Il ‘Per sempre felici e contenti’
«Credo… di volermi sposare».
E’ scoccata la mezzanotte, l’incantesimo è stato spezzato. La carrozza una
volta guidata da Tamaki e adesso affidata al vento
sta per completare la sua trasformazione, sta per tornare ad essere ciò che era
in origine: una vecchia zucca.
Kaoru ha un solo, unico brivido che gli percorre le
membra come una scossa, ma non si scompone più del dovuto, perché lui lo
sapeva, lo aveva sempre saputo, che le magie hanno una loro scadenza, che la
realtà è più forte della fantasia, e prevale, sempre. Schiacciandoti senza
pietà, riducendoti in ginocchio, ricordandoti che adesso devi andare avanti da
solo, per conto tuo.
Da solo.
«Davvero? E’ un miracolo che ti sia riuscito ad affezionare a qualcuno dopo Haruhi. Sono fiero di te».
E’ davvero fiero del fatto che suo fratello sia riuscito a fare un passo
avanti, quando Kaoru non è ancora in grado di
schiodarsi dalla sua posizione, spaventato, intimorito dal cambiamento,
desideroso di mantenere tutto così com’è. E intanto Hikaru
va avanti, accanto a qualcuno che non è lui, accanto a una donna che non è mai
riuscita a dire chi fosse Hikaru e chi Kaoru, e cammina lentamente fuori dalla bolla che è sempre
stata il loro mondo, quello costruito in anni di diffidenza nei confronti della
gente, di confidenze sotto le coperte di un letto decisamente grande per due
ragazzini, di noiosi videogiochi che dopo un paio di ore perdevano già la loro
attrattiva.
“Tu sei Hikaru,
e tu sei Kaoru.”
Quella loro bolla, sempre difesa con gelosia dagli stessi proprietari, ha
subìto una crepa quel giorno. Una crepa che s’è allargata in un foro, proprio
davanti agli occhi di Hikaru. E Kaoru
aveva sentito qualcosa creparsi e poi aprirsi allo stesso modo nel suo petto.
“Oggi quello coi capelli blu è Hikaru e quello coi capelli rosa è Kaoru.
Avete scambiato il colore dei capelli, vero?”
Quel foro nella bolla diventava una voragine, e Kaoru
stringeva inavvertitamente la mano di Hikaru, per poi
spostare lo sguardo sul fratello, che fissava spiazzato la figura di Haruhi che si allontanava. E Kaoru
si rendeva consapevole del fatto che no, nulla rimane come noi lo vogliamo, e
presto o tardi la fantasia che ci siamo costruiti attorno con tanta dedizione
finisce per sgretolarsi e dare spazio alla nuda realtà. Che ci inghiottisce, e
ci lascia soli.
«Non ne sembri poi così felice,» dice Hikaru dando
una pacca sulla spalla del fratello, che subito viene riscosso dal suo flusso
di pensieri, dal suo solito immaginare la vita sottoforma di metafora. Da
quando si sono diplomati, l’Host Club di Tamaki s’è dissolto, dando spazio ad un nuovo club
organizzato dai ragazzi del primo anno, con a capo un certo Tamamori.
Il nome somiglia a quello di Tamaki, ma i gemelli
sono certi che al mondo non esista un Re migliore di quello che ha guidato la
loro carrozza durante gli anni delle superiori. Tamaki
è tornato in Francia, e sembra che Haruhi voglia
andare da lui, un giorno, sempre che suo padre glielo permetta. Mori-senpai e Honey-senpai hanno
lasciato la carrozza prima di tutti, e probabilmente sono ancora insieme
adesso, in chissà quale college, sotto chissà quale clan. Kyouya
sembra essere tornato quello di una volta, il ragazzo studioso e scostante che
era prima di incontrare Tamaki, chiuso nella sua
quotidianità, schiacciato dalla pressione esercitata dal padre e dai fratelli,
compatito dalla sorella. Kaoru ha sempre creduto che
nascondesse qualcosa, ma Hikaru non faceva che dirgli
che si faceva troppe paranoie e quindi smetteva di pensare anche a Kyouya e rivolgeva tutte le sue attenzioni al fratello.
Sempre. Come sempre.
Erano rimasti solo in due sulla carrozza guidata dal vento. E Kaoru se ne stava appeso al fratello, che lo accarezzava
con amore, le mani profumate di crema, e intanto veniva risucchiato dal vento
fuori dal finestrino, con Kaoru che lo stringeva
forte sui fianchi.
Poi è arrivata una nuova ragazza, e il vento è stato più forte delle dita di Kaoru.
“Credo… di
volermi sposare.”
Sulla carrozza c’è Kaoru, Kaoru
e basta, nessuno alla guida, nessuno che possa rassicurarlo, nessuno che possa
proteggerlo nel momento in cui il veicolo andrà a schiantarsi e tornerà ad
essere una vecchia zucca.
«Sono felice…per te. Sapevo che l’incantesimo della
carrozza non sarebbe durato a lungo,»
«Cosa?»
«Lascia perdere. Parlo da solo»
«Quindi parlane con me. E’ come se parlassi da solo, no?»
No. Adesso più che mai, Hikaru e Kaoru
sono due individui differenti. E la carrozza è sull’orlo di un burrone, perde
gradualmente l’equilibrio.
Hikaru s’accorge che il gemello non ha voglia di
mettere in parole tutti i suoi pensieri, perché sono tanti, tantissimi,
contorti, ingarbugliati, confusi, ambigui. Gli prende la mano come ogni volta,
ma Kaoru sente quella mano sempre calda e profumata
già pronta ad accogliere un’altra mano, più piccola, più fresca, e il solo
pensiero lo punge in pieno petto, lo taglia, lo lacera.
Hikaru se lo trascina al petto, quel fratello amato
da sempre, e lo stringe forte accarezzandogli il collo con il pollice, ad occhi
chiusi. Kaoru invece li lascia semi-aperti quegli
occhi, quasi avesse paura di vedersi sparire il gemello da davanti nel caso li
avesse chiusi e fatti riposare.
«So a cosa pensi,» sussurra Hikaru permettendo al
fratello di posare il capo sulla sua spalla. «Non voglio lasciarti solo»
Kaoru inizia a piangere a quelle parole,
silenziosamente, perché sapeva di non poter nascondere nulla al fratello. Non
si sa dare un motivo a questa sua smania di tenerlo sempre con sé, a questa sua
voglia di impedirgli di crearsi una sua vita, di tenerlo in stallo con sé, in questa
posizione, per sempre. Non si sa dare un perché, e mentre cerca, senza
successo, di dare un senso logico ai ricordi e alle memorie, le sue labbra si
muovono da sole e articolano delle frasi.
«Lo sai che,» voce storpiata dalle lacrime. «Io ti amo di più di quanto potrà
mai amarti lei»
Hikaru fa
un suono di assenso, e si poggia anche lui sulla spalla del fratello.
«Tu sei e sarai sempre il più grande amore della mia vita,» dice, la mano che
stringe ancora quella del gemello.
«E allora perché-» ma Kaoru sa già la risposta. Nel
momento in cui si sciolgono dall’abbraccio, Hikaru
sorride lievemente e poi entrambi dicono all’unisono: «Bisogna andare avanti»
Non si dicono altro. Hikaru asciuga le lacrime del
fratello e gli posa un bacio sulla fronte, poi uno sulle labbra, gli stringe la
mano un’ultima volta e poi la lascia andare allontanandosi gradualmente. Portando
via un pezzo di Kaoru. Portando via con sé ogni
sentimento positivo che condividevano quando stavano assieme. E loro stavano sempre assieme.
Il sempre di Kaoru
vacilla adesso, assieme a lui.
Eppure sapeva bene che il per sempre
non esiste. Che l’incantesimo della carrozza non sarebbe durato a lungo.
Che il per sempre felici e contenti è
adesso solo una vecchia zucca.
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Prima volta sul fandom
di Host Club, spero di aver fatto una bella
impressione :D I ‘per sempre felici e contenti’ non fanno per me, ma credo si
sia notato XD
Grazie di aver letto!
Mirokia