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Autore: Orient_Express    21/04/2013    8 recensioni
Il violoncello è uno strumento sexy.
L’uomo col violoncello è sexy.
È sexy il modo in cui lo abbraccia, per suonare.
È sexy perché il musicista gli fa spazio tra le gambe, lo circonda con le braccia come se fosse un amante seduto davanti a lui.
Choi Siwon, le lunghe gambe accavallate, si lascia accarezzare da queste note antiche, si lascia intrattenere dallo stridio aspro di questo strisciare di corde, lo sguardo pigramente appoggiato su questo abbraccio in cui il musicista avvolge il violoncello.
Choi Siwon è tutto ciò che si potrebbe desiderare nella vita.
Non c’è donna che non abbia voluto stare con lui, non c’è uomo che non abbia voluto essere lui.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Choi Siwon, Yesung
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono; non intendo dare rappresentazione veritiera del loro carattere o del loro orientamento sessuale, né offenderli in alcun modo; scrivo e pubblico senza alcuno scopo di lucro.

Ringraziamenti: eos_92 per avermi aiutata nell’ideazione della storia quando avevo in mente solo il titolo e il pairing e per averla letta in anteprima; taemotional per aver realizzato il banner a inizio racconto; chiunque si fermerà a leggere e commentare o leggere e basta =)

Vorrei rivolgere un pensiero al mio amico G., alla mia amica S. e alla mia amica M., che non leggeranno mai questa fanfic, che non sanno niente di fanfic, di Kpop, di Super Junior, di slash e di pairing; vorrei rivolgere a loro un pensiero perché la frase “È grave vedere l’atto sessuale in un violoncello?” credo d’averla detta a loro per la prima volta, un pomeriggio di settembre in cui ci siamo persi sui colli bolognesi. E perché su quei colli ho lasciato un pezzo di cuore.





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È grave vedere l’atto sessuale in un violoncello?

Il violoncello è uno strumento sexy.
L’uomo col violoncello è sexy.
È sexy il modo in cui lo abbraccia, per suonare.
È sexy perché il musicista gli fa spazio tra le gambe, lo circonda con le braccia come se fosse un amante seduto davanti a lui.
Questo violoncellista è veramente sexy.
Il violoncellista intrattiene gli ospiti con una musica antica, raffinata, che ha il sapore delle cose passate, fuori età, fuori posto, una musica raffinata e anacronistica che intrattiene la loro ricchezza, la noia lussuosa delle loro vite perfette, mai un capello fuori posto, cravattini di marca più costosi del violoncello stesso.
Anche Choi Siwon, le lunghe gambe accavallate, si lascia accarezzare da queste note antiche, si lascia intrattenere dallo stridio aspro di questo strisciare di corde, lo sguardo mollemente appoggiato su questo abbraccio in cui il musicista avvolge il violoncello.
Per un lungo momento un’idea avvolge la sua mente, l’idea di braccia sottili attorno al busto, di mani appoggiate sul petto.
Choi Siwon si lascia intrattenere da questo pensiero mentre tiene il tempo dondolando discreto la punta della scarpa laccata.
Choi Siwon è tutto ciò che si potrebbe desiderare nella vita.
Non c’è donna che non abbia voluto stare con lui, non c’è uomo che non abbia voluto essere lui.
Choi Siwon è il primogenito di un importante industriale dell’industria farmaceutica: Choi Siwon è ricco, facoltoso e rispettato.
Choi Siwon è anche molto bello: i suoi ventisei anni rigonfi di energia sono belli, sono belli i suoi muscoli sottili, profondi, velati sotto il costoso completo di sartoria che si è fatto confezionare su misura appositamente per la serata.
La serata è esattamente tutto ciò per cui Choi Siwon sembra programmato: sorrisi di circostanza, lievi cenni del capo, lampadari di cristallo e calici di champagne, musica raffinata ad intrattenere la raffinata élite della città, annoiata dalla diplomazia degli affari.
Choi Siwon siede nella poltrona con la sicurezza di sé tipica di chi si trova nel proprio ambiente naturale, ascolta pigramente la musica antica, annoiato dalla diplomazia degli affari, con l’atteggiamento di chi di essere annoiato ne ha tutto il diritto.
Choi Siwon non capisce perché solo questa musica fuori luogo, fuori posto, fuori età, sembri così calzante per la noia lussuosa di questi ospiti raffinati.
Choi Siwon è gay, ed è un fervente cristiano, protestante convinto che non perde occasione per protestare. Ma lo è con la naturalezza di chi crede che se esistono i gay è perché Dio ha voluto che esistessero anche loro.
Conclusa l’esibizione, Choi Siwon si fa strada sicuro verso il violoncellista, lo stelo del calice stretto tra le lunghe dita.

 
In ogni bollicina dello champagne scoppietta la nostra storia d’amore.


 
Signor Choi… Buonasera.
Buonasera a lei.
Ha avuto il piacere di ascoltare il nostro artista?
Sì, è stata un’esibizione sublime. 
Mi permetta di fare le presentazioni: Kim Jongwoon, violoncellista rinomato dall’età di diciotto anni.
È un piacere incontrarla.

Solo l’accenno di un inchino.
 
Il piacere è tutto mio.
Le faccio i miei complimenti, il violoncello non è mai stato così piacevole.

Un sorriso, un cenno del capo.
 
Non lo dica neanche, per me è un onore intrattenere ospiti di questo calibro.

Frasi di circostanza, una battuta non costruita che scioglie i sorrisi di repertorio.
Occhi scuri ancorati da questo sguardo intenso, deciso.
Un inizio.

Il corteggiamento.

 
Posso forse offrirti una birra?
Un birra? Non hai niente di meglio da offrirmi…?
Mh… Non so… Posso offrirti un paio d’ore di sesso sfrenato?

Piccole gelosie.
 
L’ho visto come ti strusciavi… Forse… c’è qualcosa?
Sì, è così! È il mio ragazzo, sai, il chitarrista. Quello basso.

Gli scherzi.
 
Mi stai provocando?
Non lo so, dimmelo tu. Una provocazione è qualunque cosa che ti provoca una reazione. Ti sto provocando?

Un bacio.

Le incomprensioni.

 
Tu non puoi fare così!

Con chi ce l’avevi davvero?
Con lui che non ha avuto riguardi?
O con quella parte di te che non l’ha fermato?
A cui invece è piaciuto?

Un altro inizio.

 
Potremmo ricominciare tutto… che ne pensi?
Dall’inizio?
Da ieri.

Non sembra una storia già sentita?



Nel calice di cristallo nasce un amore al sapore delle note del violoncello.

 
***

Il postino.
Kim Jongwoon fa il postino.
Choi Siwon lo rivede per caso un paio di settimane dopo l’esibizione; lo rivede dopo due settimane di sogni popolati di violoncelli, incubi, violoncelli con le braccia, sogni erotici, archetti usati in modi poco consoni alla morale comune, braccia, braccia sottili attorno al busto, mani sul petto, abbracci in cui le braccia sottili di Kim Jongwoon stringevano a volte lui e a volte il violoncello, ma più spesso lui, baci al sapore di champagne.
Choi Siwon lo rivede per caso un paio di settimane dopo l’esibizione e pensa che Kim Jongwoon sia la creatura più bella che Dio potesse far nascere su questo mondo, anche quando le sue braccia sottili non abbracciano violoncelli come fossero amanti ma sono occupate a sostenere il peso di quel pacco avvolto nella carta da pacchi marrone, tenuta chiusa con lo spago.
Kim Jongwoon è la creatura più bella che Dio potesse far nascere su questo mondo anche quando non indossa nessun completo giacca-e-cravatta ma solo una ridicola divisa bianca e azzurra con cappellino a visiera; anche se le sue braccia sottili ora non circondano alcun violoncello ma sono protese goffamente in avanti per impedire alla bicicletta ricevuta in dotazione d’inclinarsi da un lato sotto il peso eccessivo di una delle due borse ricolme di lettere.
Kim Jongwoon è bellissimo mentre stringe tra le mani lettere e bollette, mentre la brezza primaverile gli scompiglia davanti al viso i capelli corvini, tanto che Choi Siwon inizierebbe a spedire lettere a se stesso, se solo avesse la certezza di trovare lui ogni mattina a consegnargliele alla porta di casa.
Kim Jongwoon è già risalito in sella alla bicicletta e Choi Siwon gli si avvicina schiarendosi la voce, senza dargli il tempo d’iniziare a pedalare.
       -Kim Jongwoon… buongiorno.
Kim Jongwoon alza lo sguardo e che sia felice di vederlo si capisce dal modo in cui inarca le sopracciglia, da questo movimento che gli illumina il viso.
       -Buongiorno…
       -Io sono… non so se ti ricordi…
       -Sì, mi ricordo.
       -Ci siamo visti…
Kim Jongwoon sorride cordiale e annuisce, lo zittisce con un movimento cortese della mano.
       -Mi ricordo- ripete, senza perdere questo sorriso che gli increspa lieve le labbra -Choi Siwon.
       -Sì. C’è mica qualcosa per me?- indica la posta.
       -No, non credo- non perde il sorriso, tanto che Choi Siwon si chiede se sia molto educato o se invece lo stia prendendo in giro.
       -Come lo sai?
Kim Jongwoon fa un gesto ampio con la mano destra verso l’ambiente circostante, con la sinistra stringe con più forza il manubrio della bici.
       -Consegno solo in questo quartiere, e non è il tuo
       -Come sai dove vivo?
       -Avanti! Tutti sanno dove vive, signor Choi.
       -“Siwon” va bene.
       -Siwon- acconsente con un cenno accondiscendente del capo.
       -Mi piacerebbe offrirti un caffè.
       -Non bevo caffè.
       -Mi piacerebbe offrirti un tè.
       -Lavoro fino alle due.
       -Posso aspettare. Ti aiuto, non ho mai consegnato posta… Ti tieni in forma, eh? Con la bici.
       -Anche tu. Con… qualunque cosa tu faccia.
       -Grazie.
       -In realtà poi dovrei pranzare.
       -Mi piacerebbe offrirti anche il pranzo.
Il sorriso di Kim Jongwoon si allarga in una piega indecifrabile: incredulo, forse?
       -Puoi farmi compagnia, se vuoi.
       -Va bene. Se vuoi anche tu.
       -Certo, mi piacerebbe.
       -Sai davvero dove vivo?
       -Certo che no.
       -E allora?
       -Non lo so. Se devo consegnarti una lettera forse ci rivedremo per caso… Non sarebbe più bello?
       -Mh… Non so, forse hai ragione… Dove andiamo?
       -È di là.

       -Ma davvero non bevi caffè?
       -Magari un ginseng, se proprio insisti.
Choi Siwon alza il braccio verso la giovane cameriera:
       -Due ginseng, grazie.
Kim Jongwoon osserva per un lungo momento il movimento signorile di quella mano: Choi Siwon sembra fatto per vivere in un’altra epoca, un’epoca di gentiluomini, di cravattini di marca, di steli e di bicchieri di champagne, di lusso, di noia, di educati cenni del capo e di sorrisi di circostanza, di violoncelli e musica raffinata. Un’altra epoca o almeno un’altra società, un altro ambiente, di certo non questo ristorante cinese da due soldi in cui Kim Jongwoon ha insistito a portarlo, nonostante da Choi Siwon possa permettersi di chiedere molto di meglio, nonostante da lui possa farsi offrire molto di più.
       -È da molto che suoni?
       -Da un po’. Ho iniziato col violino, come tutti.
       -Perché il violoncello?
Kim Jongwoon scrolla le spalle.
       -Non so. È una di quelle domande a cui non so rispondere. Mia madre mi ha detto perché non provi? e io ho pensato perché no? e così è andata.
       -Mi piace il violoncello. È…
       -Sì?
       -No… niente.
       -Che cosa?
       -È sexy.
Kim Jongwoon strabuzza gli occhi.
       -Cos’è sexy?- chiede con la risata già sulle labbra.
Choi Siwon scrolla le spalle, distoglie lo sguardo.
Ovviamente non risponderà.
Tu sei sexy.
Kim Jongwoon aspetta paziente una risposta che non arriva, la testa inclinata da un lato, mollemente appoggiata sopra la mano, il gomito puntato sulla tovaglia bianca.
La giovane cameriera serve loro i ginseng.
       -Hai altre esibizioni? A breve?
       -Di violoncello no- resta zitto un momento, ci pensa un po’ su -C’è un’altra cosa, se ti va di venire.
       -Certo.
       -Aspetta, ti do un volantino.
Fruga nella borsa a tracolla che ha appoggiato sulla sedia vuota accanto a sé, cerca con cura più e più volte ma non trova niente.
Schiocca la lingua con disappunto.
       -Non ne ho più, mi spiace. Posso scrivertelo da qualche parte?
Puoi scrivermelo addosso?
       -Certo, tieni.
Choi Siwon gli porge l’ultimo modello di iPhone appena immesso nel mercato, Kim Jongwoon lo prende in mano e lo sblocca con sicurezza.
       -Dovresti mettere una protezione, sai? Una password, un codice numerico. Qualcosa…
       -Dici?
       -Sì. Ti conviene.
       -Lo farò.
       -Bravo. Dove scrivo?
       -Puoi aprire il calendario.
Kim Jongwoon scorre con gli occhi la lunga lista di impegni di Choi Siwon.
       -È questo sabato. Ma hai già da fare.
       -Dammi…
Allunga la mano oltre il piccolo tavolo, afferra l’iPhone ben attento a toccare coi polpastrelli la mano calda di Kim Jongwoon per un lungo momento.
Cancella senza alcuna esitazione la nota che dice Cena di beneficenza ore 21.
       -Ecco, sono libero.
Kim Jongwoon scuote la testa con l’immancabile accenno di sorriso ad arricciargli appena gli angoli delle labbra.
       -Pathos*? Non lo conosco.
       -È chiaro. Ti ho scritto la via.
       -Vedo.
       -Mi raccomando, non vestirti troppo elegante.

 
***

La terza volta che si rivedono non si rivedono per caso.
È sabato sera, Choi Siwon arriva al Pathos stremato di sogni. Sogni grotteschi, Kim Jongwoon che gli consegna a casa violoncelli, Kim Jongwoon con indosso solo quel ridicolo cappellino con la visiera, sogni erotici, braccia, braccia sottili attorno al busto, mani sul petto, abbracci in cui le braccia sottili di Kim Jongwoon lo stringono a sé, baci al sapore di ginseng, altro al sapore di ginseng.
Kim Jongwoon non gli ha mai consegnato la posta: perché è vero che Choi Siwon non abita in quel quartiere e perché non c’era niente per lui nella sua enorme borsa per le lettere che gli sbilanciava da un lato la bicicletta.
La terza volta che si rivedono Choi Siwon è brutalmente costretto a rivalutare il proprio concetto di elegante e di casual, perché la t-shirt aderente con scollo a V, la giacca di marca e le scarpe laccate sembrano davvero molto eleganti in questo locale ricavato da un’ex fabbrica dismessa; perché il capello fresco fresco di parrucchiere con frangia solo sul lato destro del viso stride terribilmente con i capelli dei vari membri della band, sparati da tutte le parti o tinti di colori improbabili.
       -WE ARE… SUPER… JUNIOR!
La voce di Kim Jongwoon risuona in tutto il locale amplificata dalle casse e Choi Siwon per un lungo, lunghissimo minuto, non crede neanche che sia la sua voce, anche se lo vede proprio lì sul palco col microfono in mano, anzi, fa anche fatica a credere che quello lì sia proprio lui.
Tu sei una continua sorpresa.
Kim Jongwoon è il vocalist di questa improvvisata band da garage che riscuote un discreto successo fra rockettari e ragazzine urlanti.
Soprattutto ragazzine urlanti.
Choi Siwon si affretta a togliere la giacca, la lascia appoggiata sulle spalle con nonchalance e scuote la testa per spettinare i capelli, che gli ricadono lisci e perfetti sul lato destro della fronte nella loro piega fresca fresca di parrucchiere.
Sospira.
Vocalist di una band di musica rock.
Non sapeva bene cosa si aspettasse quando Kim Jongwoon l’ha invitato al Pathos, ma di certo non si aspettava questo. Ripensa malinconico al violoncello; le braccia sottili di Kim Jonwoon ora sono ricoperte di finti tatuaggi che Choi Siwon vorrebbe solo leccar via passandoci sopra la lingua e la maglietta nera, larga, a giromanica, accentua molto la sua conformazione fisica particolare. Kim Jongwoon è molto magro, una di quelle magrezze attraenti, però, spalle strette e gambe sottili, che spuntano fuori dalla maglia lunga fino a metà coscia, fasciate in un paio di pantacollant estremamente attillati; sembra avere un fisico molto esile rispetto alle dimensioni della testa, anche se probabilmente sono i capelli, resi più ricci in alcuni punti da qualche ciocca frisé, ad accentuare le dimensioni della testa mettendo ulteriormente in risalto la sua magrezza. Choi Siwon non se ne era accorto quando l’ha visto vestito in giacca-e-cravatta, né se ne è accorto quando l’ha visto con la divisa da portalettere: Kim Jongwoon gli ricorda uno di quegli spilli dalla capocchia grossa, eppure non riesce a non trovare attraente questa sproporzione, senza sapere neanche lui il perché, non riesce a non trovare portentosa la sua voce piena, scura, ruvida, dal timbro insolito, talmente potente da chiedersi seriamente dove riesca a trovar posto, in quel fisico così contenuto.
Questa nuova immagine di lui gli fa venire nostalgia del violoncello, il suo sogno erotico, il suo sogno segreto, gli fa venire nostalgia della brezza leggera che gli scompigliava i capelli corvini davanti al viso, gli fa venire nostalgia di champagne e di ginseng e delle bacchette per mangiare strette tra le sue dita e dell’archetto che strideva aspro, di quello strisciare di corde, sente feroce la nostalgia dell’abbraccio in cui quel musicista avvolgeva il violoncello e in cui lui stesso voleva farsi stringere, nostalgia delle sue braccia sottili attorno al busto, delle sue mani sul petto, delle sue gambe divaricate in cui il violoncello trovava posto quasi fosse un amante seduto davanti a lui, nostalgia dell’immagine di Kim Jongwoon che si stava costruendo nella testa e che stride fastidiosa con la sua voce portentosa, con i tatuaggi finti da leccar via dalle braccia e con le gambe magre fasciate dai pantacollant.
Eppure, questa nuova immagine di lui gli piace.
Gli piace che Kim Jongwoon sia così imprevedibile, impensabile, in continuo movimento, inafferrabile, gli piace che sia così dannatamente bravo qualunque cosa faccia, sia che abbracci un violoncello come fosse un amante sia che la sua voce portentosa risuoni per tutto il locale amplificata dalle casse in questo acuto da rizzare i peli sulle braccia, non gli piace il modo in cui il chitarrista gli si strofina addosso.
Choi Siwon strabuzza gli occhi, il chitarrista gli si è spalmato addosso come crema solare e non accenna a togliere la gamba dal suo inguine né ad allontanare i loro petti, tra le urla imbarazzanti delle ragazzine e l’assolo di chitarra dell’altro chitarrista, quello che ha una voglia di vivere che saltami addosso, e sembra stare lì sul palco solo perché ci deve stare, e riesce comunque a sorprendere per la bravura con cui porta avanti l’assolo.
Dopo un tempo fastidiosamente lungo finalmente il chitarrista si allontana, Choi Siwon lo guarda più attentamente e il suo campanello d’allarme prende a suonargli furioso nella testa: il chitarrista ha un bel visino grazioso, dai lineamenti gradevoli, pelle chiara, labbra a cuore, nasino a punta e sguardo furbetto che non promette nulla di buono.
Digrigna i denti.
E va bene che al pubblico di ragazzine urlanti certe cose piacciono, ma devono farlo solo loro due? C’è qualcosa… nel loro modo di muoversi…
Choi Siwon batte un piede a terra, infastidito.
       -ALLA CHITARRA… SUNGMIN!!
Kim Jongwoon presenta la band come ad ogni concerto che si rispetti: ogni nome è seguito da un pezzo di bravura del membro in questione, e Choi Siwon deve riconoscere amareggiato che il topino è davvero troppo bravo, anche con quell’imbarazzante chitarra color rosa shocking.
       -ALL’ALTRA CHITARRA… TAEMIN!!
Quello svogliato dell’assolo, alto e secco come un chiodo, dal viso paffuto.
       -AL BASSO… JONGHYUN!!
A Choi Siwon scappa da ridere, questo qua è l’unico bassista basso che abbia mai visto in vita sua! Ma i bassisti non erano tutti alti?
       -ALLE TASTIERE… RYEOWOOK!!
Il tastierista sembra uscito da un film: basso e talmente magro da reggersi in piedi per grazia divina, truccato, dal viso spigoloso come una pietra.
       -ALLA BATTERIA…
Heechul dà il colpo di grazia, un batterista dal viso vagamente femminile e i capelli tinti d’arancione che quando suona si muove a tal punto da sembrare suonato dalla batteria.
A Choi Siwon scappa da ridere: la band è davvero brava, la loro musica è davvero bella, ma è composta da personaggi talmente improbabili e strampalati da non poter essere davvero presi sul serio. Se torna col pensiero alla grazia del violoncellista, all’abbraccio con cui avvolgeva il violoncello, si chiede seriamente cosa ci faccia lui lì su quel palco.
       -ALLA VOCE…
Choi Siwon non riesce ad afferrare il nome, ma è certo che il topino non abbia detto “Jongwoon”, ma poco gli importa, gli importa invece molto del fatto che si sia avvicinato così tanto al microfono da ritrovarsi a cinque centimetri dalle labbra di Kim Jongwoon, senza prenderglielo di mano e senza che questi l’abbia allontanato dalla bocca.
Un nuovo moto di stizza si fa strada deciso dentro di lui; sbuffa sonoramente mentre cerca di concentrarsi solamente sul prossimo pezzo, un solo di tastiera che dovrebbe permettere a tutti gli altri di riposarsi, ma non riesce proprio ad ascoltarlo davvero né a far tacere questo dubbio che lo tormenta. Cosa diavolo sta succedendo tra quei due dietro le quinte?

Choi Siwon non ci mette molto a ritrovare Kim Jongwoon, finita l’esibizione: lo trova appoggiato al bancone interno al locale, di spalle alla gente, osserva per un lungo momento le sue gambe magre che spuntano fuori da quella maglia troppo larga e troppo lunga.
Gli appoggia una mano su un fianco, delicatamente ma presente, ci preme volontariamente sopra il palmo appena sudato.
Kim Jongwoon si gira a guardarlo e appena lo vede il solito movimento delle sopracciglia verso l’alto gli illumina il viso.
       -Ehi, sei venuto! E questo capello?
       -Non sfottere. È troppo perfettino…
       -Hai già provato così?
Allunga verso di lui le braccia sottili ricoperte di finti tatuaggi da leccar via, infila le dita tra i suoi capelli tanto che Choi Siwon può sentire per un attimo i polpastrelli sulla cute e scuote piano le mani con dei movimenti piccoli e rapidi, scompigliandogli delicatamente la messa in piega.
Choi Siwon soffia verso l’alto per spostare un ciuffetto di capelli dagli occhi.
       -Stai bene…- gli dice Kim Jongwoon col sorriso, quel sorriso sghembo sulle labbra, tanto che ancora una volta Choi Siwon non sa dire se lo stia prendendo bonariamente in giro o se invece sia vagamente soddisfatto del risultato.
       -Ti è piaciuto? Il concerto?
       -Sei molto bravo…
       -Ma non è questo… Non pretendo di essere bravo…
       -Sei comunque bravo.
       -Grazie- schiarisce un paio di volte la voce arrochita, stasera ha affaticato troppo la gola.
       -Jongwoon, dove diavolo è finito Heechul? L’ho cercato dappertutto!
Sungmin si avvicina a loro a spasso spedito, urlando per sovrastare la musica da discoteca che qualche DJ sta mixando discretamente male.
Choi Siwon digrigna i denti e si sporge involontariamente verso Kim Jongwoon in un movimento minaccioso, allunga un braccio oltre il suo fianco fino a poggiarlo sul bancone dietro di lui.
       -Sarà con quel suo amico cinese- ipotizza l’altro con un’alzata di spalle.
       -Mmh…- Sungmin non risponde, sembra pensarci su un attimo e poi gli volta le spalle e fa per allontanarsi senza dir niente.
       -Ehi, Minnie, aspetta!- lo richiama -Posso presentarti Choi Siwon?
Minnie lo squadra per un lunghissimo momento da testa a piedi e poi di nuovo dai piedi alla testa, soffermando per un attimo lo sguardo, sorpreso e critico, su quel ciuffetto di capelli ancora davanti agli occhi.
       -Quel Choi Siwon?
      -Proprio quello- risponde deciso il diretto interessato, allungando il braccio verso di lui e stringendogli la mano in una morsa ferrea, vigorosa e virile.
Kim Jongwoon distoglie lo sguardo, lievemente imbarazzato, mentre pensa che Choi Siwon non ha davvero la più pallida idea di cosa abbia raccontato di lui a Sungmin.
Nessun piacere/piacere mio, solo uno sguardo schietto negli occhi ed ecco che Minnie si allontana di nuovo e subito si confonde tra la gente.
Già… davvero un nome da topino.
       -Allora… Posso forse offrirti una birra?
     -Un birra? Non hai niente di meglio da offrirmi…?- Kim Jongwoon non perde mai il sorriso, indecifrabile e delicato come la nebbia del primo mattino.
      -Mh… Non so…- Choi Siwon inclina appena la testa da un lato, come fa sempre quando vuole far finta di riflettere -Posso offrirti un paio d’ore di sesso sfrenato?- ribatte con un mezzo sorriso sulle labbra.
Choi Siwon è quel tipo di persona che fa una battuta solo quando quello che dice lo pensa davvero, scherza solo quando lo scherzo copre una mezza verità, fa una battuta solo se la battuta non è mai completamente per scherzo. Per questo se Kim Jongwoon accettasse l’offerta Choi Siwon gli aprirebbe la porta di casa e gli offrirebbe due, tre, quattro ore di sesso sfrenato, questa sera stessa, gli offrirebbe le proprie labbra sulla pelle e le mani tra i capelli e le braccia attorno alle spalle, se Kim Jongwoon accettasse l’offerta Choi Siwon si offrirebbe a lui per tutta la notte, per tutta la vita.
Ma Kim Jongwoon è quel tipo di persona che scherza sempre e ovunque e con tutti ed è anche quel tipo di persona che davanti al mezzo sorriso di Choi Siwon non sa come decifrare questa battuta e per questo scoppia a ridere nella sua risata fragorosa e gli volta le spalle abbassando il viso per non far vedere le guance appena arrossate e risponde solo
       -La birra va bene- con la voce che sorride per l’imbarazzo.
 

***


La quarta volta che si rivedono Choi Siwon è ormai ossessionato dalle gambe sottili di Kim Jongwoon, nei suoi sogni Minnie colma il triangolo d’aria tra quelle gambe magre con le proprie gambe intrecciate alle sue, con le proprie mani che gli accarezzano le cosce e con la propria testa mentre si china sul suo pube, sogni erotici e incubi allo stesso tempo, le braccia sottili con cui Kim Jongwoon stringe il violoncello sono ricoperte di tatuaggi, Minnie li lecca via passandoci sopra la lingua, Kim Jongwoon a gambe divaricate stringe Minnie tra le braccia sottili, gli appoggia le mani sul petto, gli passa le mani tra i capelli e gli scompiglia delicatamente la messa in piega fresca fresca di parrucchiere.
Neanche la quarta volta che si rivedono si rivedono per caso, si rivedono quattro giorni dopo il concerto perché Choi Siwon è riuscito neanche lui sa come a convincere Kim Jongwoon a invitarlo a casa, a offrirgli la cena.
Kim Jongwoon va ad aprirgli la porta con le gambe magre strette in un paio di skinny jeans; spuntano fuori dalla felpa che gli arriva a mezza coscia, una di quelle col cappuccio e la cerniera, che gli scende appena da un lato scoprendo la spalla destra con finta noncuranza, una felpa troppo larga e troppo lunga, con le maniche anche troppo lunghe che gli coprono le braccia sottili, i tatuaggi che ormai non ci saranno più e che Choi Siwon spera di tutto cuore che nessun topino abbia ripulito con la lingua.
Kim Jongwoon va ad aprirgli la porta con le sopracciglia inarcate nella solita espressione che gli illumina il viso e lo stesso sorriso di sempre sulle labbra, indecifrabile e delicato come la nebbia del primo mattino.
Kim Jongwoon ha recuperato del tutto la voce, ha ordinato da asporto al ristorante cinese e ha comprato una bottiglia di quella nota marca di vino francese, costoso e molto rinomato, di un intenso rosso rubino che si sposa davvero male con i bicchieri di plastica rigida in cui glielo serve, perché scusami, non ho calici di cristallo.
E neanche bicchieri di vetro.

Kim Jongwoon si lascia sprofondare sul divano, raccogliendo le gambe al petto e tirando più giù la felpa fino a coprire quasi i polpacci. Batte piano un paio di volte la mano sul cuscino accanto a sé, fa cenno a Choi Siwon di sederglisi a fianco.
       -È stata una cena terribile, non è vero?
       -Niente affatto.
       -Scusa, non è proprio quello che vorrei far mangiare ad uno come te.
       -Non sono mica un alieno, mangio quello che mangi tu.
Kim Jongwoon affonda il mento tra le ginocchia e guarda fisso davanti a sé, senza ribattere.
       -Mi dispiace, non so cucinare- dice dopo un po’.
       -C’è una cosa che non sai fare?- chiede Siwon, simulando sorpresa.
       -Ma io non so fare niente. A parte… suonare il violoncello- risponde senza guardarlo.
       -E ti sembra poco? E poi non è vero, sai anche cantare!
       -Non è questo- ripete per la seconda volta, girandosi a guardarlo negli occhi -Non c’è cosa al mondo che mi fa star bene come cantare ed è per questo che canto, neanche suonare il violoncello, anche se suonare mi viene semplice come respirare e cantare invece no. Non voglio essere bravo, voglio cantare, capisci?
       -Cerca di non insultarmi.
       -Eh?
     -Io non so fare niente, a me non c’è niente che riesce facile come respirare, neanche fare l’amore, quindi non capisco cos’hai da lamentarti: sai suonare, sai cantare, e sì, va bene, forse saprai suonare meglio di come canti, e allora?, sai comunque cantare, sai fare un sacco di cose-
sai farmi innamorare senza dir nulla, tu sei una meraviglia
       -Ho capito, non volevo offenderti. Scusami.
       -Sì. Lo so.
Kim Jongwoon torna a guardare fisso davanti a sé; avverte lo sguardo intenso di Choi Siwon che gli percorre il profilo, gli occhi grandi, il naso importante, la spalla magra lasciata scoperta dalla felpa troppo larga, e tutto questo non gli dispiace.
       -Lo sai che fino a un mese fa ero biondo ossigenato?
Lo dice così, tanto per dire qualcosa.
Choi Siwon alza solo un sopracciglio, abilità non comune a tutti, in un lieve accenno d’interesse.
       -Biondo, eh?
       -Già. Proprio fino al giorno prima d’incontrarci, pensa un po’, non sai che ti sei perso…
Di certo, a Kim Jongwoon non manca l’autoironia.
       -Sono molto incazzato con voi ricchi, mi sono dovuto rifare moro per il violoncello, come se ossigenato fosse sconveniente, ma biondo era perfetto sul palco!
       -E perché non torni biondo, allora?
       -Non voglio restare pelato a trent’anni. A forza di decolorazioni…
Sbuffa. Scuote la testa lasciando oscillare i capelli corvini ai lati della fronte e sugli occhi.
Eppure, Choi Siwon è sicuro che Kim Jongwoon resti la creatura più bella che Dio potesse far nascere su questo mondo: moro, biondo ossigenato, fucsia, verde, con le treccine, e senz’altro anche calvo.
       -Jongwoon, c’è una cosa…- e non lo sa bene neanche lui perché adesso sta iniziando a parlarne.
       -Cosa…?
       -Al concerto…
       -Sì…?
       -Io… L’ho visto come ti strusciavi… Forse… c’è qualcosa?
Kim Jongwoon sgrana gli occhi senza riuscire ad ammettere a se stesso che se ha esagerato con Sungmin è proprio perché sperava che Siwon fosse lì tra il pubblico, che lo notasse, che questo gli desse fastidio e magari, perché no, anche che venisse a chiedergli qualcosa.
       -Sì, è così! È il mio ragazzo, sai, il chitarrista. Quello basso- risponde con leggerezza.
Choi Siwon lo guarda nauseato, arriccia il naso e corruga la fronte in un’espressione disgustata che gli congela i lineamenti.
       -Mi stai provocando?- sibila, senza rompere la piega amara delle labbra sottili.
       -Non lo so, dimmelo tu. Una provocazione è qualunque cosa che ti provoca una reazione. Ti sto provocando?
Choi Siwon sbuffa, lo sguardo al cielo, scatta in piedi stizzito e fa il giro del divano per dirigersi alla porta.
In questo momento la risata di Kim Jongwoon è il suono più oscenamente bello che possa sentire, una risata forte, piena, scrosciante, non una risata di scherno ma una risata da cui si sente comunque deriso.
      -Ehi, ma stavo scherzando! Te la sei presa?- Kim Jongwoon, in ginocchio sul divano, allunga una mano oltre la spalliera per afferrargli il polso e fermarlo -Non è vero che stiamo insieme.
Choi Siwon si gira a guardarlo, furente:
       -Certo che sei proprio stronzo!
Si china a baciarlo con forza, preme con prepotenza le proprie labbra sulle sue nell’espressione di rabbia più assurda e assurdamente meravigliosa che Kim Jongwoon abbia mai visto in vita sua.
Lo bacia di un bacio che non ci azzecca niente, un bacio che non ha senso, un bacio che Kim Jongwoon riceve con stupore e che ricambia accogliendo la sua lingua ruvida tra le labbra e le sue mani dietro la nuca, tra i capelli, ricambia passandogli le braccia sottili attorno al collo e premendogli a sua volta le labbra sulle labbra quando Choi Siwon si allontana per respirare, per interrompere forse questo bacio sconclusionato e senza perché che Kim Jongwoon non ha alcuna intenzione di interrompere.
Cerca subito la sua bocca in un nuovo bacio senza alcun senso, Choi Siwon dischiude le labbra e si lascia baciare con foga e trasporto mentre stringe tra le dita la stoffa ruvida della felpa e la tira verso il basso, scoprendogli completamente la spalla.
Si allontanano di un paio di centimetri per riprendere fiato, Kim Jongwoon vorrebbe baciarlo di nuovo ma Choi Siwon lo guarda negli occhi e sussurra:
       -Stronzo davvero- e si allontana senza dargli il tempo di unire di nuovo le labbra.
Kim Jongwoon lo guarda mettere la giacca e avvicinarsi alla porta senza più girarsi a guardarlo, sente un formicolio farsi strada dentro di lui, una ricerca della cosa più giusta da fare, a chi tocca? Tocca a lui?
Lo chiamo, ora lo chiamo, avanti, girati, chiamalo, fermalo, non uscirà, non lo farai, chiamalo, che aspetti, ora lo faccio, ora lo faccio, girati, girati!
     SBAM
Ti seguo giù per le scale?
Tornerai a bussare alla porta?

A chi tocca?
Sospira affondando il viso tra le braccia, contro la spalliera del divano.

 

***


Tocca a me.
Ne è convinto, Kim Jongwoon, mentre aspetta che Choi Siwon venga ad aprirgli e intanto strofina le mani sudate sulla stoffa ruvida dei jeans, riuscendo almeno momentaneamente ad asciugarle.
Ripassa nella mente mille ipotesi senza riuscire a decidere quale sia la cosa meno stupida da dire, mi dispiace, ti amo, ho una consegna per lei, signor Choi.
Quando suona il campanello Choi Siwon non si aspetta niente, non aspetta visite e ovviamente non s’immagina Kim Jongwoon all’altro lato della porta, così come non si aspettava di certo che l’avrebbe fermato o che l’avrebbe rincorso giù per le scale, perché queste cose succedono solo in quegli stupidi film di serie B, di certo non nella vita vera; a dirla tutta, immagina che sia il postino, o forse il corriere con quel pacco che aspetta dalla Cina, e non può ancora sapere quanto la realtà sia ironicamente vicina alle sue aspettative.
Guarda dallo spioncino e c’è un secondo in cui il suo cervello fa POP e l’assoluta mancanza di reattività lo fa somigliare un po’ troppo alle zucchine che ha mangiato per pranzo.
Si riscuote col cuore in gola e corre in camera inciampando sulle scarpe che ha lasciato in mezzo alla stanza, sfila la maglietta, si annusa le ascelle storcendo il naso, afferra dal comodino il profumo D&G acquistato in quella boutique in Italia e se lo spruzza generosamente addosso, toglie i pantaloni del pigiama appallottolandoli nell’armadio e infila i jeans migliori, quelli a vita molto bassa che ha comprato appositamente perché gli lasciano scoperti due centimetri di peli pubici.
Corre di nuovo verso la porta, pregando Dio che Kim Jongwoon non abbia girato i tacchi e se ne sia andato per sempre.
Non è da tutti tornare a cercare qualcuno da cui si è stati trattati male. Anche se ad esser sinceri Choi Siwon non è poi così tanto convinto che sia stato Kim Jongwoon ad esser stato trattato male, tra i due.
Kim Jongwoon era lì, su quel divano, l’ha baciato, ha risposto al bacio, Kim Jongwoon ha cercato le sue labbra quando si è allontanato, due volte, Kim Jongwoon l’ha guardato con quegli occhi lucidi e le labbra socchiuse umide di saliva, è certo che Kim Jongwoon avrebbe fatto l’amore con lui su quel divano se solo lui l’avesse voluto, e lo voleva, e invece se n’è andato.
Un uomo è fatto anche d’orgoglio, non solo d’istinti.
Apre la porta con un nodo in gola.
Kim Jongwoon è ancora lì, meraviglioso come la prima volta che l’ha visto, come ogni volta in cui l’ha visto, meraviglioso e forse anche un po’ a disagio davanti alla nudità veemente di Choi Siwon.
Kim Jongwoon deglutisce a fatica.
        -Ciao…
        -Ciao.
       -Sei… sei solo…?- allunga lo sguardo oltre la sua spalla, alla ricerca di qualche amante seminudo che infranga brutalmente il suo fragile castello di sogni.
Choi Siwon impiega un lungo momento prima di rispondere, si prende una piccola rivincita godendo dell’espressione preoccupata di Kim Jongwoon,
        -Sì, sono solo.
godendo soddisfatto dell’espressione sollevata con cui Kim Jongwoon riporta lo sguardo su di lui e godendo ancor di più dello sguardo affamato con cui Kim Jongwoon gli accarezza i pettorali, gli addominali, e poi più giù la sottile scia di peli sotto l’ombelico e quei due centimetri di peli pubici lasciati scoperti, come un invito fin troppo palese.
        -Posso entrare?
        -Certo.
Choi Siwon si fa da parte, lo lascia passare e gli richiude la porta alle spalle.
        -Siwon sono due notti che sogno di fare l’amore.
Decisamente una cosa stupida da dire.
O forse non più di tanto.

Non c’è grazia, adesso, non c’è eleganza, non ci sono le sue braccia sottili intorno al busto non ci sono le sue mani sul petto nessun abbraccio in cui dovrebbe stringerlo come un violoncello come un amante seduto di spalle davanti a lui, non ci sono mani tra i suoi capelli a scompigliarglieli delicate né lingue che leccano le braccia sottili, con o senza tatuaggi veri o finti che siano, e la cosa peggiore è che a Choi Siwon va bene, a Choi Siwon va bene così.
Ci sono le ginocchia.
Ci sono le ginocchia di Choi Siwon che premono contro i polpacci di Kim Jongwoon e gli allargano le gambe magre, gli impediscono di chiuderle, e ci sono le ginocchia di Kim Jongwoon che sfregano contro il lenzuolo fino ad irritare la pelle arrossata, ci sono le sue braccia sottili tese in avanti sul letto con i peli dritti come spilli e i muscoli contratti da far male, ci sono le sue dita che stritolano il cuscino sbiancando le nocche, ci sono le sue spalle strette indolenzite che sobbalzano al ritmo feroce dettato da Choi Siwon e c’è la sua voce piena, scura, ruvida, strozzata in gola aggrovigliata tra le corde vocali c’è questo nodo in gola che fa male e fa fatica anche respirare c’è questa goccia di sudore sulla punta del naso che dà prurito e c’è la stupidità di pensare adesso al prurito della goccia di sudore sulla punta del naso e c’è il letto che cigola e c’è la fretta, c’è l’urgenza, c’è quest’ansia di vita con cui Choi Siwon sta facendo l’amore anche se a fare l’amore non è bravo neanche la metà di come Kim Jongwoon è bravo a cantare anche se non c’è niente di tutto ciò che ha stremato i suoi sogni e le lenzuola per giorni anche se la realtà non sa di ginseng e non sa di champagne anche se la realtà sa di sudore e di ormoni e di aria consumata che puzza e a Choi Siwon va bene, a Choi Siwon va bene così anche se a Kim Jongwoon no, cazzo, non va bene così e non è così che doveva andare, sì, sì era così ma non così e la cosa peggiore è che non lo sa neanche lui, come doveva andare, non lo sa neanche lui perché l’orgasmo arriva subito feroce brutale ruvido spiccio nei modi e senza grazia, triste, non lo sa perché fare l’amore con lui l’abbia reso adesso così triste.
Kim Jongwoon si svuota spompato contro il lenzuolo e si riempie, quando Choi Siwon lo riempie senza un suono se non un lieve tossire, e si svuota di nuovo quando Choi Siwon lo lascia e si lascia stramazzare sul materasso accanto a lui.
Ci sono queste due lacrime che bruciano salate tra le ciglia, odiose come sanno essere solo le lacrime di frustrazione dei trent’anni dopo aver fatto l’amore, patetiche e infantili agli occhi annebbiati di Kim Jongwoon che digrigna i denti e non se lo spiega, perché adesso che ha avuto finalmente quello che voleva da quella sera in cui l’ha visto per la prima volta adesso deve sentirsi così vuoto, così inutile e così sporco, usato come uno straccio vecchio.
Maledizione.
Si mette a sedere, voltandogli le spalle.
        -Ehi… Che succede?
Non risponde, lo sguardo basso sulle ginocchia arrossate.
        -Jongwoon, che hai?
        -Lasciami stare.
        -Eh?
        -Tu non puoi fare così!
Choi Siwon gli guarda confuso la schiena imperlata di sudore, le scapole appena sporgenti e i fianchi stretti.
        -Così come…?- sussurra senza capire.
Kim Jongwoon si alza in piedi e inizia a vestirsi.
        -Ma che ti ho fatto?- alza la voce, senza volerlo.
Kim Jongwoon si gira a guardarlo e pensa con amarezza che Choi Siwon nudo potrebbe essere bellissimo nei suoi ventisei anni rigonfi di energia, bellissimo nei suoi muscoli sottili e profondi, e invece adesso sembra solo ridicolo col pene moscio e ancora sporco di sperma.
Sospira e se ne va, dolorante anche nel cuore.
Choi Siwon guarda sconcertato verso la porta, allibito, senza sapere che fare, cosa dire, cosa pensare.
Kim Jongwoon è decisamente la creatura più complicata che Dio potesse far nascere su questo mondo.
Si passa le mani tra i capelli sudati.
Dio, abbi pietà di me.

 

***


Tocca ancora a me.
Ne è sempre più convinto, Kim Jongwoon, mentre aspetta che Choi Siwon venga ad aprirgli e intanto strofina le mani sudate sulla stoffa ruvida dei jeans, riuscendo almeno momentaneamente ad asciugarle.
Non ha ipotesi da ripassare nella mente perché lo sa già qual è la cosa giusta da dire, giusta e stupida solo come sa essere a volte la cosa giusta, ti amo, mi dispiace, ti amo.
Quando suona il campanello Choi Siwon non si aspetta niente, non aspetta altre visite e ovviamente non s’immagina Kim Jongwoon all’altro lato della porta, così come non si aspettava di certo che ieri se ne sarebbe andato in quel modo senza guardarlo in faccia dopo aver fatto l’amore.
Non sembra una storia già sentita?
È talmente convinto che sia finalmente il corriere con quel pacco che aspetta dalla Cina che oggi non guarda neanche dallo spioncino, apre semplicemente la porta e se all’altro lato della porta non si aspettava Kim Jongwoon c’è anche da dire che si aspettava ancora meno che Kim Jongwoon gli stringesse il braccio con questa forza di cui non lo credeva capace e che lo baciasse così, senza preavviso, senza dirgli nulla, di un bacio irruento e senza alcun senso, di un bacio sconclusionato che non ci azzecca niente, come succede solo nei più stupidi film di serie B, di certo non nella vita vera.
Si affretta ad allontanarlo:
        -Jongwoon non sono solo!
Kim Jongwoon inorridisce.
        -Scusami- si gira deciso e fa per andarsene.
        -Fermo! Ma che hai capito?- lo strattona per un braccio e lo trascina dentro praticamente di peso.
Jessica si alza dal divano, la borsetta già stretta tra le mani.
        -Jessica, è lui. Il… di cui ti parlavo. Kim Jongwoon.
        -Sì… io… piacere…
Jessica risponde al suo inchino impacciato con un piccolo inchino altrettanto impacciato, sorpresa, quasi senza spiccicare parola. L’ultima cosa che si aspettava è che l’ossessione di Siwon si concretizzasse alla porta proprio mentre lui gliene stava parlando con questo trasporto.
        -Piacere mio- e dimentica persino di presentarsi -Io ho… sai, una… commissione… improvvisa… sì, ci… ci sentiamo… presto- ed esce dalla porta di casa lasciandosi dietro solo un vago profumo fruttato e un delicato rintocco di tacchi.
Choi Siwon si gira a guardarlo e non perde tempo in convenevoli:
        -Sei tu che non puoi fare così! Mi dici che vuoi fare l’amore, e poi te ne vai senza dirmi una parola, e poi torni, e mi baci, ma che succede qui? Jongwoon mi piaci che c’è che non va?
        -Anche tu mi piaci! Ma Siwon un uomo è fatto anche d’orgoglio non importa quanto voglio fare l’amore tu non puoi trattarmi così! Non… non puoi… Non mi hai chiesto niente non ti è passato neanche per la testa che forse non lo volevo fare così? Non puoi farlo così! Lo capisci? Un uomo ha il suo orgoglio! Siwon non a tutti piace essere…- distoglie lo sguardo, storcendo la bocca, non tanto per il pensiero quanto per la parola volgare che gli è venuta alla mente e che non vuole dire davanti a lui.
Oh, avanti…
Chi vuoi prendere in giro…?
Con chi ce l’avevi davvero?
Con lui che non ha avuto riguardi?
O con quella parte di te che non l’ha fermato?
A cui invece è piaciuto?
Choi Siwon lascia andare un sospiro:
       -È per questo…?- ed evita bene di dire è solo per questo? -Ma… perché non me l’hai detto? Ma lo sai quanto io vorrei essere…- gli stringe una spalla, lo costringe a guardarlo -… da te…? Jongwoon è un mese che sogno di fare l’amore…
Kim Jongwoon si passa una mano sul viso, nasconde un sorriso.
        -Tutta questa faccenda è proprio assurda.
        -Decisamente.
        -Non siamo proprio cresciuti, eh?
        -No, affatto.
        -Potremmo ricominciare tutto… che ne pensi?
        -Dall’inizio?
        -Da ieri.
        -Potremmo. Mi piacerebbe offrirmi per un paio d’ore di sesso sfrenato.
Il sorriso di Kim Jongwoon, delicato come la nebbia del primo mattino, adesso non è più indecifrabile.

Nemmeno ora c’è grazia, non c’è eleganza, ma ci sarà, non c’è fretta, Choi Siwon e Kim Jongwoon hanno davanti ore e giorni di sesso sfrenato, ci saranno languidi abbracci in cui Kim Jongwoon stringerà Choi Siwon con le braccia sottili, tra le gambe divaricate, come stringe a sé il violoncello, come un amante di spalle seduto davanti a lui, Choi Siwon sarà il suo amante seduto davanti a lui, ci saranno le sue mani sul petto e tra i capelli a scompigliarglieli delicate, ci sarà la lingua di Choi Siwon a ripulirgli le braccia dai finti tatuaggi dopo i concerti, ci sarà la sua testa a colmare quel triangolo d’aria tra le sue gambe magre, ci saranno baci al sapore di champagne, baci al sapore di ginseng, non c’è fretta, e a entrambi va bene così.
Ci sono ancora le ginocchia, le ginocchia arrossate di Kim Jongwoon contro la stoffa ruvida del lenzuolo, ci sono i muscoli sottili e profondi delle braccia di Choi Siwon tesi per lo sforzo, le sue mani virili contro il materasso, ci sono i calli sui polpastrelli di Kim Jongwoon che gli accarezzano ruvidi la schiena, c’è quel ciuffetto di capelli ancora davanti agli occhi di Choi Siwon che oscilla delicato al lento ritmo dettato da Kim Jongwoon, c’è la nudità veemente di Choi Siwon che ora nudo finalmente è bellissimo davanti a lui, ci sono i suoi ventisei anni che risplendono rigonfi d’energia, ci sono le braccia sottili di Kim Jongwoon che circondano i fianchi stretti di Choi Siwon e ci sono le sue mani che non sanno solo suonare, c’è questo piacere che arriva improvviso, sconclusionato, spiccio nei modi e senza grazia, pieno, bello, vero.
Choi Siwon si svuota sazio contro il lenzuolo e si riempie quando Kim Jongwoon lo riempie senza un suono trattenendo il respiro, e si svuota di nuovo quando Kim Jongwoon lo lascia e si lascia cadere sul materasso accanto a lui, con un piccolo tonfo attutito.

Quando si sveglia, Choi Siwon non ricorda cos’ha sognato.
Choi Siwon non sogna più violoncelli, non sogna più braccia sottili intorno al busto, mani appoggiate sul petto, tatuaggi, baci, Minnie, champagne, ginseng, dita tra i capelli.
Choi Siwon sorride soddisfatto, ringrazia Dio perché la creatura più meravigliosamente complicata che potesse far nascere su questo mondo dorme ancora sul suo letto, il respiro profondo, lento e costante.
Choi gli volta le spalle, si mette a sedere, passa le mani sul viso, soffocando uno sbadiglio.
Kim Jongwoon socchiude un occhio, osserva la sua figura sottile inclinata da un lato.
Choi Siwon alza le braccia al cielo, si stiracchia, lentamente.
Kim Jongwoon si mette in ginocchio sul letto, ci sono le sue ginocchia ancora arrossate contro le lenzuola, divarica le gambe magre intorno ai fianchi stretti di Choi Siwon.
Ci sono le braccia sottili che gli passa intorno al busto, c’è questo abbraccio languido in cui lo avvolge teneramente, ancora assonnato.
Gli appoggia il mento sulla spalla.
Ci sono le mani che appoggia sui suoi pettorali, le mani che Choi Siwon stringe tra le proprie, ci sono le loro dita intrecciate appoggiate sul petto e c’è un rintocco di tamburi accelerati appena, che nel petto di Choi Siwon battono ad un ritmo nuovo, contro i palmi delle loro mani.
C’è la sua voce piena, scura, ruvida, che gli sussurra all’orecchio:
        -Fa tanto film di serie B se adesso ti dico che ti amo, non è vero?
        -Mh, sai… sto iniziando a rivalutare i film di serie B.
Kim Jongwoon sorride, gli soffoca contro la spalla un sorriso delicato come la nebbia del primo mattino.
Tra le loro mani intrecciate vibra un amore al sapore delle note del violoncello.

 


 


* Dal nome di un bar di Roma.



E così, questo è il risultato, quando mi lascio trasportare dall’ispirazione. (Lo so, la coppia esiste solo nella mia testa ;P)
Avete notato che negli ultimi mesi Yesung è dimagrito? Così mi piace molto, soprattutto nel periodo in cui ha avuto i capelli biondi, infatti è più o meno in quel modo che l'ho immaginato.
Era da mesi che non riuscivo a scrivere qualcosa con questa spontaneità, con questa naturalezza e, perché no, anche con questa facilità. Per questo lo stile è decisamente meno raffinato rispetto a quello delle ultime fanfic! Eppure, sono orgogliosa anche di questa.

Spero che sia piaciuta anche a voi! =)
  
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