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Autore: hummelssmythe    22/04/2013    11 recensioni
“E comunque, ho intenzione di allestire uno stand dei baci per San Valentino.”
“Cosa?” Chiede immediatamente Sebastian e comincia già ad allarmarsi. “E’ una pessima idea. Servirà soltanto a mostrarti definitivamente che nessuno vorrebbe baciarti, figurarsi se bisogna rimetterci dei soldi.”
Prompt: Carols Turn.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A/N: Yup. Carola mi ha chiesto questa fan fiction un po' di tempo fa e sono stata cattiva perché mancavano poche cose e l'ho lasciata lì ad appassire. Troppi file, troppo caos, nella mia testa e nel pc. Anyway, anche se siamo fuori data e non è San Valentino, spero vi piaccia :3 Grazie per il semplice fatto che leggiate e mi seguite. Non ho davvero parole per questo. - A presto, xoxo RenoLover <3
((lovely thanks ad Alice per il betaggio))
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300$
(A Carola)

“Cosa stai facendo?” Domanda Sebastian, sbucando, come sempre, dal nulla, alle sue spalle, mentre comincia a camminargli dietro neanche fosse la sua ombra. Kurt si limita a far ruotare gli occhi e sbuffare, ma sta sorridendo in quella smorfia (non lo nega, in fondo l’importante è che Sebastian non veda quel sorrisetto).
 
“Non sono affari tuoi, mangusta.” Risponde e continua a trascinarsi quello scatolone per il corridoio del liceo McKinley, fingendo di ignorarlo mentre sta silenziosamente contando i passi che fa alle sue spalle e misurando le volte in cui sono perfettamente a tempo con i propri. Sa che il loro comportamento è un po’ infantile, ma trova quel cercarsi-respingersi troppo divertente per poterne fare a meno. E’ molto più fantasioso di un banale flirt.
 
“Sì che lo sono. Mi stai camminando davanti.” Obbietta Smythe, senza cedere neanche per un secondo in quella marcia. “Stai occupando il corridoio del mio liceo con i tuoi fianchi enormi.”
 
Kurt ridacchia appena e sa che questa volta Sebastian ha visto il movimento delle sue spalle, quindi, per farsi valere, si volta verso di lui e gli punta un indice contro. Sebastian frena bruscamente, evitando per pochissimo la collisione.
 
“Hey, frena. Tu sei il ragazzo che ha la puzza sotto il naso quando si tratta di scuola pubblica e sei qui soltanto perché la tua famiglia è in bancarotta. Non puoi definirlo il tuo liceo! E’ un controsenso!”
 
“Per la cronaca,” risponde subito Sebastian, incrociando le braccia al petto, evidentemente divertito, “il semplice fatto che la mia famiglia sia potuta andare in bancarotta, prova soltanto che sono di natura molto più ricca e nobile di te.”
 
“Ricca e nobile non coincidono, Sebastian.” Arriccia ironicamente le labbra Kurt. “E comunque, ho intenzione di allestire uno stand dei baci per San Valentino.”
 
Cosa?” Chiede immediatamente Sebastian e comincia già ad allarmarsi. “E’ una pessima idea. Servirà soltanto a mostrarti definitivamente che nessuno vorrebbe baciarti, figurarsi se bisogna rimetterci dei soldi.”
 
“Io scommetto di no invece.” Protesta Kurt, tenendosi stretto lo scatolone con i cartoncini che ha intenzione di utilizzare per le decorazioni dello stand. “Le mie labbra sono morbidissime e molto curate. Tutte le ragazze vorranno baciarle perché sanno che sono gay e che quindi non accadrà comunque nulla. Un bacio più che comodo. Scommetto che farò un sacco di soldi.”
 
“Non contarci troppo.” Risponde Sebastian, ridacchiando. “Lo dico per te, non vorrei che tu ci rimanga troppo male.”
 
“Grazie per l’interesse, Bastian.” Ironizza Kurt, e fa spallucce. “Ma ho intenzione di aprire lo stand e di ricevere e dare tanti baci. Considerato il fatto che l’ultima volta ho dovuto prestarti una monetina per il distributore, avrò molti più soldi di te per la fine della settimana.”
 
“Ci sono un paio di cose che non tornano.” Risponde allora Sebastian, scuotendo la testa. “Primo, pensavo che tu fossi schifosamente romantico, quindi, sai, preservassi le labbra per il tuo Valentino che non arriverà mai. Poi, per quale motivo dovresti farlo? A cosa ti servono i soldi?”
 
“Essere romantici non vuol dire credere in una cosa stupida come San Valentino. E’ soltanto una trovata commerciale, non rappresenta l’amore in modo meritevole.” Risponde, sollevando le sopracciglia. “E poi, sai, la collezione primavera-estate … manca poco e voglio essere sicuro di potermi permettere i completi che mi piacciono di più.  Come hai fatto a non pensarci?”
 
“Oh, scusami se la mia mente non vaga verso queste direzioni.” Ribatte subito, senza esitazione. “Credo di essere abituato a pensare come un ragazzo, a differenza tua.”
 
Kurt gli fa un inchino ironico, attento comunque allo scatolone.
 
“Sì, Sebastian, me l’hai già detto tante volte. Ora, se non ti dispiace, ho delle decorazioni per uno stand da allestire.” Risponde e gli dà rapidamente le spalle.
 
Può chiaramente sentire lo sguardo di Sebastian sulle proprie natiche. Lo fa sorridere, ancora una volta, e non si preoccupa di nasconderlo perché Sebastian non può vederlo.
 
***
 
Sta seduto in quell’aula vuota perché i progetti pomeridiani sono sospesi. E’ tranquillo a tagliuzzare e incollare cartoncini colorati, fiero del proprio operato, che sorride a se stesso compiacendosi per quell’idea. Dire a Sebastian di aver organizzato tutto per la collezione primavera-estate è stato geniale: ovviamente Kurt ha mille abbonamenti a riviste e gli sconti necessari a permettersi tutto.
 
La verità è che, tutto quello che vuole, è che Sebastian, finalmente, dopo mesi di velato corteggiamento, si avvicini allo stand ed ammetta che sarebbe disposto a pagare pur di baciarlo. Vuole semplicemente questo, nulla di più. Se deve baciare delle ragazze per farlo, non gli importa. E poi, ci guadagnerà sicuramente un bel po’. Sta montando tutto perché vuole una confessione diretta e non quegli stupidi giochetti; vuole che Sebastian sia coraggioso a sufficienza da ammettere di avere una cotta per lui e di desiderare un bacio.
 
Sa che lo vuole.
 
Ci sono quelle volte in cui, dopo l’allenamento dei Cheerios, Sebastian si allontana dalla squadra di lacrosse, a suo parere per prenderlo in giro, ed avvolge un braccio attorno alle spalle di Kurt per stringerlo a sé e fargli presente quanto sia piccolo (con annesse battute riferite ad altre parti dell’anatomia chiaramente). Le punte dei loro nasi si sfiorano e Kurt pensa che stia per accadere.
 
Oppure quelle volte in cui Kurt è seduto a mensa con Rachel e Sebastian sbuca alle sue spalle per sussurrargli uno ‘ciao carina’ all’orecchio. Le sue labbra sfiorano il padiglione e Kurt tenta di trattenere lo stupido sorriso che invece gli si tinge rapidamente in faccia prima che possa evitarlo.
 
E’ un caso simile, quando ha appena poggiato le forbici sul banco – per fortuna – e sente un respiro sul collo che lo fa sobbalzare per lo spavento.
 
“Babe?” Chiede Sebastian e Kurt si volta di scatto verso di lui, rischiando di dargli una testata.
 
“Sei impazzito?” Strilla, ma Sebastian si sta già sedendo accanto a lui senza chiedere alcun permesso. “Rischiavi di farmi venire un infarto.”
 
“Oh, tesoro.” Ironizza immediatamente l’altro. “So che ogni volta che mi vedi ti batte forte il cuore, ma potresti contenerti almeno un po’, sai?” Domanda e tira fuori un quadernino. Kurt lo osserva scettico e sospettoso intanto, come sempre poco convinto di qualsiasi cosa Sebastian abbia intenzione di fare.
 
“Se non ti dispiace, io starei lavorando qui.” Gli fa notare allora con una smorfia. “Stavo preparando i miei cartelloni e le decorazioni, stai disturbando la mia creatività con la tua noiosa presenza.”
 
“So cosa stai facendo.” Risponde Sebastian, aprendo il quaderno e tirando fuori una penna. “Ho fatto una cosa ieri pomeriggio …”
 
Kurt lo guarda sospettoso, perché qualsiasi cosa faccia Sebastian, deve essere comunque malefica e folle, a prescindere. E’ normale esserne preoccupati.
 
“Hai fatto molte cose ieri pomeriggio.” Ironizza Kurt, “Spero non includano te, la tua  mano e una mia foto.”
 
Stupido.” Sebastian lo colpisce con la penna dietro la testa e Kurt ride. “No. Sono andato alla ricerca di tutti i cataloghi primavera-estate online – purtroppo per te solo quelli maschili delle grandi marche, altrimenti non avrei mai finito – ed ho calcolato una media di quanto dovrebbe costarti per ognuno acquistare i capi che ti piacciono di più. E che l’umanità odia, chiaramente, pensavo fosse sottinteso.”
 
Kurt lo guarda per qualche secondo.
 
Adorabile’ pensa all’idea di Sebastian che sfoglia cataloghi, immaginando di essere Kurt e tentando di indovinare cosa sceglierebbe.
 
Stronzo’ pensa all’idea di un Sebastian che non ha neanche ancora avuto il coraggio di ammettere che gli piace. E anche perché no, che non ha speranze di indovinare cosa sceglierebbe lui.
 
“Hai passato il pomeriggio a sfogliare cataloghi? Però, devi avere una vita impegnata.” Ridacchia, guardando Sebastian fare un broncio deluso. “E comunque ho già calcolato tutto, mi basta un dollaro a bacio, niente di che.”
 
“Cosa? Ora non mi spiego sul serio le tue A in matematica.” Obbietta Smythe, tornando alla propria faccetta arrogante rapidamente. “Il mio calcolo suppone che tu abbia bisogno di almeno tre dollari e mezzo a bacio.”
 
“Molto furbo da parte tua.” Risponde Kurt, ridacchiando. “Vuoi che io faccia pagare cari i baci così nessuno vorrà baciarmi. Gelosone.”
 
Gli arriva un’altra penna dietro la testa.
 
“Non sono geloso.” Brontola Sebastian e gira il corpo sulla sedia per rivolgerlo a lui. “E’ questo il modo in cui mi ringrazi per aver lavorato per te tutto il pomeriggio? Sei davvero crudele.”
 
“Non lo sono.” Protesta Kurt, massaggiandosi la nuca. “Cosa vuoi come ricompensa, un bacio? Devi darmi tre dollari e cinquanta.”
 
“No, hai ragione non funziona.” Concorda finalmente Sebastian. “Neanche io pagherei tre dollari e cinquanta per baciarti.”
 
In quel ‘neanche io’, Kurt legge una piccola confessione. E’ sorpreso dal fatto che Sebastian si sia lasciato un po’ andare, ma finge di non averlo notato.
 
“Tu non mi baceresti neanche per dieci centesimi, giusto?” Chiede divertito.
 
“Esattamente, babe.” Risponde Sebastian e Kurt lo vede mordersi il labbro inferiore, ma sanno entrambi che è soltanto una battuta.
 
“Allora dovrò ricorrere al dollaro che avevo programmato fin dall’inizio. Tutta questa discussione prova solamente che ho sempre ragione.” Solleva pigramente le spalle. “Ora mi lasceresti lavorare alle mie decorazioni in santa pace? Cosa devo fare per allontanarti da qui?” Domanda, facendo ruotare gli occhi.
 
“Potrei sempre aiutarti con quella roba. Oppure …” Mormora Sebastian ed è improvvisamente vicino, così vicino che Kurt può sentire il suo respiro sulle labbra. E le fisse per qualche secondo, le sue labbra sottili. “Potresti minacciare di baciarmi e fuggirei a gambe levate entro trenta secondi.”
 
E’ uno di quei momenti. Quelli in cui neanche loro sanno esattamente cosa sono e Kurt sa semplicemente che Sebastian vorrebbe baciarlo. O almeno fare qualche stupida battuta per flirtare. Non accade mai comunque, amano spezzare la tensione.
 
“Sebastian … sto per baciarti.”
 
Non aggiunge altro perché sa esattamente come andranno le cose.
 
Sebastian scatta dalla sedia, con un balzo sovrumano e mette una distanza accettabile tra loro.
 
“No, ti prego, non farlo!” Recita, tentando di sembrare terrorizzato a morte. “Non farlo, ho paura. Ti prego, abbi pietà di me.”
 
Kurt non può fare a meno di ridere per quanto sia ridicolo.
 
“Sparisci, idiota.” Gli dice e Sebastian fa un occhiolino, prima di allontanarsi, uscendo dall’aula.
 
Kurt ama sapere sempre come reagirà ad ogni battuta. Tuttavia un istante dopo che Sebastian ha varcato quella soglia, realizza che c’è qualcosa che non saprebbe dire: se avesse chiesto a Sebastian di restare a ritagliare cartoncini per il suo stand dei baci … Sebastian sarebbe rimasto?
 
***
 
“Oh, qualcuno si è vestito per l’occasione.”
 
Kurt sta per obbiettare e rispondergli male, chiaramente, ma gli arriva una pacca sul sedere prima che possa voltarsi del tutto ed un braccio di Sebastian circonda le sue spalle.
 
“Secondo me non vorrà baciarti nessuno.”
 
“Ho già una lista di prenotazioni.” Risponde Kurt, sollevando un po’ il mento per poterlo guardare meglio. “Direi che c’è qualcuno che vuole baciarmi.”
 
“Fammi sentire.” Lo incita Sebastian e Kurt non si fa troppi problemi.
 
“Santana Lopez.”
 
“Lesbica.”
 
“Brittany Pierce.”
 
“Ha baciato tutti, manchiamo tu ed io alla collezione.”
 
“Rachel Berry.”
 
“Tua amica che non vuole farti fare brutta figura.”
 
“Blaine Anderson.”
 
“Lo hai scritto tu sulla lista perché ti piacerebbe.”
 
“Sam Evans.”
 
“Un gay repr- hey, aspetta.” Sebastian si ferma e costringe anche Kurt a fare lo stesso. “Mi stai dicendo che hai anche una lista di ragazzi che vogliono baciarti?”
 
Kurt solleva le spalle tranquillo, ma Sebastian lo strattona immediatamente, come per rimproverarlo di quel comportamento.
 
“No, no, non se ne parla.” Lo placca, bloccandolo e impedendogli di continuare la passeggiata lungo il corridoio. “Quanto ti serve per evitare questa pagliacciata dello stand dei baci?”
 
“Cosa?” Domanda Kurt incredulo, “Non puoi pagarmi per fare una cosa del genere! E’ il mio stand dei baci e non ho intenzione di rinunciarci. Ho scoperto che ci sono tante persone che vorrebbero baciarmi e … mi sto rivalutando.”
 
Sebastian lo guarda confuso, quasi non riesca a credere a quelle parole.
 
“Avanti, Kurt. Non dirmi che ti stai davvero illudendo di una cosa del genere, è assurd-” Gli arriva una gomitata nel fianco. “Aiah! Lo dico per te! Non voglio che tu resti deluso!”
 
“Non resterò deluso.” Risponde Kurt, sfugge alla sua presa e si posiziona davanti a lui. “Tu resterai deluso. Un sacco di gente vorrà baciarmi.”
 
“Vedremo.” Replica Sebastian, ma non sembra sicuro.
 
“Vedremo.” Risponde Kurt, e sì, lui è sicuro.
 
***
 
I giorni passano rapidamente e San Valentino arriva in fretta. Kurt è comunque pronto, non ha di certo paura.
 
Mancano ancora parecchie ore a quando aprirà lo stand e decide di usare quell’ora di sostituzione per mettersi a ripassare un po’ di appunti di francese piuttosto che stare a oziare. Usa un’aula vuota perché tutti i suoi compagni di classe utilizzano quelle ore per chiacchierare e odia ripetere gli argomenti di storia in francese quando c’è quel brusio di sottofondo.
 
Si sente un po’ secchione, ma preferisce oziare il pomeriggio che non la mattina a scuola, quindi èmolto deciso sul voler sfruttare quell’ora.
 
O meglio, avrebbe voluto sfruttarla.
 
“Principessa.” La voce di Sebastian interrompe proprio mentre sta aprendo la bocca per cominciare a ripetere a bassa voce.
 
Fa ruotare gli occhi, dandogli le spalle senza neanche considerare l’idea di voltarsi, e sbuffa ad alta voce.
 
“Cosa vuoi ora?” Chiede indispettito. “Starei facendo qualcosa di utile, se non ti dispiace.”
 
“Oh, per favore, quando mai hai fatto qualcosa di utile?” Domanda l’altro e Kurt sente i suoi passi quindi sa che si sta avvicinando a lui.
 
Il modo in cui ha imparato a riconoscere il rumore dei suoi passi è molto inquietante, ma decide di non dargli peso. Decide di non dare peso neanche al modo in cui deve allontanare il sorriso che ha sostituito l’espressione infastidita.
 
“Potrei fare una cosa molto utile ora e mandarti a quel paese …” Borbotta piuttosto, forzando la propria voce per farla sembrare pungente, mentre Sebastian occupa la sedia accanto a lui, spostandola dal bancone e sedendosi.
 
La sua posizione è rilassata, gambe separate e sciolte, schiena vagamente poggiata e mento un po’ sollevato, come se voglia sbuffare al soffitto.
 
“Cosa ti porta a disturbarmi?” Chiede quando diventa ormai evidente che Sebastian non ha intenzione di parlare da solo. Insomma, vuole anche la soddisfazione di vedere Kurt interessato al suo turbamento.
 
Sebastian sospira un po’ e allora Kurt ci ripensa: forse non vuole la soddisfazione, semplicemente ha delle difficoltà a pronunciare quello che vuole davvero. Magari trova difficoltà a dare voce a un pensiero che è lì da un po’ – Kurt sa che c’è – e che non prende una forma reale per la sua stupida testardaggine.
 
“Il tuo stand dei baci.”
 
Lo tira fuori come un sospiro arrendevole, come se non voglia confessarlo, ma deve e non può farne a meno.
 
“Mmh?” Lo richiama Kurt, sollevando le sopracciglia come se non capisca qual è il punto. “Gran bella spiegazione, mangusta, sono commosso dalla tua brillante eloquenza ...” Lo pronuncia acido, infastidito da quanto vago suoni Smythe. Stupido orgoglio. “Hai mai pensato di farti eleggere al Congresso?”
 
“Ha-ha-ha.” Sebastian abbassa gli occhi verso di lui, guardandolo come se non possa credere a quella battuta. “E tu dovresti fare il comico, sul serio; sto contemplando l’idea di ridere fino a domattina.”
 
“Avrò baciato quaranta persone a quell’ora.” Kurt gli sputa contro allora, non potendolo trattenere, e improvvisamente consapevole del fatto che il suo inconscio ha compreso molto più di lui.
 
Sebastian lo sta guardando in un modo un po’ strano. C’è una smorfia sul suo viso, e Kurt può vedere chiaramente che sta tentando di rimpiazzarla con un ghigno che possa farlo sembrare indifferente, ma non sta funzionando.
 
Si sente strano ogni volta che sconfigge Sebastian così, perché rivuole subito il loro equilibrio. Non vuole un vincitore, ama la loro battaglia eterna.
 
Quindi, quando lo vede muovere le labbra nel tentativo di parlare, ma senza riuscire a produrre neanche un suono, si sente terribilmente colpevole. Non vuole sentirsi colpevole: è uno stupido stand dei baci, una trovata di San Valentino. Non sta uccidendo nessuno comunque.
 
“Sebastian.” Lo chiama allora e Sebastian solleva gli occhi che aveva abbassato un istante prima che Kurt pronunciasse il suo nome. “Vorrei che tu parlassi con me invece di fare l’idiota.”
 
E’ lì.
 
Ha aperto l’argomento.
 
Sono mesi che ci girano intorno a non arrivano mai al punto e ora Kurt ha sganciato la bomba. Spetta a Sebastian fare il passo successivo, perché lui ha fatto anche troppo, considerato che Smythe si sta comportando come un bambino.
 
“Oh devo mettere in mostra la mia brillante eloquenza?” Gli risponde però Sebastian, stringendo un po’ le palpebre per guardarlo male, e dimostrandogli che no, non ha intenzione di affrontare la questione. “No, perché fino a qualche secondo fa credevo di non essere adatto a parlare-”
 
“Sai cosa voglio dire.” Borbotta Kurt, sollevando gli occhi al soffitto e stringendosi un po’ nella sedia, intrecciando le dita sul ginocchio della gamba accavallata sull’altra e tentando di mantenere la calma; lo sa, l’ha sempre saputo, Sebastian è il tipo di ragazzo con il quale bisogna pazientare. “Mi sento sempre come se tu debba dirmi qualcosa e ti mangi la lingua all’ultimo secondo.”
 
Non sa come interpretare l’espressione di Sebastian.
 
Sembra sorpreso, confuso, arrogante e fiero allo stesso tempo. Sul serio, solo Sebastian Smythe può mettere insieme una serie di comportamenti adatti e inadatti alla situazione, facendo diventare insopportabili anche quelli adatti. E’ una sua fottuta dote essere la persona più irritante del mondo e vuole soltanto portargli le mani al collo per ucciderlo.
 
No che non lo vuole.
 
Lo vuole.
 
“Rasserenati, Kurt.” Sebastian gli mostra un’espressione ironica, confermando il suo desiderio di ucciderlo. “Non ho nulla da dirti; tutti i miei sinceri pensieri te li rivolgo.”
 
“Dimmi che non vuoi che io baci altri studenti e ti crederò.” Risponde Kurt, arricciando le labbra in un’evidente sfida.
 
“Perché dovrei dirti qualcosa che non è vero?” Chiede Sebastian, ma non riesce neanche a farlo suonare sincero. Kurt sa che non è la verità, che non potrebbe mai esserlo, ma se lui s’impegna a far suonare quelle parole false, gli rende tutto ancora più semplice da capire.
 
“Perché non è vero soltanto nella tua stupida testa orgogliosa.” Picchietta con le dita sulla coscia. “Pensi davvero che fare un passo indietro sia una cosa da deboli, vero?”
 
“Non lo è?” Chiede subito Sebastian, annientando le sue illusioni.
 
“No.” Risponde e lo guarda negli occhi. “Chi indietreggia è saggio, non debole.”
 
“Come vuoi.”
 
La risposta gli manda un’ondata di nervosismo lungo il corpo e prova nuovamente quel desiderio di portargli le dita al collo e strozzarlo; ma è Sebastian e non potrebbe farlo comunque, non importa quanto ci s’impegni.
 
Quindi sospira.
 
“Come voglio.” Conferma, abbassando lo sguardo per qualche secondo e annuendo a se stesso, e Sebastian lo sta guardando di nuovo con più convinzione. “Vuoi sapere una cosa?” Gli chiede e Smythe fa spallucce come se non gli importi (ma gli riesce piuttosto male anche quello). “Torna da me quando avrai deciso di essere sincero e avrai capito che ti stai comportando da idiota.” Tira fuori e Sebastian si finge sorpreso, ma Kurt sa che è forzato e che in realtà sa esattamente quello che sta facendo.
 
“Non-”
 
“Ti stai comportando da idiota.” Lo blocca Kurt, prima che possa continuare, e comincia a raccogliere le proprie cose. Non vorrebbe andare in ansia, ma comincia a sentirsi nervoso come quando va in panico, il suo viso diventa rosso e sente il bisogno di gesticolare anche mentre infila le cose in borsa. “E non è neanche divertente perché, sai, di solito, quando fai l’idiota sei divertente; invece q-questo è solo ridicolo e-”
 
Kurt.” La voce di Sebastian è decisa e lo fa tentennare un istante, mentre chiude la borsa a tracolla.
 
Si volta verso di lui, per osservarlo e Sebastian sembra voler dire qualcosa, ma se lo mangia all’ultimo secondo, mordendosi il labbro inferiore.
 
Okay, Kurt può anche capire che sia difficile, che possa trovare complicato ammettere qualcosa dopo tutto quello che è successo tra loro mese per mese, ma la situazione sta cominciando a diventare ridicola: è difficile, non una tortura, e se lo vede alzarsi per andare via, Sebastian dovrebbe parlare.
 
Invece non lo fa.
 
E’ lì, in silenzio.
 
“Lascia stare.” Mormora allora, sospirando e alzandosi dalla sedia.
 
Sebastian non lo ferma, non si sporge neanche verso di lui, e Kurt può sentire quel piccolo qualcosa che si spezza dentro di lui alla realizzazione. Non che abbia pensato che non sarebbe accaduto: lui e Sebastian sembrano fatti per spezzarsi a vicenda.
 
Eppure, tutte le volte che l’ha considerato possibile, non lo rendono comunque più semplice da digerire, mentre esce dall’aula, nervoso e anche un po’ triste.
 
***
 
La sensazione è strana e molto diversa da quello che ha provato e pensato negli ultimi giorni e fino a qualche ora prima.
 
Neanche due ore fa, era la persona più entusiasta del mondo e poteva vedere la collezione primavera-estate camminare verso di lui quasi. Ora, mentre si muove attraverso il corridoio, in direzione dello stand che ha bisogno delle ultime decorazioni, Kurt non è affatto entusiasta.
 
Nonostante sappia di avere ragione, sappia che è Sebastian quello che si è comportato da idiota, non può fare a meno di pensare che avrebbe potuto agire diversamente. Si chiede se non abbia passato quei giorni interi a preparare lo stand soltanto per fargli un dispetto perché, in fondo, sa che c’è qualcosa sotto, tra loro, ed è conscio del fatto che anche Sebastian lo sa, anche se si sforza di nasconderlo.
 
Vorrebbe tornare indietro ora, ma non può.
 
E’ troppo tardi e anche se al momento non gli va di baciare nessuno, si sente come se sia in dovere di farlo. In fondo, ha preso un impegno con alcune persone e sembrerebbe davvero infantile a non voler concedere un bacetto a timbro all’ultimo momento. E’ un ragazzo d’onore e vuole mantenere la sua parola.
 
Okay, non è vero, non vuole mantenerla, ma si sente in trappola e non può tornare indietro. Ci farebbe una pessima figura con tutto il liceo.
 
Fa qualche passo più lento verso lo stand, come se sia una linea di confine.
 
Sa che una volta superata quella fase, non potrà più tornare indietro. Non ha idea del perché sia così, ma sa che lo è. Sono alla fine di qualcosa, una fine che potrebbe essere un inizio e, visto che Sebastian non sembra intenzionato a fare un passo verso di lui, Kurt si sente come se, essendo il più responsabile, debba percorrere tutta la strada verso di lui, senza che lo incontri a metà strada.
 
E’ solo su di un sentiero lungo il quale dovrebbero essere in due.
 
Quello è il pensiero che gli fa accelerare il passo: se dovrebbero essere in due, per quale motivo è solo? Crede che ormai sia fin troppo ovvio che si piacciono, è evidente. A quel punto, perché dovrebbe fare tutto lui? (Probabilmente si sta comportando da idiota, proprio come Sebastian, ma non riesce a superare quel pensiero infantile al momento).
 
Poggia la borsa sulla superficie in legno che ha usato per lo stand – grazie al Cielo suo padre ha un’officina – e può già sentire i brusii del corridoio in sottofondo, ma tenta di non pensarci. Siccome sta cominciando a diventare una cosa che sa di tutto meno che indolore, cercherà di fare il prima possibile. Magari, dopo un paio di baci, inventerà una scusa per andare via; che non si sente bene e ha la nausea, qualcosa del genere. Oppure, potrebbe inventare una scusa prima di cominciare, potrebbe fingere di avere qualche malattia contagiosa e …
 
No.
 
Non deve permettere a Sebastian di avere la meglio su di lui. Se non bacerà un buon numero di persone entro la fine della giornata, lo prenderà in giro a vita e, benché ormai sia abituato a quelle situazioni, in quel caso gli darebbe molto fastidio.
 
S’impianta con forza dietro lo stand e solleva lo sguardo con decisione.
 
Il suo respiro si blocca.
 
Sa che probabilmente sembra un idiota ora – a bocca aperta e occhi sbarrati – ma non può proprio farne a meno.
 
“Sebastian.” Mormora soltanto, guardandolo ghignare e poggiare qualcosa sul banco dello stand.
 
Non riesce neanche a vedere di cosa diavolo si tratti perché tutto quello che può fare è fissare Sebastian, guardarlo in faccia e cercare spiegazioni che vorrebbe leggere in quel ghigno, ma che non riesce a trovare.
 
“Babe.” Sebastian sta rispondendo come se sia un gioco. O come se sia naturale, Kurt non saprebbe dirlo, ma può sentire che gli sguardi sono puntati tra di loro e c’è una fila che si sta formando alle spalle di Sebastian.
 
Poi arriva quel momento.
 
Il momento in cui mente a se stesso, sostenendo che se Sebastian ha poggiato un dollaro su quello stand, allora gli spetta il suo bacio. La soluzione è semplice e non implica i sentimenti: deve baciarlo semplicemente perché lo stava pagando, e non perché gli piace.
 
Nessuna implicazione sentimentale: Sebastian lo paga, Kurt lo bacia.
 
Suona perfetto alle sue orecchie e lo fa sorridere fiero per qualche secondo, mentre Sebastian non cambia espressione neanche per un secondo.
 
Allora, sicuro di sé, Kurt abbassa lo sguardo verso la mano di Sebastian. Tuttavia, si ritrova immediatamente a inarcare un sopracciglio quando realizza che non è affatto un dollaro quello poggiato davanti ai suoi occhi.
 
“Cosa-”
 
“E’ il mio numero di telefono.” Gli fa Sebastian, costringendolo a sollevare gli occhi verso di lui. “Prendere o lasciare.”
 
Kurt batte le palpebre incredulo.
 
“Sebastian … hogià il tuo numero di telefono.” Gli fa notare, ma Sebastian scuote al testa.
 
“Prendere o lasciare.” Ripete Smythe con fermezza.
 
Non sa cosa fare per un paio di secondi.
 
Chiaramente, vorrebbe dirgli di no soltanto per la soddisfazione di umiliarlo in pubblico e vendicarsi del modo in cui l’ha trattato poco prima.
 
Eppure, c’è anche quella parte consapevole che sa che è proprio per quei comportamenti infantili che si mettono sempre nei casini. Allora sospira, perché sa che vuole baciare le labbra di Sebastian. Probabilmente ha cominciato a desiderarlo molto prima di quanto non sappia.
 
“Bene.” Mormora, guardandolo dritto negli occhi. “In fondo mi aspetto che un bacio con te non valga un dollaro.”
 
“Un bacio con te non vale un dollaro.” Sussurra Sebastian, basso e seducente, mentre si sporge un po’ oltre lo stand. Kurt asseconda il movimento, abbassando lo sguardo per osservare la sua bocca, così vicina, così sottile e così bella che sembra pregarlo per un bacio. Le loro labbra si stanno per toccare e improvvisamente il suo cuore sta facendo strani scherzi. “Vale molto di più.” Sussurra Smythe sulle sue labbra e lo lascia sorpreso e sconvolto quando lo bacia.
 
Istintivamente, Kurt chiude gli occhi, deglutendo alla pressione della bocca serrata di Sebastian contro la propria. Ha quel sapore di tutto che sta rendendo la respirazione un’operazione complessa, e quella leggerezza che lo fa sembrare come se avessero dovuto baciarsi da mesi e non l’hanno fatto perché sono due stupidi.
 
La carezza della sua bocca sulla sua lo fa sospirare nel bacio e, prima che possa rendersene conto, Kurt sta sorridendo sulle labbra dell’altro. Quando i loro denti si toccano leggermente, sa che Sebastian sta facendo lo stesso. E’ una convinzione sufficiente a renderlo felice al punto che vorrebbe lanciare via lo stand e buttarsi tra le sue braccia.
 
Le labbra di Sebastian scattano veloci e si muovono per catturare il labbro inferiore di Kurt. E’ certo, da tutte le battute che l’altro ha tirato fuori sul fatto che sia a canotto, che a Sebastian piaccia da morire. Forse ha immaginato diverse volte di baciarlo, proprio come Kurt ha immaginato di baciare i suoi nei tracciando un percorso dolce sulla sua pelle – quello che pensa ogni volta che dice che se li unisce con un pennarello potrebbe venire fuori il viso di Obama.
 
Sebastian cattura quel labbro nella propria bocca, lo succhia un po’ e Kurt non riesce a resistere: la sua bocca si dischiude e le loro lingue si accarezzano per un secondo soltanto prima che possano separarsi. Può sentire il calore esplodere sul suo viso, tracciando con forza gli zigomi e sa di essere completamente rosso quando si stacca completamente da Sebastian, con un sorriso felice sulla bocca.
 
Gli ci vogliono un paio di secondi prima che possa aprire gli occhi e le sue dita sono strette a uncino intorno al bordo dello stand, come se debbano tenerlo in piedi perché sta per svenire. Come possono le labbra di Sebastian fargli questo?
 
Quando li apre, comunque, Sebastian stesso sembra un po’ incantato. Sta ghignando, certo, lo fa sempre, anche quando è insicuro e il suo ghigno è più morbido, come in quel momento.
 
Si schiarisce la gola, non potendo trattenere una risata nervosa mentre abbassa per qualche secondo lo sguardo e si lecca le labbra, cercando inconsciamente il suo sapore sulla propria bocca.
 
“Uhm …” Comincia, sollevando lo sguardo verso Sebastian e sentendosi improvvisamente una ragazzina innamorata. “Vale molto più di un dollaro allora, huh?”
 
Sebastian fa spallucce, sorridente.
 
“Non ho detto nulla, deve essere la tua immaginazione.” Sebastian arriccia le labbra per prenderlo in giro e Kurt solleva un sopracciglio come per dirgli ‘siamo davvero di nuovo a questi giochi che ci hanno impedito di fare tutto questo molto prima?’.
 
Sebastian sogghigna e Kurt sa che significa ‘Sì, babe, siamo di nuovo a quei giochi’.
 
“Come vuoi.” Borbotta e prende il bigliettino che gli ha lasciato Sebastian sulla superficie proprio mentre Smythe si sta girando per andare via. “Uhm … Sebastian?” Lo chiama, facendolo girare verso di lui. “Questo non è il tuo numero di telefono.” Osserva, sollevando lo sguardo verso di lui.
 
Sebastian non sembra stupito.
 
“Lo so, tesoro.” Mormora subito, facendogli un occhiolino. “E’ l’orario della nostra cena al BelGrissino stasera.” Kurt solleva le sopracciglia, sorpreso. “Offro io.” Gli dice e si allontana tutto fiero e felice.
 
Ah.
 
Kurt lo guarda con aria un po’ sognante, stringendosi inconsciamente il bigliettino al petto, con le dita che lo premono a sé senza allentare neanche un po’.
 
Pensa che Sebastian sia bellissimo.
 
Pensa che dovrà chiudere lo stand dei baci.
 
Pensa che San Valentino sia bellissimo.

   
 
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