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Autore: Plutarco    21/04/2013    2 recensioni
Elio, giovane ragazzo, che prende una difficile decisione! Non vuole più dire bugie, non vuole più ingannare Johanna, la sua attuale ragazza, vuole rendere pubblico il suo più intimo segreto. Vuole amare, e essere amato per quello che è, non passando per un'altro.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Basta bugie, basta errori!


Non ti svegli mai pensando che, in quel particolare giorno, qualcosa nella tua vita cambierà. Un po' perché non hai mai avuto il coraggio di prendere in mano le redini della tua routine per smuoverne la monotonia, per partire al trotto verso l'ignoto. Il fatto è che non lo fai mai e le cose non prendono vita da sole per assestarsi meglio nell'incastro che è diventato la tua vita.

Ogni tanto, però, qualcosa succede. Sarà il passaggio di una cometa, sarà l'influsso delle maree o semplicemente sarà il fatto che ti sei ricordato di essere un uomo e non un parassita e che a subire le intemperie del quotidiano sono buone solo le coste delle isole tropicali. Così, ti alzi rinvigorito dal tuo stesso ottimismo e inizi ad affrontare tutto ciò che ti circonda a testa alta e con del disinfettante a portata di mano per far cicatrizzare le ferite ed indurire i calli sulle nocche.

Fu con questo spirito battagliero che mi svegliai, una mattina di cinque anni fa. Nemmeno il panico da lunedì mi poteva intaccare. Avevo compito di informatica alla prima ora, ma non mi sarei buttato sul pavimento a rosicchiarmi le unghie, no. Afferrai il cellulare e mi fiondai sotto la doccia, dopo aver messo i Nickelback a tutto volume, perché se oggi fosse il tuo ultimo giorno e domani fosse troppo tardi, diresti addio al passato?

Mi aspettava una giornata intensa. Mi aspettava una giornata in cui, finalmente, avrei potuto dire addio al cumulo di menzogne che è sempre stata la mia vita.

Avrei lasciato Johanna.

Quasi mi salì un groppo in gola al pensiero. Johanna era una persona fantastica. Era incredibilmente carina, con il suo caschetto biondo e sbarazzino, la sua ciocca di capelli verde e le sue lentiggini. La prima volta che la notai, la notai sul serio, intendo, fu ad una di quelle feste che si organizzano fra compagni di classe. Aveva domato i suoi capelli e l'aderentissimo vestito verde che indossava richiamava il colore dei suoi occhi. La stoffa intorno ai bottoni sul davanti tirava sul seno e quando si sedeva doveva tirarselo sulle gambe per evitare di mostrare troppo all'occhio. Forse era un po' traballante sui tacchi e quando rideva la pelle attorno alla bocca si piegava buffamente, ma era la ragazza più sveglia che avessi mai conosciuto. Non avevo mai conosciuto qualcuno che riuscisse a leggere quasi un libro a settimana, e non sto parlando di Federico Moccia o Fabio Volo, no. Johanna leggeva roba da cinquecento pagine sul complesso di Edipo o sul rapporto dell'uomo col sesso e roba simile. Insomma, una bella testa. Naturalmente, all'inizio mi piaceva pensare di essermi innamorato di lei. Il fatto è che io già sapevo che le mie inclinazioni andavano verso ben altre rive.

Una voce mi destò dai miei pensieri.

“ Elio è pronta la colazione. ” la voce della mamma era sempre dolce a primo mattino, così dolce che mi sembrava sempre troppo calma per i suoi standard.

“ Mo arrivo mamma. ” ripresi rapidamente a fare la doccia e indossai i primi jeans e t-shirt che trovai buttati per camera.

Il tavolo della colazione era più ricco di sempre, questo era segno che mia madre s'era ricordata di fare la spesa il giorno prima. Mi sedetti al tavolo e presi un bicchiere di aranciata, che era stata appena spremuta, e un cornetto caldo.

“ Elio oggi a scuola cos'hai? Se mi ricordo bene hai il compito di informatica. ” quanto mi irritava che la mamma faceva finta di non ricordarsi le cose, per poi farmi una maternale.

“ Sì, ti ricordi bene. ” ed ecco che inizia.

“ Spero per te che hai studiato, perché con questo compito ti giochi la promozione. Se non vieni promesso io e tuo pad.. ” io continuai a fare colazione, fino a che non finii e mi alzi per andare a prendere lo zaino, mentre mia madre continuava a parlare a vanvera.

“ Ciao mamma, io vado. ” lei mi guardò in cagnesco e mi salutò a sua volta.

Presi l'ipod selezionai i Nickelback e mi incamminai verso scuola. Non dovevo solo affrontare un compito per cui non ero affatto preparato, ma dovevo anche parlare con Johanna.

Erano le 8:10, e la campanella avrebbe suonato tra cinque minuti ed ero seduto al mio banco in terza file, quando vidi entrare Johanna. La chiamai e lei mi raggiunse e mi salutò con un bacio.

“ Jo dopo scuola hai due minuti, ti devo parlare. ” mi guardò preoccupata, ma mi fece un cenno per dirmi che andava bene.

La professoressa Cuomo entrò in classe accompagnata dal suono della campanella, e tutti si misero ai loro posti di battaglia. Tale professoressa era l'incarnazione del diavolo. Non era capace di essere sensibile e di mettere un voto superiore al sei, anche a chi studia come un matto, e al suo passaggio il pavimento prendeva fuoco e tutti i suoi allievi rischiavano o il debito o la bocciatura a causa sua.

Avevo il foglio del compito d'avanti, lessi la prima domanda a risposte multiple.

Quali sono le fasi del ciclo del processore? mi meravigliai di conoscere la risposta e senza pensarci su due volte contrassegnai la risposta B. Il tempo scorreva e le domande diventavano più difficili e io andavo sempre più nel pallone, ma mi ero ripromesso di superare il compito, quindi, mi sono messo a rifletterci ( riflettere?! Oddio io non rifletto mai. ) prima di rispondere, forse, per fortuna, avrei messo la risposta corretta. Mancavano cinque minuti ed ero arrivato all'ultima domanda, che per mia fortuna conoscevo e recitava:Cos'è un bus? E quali sono i bus più importanti? Ero felicissimo, era la prima volta che concludevo un compito di informatica con una risposta che ero certo che avrei fatto bene. Suonò la campanella e la professoressa come un avvoltoio riprese i compiti e se ne andò. Il restante delle lezioni andò tranquillamente.

Non mi era mai capitato di desiderare, che l'ultima ora di letteratura italiana, finisca subito, ma oggi lo volevo, perché era giunto il momento di affrontare e rimediare ad errori, per poi dare una svolta a tutto.

Jo era lì ad aspettarmi, con le schiena appoggiata ad un muro che leggeva un libro. Mi avvicinai e attirai la sua attenzione su di me.

“ Ciao Jo, ti ho chiesto di aspettarmi perché ti volevo parlare di noi due. ” lei rimase sconcertata e aveva una sguardo assorto nei suoi pensieri. “ Jo, ci dobbiamo lasciare, io non sono chi pensi che io sia, sono un altro, e non ti posso prendere in giro. Non posso portare avanti questa stor.. ” lei mi interrompe inviperita “ Come non sei chi penso che tu sia? Come mi stai prendendo in giro? In tutto questo tempo, io credevo che eri quello giusto, quello che non mi avrebbe mai ferito, ed ora sei qui a dirmi che mi vuoi lasciare. Sai una cosa? Sei un vero bastardo. “ mi sferrò un schiaffo che mi lasciò il segno delle cinque dita e se ne andò.

Annalisa, la mia migliore amica, che aveva guardato tutta la scena si avvicinò e la guardai per un paio di secondo e poi non so come e il perché mi abbracciò. Io ricambiai l'abbraccio.

“ Annalì, come mai questo abbraccio?! ” ci staccammo dall'abbraccio e rispose “ Come hai potuto capire ho assistito a tutta la scena, e posso dire che hai fatto bene a lasciarla, perché la illudevi e basta. ” la guardai perplesso “ la illudevo?! ” scosse la testa ironicamente “ eh sì, l'avevo capito che hai altri interessi che non sono le ragazze. ” rimasi sbigottito per almeno due minuti, finché non mi diete una spinta, che mi fece cadere a culo a terra. Mi rialzai sorridente come un deficiente, lei mi guardo stranita. “ Ora che hai Elio!? ” io continua a ridere e gridai a squarcia gola “ Hai ragione Annalisa, io sono gay! ” cominciò a ridere anche lei, e con le risate ci incamminammo verso casa.

   
 
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