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Autore: igikoengland    22/04/2013    3 recensioni
Many years have passed since those summer days, among the fields of barley..
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"Dove diavolo vuoi arrivare Alfred?" Gli chiese quasi scocciato. Mai una volta che riuscisse a capire cosa passasse tra i pensieri di quel ragazzo.
"A niente di filosofico, se è a questo che stai pensando." Si sistemò il cappello di paglia in testa e si stese a terra, facendo segno all'altro di sederglisi accanto.
"Conoscendoti, me l'aspettavo." L'inglese controllò che la terra non fosse troppo umida e si sedette a gambe incrociate.
[UsUk]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi protagonisti presenti in questa fanfiction non appartengono a me, ma a Hidekaz Himaruya

Pairing: America x England / UsUk
Genere: Romantico, Fluff
Avvertimenti: Missing Moments
Rating: giallo
N/A: nonostante sia una delle mie OTP non avevo mai scritto sulla UsUk! Quindi beh spero di non essere caduta nell'OOC -Alfred è dannatamente difficile da gestire ;W;-.
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Fields of Gold

 

[Many years have passed since those summer days
Among the fields of barley]

 

Aprì stancamente un occhio, disturbato dalla luce che filtrava attraverso le finestre priva di qualsiasi inibizione. Imprecò mentalmente, perchè diavolo la sera prima non aveva chiuso le tende? Serrò l'occhio per il fastidio che gli provocava il raggio di sole che da poco gli si era posato proprio sul viso. Strofinò un poco il naso nel lenzuolo e riconobbe un profumo familiare, che però non era quello della biancheria di casa sua. Si mise a sedere in quel letto che aveva ormai sancito non essere quello di casa sua, nella piovosa capitale del Regno Unito. Si guardò attorno, lanciando un'occhiataccia alla finestra spalancata. Tutto ciò che poteva vedere era il cielo terso ed una distesa di campi che pareva infinita. Nella stanza entrava una brezza piuttosto calda che gli scompigliò i già spettinati capelli biondicci. Notando che il sole era già alto nel cielo controllò la sveglia sul comodino; segnava le undici di mattina. Non riusciva a spiegarsi come avesse potuto dormire così tanto; e anche come avesse fatto l'americano che gli aveva dormito accanto ad alzarsi dal letto senza provocare rumori. Proprio lui, che era peggio di un elefante in un negozio di cristalli.
Guardò i propri vestiti appoggiati sulla sedia di legno in un angolo della stanza e scosse la testa. No, non era proprio il posto adatto per indossare un completo così elegante; nonostante ogni volta l'americano lo prendesse in giro per quel suo modo di vestirsi, lui non avrebbe mai abbandonato i suoi amati completi neri con tanto di cravatta. Si mise a frugare nell'enorme armadio che copriva la parete opposta al letto e ne estrasse una camicia a maniche corte e dei pantaloncini di jeans. Si infilò quei vestiti, anche se non lo convincevano per niente, e scese al piano di sotto, sperando di trovare Alfred in cucina, intento a preparare qualche strambo piatto americano.
Invece, trovò soltanto un piatto con una fetta di torta, vicino al quale vi era un piccolo post-it. Lo staccò dal marmo del ripiano e lesse le poche parole scritte sul foglietto giallastro.

"Raggiungimi nel campo di spighe, bell'addormentato!"

Arrossì leggendo quella frase e strappò il post-it.
"Se ti dava fastidio che dormissi dovevi svegliarmi, razza d'idiota!" Sibilò con tono offeso. Mangiò frettolosamente la fetta di torta e uscì nella veranda. Il pavimento di legno scricchiolava sotto il suo passo lento, denotando una certa età di quella casa sperduta nella campagna nel Sud degli Stati Uniti. Si perse per un attimo ad osservare il paesaggio che gli si era presentato davanti agli occhi; un panorama che nel suo paese non avrebbe mai avuto l'occasione di ammirare.
Individuò il campo di spighe e lo raggiunse con calma, alzando, di tanto in tanto, gli occhi verso il cielo di un azzurro inverosimile - ed ecco finalmente spiegato il magnifico colore degli occhi dell'americano, pensò.
Cominciò a camminare in mezzo alle spighe che gli pungevano i polpacci scoperti dai pantaloncini che gli arrivavano sopra al ginocchio. Avanzò per qualche metro in quella distesa dorata e finalmente trovò Alfred, sdraiato con una spiga tra le labbra piegate in un sorriso rilassato.
Si schiarì la voce e incrociò le braccia al petto.
"E poi sono io il bell'addormentato!" Disse sarcasticamente, raccogliendo da terra il cappello di paglia intrecciata e sistemandoselo in testa.
Alfred si mise a sedere e si passò una mano fra i capelli spettinati e sporchi, in parte, di terra.
"Alla buon'ora, Artie!" Disse ridacchiando ed alzandosi. "Lo sai che i contadini, qui, nel Kansas, si alzano alle cinque di mattina per mungere le mucche ed irrigare i campi?" Si riprese il suo cappello e scompigliò i capelli all'inglese, che rispose con un mugugno contrariato.
"Beh? E' il loro lavoro!" A lui sembrava normale; così come si svegliano presto gli allevatori di pecore del nord dell'Inghilterra, si svegliano presto anche i contadini delle zone rurali degli Stati Uniti. Non nascondeva di certo di non essere un amante di quel tipo di vita, ma ammirava chi amasse così tanto la campagna da avere la forza di volontà necessaria per alzarsi all'alba ogni giorno.
"E poi.." Cominciò Arthur sbuffando. "Non mi hai ancora detto perchè mi hai fatto venire in questo posto sperduto nel nulla!" Si guardò intorno e in lontananza intravide una fattoria; come minimo vi erano cinque chilometri di distanza tra quella e la tenuta di Alfred.
"Li invidio." Ammise il più giovane, ignorando quanto detto dall'altro poco prima. "Vorrei avere anche io una vita così semplice!" Sorrise e colse una spiga, intrecciandola fra i capelli dell'inglese.
Questi subito arrossì guardando confuso l'altro. "C-Come..?" Gli chiese imbarazzato.
"Non pensi sarebbe magnifico poter passare le giornate a dormire in questi campi?" L'americano alzò il viso al cielo con espressione sognante.
"Non credo che la vita dei contadini consista in questo!" Arthur sospirò e scosse la testa; ogni volta che passava del tempo con Alfred si rendeva conto di quanto il suo modo di pensare fosse ancora infantile.
"Ah, no di certo!" Ridacchiò. "Però hanno poche preoccupazioni per la testa!"  Spostò lo sguardo sull'inglese e gli sorrise.
"Dove diavolo vuoi arrivare Alfred?" Gli chiese quasi scocciato. Mai una volta che riuscisse a capire cosa passasse tra i pensieri di quel ragazzo.
"A niente di filosofico, se è a questo che stai pensando." Si sistemò il cappello di paglia in testa e si stese a terra, facendo segno all'altro di sederglisi accanto.
"Conoscendoti, me l'aspettavo." L'inglese controllò che la terra non fosse troppo umida e si sedette a gambe incrociate.
"Solo.. Mi sono reso conto di essere davvero cresciuto! E di avere tante responsabilità, soprattutto in questi mesi così difficili per tutti.." Sospirò e chiuse gli occhi.
"Non è bello come pensavi essere grandi, eh?" Gli chiese l'inglese, sospirando.
"Proprio no!" Ridacchiò. "Vorrei tornare al tempo in cui tu mi portavi qui! Quando questa era una piantagione di cotone, ricordi?" Spostò lo sguardo sull'inglese e gli sorrise.
"Cosa..?" Arthur si alzò e si guardò intorno. "E'..E' davvero questa!?" Chiese quasi shockato.
Alfred si mise seduto stiracchiandosi. "Beh sì! Non dirmi che non te n'eri accorto!" Sbadigliando, si alzò in piedi e si mise alle spalle dell'inglese, abbracciandolo. Questi sussultò e arrossì vistosamente, ma non fece niente per scansare l'altro.
"I-In effetti no..! Abbassò lo sguardo con imbarazzo.
L'altro lo strinse di più fra le sue braccia. "Andiamo Artie, guardati intorno.." Gli sussurrò vicino ad un orecchio. "Anche solo la casa dove hai dormito, lo sai che non è cambiato quasi niente?" Cominciò lentamente a slacciargli la camicia, non incontrando nemmeno una lamentela da parte dell'altro.
"Se guardi bene quell'albero.." Indicò un ontano secolare ai limiti del campo. "Puoi ancora notare un Alfred di massimo sei anni che dorme in bracco ad un Arthur giovane e sereno.." Prese ad accarezzargli il petto con movimenti calmi.
"A-Alfred fermo..!" Mugugnò l'inglese. L'altro scosse la testa e continuò, cominciano anche a baciargli il collo.
"N-Non fare il bambino..! Siamo in un fottuto campo di orzo..!" Si lamentò ancora Arthur.
"Guarda l'albero Artie, guarda il cespuglio dove mi nascondevo quando non volevo mangiare i tuoi scones.."  Ignorò ancora una volta le proteste dell'altro e gli infilò una mano nei pantaloncini.
"N-No Alfred!" Gemette Arthur sgranando gli occhi e mordendosi il labbro inferiore.
L'americano, ridacchiando, lo lasciò. L'inglese si girò ancora ansimante e guardò l'altro negli occhi. Si alzò sulle punte dei piedi, appoggiando le sue labbra su quelle del più giovane. Alfred rimase interdetto per qualche secondo, ma poi rispose, approfondendo, mentre Arthur gli intrecciava le dita fra i capelli.
Quando si staccarono, entrambi ansimando, l'americano sorrise e accarezzò piano una guancia all'inglese.
"Will you be my love among the fields of barley?" Gli sussurrò dolcemente.
"N-Non metterti a citare stupide canzoni d'amore.. I-Idiota.." Disse Arthur sbuffando.
"Non mi hai risposto!" Si lamentò scherzosamete l'americano.
"I will, you bloody wanker.." Replicò abbozzando un sorriso.

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Uh allora, ci sono due citazioni ad una canzone che io amo tantissimo!
La canzone si chiama  Fields of Gold  ed è di Sting.
Ringrazio
Mad Hatter_ che mi ha fatto da beta <3

Beh non ho altro da dire. Spero col cuore che vi sia piaciuta!


Ameriko_

   
 
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