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Autore: Mary West    21/04/2013    5 recensioni
“Mi sono fatto trasportare dall’ispirazione del momento.”
“Me ne sono accorto.
Io sono Iron Man... niente male, come dichiarazione. Immagino sia molto soddisfatto.”
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Phil Coulson, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Eternal sunshine of spotless minds'
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Avvertimenti preventivi: post Iron Man 1; hints Potts & Coulson (com'è iniziata l'amicizia tra Phil e Pepper), pre-Pepperony; TSI ancora molto I, lieve fluff, accenni introspettivi, abuso di battibecchi e megalomania, perdono concesso sul finale, omelette. 
Conseguenze: piccola shot senza pretese su come Pepper ha reagito alla dichiarazione di Iron Man. 
Augurio: purtroppo a me non convince per niente, ma come sempre buona lettura! ^^



The Iron ~ I’m going to start again (with you)


 

 
Io sono Iron Man.
La voce profonda di Tony continuava a risuonarle nella testa già da parecchi minuti e, nonostante quella frase echeggiasse da tempo nella sua mente svuotata, Pepper non riusciva ancora a capacitarsi di come avesse potuto fare una cosa del genere.
Io sono Iron Man.
Non che la sua sfrenata megalomania fosse una novità per lei, che ormai lo conosceva bene come le sue tasche, ma, sinceramente, credeva ci fossero dei limiti a quel suo disperato bisogno di deliri di onnipotenza e quell’affermazione li aveva superati tutti in una volta senza la minima ombra di dubbio.
Io sono Iron Man.
Possibile che non avesse la più pallida idea di come comportarsi durante una conferenza stampa?! Aveva bisogno di una vacanza.
Io sono Iron Man.
“Signorina Potts?”
La voce pacata e cordiale dell’agente Coulson risollevò Pepper dai meandri di riflessioni in cui era sprofondata; il suo sguardo distratto si posò sul volto garbato e imperscrutabile del suo interlocutore e ricambiò l’attenzione sorridendo debolmente.
“Mi dispiace” disse con un sospiro affranto. “So quanto avesse lavorato a quell’alibi, mi dispiace davvero tanto... io non so cosa gli abbia preso, sono mortificata...”
L’agente scosse il capo, senza smettere di sfoggiare il suo sorriso gentile, e rispose:
“Non deve scusarsi” replicò con voce bassa, “non è colpa sua. Tuttavia, vorrei chiederle di poter parlare con il signor Stark, prima di prendere l’aereo per tornare in Base.”
Pepper rimase per un attimo interdetta da quella richiesta, ma non si lasciò prendere alla sprovvista: annuì più tranquilla e recuperò la borsa dalla sedia su cui l’aveva poggiata qualche minuto prima.
“Non dovrebbe esserci nessun problema” rassicurò l’agente. “Probabilmente il signor Stark è già di ritorno alla villa con la sua auto personale, ma...”
“Possiamo prendere la mia” la interruppe l’agente, allungando un braccio verso la soglia.
“Oh” esclamò Pepper colpita. “Va bene, grazie.”
Lo precedette verso l’uscita ad un suo cenno accomodante e salì sull’Acura grigio scuro parcheggiata fuori dall’edificio; l’agente Coulson prese posto accanto a lei e fece un cenno all’autista per mettere in moto.
Pepper si accomodò maggiormente stendendo la schiena contro la morbida stoffa alle sue spalle e accavallò le gambe in un gesto di distratta eleganza che nessun altro avrebbe potuto eguagliare. Due dita delicate cominciarono a strofinare con forza un lembo dell’abito, leggermente sollevato dalla posa rilassata, e, mentre la sua mano ci giocherellava distratta, lo sguardo dell’agente al suo fianco cadde sul bordo martoriato e le sue orecchie presero violentemente fuoco, mentre tentava disperatamente di porre l’attenzione su qualcosa che non riguardasse la sua affascinante ospite.
Lo sguardo di Virginia, al contrario, era rivolto verso il panorama esterno che le passava davanti, oltre il finestrino, e il labbro inferiore era stretto da un incisivo perlaceo, reso appena più gonfio della pressione del dente baluginante sulla tenera carne scura. La sua mente era ancora persa nelle profonde riflessioni precedenti e una lieve ruga di apprensione le incrinava la fronte perfetta mentre la domanda su quanto immense potessero essere la stupidità e l’incoscienza del suo capo continuava ad affollarle la testa. A quell’ora, ormai, le immagini delle conferenza avevano sicuramente già fatto il giro di tutto il mondo, lei lo sapeva bene, e l’idea che quella conoscenza pubblica potesse essere pericolosa non riusciva ad essere sradicata da quella fitta coltre di pensieri.
Non che fosse proprio un esperta in fatto di supereroi e non che Tony fosse un supereroe – ci sarebbe mancato altro – ma Pepper non poteva fare a meno di pensare che se tutti ci tenevano tanto a mantenere segreta la propria identità, be’, allora un motivo, un buon motivo ci doveva pur essere. Perfino Clark Kent faceva lo sforzo di indossare gli occhiali quando non portava il suo colorato costume da paladino degli oppressi... perché Tony doveva sempre distinguersi dalla massa, anche se la massa era costituita dal gruppo di eroi più potenti della Terra?
Quei pensieri allucinanti, a tratti insensati, stavano ancora vagando nella testa quando una sinfonia armoniosa riempì l’abitacolo e Virginia trasalì con violenza, girandosi di scatto verso l’agente Coulson, dalla cui tasca proveniva quella musica deliziosa. Nel salto, l’orlo del vestito nero si sollevò di qualche altro centimetro, mostrando di più la pelle radiosa delle gambe.
“Mi scusi” disse l’agente, estraendo il cellulare dalla tasca. “Avevo dimenticato di spegnerlo.”
Pepper gli rivolse un sorriso tranquillo e scosse il capo, comprensiva. Le ciocche ramate le danzarono ai lati del viso, delicate.
La fronte di Coulson si corrugò notevolmente quando lesse il nome sul display e fu con una smorfia seccata che rispose al telefono.
“Non è il momento” esordì con voce decisa e netta. “Sono in una posizione delicata.”
Dall’altra parte della linea, benché la cornetta del cellulare fosse ben ancorata all’orecchio di Coulson, Pepper poté chiaramente distinguere una voce alta e sardonica rivolgersi al suo accompagnatore in quella che le ricordava terribilmente una delle crisi isteriche di Tony.
Coulson attese con pazienza che il tempo facesse il suo corso e l’ira esplodesse definitivamente per riprendere a parlare con il suo classico tono pacato e sottilmente compiaciuto.
“Bene” commentò, quando lo scatto fu terminato. “Devo richiamarti... no, non posso. Sto accompagnando la signorina Potts alla villa di Stark.”
Dall’altra parte, sembrò partire una seconda crisi isterica e Pepper ebbe la sensazione che l’interlocutore dell’agente fosse ansioso e instabile proprio come Tony lo era con lei, dandosi a certi momenti di folle e nevrotica gelosia senza senso. Elaborò con un istante di ritardo che, in quell’assurdo paragone che la sua mente aveva appena istituito, Tony appariva come... come un fidanzato geloso. Immediatamente, le guance presero violentemente fuoco e scosse la testa con vigore, benché non stesse parlando con nessuno, come per scacciare un pensiero particolarmente molesto – e quello di certo lo era. Eccome se lo era. Fu una gran fortuna che Coulson fosse tanto concentrato nella sua relazione telefonica con la propria psicologicamente labile metà o avrebbe potuto scorgere quell’ombra di imbarazzata colpevolezza nello sguardo della sua ospite e, magari, collegarlo a quello che era appena successo o, peggio, a qualsiasi altra cosa riguardasse lei o Tony o, addirittura, lei e Tony.
Quando finalmente l’agente riattaccò, Pepper si era abilmente ripresa dal suo stato di profonda confusione e imbarazzo e la sua mente aveva arginato tutti i pensieri inopportuni, benché l’incredulità di fondo che l’aveva sorpresa in quel contesto fosse ancor piuttosto briosa – gelosia? Ma come le era venuto in mente? – e Phil le rivolse un sorriso garbato.
“Un collega” spiegò e Pepper annuì educatamente, non potendo fare a meno di chiedersi interiormente per quale motivo Coulson continuasse a giustificarsi benché Virginia non lo reputasse affatto necessario.
“Capisco.”
L’agente annuì a sua volta e lanciò un’occhiata distratta al paesaggio fuori la porta prima di posarlo nuovamente sul viso luminoso della sua interlocutrice. La sua pelle sembrava un raggio di sole.
“Avevo sentito tanto parlare di lei, prima di questa missione.”
La voce dell’agente Coulson attirò la sua attenzione, sprofondata di nuovo in assurde riflessioni su serate di beneficenza e Martini alle olive e sguardi poco consoni e opportuni e mani che lo erano ancor di meno, e Pepper sbatté le palpebre, incuriosita.
“Prego?”
L’agente arricciò appena le labbra e la guardò, sorridendo del suo sorriso garbato.
“Avevo sentito parlare di lei” ripeté, indicandola con un cenno del capo. Pepper sentì una vampa di calore colorarle le guance ed esclamò con voce impacciata:
“Oh.”
Coulson sorrise più ampiamente.
“Sì” fece e sembrava molto rilassato. “È una persona abbastanza nota, nel mondo, e anche con una certa reputazione. Non è da tutti essere l’assistente personale di Tony Stark... da tutto questo tempo poi” disse con una risata improvvisa – Pepper pensò che aveva una bella risata ed era un vero peccato che ridesse così poco – “è davvero coraggiosa.”
Pepper rise a sua volta, rossa e lusingata, e abbassò il volto sulle proprie gambe, prima di sollevarlo per ricambiare lo sguardo di Coulson.
“La ringrazio” disse con voce ancora parecchio imbarazzata. “E non solo per questo... ecco... complimento, insomma...”
“Lo è.”
“... ma anche per tutto quello che ha fatto” riprese con tono dolce. “Si è occupato tanto di noi... credo che non sia mai successo. Che qualcuno si occupasse di noi... me e Tony, intendo.”
Arricciò le labbra all’interno della bocca e gli rivolse un altro sorriso, ancora più timido e arrossito, e l’agente Coulson ricambiò tranquillo.
“Nessuno evidentemente si è mai preso la briga di conoscere meglio le persone di cui parla” disse con semplicità. “Io credo ne valesse la pena. E adesso ancor di più. Virginia.”
Pepper avvertì l’imbarazzo crescente toccarle le gote, insieme alle estremità delle labbra, spontaneamente volte verso l’alto, segretamente contenta per quelle parole, ma stavolta non abbassò lo sguardo. L’auto frenò dopo qualche istante e le sue iridi di cielo si schiusero con dolcezza di fronte alla facciata della villa silenziosa. Fece per scendere dall’auto ma, prima ancora che potesse poggiare la mano sulla maniglia, l’agente Coulson aveva già fatto il giro della macchina per aprirle la portiera e porgerle un braccio per aiutarla a lasciare il sedile; con le guance ancora in fiamme e uno strano formicolio dietro la nuca – come se qualcuno la stesse osservando – Pepper poggiò i tacchi sull’asfalto per precedere il suo accompagnatore nella villa. Varcò la soglia con la propria chiave e, dopo qualche istante, i due si ritrovarono nel salotto della lussuosa abitazione, completamente deserto.
“Sarà in laboratorio” disse Pepper, posando distrattamente la borsa su un divano prima di dirigersi a passo svelto verso le scale bianche che si muovevano a chiocciola su una parete. Coulson le annuì e rimase in piedi, al centro della stanza, guardandosi attorno con aria curiosa; dopo qualche istante, un rumore di passi attirò nuovamente la sua attenzione e sollevò il volto, sorridendo alla prospettiva di incontrare quello esasperato della signorina Potts, ma si sbagliava. Non era Pepper; era Tony.
Il motivo per cui il viso del miliardario sembrasse tanto contorto dalla diffidenza era del tutto oscuro all’agente e fu con sorpresa che percepì quella stesso, improvviso, immotivato scetticismo nella sua voce.
“Salve agente.”
Coulson tirò un lungo sospiro e fissò il proprio sguardo penetrante sul volto di Stark.
“Grazie per avermi ascoltato” esordì con voce incolore. Tony sbuffò sonoramente e si lasciò cadere con fare scomposto sul divano.
“Mi sono fatto trasportare dall’ispirazione del momento” si giustificò scrollando le spalle con aria di sufficienza. Indossava ancora il completo che aveva sfoggiato durante la conferenza, ma si era liberato della giacca e il nodo della cravatta cascava allentato sulla camicia bianca.
L’agente Coulson sollevò lievemente le sopracciglia, in un’espressione di scetticismo, ma quando parlò la sua voce fu calma e pacata come sempre.
“Me ne sono accorto” disse con un sorriso sottile. “Io sono Iron Man... niente male, come dichiarazione. Immagino sia molto soddisfatto.”
“Volevo solo essere sincero” si difese lui, storcendo i tratti del volto in un’espressione indispettita. “Nascondersi non serve a niente... me l’ha detto lei, no?”
Coulson mantenne lo sguardo su di lui, poi scosse il capo con un sospiro.
“Non posso trattenermi quanto vorrei” asserì dopo qualche istante. “Ma credo che presto qualcun altro dei nostri verrà a farle visita.”
“Splendido.”
“Spero si comporti bene, nel frattempo” sottolineò con cura. “Naturalmente, lei sa a cosa sta andando incontro, non è vero? Signor Stark.”
Tony sbatté le palpebre e aggrottò la fronte, dubbioso.
“Di che parla?”
“Parlo delle conseguenze di questa sua azione che oserei definire quanto meno avventata” replicò l’agente, tradendo per la prima volta un briciolo di impazienza. “Con questa sua dichiarazione pubblica, espone se stesso e tutti i suoi collaboratori a gravi minacce... oltre le pressioni del governo americano, che di certo premerà per poter entrare il possesso della sua armatura, ci saranno certamente dei nemici, che vedranno in quest’arma un modo per conquistare il potere e, mi scusi se risulto brutale, ma l’unica maniera per entrarne in possesso e far fuori lei e le persone che la circondano.”
Tony sbuffò di nuovo.
“Sarò in grado di difendermi” rispose convinto. “Non ha abbastanza fiducia in me?”
“Tony!”
La voce di Pepper fece trasalire sia Stark che Coulson, i quali si girarono di scatto verso le scale che conducevano al laboratorio, da dove Virginia era appena entrata.
“Eccola, finalmente” esclamò con un sospiro esasperato. “L’ho cercata dappertutto.”
Salì gli ultimi gradini e raggiunse il divano, sovrastando Tony che vi era steso sopra. Incrociò le braccia sotto il petto con espressione severa e, nel farlo, il tessuto nero si tirò appena più su, sulle gambe.
“L’agente Coulson la stava cercando” continuò e rivolse al suo capo uno sguardo truce “per ringraziarla del suo intervento... ha particolarmente apprezzato il suo rispetto nei confronti del duro lavoro di alibi che ha operato e dei suoi consigli, che ha seguito alla lettera proprio come richiesto.”
Tony sorrise sardonico e i suoi occhi guizzarono un istante di troppo sulle gambe scoperte della sua assistente. Coulson tossì.
“Signor Stark” disse con voce appena più imbarazzata. “Come le stavo dicendo, qualcun altro si occuperà della sua situazione... nel frattempo, mi auguro che si occupi, come mi ha promesso, di starsene fuori dai guai e di assicurarsi che anche i suoi collaboratori possano stare al sicuro.”
Il suo sguardo sorvolò sul viso di Pepper e lei arrossì, vagamente confusa. Tony spostò lo sguardo dall’uno all’altra, la fronte aggrottata in un’espressione pensierosa.
“Adesso devo andare” riprese l’agente, osservando il proprio orologio. “Signor Stark.”
Si avviò alla soglia e Pepper lo seguì, aprendogli la porta prima che lo facesse lui.
“Grazie agente” disse ancora. Lui sorrise e annuì.
“Phil” la corresse con voce garbata. “Mi chiami pure Phil.”
Pepper sentì le guance accendersi di nuovo, ma ricambiò lo sguardo addolcita.
“A presto Phil.”
“A presto Virginia” rispose lui con uno scintillio nello sguardo. “Quando ci sarà bisogno di aiuto, non esiti a chiamarmi.”
Pepper osservò l’agente – Phil – attraversare il vialetto e scomparire con l’Acura grigia dietro la prima curva. Un sorriso luminoso le illuminò il volto e con un sospiro rilassato si voltò per tornare in salotto; la prima cosa che notò appena fu tornata nella stanza, fu lo sguardo di Tony fisso su di sé, colmo di rancore ingiustificato e irritazione a stento repressa.
Pepper evitò con decisione gli occhi del suo superiore e recuperò il proprio telefono dalla borsa. Mezzo mondo stava discutendo di quella conferenza stampa e lei non poteva fare a meno di pensare che quell’atteggiamento da parte del suo capo fosse infantile e, soprattutto, del tutto insensato, considerando che non avesse nessun diritto di lamentarsi dopo quello che aveva combinato. Si sedette sul divano accanto a lui, continuando ad ignorarlo risoluta; quando quel silenzio divenne insopportabile, Tony sbuffò per tre volte e alla fine parlò.
“La smette?”
Pepper sollevò di scattò lo sguardo dal tablet e osservò Tony con espressione perplessa.
“Prego?”
“La smette” ripeté lui con voce ferma e sguardo severo, “d’ignorarmi?”
“Non la sto ignorando” replicò lei convinta, riprendendo ad osservare il titolo sulla prima pagina del Post: Lui è Iron Man. “Sto solo evitando di sfogare su di lei la mia rabbia.”
“La sua rabbia?” fece Tony incredulo. “Per cosa? Non ce l’avrà sul serio con me per questa storia della conferenza stampa?”
Pepper ringhiò e gettò all’aria il tablet, passandosi le mani tra i capelli incredula.
Certo che sono arrabbiata con lei” sibilò piccata. “Non solo ha pubblicamente diffuso una notizia che doveva essere riservata, ma così facendo ha messo in pericolo se stesso e me e Happy e tutti i suoi collaboratori...”
“Oh, la prego! Non è questo il punto e lei lo sa benissimo...”
“... e ha anche gettato all’aria tutto il lavoro dell’agente Coulson...”
“... sta solo cogliendo l’occasione dopo la storia del ballo...”
“... e come se non bastasse ha fatto tutto questo solo in nome del suo maledetto egocentrismo!”
“... ma io mi sono scusato e mi dispiace averla lasciata lì, ma lei continua ad ignorarmi e non è giusto...”
“Non è giusto che lei pretenda da me che sia uno zuccherino dopo tutto quello che ha combinato...”
“... ma lei pensa che sia facile farsi dar retta da lei? È così testarda...”
“Io non sono testarda, il mio è puro istinto di conservazione...”
“... e poi scompare e riappare con quel manichino e cosa vorrebbe da me? Che fossi felice della cosa...”
“Ma questo cosa diavolo c’entra? Lei dovrebbe essere grato all’agente per il suo aiuto e la smetta di parlare di quella sera...”
“Stop!”
Tony alzò entrambe le braccia e si sporse verso di lei, passandosi le mani tra i capelli frustrato.
“Okay, parliamo in ordine di grado: io sono il suo capo e parlo prima io” disse con voce ferma. “E dico che lei non può ignorarmi per una dichiarazione in una conferenza fatta per puro spirito di sincerità...”
“Non era sincerità” lo interruppe Pepper piccata. “Era megalomania.”
“Pepper.”
“Va bene.”
Tony annuì compiaciuto e riprese:
“Bene” disse ancora. “Mi dispiace per la storia del ballo...”
Pepper si sentì arrossire furiosamente e abbassò il volto sulle proprie gambe, desiderando ardentemente di essere inghiottita dal terreno, in quello stesso momento. Per favore.
“... ma, come ho tentato di spiegarle un milione di volte, sono stato avvertito del coinvolgimento di Obadiah e ho dovuto cercare di fermarlo prima che fosse troppo tardi.”
Si fermò per qualche istante, poi aggrottò la fronte indispettito prima di continuare con enfasi:
“Ma non c’era bisogno di farmela pagare in questo modo” disse palesemente seccato. “Passi il vestito, ma era davvero necessario flirtare con l’agente sotto il mio naso?”
Pepper rimase immobilizzata per qualche istante; un fitta di calore le infiammò le guance e avvertì un illogico senso di colpevolezza attraversarle le iridi di cielo. Improvvisamente, il pensiero che aveva elaborato in auto, il paragone di Tony – con un fidanzato geloso – rimpiombò con tutta la sua forza nella mente e si sentì più impacciata che mai.
“Lei” iniziò imbarazzata, “lei.. l-lei...” farfugliò, stringendosi le mani agitata. “Lei sta dicendo un mucchio di stupidaggini!” sbottò infine, rossa e accaldata.
Tony la guardò con gli occhi sbarrati.
“Prego?” fece stupefatto. “Sta scherzando? Vuole negare che ho ragione su tutti i fronti? Come sempre, in effetti...”
Pepper sbuffò con forza e si alzò dal divano, avvicinandosi al limitare della stanza, ad un passo dalla vetrata che dava sul mare. Con lo sguardo fisso sulle onde che s’infrangevano lente sulla riva sabbiosa, tirò un lungo sospiro e rispose:
“Io non ho flirtato con nessuno” disse con voce ferma, appena incrinata dall’impaccio. “E ho messo un vestito semplicissimo e... e non ce l’avevo con lei per quella sera” confessò avvampata. “Ma lei non si rende conto di quanto si sia messo in pericolo!” eruppe chiudendo gli occhi.
Quando li riaprì, scorse un’ombra alle sue spalle e con un istante di ritardo percepì un tocco sulla mano che aveva poggiato contro il vetro davanti a sé. Il palmo caldo e ruvido di Tony le sfiorò il dorso con gentilezza e Pepper sentì il suo respiro soffiarle ad un centimetro dalla guance e quel rossore divenne più forte di quanto non fosse stato per tutto il giorno.
“Tony” disse confusa ed imbarazzata, “non...”
Lui scosse il capo e si sporse per guardarla negli occhi.
“Si fidi di me” le mormorò in viso. “Ci saranno sempre dei rischi... ma li supererò tutti e nessuno si farà male. Io la proteggerò sempre.”
Pepper ricambiò lo sguardo e chinò il capo, scuotendolo con forza. Fece scivolare la mano dalla presa di Tony e avvertì una fitta di protesta al ventre.
“Lei non cambierà mai” disse.
“L’ho già fatto” ribadì lui. Un ghigno improvviso gli incurvò le labbra e Virginia ne fu quasi intimorita. “Davvero non ha flirtato con nessuno?”
Pepper aprì la bocca, roteando gli occhi al cielo, ma non disse niente e si allontanò verso la cucina a passo svelto.
“La smetta.”
Tony la seguì, continuando a ridere.
“Di fare cosa?”
“La smetta di sghignazzare.”
Il sorriso di Tony si fece ancora più ampio e devastante e Pepper si ritrovò a pensare che mai, neanche nei suoi sogni più incredibili, avrebbe immaginato che potesse diventare così.
“Non pensi di cavarsela così facilmente.”
Lo fissò con aria scettica, incrociando le braccia accanto al bancone della cucina. Tony sorrise e tirò fuori una padella dal primo cassetto.
“Le preparerò un’omelette.”
Pepper scoppiò, suo malgrado, a ridere e lo sguardo di Iron Man si perse in quella risata.
“Sì.”
Tony, che aveva già acceso il fuoco, la guardò interdetto.
“Prego?”
Virginia sorrise timidamente e disse:
“Mi fido di lei.”
Le labbra di Tony si incurvarono verso l’alto e la luce che ne esplose era la cosa più accecante che si fosse mai vista in tutto il mondo – e anche oltre.
“Grazie.”
Io la proteggerò sempre











 

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Ma buongiorno a tutti e buona Domenica. 
Passo da queste parti un po' di corsa perché oggi dovrei - no, no, no: devo - studiare, ma mi sentivo anche in dovere di postare qualcosa. Il problema maggiore è che, come l'altra volta, anche ieri il documento della long ha fatto i capricci e continua ad aprirsi lentamente per poi bloccarsi appena clicco in un punto qualsiasi. >.< Mi scuso immensamente per quest'inconveniente, davvero tanto, sono mortificata; prometto che tenterò di risolverlo il prima possibile e di aggiornare la storia al massimo entro Venerdì prossimo. T.T
Nel frattempo, per farmi perdonare, vi lascio questa storia, ma mi rendo conto io stessa che non sia granché e prometto che il 25 mattina, quando sarò ancora tutta fusa per Iron Man 3 - ma quando arriva?! - pubblicherò una one-shot chilometrica su Tony e Pepper e il Natale, che ho già concluso e che mi garba molto più di questa. U.U
Su questa nota dolente, non ho molto da dirvi: come credo si sia capito, è un missing moment ambientato alla fine del primo film, dopo la dichiarazione di Tony al mondo intero circa la sua identità di supereroe. 
Ho voluto inserire il personaggio di Phil perché mi andava di gettare una base a quello che sarebbe stato il loro rapporto, far vedere un barlume, una traccia aurorale di quella che diventerà l'amicizia più bella di tutta la Marvel. *-* 

[1]: la telefonata di Phil è, nella mia mente, davvero con un collega; chi mi conosce, sa anche chi ASD;
[2]: Clark Kent è l'identità segreta di Superman; 
[3]: quando Phil dice che qualcun altro dello S.H.I.E.L.D. si occuperà di Tony allude a Fury che, nella scena dopo i titoli di coda di Iron Man 1, si fa trovare a casa di Tony; 
[4]: l'omelette è un piccolo gioco in relazione all'ossessione di Tony per le omelette nel secondo film. 

Non ho altro da dire, credo. Tranne che il vestito di Pepper in quella scena è veramente corto e lei è divina

Voglio cogliere l'occasione per ringraziare come sempre tutte le persone che mi seguono e mi leggono, in silenzio o no, e promettendo di recuperare il prima possibile le risposte alle recensioni. T.T Grazie di cuore a tutti e alla prossima!
Un bacione, Mary. 

   
 
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