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Autore: ramona55    09/11/2007    6 recensioni
Ron ed Hermione raccontati in un missing moment a capitoli di HBP, quando tutto sembrava procedere proprio come al solito e la guerra un fatto lontano, quando ancora non c'erano stati nè Lavanda nè McLaggen e avvicinarsi sembrava solo questione di tempo.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La storia che state per leggere è un lungo missing moment di Harry Potter e il Principe Mezzosangue dedicato, prevedibilmente trattandosi di me, a Ron ed Hermione.

Avete presente la scena che apre il capitolo 14 del libro?
Durante la lezione di Erbologia, Hermione acenna alla prossima festa del Lumaclub, e, in modo decisamente bizzarro, finisce per invitare Ron a quella festa.
Sappiamo che poi non se ne farà nulla, e il capitolo 14 finisce in modo atroce per i kicker, con Ron attaccato da un nugolo di canarini dopo essersi 'mangiato la faccia' di Lavanda Brown ed Hermione in lacrime, ma credo che quell'invito sia davvero l'inizio di tutto.
Dopo ci saranno una serie di avvenimenti che, sì, li allontano per un po', ma fanno capire perfettamente, a loro prima di tutto e poi a noi lettori, che 'E' Ron ed Hermione' per citare una frase di mamma Rowling.

Questa storia racconta, riprendendo una frase del libro, quello che succede nei giorni successivi (ma vedrete che la storia si sviluppa quasi totalmente durante quello stesso giorno) a quell'invito, quando ancora non c'era stata Lavanda, nè Mclaggen, nè l'incidente che li ha fatti riavvicinare.

Non cercate romanticismo, discorsi articolati o emozioni forti in questa storia. Non ne dà.
Non nasce per questo, non è con queste intenzioni che ho iniziato, ormai parecchi mesi fa, a scriverla. Il mio è solo un modo, personalissimo, di rendere omaggio ancora una volta a due dei miei personaggi preferiti in questa serie, quando ancora tutto non era così complicato tra loro e la guerra era una cosa presente, sì, ma anche lontana.
Quando ancora non avevano il coraggio di toccarsi o di guardarsi negli occhi troppo a lungo. Quando, però, dopo quell'atto inatteso, i dubbi e le preoccupazioni di sempre iniziavano a mischiarsi in modo mai successo prima ad una sottile eppure euforica speranza.

Un breve viaggio alla scoperta di due degli adolescenti meglio raccontati dalla letteratura, tra i corridoi poco illuminati e le grandi aule del castello di Hogwarts..

Vi va?


__________________________________



In the following days



Harry osservo' attentamente i due amici nei giorni che seguirono,
ma Ron e Hermione non sembravano diversi,
a parte il fatto che erano un po' piu' gentili
del solito l'uno con l'altra.


(Da Harry Potter e il Principe Mezzosangue, p. 262)




1. Hermione

Parole e pensieri di troppo




Hermione sbadigliò e si stiracchiò per bene portando le braccia sopra la testa. Poi si ricompose e guardò l’orologio. Le cinque e un quarto. Mancava ancora un po’ all’ora di cena.

Si alzò dal tavolo a cui era seduta e andò alla finestra più vicina. Fuori il sole volgeva già al tramonto e le acque del Lago Nero avevano assunto un colore caldo e intenso. Tirava un forte vento ed Hermione immaginò che fosse gelido visto che in quei giorni faceva molto freddo anche se il cielo era sempre limpido e il sole brillava oltre l’orizzonte.

Non c’erano studenti in giro, tutti rintanati nelle proprie sale comuni a studiare oppure in biblioteca, come lei. Solo in lontananza si distinguevano appena alcune sagome muoversi attorno agli anelli del campo di Quidditch.

Hermione non riusciva a riconoscere nessuno a quella distanza, ma sapeva che lui era là ad allenarsi con il resto della squadra in vista della prima partita della stagione. L’aveva sentito dire ad Harry dopo la lezione di Erbologia della mattina.

Sospirò.

Quella lezione era stata davvero strana. Non era successo niente di eclatante, in realtà, eppure non riusciva a non pensarci. E il motivo era molto semplice: un attimo prima stavano tentando di aprire un baccello di Pugnacio, un attimo dopo aveva invitato Ron alla festa del Lumaclub.

Si sentì arrossire al solo pensiero.

Come diavolo le era venuta in mente una cosa del genere?

Poggiò la fronte contro il vetro della finestra e fece un respiro profondo. Chiuse gli occhi gustando la quiete attorno a sé.

A voler essere del tutto sinceri, non era stato proprio un colpo di testa.

La verità era che pensava a quell’invito dall’ultima cena del Lumaclub, precisamente da quando Lumacorno aveva rivelato che avrebbe dato una festa di Natale in grande stile, a cui avrebbe invitato i professori della scuola e una serie interminabile di personaggi famosi e potenti, la maggior parte dei quali, guarda caso, suoi ex alunni che avevano scalato le vette del successo.

Hermione aveva sbuffato, poi, però, quando il professore aveva aggiunto, lisciandosi i baffi, che erano invitati anche loro e che, ovviamente, erano liberi di invitare una compagna o un compagno, se lo ritenevano degno di quell’onore, si era ritrovata a pensare, che – perché no? – avrebbe potuto chiedere a Ron di accompagnarla.

Un attimo dopo si era data mentalmente dell’idiota eppure, mentre continuava a mangiare il pasticcio di rognone che aveva nel piatto e fingeva di trovare estremamente interessanti le chiacchiere inutili di quella Gwenog Jones, l’idea, come un tarlo, aveva cominciato a farsi spazio nella sua mente fino a sembrare meno assurda di come era parsa all’inizio.

Non ci aveva più pensato seriamente fino a quel mattino. In un certo senso l’aveva messa da parte in attesa di valutarne i pro e i contro, come era solita fare, e del resto, si era detta, a Natale mancava ancora tantissimo tempo. Se davvero avesse deciso di invitare Ron alla festa, avrebbe avuto tutto il tempo di preparare la cosa. Per esempio, avrebbe potuto buttar fuori casualmente l’invito mentre erano da soli in Sala Comune, senza nessuno tra i piedi, magari una sera in cui Harry si trovava nell’ufficio di Silente per una delle sue lezioni speciali.

Hermione sorrise, staccandosi dal vetro della finestra. Non si dovrebbero mai programmare queste cose, perché finisce sempre che facciamo tutto l’opposto di quello che abbiamo pensato...

Quella sera era arrivata ed Hermione l’aveva lasciata scivolar via. Pazienza, l’avrebbe fatto un’altra volta. Il tempo, in fondo, c’era ancora.

Quello che non aveva considerato era che con Ron non si potevano fare programmi, perché quel benedetto ragazzo aveva così tanto potere su di lei – ed Hermione ringraziava continuamente il cielo che lui non se ne rendesse minimamente conto – che riusciva a tirarle fuori tutto quello che lei, invece, voleva tacere.

Così, quella mattina, durante quella strana lezione di Erbologia, ecco, l’aveva fatto.

Stavano parlando del Lumaclub, lei ed Harry, e Ron non aveva certo nascosto il suo disappunto al riguardo.

Hermione aveva capito che il fatto di essere escluso da quel singolare club aveva ferito il suo amico più di quanto lui stesso non volesse far credere. Certo, per Hermione era una cosa assolutamente inutile e l’unico motivo per cui frequentava quelle riunioni era che era stato un professore ad organizzarle e non presentarsi come continuava a fare Harry quando invece era stata gentilmente invitata le sembrava, in fondo in fondo, una mancanza di rispetto.

Per Ron, però, le cose stavano diversamente. Sapere che i suoi due migliori amici e persino sua sorella erano invitati e lui no, non lo rendeva molto felice. Ovviamente, era dietro il sarcasmo che lui si nascondeva.

Quella mattina Ron l’aveva presa in giro riguardo quello strano club. Le aveva addirittura proposto, beffardo, di invitare quel presuntuoso di McLaggen alla festa. Probabilmente voleva solo provocarla o farla sentire in colpa, alla ricerca di una sorta di contorta rivalsa per quell’esclusione.

Hermione non lo sapeva.

Sapeva invece che il tarlo che fino a quel momento era riuscita a tenere a bada, quell’idea folle eppure allettante, aveva, infine, preso il sopravvento.

Non era riuscita a trattenersi. L’aveva detto.

Hermione sospirò piano e osservò la vasta sala in cui si trovava. Madama Pince sfogliava un volume polveroso seduta dietro il suo bancone e i pochi ragazzi che occupavano i tavoli della biblioteca se ne stavano in silenzio, assorti, chi a leggere qualche grosso libro, chi a prendere appunti.

Il grattare delle piume sulle pergamene era l’unico suono presente.

Alla fine, si disse Hermione, non era stato un vero invito. In realtà quello che aveva fatto durante quella lezione di Erbologia era stato fare presente a Ron, anche piuttosto arrabbiata, che stava pensando di invitare lui alla festa. Poteva bastare questo, in effetti, ma quando lui, stupito, le aveva chiesto conferma, lei non aveva potuto evitare di rispondergli con tutta l’acidità che era riuscita a mettere nella propria voce: sì, voleva (oh, Merlino...), ma se lui preferiva, invece, sarebbe uscita con McLaggen.

E addio inviti in serate speciali...

Hermione sospirò ancora. Non si era mai spinta così oltre con Ron.

Dopo quella provocazione, davvero, non sapeva cosa aspettarsi. Il cuore aveva iniziato a batterle forte, un po’ per il dispetto di aver tirato fuori la cosa suo malgrado, in un attacco di rabbia, ma soprattutto per il timore che lui le rifilasse un altro dei suoi commenti sarcastici, sfuggendo alla muta conferma che lei gli aveva chiesto.

Aveva fatto un respiro profondo, per calmarsi, e aveva distolto lo sguardo.

Stava ancora cercando di ricordarsi cosa ci faceva esattamente in quell’aula, quando la voce di lui le era giunta all’orecchio, quasi un sussurro.

“No che non preferisco.”

Hermione scosse un po’ la testa, come a voler scacciar via il ricordo che la tormentava ormai da parecchie ore. Tornò al tavolo dal quale si era alzata pochi minuti prima e prese in mano la pergamena su cui stava lavorando, con il tema di Trasfigurazione quasi finito.

Lo scorse velocemente, facendo qualche correzione qua e là e poi lo richiuse con cura. Aveva ancora un paio di giorni per terminare il compito e rifinirlo, non c’era nessuna fretta. Soprattutto, al momento, le riusciva piuttosto difficile concentrarsi.

Perché poi?

In fondo, lo sapeva, quello che era successo non voleva dir nulla ed era assolutamente inutile che continuasse a pensarci. Harry li aveva interrotti subito dopo quello scambio di battute e da quella mattina non aveva più parlato con Ron.

Tuttavia non poteva evitare di pensare che se lei aveva, in modo strano e decisamente inconsueto, fatto un invito, lui, in modo altrettanto strano ed inconsueto, l’aveva accettato. Va bene, forse proprio accettato no, ma caspita, le aveva detto che non voleva che uscisse con altri ragazzi! E anche se una fastidiosa vocina nella sua testa continuava a ripeterle che McLaggen non era gli altri ragazzi, lei non riusciva a fare a meno di sentirsi almeno un po’ felice per l’accaduto.

Una coppia di Tassorosso dell’ultimo anno le passò accanto e si diresse verso l’uscita. Si tenevano per mano e durante il tragitto il ragazzo prese la borsa che la sua compagna portava a fatica e se la caricò in spalla, mentre lei gli sorrideva riconoscente.

Hermione raccolse i suoi libri e li ripose con cura nella borsa. Le sarebbe piaciuto se un giorno qualcuno avesse fatto la stessa cosa per lei.

Sorrise, suo malgrado, perché quello era proprio il genere di frase che poteva star bene sulla bocca di ragazzine come Romilda Vane e lei non era mai stata quel genere di ragazza.

Eppure, mentre si dirigeva verso la Sala Grande per la cena, con la sua borsa carica di libri e uno strano sorriso che non voleva andar via sul volto, si ritrovò a pensare che, chissà, magari quel giorno non era poi così lontano...



Continua...



______________________________



Una nota prima di finire:

Le parole di troppo sono ovviamente quelle che Hermione dice durante quella lezione di Erbologia, parole che non vorrebbe farsi sfuggire e che invece, senza che lei possa impedirlo, le escono di bocca. I pensieri di troppo, invece, sono quelli che occupano la mente della nostra Grifondoro e che la distraggono in modo quasi ineluttabile dal suo studio. Allo stesso tempo, questo rimurginare sulle cose non le è affatto d’aiuto per uscire dal dilemma che la perseguita, per cui i pensieri, oltre che di troppo, sarebbero probabilmente da definire anche ‘inutili’.

Chiudo questo aggiornamento ringraziando come sempre LaurenSmith, aka Encia, per l'aiuto insostituibile. Grazie mille, tesoro. ^_^

Se vi va, sarò qui la prossima settimana, con il capitolo 2. E se poi vi andasse di farmi sapere cosa vi è sembrato di questo primo capitolo, bè, non potrei che esserne felice.

Alla prossima,
patsan

  
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