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Autore: Kira Kinohari    21/04/2013    1 recensioni
Kai appena uscito dall'ultimo incontro con Takao ha finalmente capito di doversi affidare a qualcuno, di non poter combattere solo per sé e quando gli si presenta l'occasione di mettere in atto ciò che ha appena imparato, se la fa sfuggire.
Cercherà di rimediare a modo suo, aspettando che il tempo faccia il suo corso e rimargini le ferite.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'incontro era appena finito e Aya l'aveva seguito tutto con il fiato sospeso. Quello stupido non si era voluto fermare quando il presidente della BBA aveva deciso che andare oltre era troppo rischioso e ora si ritrovava stanchissimo, pieno di tagli e ferite, ovunque. Mentre tutto il pubblico si era riversato nello stadio per acclamare il vincitore lui era strisciato via come un'ombra, come se non avesse vinto ogni singola partita che aveva combattuto, come se non fosse un campione anche lui.
Aya scese di fretta le scale, le batteva forte il cuore, tanto forte da non riuscire nemmeno a sentire i suoi stessi pensieri. Corse verso gli spogliatoi e controllò ogni singola stanza prima di trovare quella che cercava. Lui era seduto su un divano di pelle scura, accasciato sul bracciolo mentre respirava a fatica.
"Sciocco!" gli urlò "Pensavi di farmi morire?"
La sua rabbia durò un battito di ciglia, un attimo dopo era già accanto a lui a controllare le sue ferite. Naturalmente non si sarebbe fatto accompagnare in ospedale, naturalmente si sarebbe comportato da gatto, chiuso nella sua enorme villa a prendersi cura di se stesso finchè non sarebbe stato meglio.
"Andiamo a casa." gli disse, con il suo telefono chiamò un taxi che li stava già aspettando all'entrata, quando uscirono dallo stadio ormai distrutto.
Durante il tragitto rimasero muti, non che lui si esprimesse mai molto, ma era più taciturno del solito dopo tutta quell'energia bruciata.
La casa era vuota, naturalmente.
Lo accompagnò fin su in camera da letto, aspettò che si metesse sotto le coperte, non importava cambiarsi in quel momento, aveva bisogno di riposo, molto riposo.
"Sarò qui, quando ti sveglierai." disse, ma lui aveva già chiuso gli occhi.
Aya chiuse la porta e scese al piano inferiore, il frigo era vuoto, al contrario nel freezer erano ammassate scatole di prodotti precotti e surgelati. Nessuno avrebbe mai pensato che uno come lui si riempisse il frigo di lasagne e altri prodotti strani. Aya scosse la testa con fare stanco e uscì di casa. Camminò fino a raggiungere il primo negozio disponibile dove acquistò qualche prodotto, poi continuò ancora per qualche passo. Il negozio di bey la stava praticamente chiamando, così entrò. Comprò alcuni pezzi e alcuni spray, poi uscì e si diresse verso il suo albergo con un taxi.
Entrò in camera e prese la sua valigia, poi scese nella hall. Proprio davanti all'albergo c'era un bellissimo negozio di accessori e proprio in vetrina risplendeva un bellissimo capo. I suoi occhi le si illuminarono e, carica di una nuova speranza, entrò.

Quando Kai si svegliò era nella sua stanza, sentiva tutto il corpo dolorante e terribilmente sudato. Come era tornato a casa? Non era sicuro di ricordarlo, ma in qualche modo era tornato e aveva riposato.
La prima cosa da fare era una doccia, così si avviò verso il bagno vicino, si tolse tutti i vestiti che erano completamente sgualciti e la sua sciarpa preferita, tutta strappata. Che peccato.
Il corpo sembrava flettersi al tocco dell'acqua calda, Kai ringraziò per quello. Sul braccio aveva ancora i segni della lotta contro Takao e i due russi. Li osservò con un certo impeto di orgoglio, poi ripensò a ciò che gli aveva insegnato quella ulteriore sconfitta contro il suo migliore amico.
"Devo imparare a fidarmi, e condividere." si disse.
Lo fece a voce alta perchè così era più reale, sembrava più vicino da raggiungere.
Uscì dalla doccia circa venti minuti dopo, si prese tutto il tempo per rilassarsi, poi dopo essersi asciugato velocemente indosso un pantalone morbido e una canotta e scese al piano inferiore. Consumare tutta quella energia gli aveva fatto venire una gran fame.
La luce accesa in cucina lo fece stare sugli attenti, quindi si avvicinò quatto alla stanza, osservando quello che succedeva dentro, in modo che nessuno avrebbe potuto accorgersene. Non si sarebbe mai aspettato di trovare una ragazza dai lunghi capelli rossi cucinare nella sua cucina.
Aya stava versando la zuppa di pollo e verdure in un piatto, lo posò poi sul vassoio insieme ad una bottiglia d'acqua e alcune posate.
"Iniziamo con questo, se poi dovesse avere ancora fame gli porterò su dell'altro." si disse, per sentirsi meno sola.
Legò i capelli in una coda alta, poi prese il vassoio, ma quando si voltò il suo viso era a pochi centimetri da quello del padrone di casa. Il vassoio le scivolò di mano, ma lui lo prese al volo.
"I tuoi riflessi sono tornati." disse lei.
"Cosa ci fai qui?"
"Mi sembra ovvio, mi prendo cura di te."
"Non ne ho alcun bisogno."
"Certo. Pensi di essere tornato a casa da solo?"
Kai rimase in silenzio. Quella ragazza l'aveva perseguitato per tutto il torneo, la trovava dopo ogni suo match, la vedeva sempre attenta quando combatteva, una volta aveva persino urlato il suo nome, tanto forte da coprire tutte le voci dello stadio. Appena finito l'incontro con Ray se l'era ritrovata tra i corridoi degli spogliatoi, preoccupata, con un kit di pronto soccorso tra le mani.
"Aya, devi smetterla."
"No, tu devi smetterla. Ho capito che sei orgoglioso e tutto ciò che vuoi, ma nessuno si è mai preso cura di te, tu sei cresciuto da solo, senza genitori, con un nonno terribilmente prepotente e approfittatore, quindi hai bisogno che qualcuno finalmente si prenda cura di te. Se non vuoi che sia io, beh, me ne vado, ma non far finta di poter fare tutto sempre da solo." urlò lei.
"Mi spii?"
"Cosa?"
"Sei stata a tutte le tappe del campionato, conosci i miei fatti privati."
"Non sono una killer, nè una psicopatica, anche se lo pensi."
"E allora perchè?"
"Non posso dirtelo."
"Psicopatica." aggiunse lui.
Aya ebbe un fremito e gli tirò uno schiaffo.
"Qui hai della zuppa di pollo, nelle altre pentole c'è riso e curry. Buona cena." disse prima di uscire dalla sua villa.

Era buio e faceva freddo, ma la cosa peggiore era essere arrivata in albergo e essersi ricordata di aver lasciato la valigia da Kai, solo quando ormai tornare indietro era troppo tardi, non che l'avrebbe fatto, poi. Ritornare in quella casa avrebbe voluto dire eliminarsi, se Hiwatari pensava di essere orgoglioso, naturalmente non conosceva lei.
Il telefono le squillò nel momento esatto in cui si sedette sul suo letto.
"Pronto?"
"Kira, ho una grande notizia" urlarono dall'altro capo del telefono.
"Dimmi, nonno."
"Ti ho trovato un appartamento!"
"E' fantastico. Allora domani andiamo a vederlo." rispose Aya, prima di far cadere la linea. Non aveva nemmeno cenato, ma anche solo pensare al cibo le faceva salire una gran nausea. Se pensava a tutto il tempo che aveva passato in cucina a preparare per lui e poi ...

Quando finì di cenare, Kai si diresse verso il salotto, lì sul divano c'era un pacchetto con un grande fiocco viola e il suo nome scritto sopra. Affianco c'era una valigia rossa che non aveva mai visto. Prese la scatola e l'aprì. Quello che vi trovò dentro lo sconvolse.
Si stava ancora rigirando la lunga sciarpa bianca tra le mani quando trovò Dranzer. Era sul tavolino di legno e splendeva, nel vero senso della parola. Accanto a lui c'erano tutti i pezzi rovinati dopo lo scontro che erano stati abilmente riparati e tutta una serie di detergenti appositi.
Era stata Aya. Aveva fatto tutto quello per lui e cosa aveva ottenuto?
"Psicopatica."
Era stato uno sciocco, mentre lei era stata così gentile e sempre presente. Probabilmente aveva un certo interesse per lui, ma comunque era stata molto gentile e anche se non ricambiava per nulla i suoi sentimenti non avrebbe mai dovuto trattarla in quel modo. Si sedette sul divano e abbandonò le braccia di fianco a sé. La sua mano destra finì contro la valigia di cui si era completamente dimenticato.
Improvvisamente curioso, si voltò verso la valigia e la girò. Nel retro c'era un cartellino. Lo lesse e rimase senza parole. Ora si spiegava tutto.

  
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