ristorante vietnamita.

-Ok...lo ammetto: il ristorante vietnamita proprio non me lo aspettavo-disse lei, sedendosi ad un tavolo a due.

-Già. È gestito dalla moglie di Ben: è di origini vietnamite e ti posso assicurare che cucina divinamente.-

-Wow: mi hai davvero stupita questa sera...non ci saranno altre sorprese vero?-

-No. Per questa sera no.-disse lui.-Anche tu...qual'è la stanza che ti è piaciuta di più?-

-Non lo so...sono indecisa tra la seconda e la terza.-

-Ero sicuro che ti sarebbero piaciute.-

-Davvero? Comunque: come vi siete conosciuti tu e Ben?-

-Ho scritto un articolo su questo posto e da lì siamo diventati amici.-

-Tu frequenti tutte le persone citate in tutti i tuoi articoli?-

-Beh...quasi.-disse lui. Ci fu un breve istante di silenzio, interrotto solo dall'arrivo del cameriere.

-Grazie? Ma non avevamo ordinato nulla-disse Jennifer, stupita.

-Lascia stare: li ha preparati Kim, la moglie di Ben. Decide i piatti a seconda di come vede le persone. Il tuo è Ga Kho: pollo aromatizzato con lo zenzero e salsa al caramello, mentre il mio è pho: brodo di carne aromatizzato da erbe, con spaghetti e pollo.-

-Buon appetito.-disse Jennifer, addentando un pezzo di pollo.

-Buon appetito.-rispose lui.

Si gustarono la cena chiacchierando del più e del meno.

-Mmm...davvero spettacolare. Userò quest'idea al Book N Coffee-disse Jennifer.

-Già. Davvero molto buono. A proposito del Book N Coffee: perché hai avuto quest'idea?-

-L'abbiamo avuta io e Isabella. Era un periodo davvero difficile della mia vita, e Isabella mi ha portata a prendere un caffè ed a rilassarmi, ma tutti I caffè che visitavamo erano caotici ed allora abbiamo deciso: creeremo una caffetteria che dovrà far rilassare la gente. Le persone dovranno entrare e passare solo un po' di tempo fuori dal mondo, gustandosi un ottimo caffè. E cosa c'è di meglio di un pugno di libri e di una dolce musica di sottofondo?-

-Assolutamente nulla te lo garantisco.-disse Tate.

 

 

 

 

 

 

Passarono entrambi una splendita serata a chiacchierare, scherzare.

-Mi fido.-disse Jennifer mentre erano sulla strada per il ritorno a Manhattan.

-Di cosa?-

-Di te. Di quello che è successo stasera: hai davvero un ottimo gusto in fatto di locali. Non mi sarei mai aspettata un posto simile.-

-Beh...grazie. Tutto merito della rubrica turistica. Adesso dove devo andare?-

-Gira per di qui. Sulla venticinquesima.-disse Jennifer, indicandogli la strada.

-Sbagliavo a lamentarmi con il mio capo. La sezione turistica aiuta molto.-

-Già. Quando hai deciso di diventare giornalista.-

-L'ho sempre desiderato. Quando avevo circa sette hanni ho scritto il mio primo articolo su un saggio di danza di mia sorella, è stato il mio primo articolo. È stato anche pubblicato sul corriere della famiglia Collins.-disse Tate.

-Wow. Eravate molto uniti?-

-Non proprio, però sono cresciuto in un piccolo ranch dell'Arizona, quindi dovevamo per forza essere affiatati.-

-Wow, a me piacerebbe aver avuto un rapporto così, solo che con la morte di mio padre, mia mamma è cambiata molto ed essendo figlia unica ho dovuto trovare altri rapporti esterni: Isabella è stata la mia salvezza. Siamo diventate come sorelle.-

-Immagino. Siamo arrivati.-disse, fermando la macchina davanti a casa di lei.

-Ho passato una serata meravigliosa.-disse Jennifer.

-Ne sono davvero felice.-disse Tate. Lentamente le loro labbra si unirono in un bacio pieno d'emozioni.

-Wow.-disse lui.

-Già. Wow...senti...io...dovrei...andare...-disse lei, tra un bacio e l'altro.

-Forse hai ragione.-disse lui.

 

 

 

 

 

 

 

Era da qualche tempo che cercava I vari numeri di telefono.

-Maledetto server. Perché non sei più veloce?-disse Molly.

-Con chi stai parlando?-le chiese improvvisamente Jennifer, entrando nel suo ufficio, spaventandola.

-Nulla. Che mi porti di bello?-chiese Molly.

-Il computer della vittima.-

-Wow...grazie mille...come se non avessi abbastanza...aspetta: l'ho trovato.-

-Cosa?-

-Il telefono dell'ultima persona che ha chiamato Tate.-

-Sei grande. Quanto è durata la chiamata?-

-Qualche secondo: ascolta.-disse Molly, alzando il volume.

-Molly: tu meriti sicuramente un aumento. Lo farò presente al capitano.-

 

 

 

 

 

 

Nda

Buonasera. Scusate per il ritardo nell'aggiornamento, ma è stato un capitolo molto lungo, come si è visto.

So bene che ci sono delle I scritte in maiuscolo, ma il mio correttore ha cambiato lingua ed è passato all'inglese americano.

Vorrei ringraziarvi tutti: chi ha recensito, chi ha messo tra le seguite...Alla prossima.

MuttigMaggie.

 

 

  
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