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Autore: pallina90    21/04/2013    9 recensioni
“ La faccia salire. E subito! ”
Edward aspettò la ragazza sulla soglia della porta e non appena la ragazza fece capolino dalle porte dell’ascensore, richiamò la sua attenzione.
“ Mi chiamo Isabella. ” Si presentò la ragazza consegnando al maestro una scatola di cartone. Lui la prese con mano tremanti e l’aprì subito e… non c’erano le sue scarpe bicolore, ma una busta ingiallita dal tempo.
“ Che significa? E chi sei? ” Disse furioso.
“ Per favore, legga la lettera. ” Sussurrò la ragazza timidamente.
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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LUTTO NEL MONDO DEL TANGO: MUORE ANTHONY MASEN.

Sì è spento nella sua casa, circondato dai suoi cari, il più grande tanguero di tutti i tempi. Aveva ottantadue anni. Domani i funerali nella chiesa madre di Buenos Aires.

Nato a Montevideo, in Uruguay, nel 1925, Anthony Masen è stato un idolo negli anni Cinquanta portando la passione del suo ballo da Parigi a New York. Fin da piccolo aveva dimostrato una notevole passione per il ballo, ma è stato solo nell’adolescenza che Masen si è lasciato travolgere dalla sensualità di quelle note argentine, riuscendo in breve tempo a diventare un ballerino professionista in grado di interpretare al meglio ogni coreografia, con un pathos che andava oltre la semplice esecuzione dei passi: era come se Masen vivesse ogni singola coreografia e melodia, facendole proprie, diventando egli stesso un personaggio centrale in quella danza di sentimenti. Era andato a vivere in Argentina in età matura per insegnare danza a una serie infinita di allievi, tra i quali anche il famoso Edward Cullen.

Maria non riuscì a leggere oltre, le lacrime le offuscavano la viste e i singhiozzi le scuotevano le spalle, neanche fosse una quindicenne che era stata lasciata dal suo primo fidanzatino.
“ Nonna, stai male? Che ti succede? ” Ad Isabella venne un colpo quando vide la nonna in quelle condizioni.
“ No, tranquilla bambina mia. ” La rassicurò la donna, cercando di riprendere il contegno che le si addiceva alla sua età.
“ E allora che succede? ” Insisté la nipote, e l’anziana le passò il giornale, indicandole l’articolo che l’aveva tanto sconvolta.
“ E poi dici a me di non urlare quando vedo il mio idolo in tv? Non ti sembra un po’ troppo piangere per un vecchio che muore? ” La prese in giro bonariamente Isabella.
“ Lui è stato l’amore più grande della mia vita. Ero più giovane di lui di qualche anno e persi completamente la testa per lui; Anthony ricambiò da subito il mio amore e non mi importava che fosse sposato e avesse dei figli, che io ero l’altra, quella che aveva torto, il nostro amore era qualcosa di troppo forte per non essere vissuto. ”
“ Davvero nonna? ” La ragazza rimase a bocca aperta, non credendo alle proprie orecchie: la nonna era stata l’amante di una delle persone più famose di Buenos Aires.
“ Già, quando ci incontravamo non eravamo lui il mio maestro di tango e io la sua allieva, eravamo semplicemente Maria e Anthony, due ragazzi che volevano semplicemente amarsi. ”
“ E poi? ”
“ E poi, come spesso accade, la vita ha avuto altri piani per noi. Ma non l’ho mai dimenticato, l’ho sempre amato in cuor mio, e credo che anche tuo nonno se ne fosse accorto. ” Maria si asciugò un’ultima lacrima, ritirandosi poi in camera sua, a piangere da sola l’amore più grande della sua vita.

 

**************************************************

5 anni dopo

 

Ai nuovi allievi che affrontavano la pista, i vecchi insegnanti spiegavano: “ Il tango è un pensiero triste che si balla ”.
Dicevamo tutti così tranne don Edward Cullen: lui, a differenza degli altri, interpretava ogni canzone, anche la più malinconica, con il sorriso sulle labbra e un’irrefrenabile allegria. A 35 anni era considerato il miglior ballerino di tango del mondo, vincitore per tre volte di seguito del Festival Mondiale di Buenos Aires. Tornava in Argentina solo per quell’evento, mentre il resto dell’anno lo passava in viaggio tra USA, America Latina e Europa per esibirsi nei teatri e nelle milonghe, i locali dedicati esclusivamente al tango.
Teneva centinaia di corsi per insegnare la sua arte e nell’ambiente era chiamato “ il mago ” non solo per le magie che eseguiva in pista con la sua partner, Gisela Herrera, ma perché era diventato un mito in pochissimi anni. Sino al 2009 era uno dei tanti, poi era esploso e chi lo aveva conosciuto prima del successo ancora non riusciva a spiegarsi come fosse riuscito a trasformarsi in un danzatore eccezionale in così poco tempo. Solo uno dotato di poteri magici, appunto, ce l’avrebbe fatta.
Ora Edward era a Buenos Aires per difendere il titolo conquistato l’anno precedente: le eliminatorie erano state una semplice passeggiata; la semifinale, appena conclusa con successo, un impegno minimo.
“ Hai visto le mie scarpe? Erano qui e non ci sono più. ” Disse Edward a Gisela nel camerino allestito nel grande auditorium dove si svolgevano le gare.
“ Erano lì ” Rispose la ragazza indicando l’angolo del camerino dove avevano appoggiato i trolley con gli abiti da esibizione.
“ Lo so che erano lì, ma non ci sono più. Le hai spostate tu? ” Il suo tono di voce che andava diventando sempre più irritato.
“ Non le tocco mai, lo so quanto sei geloso di quelle due pantofole sgangherate… ” Lo canzonò Gisela, non riuscendo a capacitarsi del perché il suo partner si ostinasse ad indossare delle scarpe sfondate; Edward aveva decine di paia di scarpe da ballo ma quando gareggiava indossava sempre e solo quelle: erano bicolore, rosse con la punta nera, vecchissime, piene di graffi e macchiate.
“ Aiutami, maledizione! Non startene lì impalata. ” Sbottò il ballerino sempre più agitato, iniziando a perdere la pazienza.
“ Calmati, che ti succede? ” Gisela si era resa conto che Edward, pallidissimo, ansimava e sudava. “ Che hai, stai male? ”
“ Sì, tu non capisci… ” Ansimò il ragazzo, portandosi una mano sul petto e cercando di fare dei profondi respiri per tenere sotto controllo l’attacco di ansia che gli stava montando dentro.
“ Stenditi e fai dei lunghi respiri. ” Consigliò la donna e toccò la fronte del ballerino bagnata e fredda come il ghiaccio. “ Chiamo un medico. ”

 

 “ Nulla di grave, è solo un abbassamento di pressione: deve bere molta acqua e mangiare qualcosa con tanto zucchero. E farsi una bella dormita, domattina starà meglio. ” Spiegò il medico dopo aver visitato Edward.
Ma lui sapeva che non sarebbe andata così: domani sarebbe stato ancora peggio, perché il peggio doveva ancora venire. Senza quelle scarpe… Come poteva stare calmo se la sua mente non faceva altro che fargli immaginare tutti i disastri a cui sarebbe andato incontro?
“ Le hanno rubate mentre eravamo al bar, non c’è altra spiegazione. ” Disse alla partner.
“ Rubate? E che se ne fanno? Le possono solo buttare nella spazzatura. ” Gisela parlò senza fare caso alle sue parole, ma quando si accorse dell’occhiata furiosa e allo stesso tempo disperata di Edward, si rammaricò di non essersi morsa la lingua.
“ Sei pazza? Sono le mie scarpe, le mie, hai capito?! ” Sbottò l’uomo fuori di sé, facendole seriamente paura.
“ Sei tu che stai impazzendo. Forse qualcuno ti ha voluto fare uno scherzo, tutto qui. Magari domani te le fanno ritrovare. Andiamo, io ho sonno. ”
Mentre Edward e Gisela uscivano dal retro dell’auditorium, una ragazza nascosta nell’oscurità li stava osservando. Loro presero un taxi, lei li seguì con un altro.

Gisela andò nella sua stanza d’albergo dopo aver dato la buonanotte al ballerino: era ancora agitatissimo ma non ansimava più e la pressione era salita, quindi forse la ragione gli stava tornando.
Edward si buttò sul letto, distrutto, e mille pensieri negativi gli vorticarono nella mente. Per la prima volta, da tanti anni a questa parte, aveva perso il sorriso e la voglia di scherzare.
Squillò il telefono, era la reception: “ Signor Cullen, c’è una signorina che chiede di lei. ”
“ Che vuole, stavo già dormendo. ” Rispose annoiato, pensando che fosse una delle sue fan che era riuscito a scoprire in quale albero stava alloggiando e adesso voleva solo una foto e un autografo da sbandierare ai quattro venti.
“ Dice che ha qualcosa da farle vedere, un paio di scarpe. ” La risposta del receptionista lo svegliò da quello stato di torpore in cui era caduto dopo aver scoperto il furto.
“ La faccia salire. E subito! ”
Edward aspettò la ragazza sulla soglia della porta e non appena la ragazza fece capolino dalle porte dell’ascensore, richiamò la sua attenzione.
“ Mi chiamo Isabella. ” Si presentò la ragazza consegnando al maestro una scatola di cartone. Lui la prese con mano tremanti e l’aprì subito e… non c’erano le sue scarpe bicolore, ma una busta ingiallita dal tempo.
“ Che significa? E chi sei? ” Disse furioso.
“ Per favore, legga la lettera. ” Sussurrò la ragazza timidamente.
Edward prese la lettera e porse nuovamente la scatola ad Isabella per poterla aprire: non riconosceva quella grafia sottile e sbilenca, ma riuscì comunque a leggerla:

 <  Cara Maria, non possiamo più vederci. Mia moglie ha scoperto tutto e ha minacciato di andarsene con i nostri due bambini. Perdonami,, ti ho amato come non avevo mai amato nessun’altra. Anthony.  >

Dopo aver letto la firma Edward ricominciò a sudare freddo e barcollando si appoggiò alla cassettiera.
“ Maria era mia nonna, è morta sei mesi fa. ” Spiegò la ragazza. “ Prima di andarsene mi ha raccontato di essere stata l’amante di Anthony e di non averlo mai dimenticato. Nelle ultime notti, ormai allo stremo, lo sognava spesso e lui le diceva: ‘ Trova le scarpe… le scarpe. ‘ Io le ho cercate per mesi e finalmente le ho trovate. Ce le aveva lei. ”
“ Che cosa c’entro io con tua nonna e il suo amante? ” Sbottò Edward cercando di riprendere il controllo.
“ Non faccia il furbo. Lei sa benissimo chi è Anthony. Vuole dirmi la verità? ” Lo provocò Isabella, sfidandolo con lo sguardo.
“ Non c’è nessuna verità da raccontare, ma insomma che cosa vuoi? Devi ridarmi le scarpe, subito. Altrimenti io… ” Ma non riuscì a finire la frase, perché sapeva che non c’erano minacce da fare.
“ Vuole denunciarmi? Faccia pure, così dovrà poi parlare con la polizia e… con i giornali. Questo è il mio numero di telefono, mi chiami se cambia idea. ” E se ne andò, lasciando il ballerino sconcertato.
La ragazza aveva ragione, lui sapeva benissimo chi era l’autore della lettera: Anthony Masen, il più grande ballerino della storia del tango. Era stato proprio don Masen a farlo innamorare del tango, ad insegnarli la passione con cui si dovevano eseguire i passi, nonostante lui non fosse di certo il più brillante degli allievi. Quando Masen era morto nel 2009, per Edward era stato un duro colpo, era affezionato a lui come ad un nonno, ed era stato tra i primi a partecipare alla veglia funebre in casa del maestro. E mentre i parenti pregavano, lui aveva salito di nascosto le scale e si era intrufolato nella camera da letto del maestro per prendere un ricordo del suo idolo: stava cercando qualcosa di piccolo, che potesse portare sempre con se come una specie di talismano, ma poi il suo sguardo era stato attirato dall’anta di un armadio lasciata aperta e lì aveva trovato le vecchie scarpe rosse con la punta nera.
Da quel giorno la sua vita era cambiata.

Il mattino dopo Edward, che aveva avuto un sonno agitato e pieno di incubi, si alzò ancora più sconvolto e teso. Passò la giornata riprovando con Gisela la coreografia che avrebbero presentato la sera successiva, alla finale, e litigò con lei tutto il tempo.
“ Oggi sei insopportabile, che cos’hai? ” Urlò Gisela dopo aver perso la pazienza.
“ Non ho lei mie scarpe, come posso…. ” Fu la sua giustificazione, ma la donna non lo lasciò finire, credendo pazzo un uomo che si comportava così solo perché non trovava più le sue scarpe.
“ Basta con questa storia. Devi concentrarti, domani non possiamo sbagliare nulla. ” Lo apostrofò, lasciandolo poi solo nella sua disperazione.

La sera la coppia era attesa in una milonga della città, dove i ballerini del Festival erano stati invitati. Edward trovò ogni scusa per non ballare, ripetendo che era stanco e voleva riposarsi in vista della gara, ma alla fine dovette cedere quando il deejay lo invitò pubblicamente a scendere il pista, mentre il pubblico lo acclamava.
Si alzò e dalla tensione ebbe un leggero giramento di testa: aveva le gambe dure e rigide come due tronchi di quercia, ma non poteva tirarsi indietro. Gisela si accorse subito che qualcosa non andava, sembrava essere un robot dal modo in cui camminava per raggiungere la pista, e gli altri se ne resero conto appena dopo, quando il grande ballerino danzò come se fosse un principiante, sbagliando i passi più semplici e perdendo spesso il tempo. Il finale fu tragico: perse l’equilibrio e trascinò Gisela a terra, scatenando risate di scherno da una parte e un chiacchiericcio alquanto velenoso dall’altra.

Il mattino dopo i quotidiani di Buenos Aires massacrarono Cullen con titoli come: < Edward: la caduta di Dio > e < Cullen, il tango più triste >. I giornali scandalistici ipotizzarono che il ballerino fosse gravemente malato o, peggio ancora, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
Chiuso nella sua camera d’albergo, Edward aveva spento il cellulare per non rispondere ai giornalisti e pensava seriamente di fare le valigie e scappare il più lontano possibile: senza le vecchie scarpe di Anthony non sarebbe mai riuscito a ballare, e non poteva perdere la faccia più di quanto già non avesse fatto. Poi si ricordò di quella ragazza, Isabella, e cercò come un disperato il bigliettino con il numero di telefono che aveva lasciato chissà dove; quando lo trovò quasi urlò per la felicità.
Digitò velocemente il numero, sbagliandolo due volte tanto era nervoso, e quando partì la chiamata, incorciò le dita sperando che lei rispondesse; il suo cuore batteva in sintonia con gli squilli del telefono e quando al decimo “ Tuu ” senza risposta stava per cedere, finalmente sentì il click che la chiamata era stata presa.
“ Pronto? ”
“ Sono Edward, possiamo incontrarci? ” Chiese a Isabella senza inutili giri di parole. Lei rimase in silenzio per un attimo, ripensando chi fosse questo fantomatico Edward, ma poi le venne subito in mente che era il ballerino che rivoleva le sue scarpe.
“ Sì, ma solo se sei pronto a dirmi la verità. ”
“ Dove ci vediamo? ” Edward era disposto a tutto per riavere le scarpe prima della serata.
“ Al bar dell’auditorium, tra un’ora, siediti in un tavolino appartato. ”

 Al loro primo incontro non l’aveva notato, era troppo agitato e confuso, ora invece Edward vide con piacere che la ragazza era molto carina: non era altissima, ma ben proporzionata, con lunghi boccoli castani e occhi color cioccolato al latte.
Lei si accomodò salutandolo con un cenno della testa e non perse tempo. “ Racconta. ” Lo apostrofò.
Edward prese un profondo respiro e poi iniziò a parlare: “ Le scarpe che mi hai rubato sono quelle di Anthony Masen, ma questo lo sapevi già. Le ho prese a casa sua: dovevano essere solo un ricordo, invece quando sono tornato a casa ho visto che erano della mia stessa misura, il 43, e mi è sembrato strano che un uomo piccolino potesse avere un numero così grande, e allora le ho calzate, così tanto per provare. Non ci volevo credere: i miei piedi hanno cominciato a muoversi da soli, tirandosi dietro le gambe, il bacino, le braccia e tutto il resto. Non ballavo semplicemente come il grande Anthony, ero lui in  persona, sentivo la sua passione per il tango scorrere nelle  mie vene, riuscivo a fare passi difficilissimi e spettacolari, a interpretare la melodia delle canzoni come non mi era mai riuscito prima. Ecco il mio segreto. Ma non ho ancora capito che cosa vuoi tu. Soldi? Sono disposto a pagare. ”
“ Il denaro non mi interessa, voglio solo ballare con te. ”
“ Tutto qui? ” Chiese Edward.
“ Forse non hai capito: dobbiamo ballare insieme durante il Gran Galà di chiusura del festival. ” Lo guardò dritto negli occhi Isabella, assicurandosi così che non pensasse che lei stesse scherzando.
“ Stai scherzando? Il pubblico aspetta me e Gisela, tu sei una sconosciuta. ”
“ Vuoi o no le tue scarpe? ” Lo ricattò lei.
“ Certo, senza non potrei mai vincere la finale. ”
“ E allora promettimi che ballerai con me tutta la notte. ”
“ Sei pazza e io sono più pazzo di te. Va bene, promesso. ”
Isabella sorrise felice, mordendosi il labbro inferiore, e Edward, senza sapere neppure bene il perché, ricambiò quel sorriso.

La coppia che sfidava i campioni in carica ce la mise davvero tutta per togliere loro il titolo, ma inutilmente. Edward e Gisela erano stati formidabili, avevano ritrovato la loro sintonia e Edward aveva fatto magie con i suoi piedi, facendo dimenticare del tutto la penosa esibizione della sera prima. Dopo la consegna del trofeo, gli organizzatori invitarono tutti a spostarsi nella sala dell’hotel dove si sarebbe svolto il Gran Galà. Edward e Gisela si sedettero al tavolino loro riservato: lei avrebbe voluto scendere subito in pista per i meritati applausi degli appassionati, ma lui invece continuava a chiacchierare con amici e ammiratori, come a prendere tempo.
Aspettava l’arrivo di Isabella, in parte perché non voleva venire meno alla sua promessa, e in parte perché era desideroso di ballare con lei, sentiva una strana emozione quando ripensava a lei; e poi la vide: avanzava tra la folla con un abito nero che le lasciava scoperte le spalle e un fiore bianco tra i capelli.
“ Io sono pronta. ” disse Isabella, quando lo raggiunse.
“ Da quanto tempo balli il tango? ” Chiese Edward.
“ Io? Non l’ho mai ballato. ”
“ Allora sei proprio pazza. ” Sorrise lui, scuotendo la testa come se ancora facesse fatica a credere a quello che stava per fare.
“ No, perché ho queste. ” Disse la ragazza estraendo dalla borsetta un paio di vecchissime scarpette da ballo bianche, graffiate e macchiate. “ Erano di mia nonna. ” E non ci fu bisogno di aggiungere altro: sarebbe andato tutto bene, lo sapevano entrambi.
Edward l’accompagnò in pista.
Quando le loro mani si toccarono, un brivido percorse la schiena di entrambi e un alito caldo soffiò sui loro visi. Sulle note di “ Libertango ” di Astor Piazzolla, partirono all’unisono come se avessero ballato insieme per tutta la vita, con i piedi che sembravano volare nelle vecchie scarpe.
In quel momento Edward e Isabella non esistevano più.
“ Maria, perdonami ancora, ti amerò per sempre. ” Sussurrò lui appoggiando le labbra su quelle di lei.
“ Sei perdonato Anthony, amore mio. ”


   
 
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