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Autore: Sinnheim    22/04/2013    2 recensioni
Haruka ha ricordato la sua vita precedente, e ora è afflitta dalle domande: perchè ha potuto ricordare se non gli era concesso? Perchè solo lei e non anche Michiru? Troverà le sue risposte, e con quelle anche i guai. Le guerriere Sailor dovranno affrontare una nuova, terribile minaccia, ben più grande di quelle già affrontate. Tutte le speranze sono riposte nel'essenza del Bene. Sequel di "La Fine di una Vita, L'inizio di un Sogno"
Versione 2.0, revisionata ed arricchita.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio | Coppie: Haruka/Michiru
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la fine
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- Questa storia fa parte della serie 'Song of Storm'
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NOTE DELL’AUTRICE: ed eccomi qua di nuovo! Se nella prima storia di questa serie vi siete fatti un sacco di domande, ho una bella notizia per voi: troveranno tutte – o quasi tutte- risposta! Spero che anche questo mio lavoro vi piaccia e buona lettura :)

 

 

CAPITOLO 1: EQUILIBRIO PRECARIO

 

Era passata una settimana da quella notte: Haruka continuava a vivere la sua vita con la sua amorevole famiglia, era tutto perfetto. O quasi. Infatti la guerriera era costantemente assalita dalle domande senza riuscire a darsi una risposta: per quale motivo aveva ricordato la sua vita precedente? Non era una prerogativa esclusiva solo di Setsuna quello di ricordare le vite passate? Cosa era successo? La bionda escluse a priori di chiedere alla guardiana del Tempo: ora che finalmente stava vivendo una vita felice Haruka non aveva il coraggio di riaprire vecchie ferite. “Andrò da lei.” 

Di buon ora, mentre le altre si preparavano ad uscire, la guerriera di Urano uscì sul balcone con passo felpato impugnando il suo cellulare; senza farsi notare compose un numero e aspettò che il destinatario della telefonata rispondesse. “Pronto Haru? Che bello sentirti!” Disse una voce squillante dall’altra parte. “Ciao Usagi. Sono felice anche io di sentirti.” Sorrise appena, poi continuò: “Ascoltami: mi è successa una cosa strana e ho bisogno di informazioni. Domani posso passare da te? Magari te e Luna ne sapete qualcosa...” Si appoggiò al balcone e scrutò il bellissimo panorama: il loro appartamento infatti offriva la vista della città di Tokyo in tutto il suo splendore, e in lontananza proprio dritto ai suoi occhi c’era il mare; persa in questa vastità attese una risposta dall’amica. “Ma certo Haruka, sei sempre la benvenuta! E dimmi... Michiru e Setsuna non hanno saputo darti risposta riguardo a questa cosa strana?” Il tono di voce della principessa della Luna divenne incerto ed imbarazzato. “Veramente loro non lo sanno... preferisco non coinvolgerle.” Disse la bionda con tono serio, e Usagi sembrò quasi turbata dalle sue parole. “Ehm ok... ci vediamo domani allora. Ciao Haru!” La telefonata finì, e il senso di tensione che provava la ragazza si allentò. 

“E anche questa è fatta...” Sussultò al rumore della finestra che veniva aperta e si girò di scatto: Michiru la stava cercando.

“Amore che fai qua fuori? Dobbiamo andare.” Disse la violinista scocciata, causando una risatina nella compagna. “Si, si, ho capito, non ti arrabbiare. Anche perché ho promesso di non farlo mai...” Haruka abbassò gli occhi amareggiata, tormentata da flash di memorie lontane, lontanissime, ma mai così vivide nella sua mente.  “Come scusa? Comunque no, non sono arrabbiata.” La guerriera di Nettuno si avvicinò e la baciò sulle labbra. “Ma se facciamo tardi al pranzo con i miei quelli ci uccidono chiaro? E quando ci avranno ucciso torniamo in vita e ti uccido io.” Disse calma e pacata la ragazza, tanto che Haruka iniziò a sudare freddo. “Sei terrificante quando fai così.”

La mattina dopo erano tutte in cucina per la colazione: Setsuna e Michiru chiacchieravano mentre Hotaru guardava i cartoni alla tv; accanto alla piccola, Haruka rimuginava in preda all’ansia e all’angoscia  all’appuntamento che aveva preso con Usagi. “Papà Haruka stai bene? Hai una faccia tutta pensierosa.” Incredibile come una bambina così piccola potesse capire al volo una donna criptica come la guerriera di Urano; guardò la bambina come se avesse visto un fantasma e le venne da ridere: Michiru e Setsuna le stavano insegnando proprio bene, pensò che era davvero adorabile. 

“No piccola, sto bene davvero. Ti preoccupi sempre per il papà vero?” Le rispose dandole un buffetto sul nasino e la figlia scoppiò a ridere annuendo col capo. Ad un certo punto le Outer sentirono bussare alla porta e Setsuna andò ad aprire, la bionda sentì una voce famigliare. “Pu! Sono così felice di rivederti!” Una voce squillante e allegra riempì la stanza, dando finalmente tregua ai pensieri turbinosi di Haruka che non le lasciavano respiro. “Small lady! Che bella sorpresa!” La guardiana del Tempo abbracciò forte Chibiusa e Hotaru corse a salutarla.

“Hota, ciao!” “Chibiusa!” La piccola guerriera di Saturno si gettò letteralmente tra le sue braccia, sorridendo felice come non mai; Haruka e Michiru rimasero a guardare per un momento quel bel quadretto allegro, poi salutarono anche loro l’ospite appena arrivata. Dopo tutti i convenevoli, Setsuna le chiese il motivo della sua visita. “Suna, la mamma mi ha mandato a chiamarti. Devi tornare con me nel XXX secolo.” Quella notizia lasciarono le ragazze perplesse e la bambina continuò: “Ha detto che dobbiamo andare subito. Sembrava preoccupata...” Setsuna annuì lentamente e disse a Chibiusa che sarebbe partita subito non appena avesse preparato le sue cose. “Allora ragazze. Sto via qualche tempo, ce la fate a non distruggere casa?” Disse la ragazza scatenando una risatina generale. “Ma si tranquilla. Finalmente un po’ di pace!” Disse Haruka beccandosi un’occhiataccia da tutte le presenti, ma non ci diede peso. 

“Ci vediamo!” Creò un portale dimensionale e prese per mano la bambina dai capelli rosa, sparendo davanti alle ragazze. “Chissà cosa è successo.” Si chiese Michiru preoccupata e Haruka la guardò perplessa: prima di qualunque cosa doveva assolutamente andare da Usagi quel giorno, poi avrebbe pensato al resto. “Vedrai che non è niente.” Era diretto più a sé stessa che alla compagna.

Stava camminando nel palazzo per incontrare la regina: quella chiamata improvvisa la inquietò non poco e si sentiva tesa come un bambino alla prima recita. “Oh Chronos, ti prego, fa’ che vada tutto bene.” Neo Queen Serenity stava guardando fuori da una finestra in tutta la sua bellezza: il suo vestito candido e scintillante si sposavano benissimo con i suoi capelli biondi, sembrava quasi eterea. Quando vide arrivare Setsuna abbozzò un sorriso, ma era in uno stato d’ansia in modo evidente. “Setsuna, è un piacere vederti.” Disse la regina cordiale. “Mia regina.” La guardiana del Tempo si inginocchiò per poi tornare in piedi; corrosa dalle domande le chiese cosa desiderava Neo Queen Serenity da lei. “Ascolta Setsuna... sono successe delle cose. Devi essere informata... e mi servirà il tuo aiuto.” Il cuore tremò: ogni parola pronunciata dalla regina era una pugnalata, ogni ‘mi dispiace’ era un colpo all’anima, tutta quella disgrazia inaudita era pesante da sopportare, forse troppo. “… farò il mio dovere. Come sempre.” Disse la guardiana del Tempo emotivamente distrutta alla fine della conversazione, la regina in lacrime. “Se ci fosse un altro modo Setsuna... Credimi... Io...” Disse con voce rotta Serenity, ma sapeva che niente poteva risollevare la ragazza in quel momento. “Lo so.”

Stava aspettando da mezz’ora e ancora non si era presentata. “Li starà salutando...” Pensò Setsuna abbattuta, poi vide una figura avvicinarsi. “Ciao Suna.” La ragazzina le sorrise. “Ciao tesoro. Ce l’hai fatta allora, eh?” Si sforzò di sorridere, ma davanti a quegli occhi così innocenti poteva solo star male. “Già. Ma devo ammettere che ho avuto paura.” Setsuna l’abbracciò forte e le baciò la fronte. “Come stanno?...” La guardò dritta negli occhi e la piccola si rattristò subito. “Piangevano. Come la prima volta... ma non si sono opposti. Ti salutano.” La ragazzina abbassò lo sguardo ma si sforzò di continuare a sorridere; la guardiana del Tempo la guardò con la dolcezza che soltanto una madre o una sorella posso dare e cercò di trattenersi dal singhiozzare.“Ok. Stai tranquilla, ce la faremo. Te lo prometto.” La bambina annuì pietosamente, come un agnellino rassegnato al suo destino; Setsuna aprì il portale dimensionale e sparirono nel silenzio del mattino.

Con la scusa di voler fare un giro in moto, Haruka uscì quel pomeriggio e andò dritta da Usagi: forse non la ragazza, ma Luna poteva saper qualcosa di quello che le era accaduto. Bussò alla porta di casa Tsukino e subito la ragazza dai capelli dorati le aprì sorridente. “Ehi Haru! Vieni accomodati.” La bionda ringraziò ed entrò in casa, per poi sedersi sul divano di fronte la sua amica; Luna corse dal piano di sopra e si sistemò vicino ad Usagi salutando la guerriera di Urano e preparandosi alla domanda che Haruka aveva da esporre. “Allora... circa una settimana fa ho fatto una specie di sogno. Non di quelli che facevo di solito, sulla fine del mondo. Era più una visione… e ho visto la mia vita precedente. Di quando ero principessa e vivevo su Urano.” Usagi e Luna la guardarono perplesse, poi la bionda continuò: “Sapete benissimo che non possiamo ricordare le nostre vite precedenti a parte Setsuna. Avete idea del come sia potuto accadere?”

Guerriera e gatto sembravano totalmente spiazzate da quella domanda; dopo qualche minuto di silenzio fu Luna a rompere il silenzio. “Mi dispiace Haruka... ma non sappiamo cosa pensare. Una cosa del genere non è mai accaduta.” La bionda abbassò lo sguardo delusa: doveva continuare a sopportare quella situazione così scomoda, e la cosa la fece innervosire. “Va bene... fa niente, grazie lo stesso.” Fece per alzarsi quando il suo cellulare iniziò a squillare, il suo come quello di Usagi; presero i loro telefonini quasi simultaneamente e videro il messaggio: era Setsuna. Diceva che era una cosa della massima importanza, e che Inner e Outer dovevano recarsi immediatamente al tempio di Rei. Il vento iniziò a ululare furioso nella sua mente. “Haru, ci penseremo dopo, dobbiamo andare.” La bionda annuì in silenzio e si precipitò alla sua moto.

“Mamma Michiru... sento che sta per accadere una cosa brutta...” La piccola Hotaru si era recata in camera della violinista assalita dal malessere e, quando entrò, la vide che fissava il suo cellulare.

Guardò la figlia angosciata. “Il mare è in tempesta.”

  
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