Questa storia, nelle sue linee
fondamentali, l’ho avuta in mente praticamente da
quando ho cominciato a vedere Naruto. Con il tempo l’ho affinata e migliorata,
e mi sono deciso a scriverla solo negli ultimi mesi. Poiché
credo che il mistero sia uno dei suoi punti di forza, non anticiperò nulla sul
contenuto.
Ci tengo solo a dire
che io ho scoperto Naruto solo attraverso la serie animata trasmessa in TV, e
successivamente ho cominciato a collezionare la ristampa del manga. Questo
significa che conosco la storia solo fino al volume 24 (uscito proprio oggi), e
di ciò che accade dopo non so praticamente nulla.
Siccome questa fanfiction si ambienta, invece,
parecchi anni dopo il manga, non posso garantire che
non ci siano incongruenze (del tipo, il personaggio X nella mia storia è vivo e
invece dovrebbe essere morto, o viceversa). Per questo, e solo per questo, ho
inserito la nota AU tra le avvertenze.
Direi che è
tutto. Buona lettura, e commentate!
Legacy of the 4th
di Gan_HOPE326
1st – Grief and sorrow
These
empty days are filling me with pain
After
I left it seems my life is only rain
My
heart is longing to the better times
When
everything was still so fine
Stratovarius – “4000 rainy nights”
Dove balla la foglia,
arde il fuoco, diceva il Terzo Hokage; ma la pioggia
spegne il fuoco, penso io, mentre davanti a me gli ultimi ostinati tizzoni
ardenti si smorzano e infine muoiono con uno sbuffo di fumo bianco sotto le
tediose e pesanti gocce d’acqua che li colpiscono. La pioggia flagella tutto
questo paese ormai da settimane. La terra si impasta
con l’acqua e tutto è fango; le case e gli alberi vengono trascinati via dalle
alluvioni; il sangue, che non manca mai, viene lavato via, le mani tornano
pure, o così sembra.
Mi chiamo Naruto
Uzumaki, ho vent’anni, e sono un
jonin del Villaggio della Foglia: ma se mi vedeste
ora, non mi dareste un soldo bucato. Sto rannicchiato in una coperta, tremante
di febbre, bagnato fino all’osso (nemmeno il fuoco mi conforta più con il suo
calore, ormai), nel mezzo di una foresta ormai trasformata in pantano, sotto la
pioggia che continua a picchiare, e io lascio che faccia come vuole. Ho altro a
cui pensare. Alla decisione che ho preso ieri, ad esempio; a ciò che ha
comportato, al presente, al futuro, ammesso che ne abbia
uno. Ho rinunciato a tutto ciò che avevo, il mio paese, i miei
amici, la mia vita.
Quel che è peggio, ho rinunciato al mio sogno, per sempre.
Vorrei,
disperatamente, avere qualcuno al mio fianco, qualcuno più saggio di me, a cui
chiedere consiglio. Vorrei che Sakura fosse qui; ma lei non c’è, non c’è più,
in alcun luogo. Credevo di essermene fatta una ragione – era da tanto, ormai,
che non ci pensavo più.
No, io non ho più
Sakura, non ho più nessuno.
Ho solo ‘lei’.
-
Non ci inseguono
più. Si sono arresi.
Lei è appena tornata
dal suo giro di ricognizione, eppure non è affaticata, non è sporca. Non lo è
mai. Il suo abito lungo, pesante e candido ondeggia fluidamente secondo il
ritmo dei suoi passi. I capelli rosso fuoco risplendono
di un improvviso bagliore quando un lampo abbaglia il mondo. Lo sguardo deciso
si fa improvvisamente tenero quando mi parla:
-
Stai bene, Naruto? Tutto a posto?
La febbre si è fatta
più forte in questi ultimi minuti. No, non sto bene. Mi sento il sangue
bruciare in corpo come metallo liquido, e allo stesso tempo mi sento ghiacciare.
Non rispondo nulla, alzo una mano tremante ad indicare il fuoco che si è spento
sotto la pioggia.
-
Capisco. Ci penso io.
Lei raccoglie poca
legna, umida e verde, e ci posa sopra la mano. Il fuoco scoppia subito
incredibilmente alto e vivace.
Inutile negarlo, è lei
il motivo di tutto questo. E’ a lei che mi sono affidato, ciecamente, anima e
corpo, senza pensare, né conoscerla davvero, senza sapere se è realmente chi
dice di essere. Mi lega a lei qualcosa di diverso da quello che dovrebbe.
Eppure, quello che mi
sta accadendo non manca di ironia, e all’inizio mi
riusciva persino di sorriderne: perché tutti i miei problemi sono cominciati
proprio in quello che avrebbe dovuto essere il giorno più felice della mia
vita. Per la precisione ieri mattina, quando, poco dopo l’alba, a me, Naruto
Uzumaki, è stato offerta la carica di Sesto Hokage di
Konoha.
Il consiglio annunciò la decisione di eleggere Naruto
Uzumaki al seggio di Hokage al sorgere del sole, dopo
una lunga riunione notturna.
C’era la guerra, allora – c’è
sempre la guerra. In quell’epoca era contro il Villaggio della Nuvola. Le forze
di Konoha avevano battagliato a lungo con quelle nemiche nei territori di
confine, cercando di arginarne l’avanzata.
La pioggia batteva sulla tettoia del chiosco di ramen di Ichiraku,
con un ticchettio continuo e invadente, poi gocciolava via, unendosi al fango
della strada.
-
Maledetti
jonin della Nuvola. – brontolò il vecchio che
cucinava – Loro e le loro tecniche. E’ da quando è
cominciata questa stupida guerra che non fanno che buttar pioggia e temporali
sul nostro paese. Come diavolo faranno, poi…!
-
C’è
poco da fare. – disse rassegnato Shikamaru, che seduto
al bancone sorseggiava un tè caldo. – Sembra che ci sia il Raikage
in persona, ai confini del nostro paese. Usano il chakra
per modificare il clima della regione e abbattere il morale degli avversari.
-
Beh,
per quanto mi riguarda, ci stanno riuscendo.
Il cuoco entrò nella dispensa, continuando a brontolare
contro
Naruto, seduto accanto a Shikamaru,
non aveva detto neanche una parola. Fissava la ciotola di ramen
davanti a sé. Rifuggiva ogni pensiero, inseguendo con lo sguardo gli strani
vortici dei tagliolini che si rimescolavano lentamente, o le pigre volute di
vapore che si levavano dal brodo caldo.
-
Tu
non sei il solito Naruto. Sei qualcun altro che ha preso
il suo posto con
Naruto alzò lo sguardo e sorrise pallidamente.
-
Rassegnatici,
Shikamaru. Sono proprio io.
-
Dici?
Ma il Naruto che io conosco non avrebbe mai esitato così
tanto a mangiare un ramen. Un ramen che gli è stato offerto per festeggiare la sua
elezione ad hokage, poi!
-
Hokage, già.
Shikamaru afferrò l’altro per una spalla e
fece ruotare lo sgabello, in modo da averlo di fronte, e poterlo guardare negli
occhi.
-
Insomma,
si può sapere che cos’hai? E’ da
quando avevi dodici anni che ci hai fatto a tutti quanti una testa così
a furia di ripetere che saresti diventato hokage, e
ora che ci sei riuscito fai il broncio? Voglio dire, a quanti capita di
riuscire davvero a realizzare il proprio sogno, e poi un sogno
così ambizioso! Nel nostro tipo di vita…
E lasciò la frase a metà, accorgendosi
di stare per toccare un tasto dolente.
-
…la
maggior parte delle persone muore senza realizzare nulla di ciò che sognava,
dico bene? – concluse al suo posto Naruto.
-
Sì.
Più o meno. Quello che voglio dire è che proprio per
rispetto a chi ha perso i propri sogni mi aspetterei che tu fossi più…
entusiasta.
-
Forse
hai ragione.
Naruto tacque per un lungo istante, mentre un tuono
rimbombava cupo tra cielo e terra.
-
Ma non so perché, non ho proprio voglia di festeggiare nulla. Forse è per
via di Nonna Tsunade, o perché questa responsabilità
è un grosso peso, in un tempo di guerra come questo.
-
Oppure
perché i sogni, al mattino, lasciano un sapore amaro
in bocca.
-
Può
darsi, Shikamaru. Sei più saggio di me.
Finalmente, prese in mano la ciotola di ramen
e sorseggiò un po’ di brodo.
-
Avrebbero
dovuto scegliere te, come nuovo hokage.
-
Per
carità! – esclamò l’altro, inorridito. – E’ già abbastanza complicata così, la
mia vita. Non mi servono altre rotture di scatole!
Naruto rise e mise mano alle bacchette. Dimenticata la
tristezza di prima, pescò un fascio di tagliolini dalla ciotola, cominciando a
mangiare avidamente. Sentiva il sapore pieno e salato della carne sulla lingua,
se lo rotolava in bocca. Quel sapore, che lui aveva sempre amato, ora portava
con sé anche tanti ricordi, si tingeva di nostalgia. Il
vecchio maestro Jiraiya, che lo portava a quello
stesso chiosco a ristorarsi dopo gli allenamenti. Kakashi, le missioni,
il vecchio gruppo sette. Sasuke. Sakura.
La tristezza ritornò.
-
Tu
devi essere Naruto.
Naruto e Shikamaru si voltarono
insieme verso la strada, da dove era venuta quella voce. Una voce femminile e
melodiosa; calda, e insolitamente seducente,
-
E tu, invece, chi sei? – chiese Shikamaru.
La donna si fece avanti a passo lento. Camminava sotto una
pioggia torrenziale con assoluta disinvoltura, anzi con solennità. Appariva
giovane, ma i suoi occhi tradivano un’età maggiore di quella che dimostrava. Occhi profondi e castani, di un colore tanto caldo da sembrare
quasi arancione.
La vidi allora per la
prima volta, e tanto mi bastò. I suoi occhi, al primo
sguardo, mi si conficcarono nell’anima; i suoi capelli rossi e ondeggianti mi
attiravano come la fiamma una falena; non avevo mai provato niente di simile.
Non era attrazione o passione. Era una possessione. Nient’altro che la
certezza, immediata e lancinante, che lei sarebbe stata la mia vita e la mia
morte, che portava con sé tutto ciò di cui avevo
bisogno, che ci legava qualcosa di profondo e inevitabile, un legame deciso fin
da quando il mondo era stato creato, e prima ancora.
La vidi, e capii che
lei era il mio destino.
-
Ti
ho trovato, alla fine. – disse, anzi cantò.
Si diresse subito verso Naruto, che la fissava ipnotizzato,
senza la forza di parlare. Ferma davanti a lui, lo fissò dall’alto in basso,
poi afferrò con una mano il suo volto, sotto il mento. Come una carezza, eppure
con forza. Lo portò davanti ai propri occhi, per scrutarlo in ogni particolare.
…e
le sue dita, sulle mie guance, bruciavano come fuoco. Il cuore stava per
esplodermi in petto…
-
E’
incredibile. – mormorò la donna, affascinata. – Quanto gli somigli… quanto…
Per un attimo stettero entrambi fermi, a guardarsi,
magnetizzati l’uno dall’altro. Poi Naruto trovò il modo di riscuotersi, mentre
l’altra lasciava la presa sul suo viso.
-
Perché non rispondi al mio amico? – chiese, cercando di assumere
un tono brusco. – Dicci chi sei. Non puoi andartene a spasso per il villaggio
se sei un’estranea. Siamo in guerra.
La donna lo guardò sorpresa, come se non si aspettasse
nemmeno una domanda del genere. Poi sospirò e abbassò lo sguardo con tristezza.
-
Immagino
che tu abbia ragione. Ovviamente, non puoi conoscermi. E
nessuno ti ha mai mostrato una mia immagine.
Si sedette su uno sgabello accanto a Naruto e lo guardò in
un modo in cui non era mai stato guardato prima. Con affetto, e con tenerezza.
-
Io
sono tua madre, Naruto. – disse infine. – Mi chiamo Yume.