Tu mi piaci, Sasuke
by Mistress Lay
Sezione: Naruto
Sottosezione: Verde, Shonen-ai
Disclaimer: tutti i personaggi e situazioni appartengono a
Masashi Kishimoto e a chi ne detiene i diritti. Sono una mera fanwriter che, per
una volta, ha deciso di usare Naruto e Sasuke per quattro parole in croce, per
puro divertimento (ovviamente mio, mica dei personaggi!) e che non ci guadagna
un solo centesimo
Notes: Ebbene sì, approdata anche qui! XD La mia prima
SasuNaru nientemeno…
Mi sembrava giusto, dopotutto, la coppia SasuNaru è la
seconda mia preferita coppia di Naruto! *.* La prima, ovviamente, è la GaaNaru,
e vi avverto già – a scopo puramente intimidatorio (eheh) XD – che una shot su
quest’ultima coppia è già bella che pronta.
La qui presente shot invece è una shottina piccina-picciò,
scritta per il puro gusto di scriverla, per questo, probabilmente, la troverete
un po’ insignificante *mumble mumble* U.U
Più che gradito qualsiasi tipo di commento, visto e
considerato che è la mia prima fic in questo fandom… -.-‘’
*
- Tu mi piaci, Sasuke -
Sasuke voltò bruscamente il capo verso il ragazzo che
aveva appena pronunciato quelle quattro parole. Quasi perse l'equilibrio dalla
placida posa che aveva assunto da quando era salito sopra il ramo dell'albero e
si era seduto, riflettendo tranquillamente per i fatti suoi.
Non pensava a nulla in particolare, desiderava solamente
silenzio e tranquillità, oltre ad un rifugio dalle sue numerose ammiratrici che
non perdevano giorno ad inseguirlo come assatanate. Gemendo, Sasuke aveva
pensato a Sakura, l’invidiabile costanza dimostrata dalla ragazza nei suoi
inseguimenti era veramente notevole. Se non fosse lui l’oggetto di quei
desideri inappagati, Sasuke l’avrebbe ammirata.
Aveva passato lunghi istanti a fissare le foglie
dell’albero sul quale era appollaiato, ammirando la luce del sole penetrare tra
queste piccole accumulatrici di calore quando il suo delicato sogno di
cristallo si era bruscamente frantumato dall’arrivo di Naruto Uzumaki.
Quando questi era arrivato Sasuke lo aveva salutato
brevemente con un piccolo cenno di capo per poi tornare a fissare il nulla con
le mani in tasca, una gamba piegata contro il petto e una a penzoloni giù dal
ramo. Classica posa pensosa.
Naruto lo aveva guardato in silenzio per un po', senza
nemmeno ricambiare il saluto, con le braccia incrociate dietro la nuca, e se
n'era uscito con quell'affermazione inaspettata. Così, senza preavviso.
Tu mi piaci, Sasuke.
Quanti significati poteva avere quella frase?
Tu mi piaci, Sasuke.
Come ninja?
Come amico?
Come... qualcos'altro?
Sasuke lo guardò sorpreso, tirandosi in piedi dalla
posizione accovacciata con la quale era atterrato dopo aver perso l'equilibrio
dal ramo.
Naruto era lì, di fronte a lui, nella stessa posizione di
prima e non si era mosso di un millimetro, aveva gli occhi azzurri calmi come
pozzi limpidi, ingenui, sinceri, era quello di sempre. E lo fissava.
Si aspettava una risposta?
Per la prima volta, Sasuke non sapeva proprio che dire.
Il suo autocontrollo gli impedì di aprire bocca per
balbettare qualcosa che poteva assomigliare molto approssimativamente ad un
'C-che... cosa? ... eh?' ma per fortuna era così shockato da quell'assurda
situazione nella quale si trovava che nemmeno riusciva a balbettare,
risparmiandosi una figuraccia assicurata.
Tu mi piaci, Sasuke.
Sasuke avrebbe voluto chiedere 'In che senso?', ma la sua
mente si era persa in una spirale di dubbi amletici.
E poi… che reazione avrebbe dovuto avere?
Avrebbe dovuto sentirsi lusingato? Ansioso? Schifato?
Respira, Sasuke, si redarguì mentalmente, Non
dimenticarti di respirare.
Naruto gli girò le spalle: - Volevo solo dirti questo,
nient'altro - il viso paffuto sembrava deluso, gli occhi incupiti. Se ne andò e
Sasuke non fece nulla per fermarlo.
E come avrebbe dovuto fermarlo?
Gridando ‘Dobe’? Prendendolo per un polso?
Respira, Sasuke.
Quando fu finalmente solo, Sasuke arrossì.
Era totalmente una reazione inaspettata che non la
registrò se non qualche secondo dopo, quando tornò con i piedi per terra. Ma
ormai era solo.
Tu mi piaci, Sasuke.
Qualsiasi cosa Naruto avesse voluto dire Sasuke ne era
lusingato… no, non lusingato ma felice, straordinariamente felice… come
non lo sono mai stato… e nel petto sentì dilagare una sensazione di
'calore' come non ne aveva mai provata prima, se non quando... se non quando?
Senza perdere altro tempo con le sue elucubrazioni
ritardatarie corse dietro a Naruto, confuso, ma ben deciso a chiarire la
situazione chiedendo al diretto interessato quale significato si celasse dietro
le sue parole.
Lo trovò poco dopo, al chiosco del ramen, assieme a
Shikamaru, Kiba e Chouji.
Si fermò a debita distanza e lo fissò.
Apparentemente per riprendere fiato, in realtà per
studiare la sua figura.
Lo guardò mentre questi discuteva animatamente con Kiba,
ridendo assieme agli amici, lo guardò mentre accarezzava il capo di Akamaru, e
mentre gli veniva porta una ciotola di ramen, Kiba lo prese in giro per
qualcosa che Sasuke non riuscì a comprendere, poi Shikamaru commentò qualcosa e
Chouji per la prima volta smise di mangiare la sua settima ciotola di ramen per
dire la sua.
Naruto si impazientì sulla sedia, protestando, e allora
Sasuke rivolse tutta la sua attenzione verso di lui, dimenticandosi di tutta
Konoha attorno a loro.
Tu mi piaci, Sasuke.
Perchè, di tutte le persone, proprio lui?
Riflettendo Naruto avrebbe potuto dire quella frase - e
tutte le implicazioni che ne conseguivano - a chiunque, verso qualsiasi altra
persona. E l'aveva detta proprio a lui, a Sasuke... non si supponeva che
dovessero essere rivali?
Facendo una lunga rassegna di persone alle quali Naruto
avrebbe potuto dire una cosa del genere... Sakura era sicuramente al primo posto,
a Naruto piaceva da tempo immemorabile, no?
E se non proprio lei... forse Hinata? Lei, con il suo
sorriso sempre gentile.
No?
Allora forse Shikamaru? No, erano grandi amici, almeno
quanto era amico di Kiba o Chouji.
E se fosse Gaara o Neji? Il fascino degli opposti, si
chiamava...
Ma no, nemmeno loro.
No, lo aveva detto a lui, a Sasuke Uchiha.
Perchè?
Sasuke era dispiaciuto ma che cosa avrebbe potuto dire a
quel usuratongachi? Quale risposta avrebbe potuto dargli?
Tu non mi piaci, Naruto.
Bugia.
Tu sei speciale, Naruto.
Sasuke scosse violentemente la testa pensando a quella
strana e improbabile confessione, incurante degli sguardi che stava attirando
strizzò gli occhi e strinse i pugni, cercando di scacciare quella riflessione.
Sì, perché già si era immaginato Naruto sorridere a quella sua risposta, se lo
era immaginato con un dolce sorriso, con quelle fossette ad adornargli le
guance paffute. Si era immaginato forse il suo rossore. O forse la sua allegra
replica ‘certo che lo sono, no, teme?’. E poi a ridere. Si era immaginato un
Naruto felice, un Naruto tra le sue braccia…
Ma che razza di pensieri...
E se... fossero quelli giusti?
Naruto.
Naruto, con quel sorriso che gli illuminava sempre il
viso, con quegli occhi azzurri, grandi, allegri, o tristi o determinati, con i
suoi capelli color del grano, setosi al tatto senza dubbio, luminosi ai raggi
del sole come se si presentassero come lo specchio del sole stesso e quella
fascetta con il simbolo del Villaggio della Foglia che spiccava in mezzo ai capelli,
raccogliendo un riflesso di sole, che rappresentava il suo vanto.
Naruto, che tanto aveva sofferto nell'infanzia e tanto
soffriva ancora, che nonostante tutto non aveva mai chinato il capo e aveva
cercato di diventare più forte. Con ogni stilla di determinazione, contro tutti
e tutto.
Naruto, così forte e così fragile.
Naruto…
E Sasuke decise.
Seguì per una volta il puro e semplice istinto, ignorando
quella vocina persistente nella sua testa che gli ripeteva ‘ma che stai
facendo? Torna a fregartene di Naruto! Torna ad allenarti se proprio non riesci
a stare con le mani in mano!’.
Sasuke raggiunse Naruto con il passo veloce e il viso
nuovamente impassibile, occhi di ossidiana perforarono Shikamaru e Kiba che si
erano voltati verso di lui: - Sasuke! Ti vuoi unire? – Kiba esibì il solito
sorriso.
Ma l’Uchiha nemmeno rispose, afferrò il braccio di Naruto,
incurante di questi che cercava di mangiare il suo ramen, e se lo trascinò
dietro, senza troppi problemi. Naruto, sconvolto, nemmeno ebbe l’accortezza di
protestare ma, appena compresa la situazione, cominciò a strepitare
veementemente: - Ma che fai, teme? –
L’Uchiha continuò a trascinarselo dietro, incurante delle
lamentele del biondo genin, incurante degli sguardi curiosi che la loro
insolita coppia attirava e si fermò solo quando furono lontano dalla strada
affollata, in mezzo alla vegetazione boschiva.
- Stavo mangiando il mio ramen! – si lagnò Naruto per
l’ennesima volta, aveva le labbra ancora sporche. Tenero Naruto.
Tenero?
Naruto spalancò gli occhioni azzurri, sorpreso dallo
strano comportamento dell’altro ragazzo – dicesi strano: lo guardava senza dire
niente, mezzo sorpreso e mezzo confuso, un po’ pensieroso e un po’ distratto.
Decisamente strano -, incrociò nuovamente le braccia dietro il capo: - Che
cos’hai Sasuke? –
- Niente! – esclamò veementemente Sasuke.
Tenero?
Naruto lo guardò scettico e sospettoso: - Sarà… - gli
concesse, senza indagare oltre – ma che cosa volevi? Io voglio tornare a
mangiare il mio rameeeeeeen! – piagnucolò.
Sasuke si mise le mani in tasca, cercando di simulare
un’indifferenza che non aveva internamente ma, nonostante tutto, riusciva ad
imitarla esternamente. Tanto meglio.
- Che cosa intendevi con la frase di prima? – domandò
pacatamente.
- Quello che ho detto! – domanda diretta, risposta
diretta. Naruto lo guardava senza alcun imbarazzo, come se avesse affermato una
cosa del tutto normale, ordinaria, come se fosse abituato a quel genere di
dichiarazioni. E non era vero.
Sasuke si trattenne dallo sbattersi una mano sulla fronte
per disperazione: - Sai che significato hanno le tue parole? – lo incalzò,
sperando di ricevere, da domanda fastidiosamente precisa, una risposta
soddisfacente.
Naruto sbattè le palpebre: - Sì – rispose tranquillamente.
Sì, ha risposto in maniera così tranquilla.
Ma che sa che significato hanno le sue parole? Veramente?
A Sasuke mancarono le parole, quindi quella di Naruto era
l’unica verità possibile, sapeva della sua reale realtà palpabile della sua
confessione. Sapeva delle implicazioni che potevano portare la sua
dichiarazione, perché, dopotutto, era di una dichiarazione che si parlava.
Quindi…
Tu mi piaci.
‘Piaci’ in che senso?
Sasuke vorrebbe tanto dire qualcosa, vorrebbe chiedere Ma,
‘piacere’ in che senso?, una domanda banale, ma ricca di significati,
rivelatrice. Avrebbe voluto fare quella domanda diretta, senza tentennamenti e
senza giri inutili di parole.
E soprattutto avrebbe voluto una risposta.
Una risposta gradita- no, aspetta un attimo… ‘gradita’?
- Ora posso tornare a mangiare il mio ramen? – domandò
Naruto strizzando gli occhi imbronciato.
- No – rispose Sasuke, prese il coraggio a due mani e
domandò nuovamente – Ma ‘piacere’ in che senso? –
Naruto spalancò gli occhi, pozze acquamarina di stupore,
incrociò nuovamente le braccia dietro la testa, a mo’ di cuscino: - In quel
senso – era un gesto che denotava nervosismo? Un gesto stizzito? Annoiato?
Sasuke non lo sapeva, ma disperatamente voleva cercare di
carpire quale fosse lo stato d’animo di Naruto attraverso la sua gestualità,
visto che Naruto sembrava, per il moro, troppo criptico nelle risposte verbali.
O forse sono io che mi aspetto qualcos’altro.
- Quale? –
Naruto si concesse un sorriso, così lieve da sfiorare appena
le sue labbra infantili, innocenti, come la creatura che è.
- Sei mio amico, uno dei pochi. Tu, Kakashi-sensei,
Iruka-sensei e Sakura-chan siete un po’ come la famiglia che non ho mai avuto –
confessò il biondo – Siete stati i primi ad accettarmi. Ti ricordi… mi hai
detto, quando affrontavo Gaara, che gli amici non si abbandonano mai… mi hai
fatto così felice, Sasuke! – sorrise apertamente questa volta.
Sasuke è indeciso se buttarsi a terra per la disperazione
o prendere per le spalle Naruto e scuoterlo fino a quando questi non trovasse
una risposta accettabile. Perché la risposta di Naruto è ‘gradita’ se si
parlava di compagni di squadra, se si parlava di amici. Ci sarebbe stato bene
se Sasuke avrebbe annuito con il capo, avrebbe accennato un sorrisetto… ma loro
non…
No… un attimo…
Perché, lui e Naruto che cos’erano?
Sasuke ebbe l’impressione che la sua testa fosse sul punto
di scoppiare.
- E allora? – lo incalzò – Che c’entra ‘piacere’? perché
ti piaccio? – gesticolò, assurdamente a disagio, ansioso di sapere.
- Perché sei mio amico, no? -
Ed ecco la risposta, chiara, semplice, che distrusse il
castello di speranze di Sasuke nemmeno si era accorto di star costruendo.
Mi piaci come amico.
Sasuke infilò nuovamente le mani in tasca, il suo viso perse
l’agitazione che lo aveva contraddistinto in questi ultimi istanti, tornò ad
esibire quella maschera indifferente che adorava e che gli era così congeniale.
Mi piaci come amico.
- Ah -
Naruto lo guardò sorpreso da quel cambiamento di
espressione: - Che hai Sasuke? –
- Niente. Puoi tornare a mangiare il ramen se vuoi. Non ti
disturberò più -
Naruto mise il broncio, crucciato: - Potevi dirlo subito,
no? Certo che sei strano Sasuke! –
Carino.
Naruto è carino.
E’ speciale.
Sasuke cercò di strapparsi di dosso quei pensieri
totalmente fuori luogo. Ok, aveva appurato che Naruto lo considerava un amico,
un amico speciale. Bene. Sasuke dovrebbe essere contento.
Però…
Che cos’era quello strano e scomodo turbamento al cuore?
Assomigliava vagamente ad una certa forma di… delusione?
Osservò la schiena di Naruto, di lui che si allontanava
per la sua strada e per tornare al chiosco di ramen.
Sempre il solito.
Però quella confessione ancora gli bruciava, ora che ha
avuto quella risposta non ne è soddisfatto, vorrebbe qualcosa di più, un esito
diverso, ancora qualche speranza.
Speranza per cosa, poi?
Perché aveva sentito quella calda stretta al cuore quando
Naruto gli aveva rivelato che gli piaceva?
Ero felice.
Sasuke continuò a fissare la schiena di Naruto che si
allontanava, la sua felpa arancione sgargiante, i suoi capelli biondi al vento.
Che senso ha?
Sasuke voleva tornare ad allenarsi, a pensare in santa
pace ma, per la seconda volta quel giorno, improvvisamente, i suoi piedi si
mossero da soli, guidati dal puro e semplice istinto. Corse per raggiungere
Naruto, lo afferrò per il polso, e Naruto si girò, sorpreso, chiedendosi,
forse, che diavolo fosse preso a Sasuke stavolta.
E poi le sue parole, quelle che sconvolsero Naruto e gli
diedero libertà di sorridere apertamente, felice e di arrossire persino.
- Tu mi piaci, Naruto – disse Sasuke con serietà e poi ci
tenne a chiarire, a scanso di equivoci futuri – E non come amico -
.ThE eNd.
Che ne pensate?
Commentate!
Miss