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Autore: Anattuppa    22/04/2013    1 recensioni
One shot St.Berry. Ho avuto l'ispirazione da una cosa che mi è successa realmente, e l'ho voluta riportare qui. Vedrete una Rachel ed un Jesse totalmente differenti. Non si conoscono ancora, e mi sono divertita molto a scrivere perchè li sentivo così reali.
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Buona lettura ;)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rachel Berry | Coppie: Jessie/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Come ogni mattina Rachel eri lì, fuori quella stazione, aveva perso il pullman per qualche secondo, cosa che non la sconvolgeva visto che succedeva tutte le mattina. Quella mattina l’aria era fresca, sapeva di muschio ed erba appena tagliata. Si incamminò verso la fermata dell’autobus accendendosi la sua solita sigaretta. Era convinta di avere un tempismo perfetto alcune volte. Ogni volta che accendeva una sigaretta, dopo aver passato svariati minuti ad aspettare che passasse un autobus, era costretta a buttarla proprio perché in quel momento qualcuno aveva deciso di far partire quel maledetto mezzo e non poteva permettersi il lusso di perderlo.
Ogni volta si ripeteva che avrebbe dovuto fittare una casa più vicina, ma ogni volta doveva ricordare che non se la poteva permettere una casa più vicina, ogni volta ricordava le parole della sua matrigna “Già è tanto che fai solo 2 ore di viaggio mia cara. Anzi cerca di trovare un lavoro perché stai diventando un peso in questa casa”.
Quelle parole le frullavano nella testa. “Trovare un lavoro, trovare un lavoro, trovare un lavoro”. Rachel aveva già parlato con qualche conoscente, ma niente da fare, purtroppo tutti cercavano una babysitter di mattina, e lei non poteva permettersi di perdere le lezioni.
Appena finì la sigaretta, guardò il mozzicone con attenzione immaginando fosse la sua matrigna, poi lo gettò lontano violentemente. Odiava quella donna, colei che aveva trasformato la sua casa in un istituto di bellezza per le sue figlie. Colei che non le aveva mai chiesto come andava, o come procedevano gli esami, che era pronta solo a giudicare sempre in malo modo quello che faceva.
Ma Rachel sentiva che quella giornata non era come le altre, nonostante i pensieri scuri, si sentiva radiosa, aveva le sue cuffiette nelle orecchie, e Barbra cantava a squarciagola.
Niente poteva tirarle su il morale come lei. La sua dea, la sua musa. Era convinta che un giorno sarebbe diventata una star, ma sapeva di non poter equiparare Barbra, nessuno era come lei.
Finalmente dopo un’attesa quasi interminabile arrivò l’autobus tanto atteso. La ragazza riuscì ad notare che come tutte le mattine era strapieno di gente, per lo più ragazzi che andavano a scuola. Il mezzo si fermò, aprì le porte ed alcune persone scesero, poi Rachel cercò di farsi spazio per entrare. Tutti la guardavano sempre in un certo modo, le ragazze con un’aria disgustata, i ragazzi con aria incantata. Salire su quei mezzi era sempre la solita storia. Chi spingeva di qua, chi spingeva di là, chi ti chiedeva di obliterare un biglietto, chi ti guardava giusto per cercare di capire a quale facoltà appartenevi. Secondo lei era buffo come si poteva facilemente dividere tutta l’università. C’erano quelli che anche se matricole avevano già borse di pelle da avvocati, e quindi era facile inserirli nella facoltà di giurisprudenza. C’erano i fighetti e le ragazze che erano convinte di averla solo loro… bhè quelli appartenevano a Ingegneria. Poi c’erano i dottori che si distinguevano dal loro parlare sempre e solo di malattie e di parti del corpo con nomi specifici…. Tutte le altre facoltà potevano essere ignorate, visto che venivano viste come “meno importanti”. Lei faceva parte del Corso di Laurea in discipline delle arti visive, della musica e dello spettacolo.
Mentre continuava a farsi spazio tra le persone notò che un ragazzo stava scendendo, quindi cercò di fiondarsi su quel posto che si stava liberando, e inaspettatamente ci riuscì. Era difficile, quasi impossibile certe volte riuscirsi a muovere. Si sedette e notò che il volume del suo Ipod era più basso di qualche decibel allora cercò di alzare la voce, ma appena alzò gli occhi, notò che tutti la guardavano. Non si era accorta che nello spostarsi le cuffiette si erano staccate e tutti stavano ascoltando la Playlist di Rachel Berry. Diventò rossa come un peperone, ma immediatamente rimise il jack a suo posto e ricominciò a sentire a tutto volume la sua canzone preferita. Nonostante a cantare fosse proprio Barbra, Rachel non poteva fare a meno di sentire gli occhi addosso di mezzo autobus. Fu così che all’improvviso un ragazzo le si mise avanti quasi come uno velo riparatore. Lei alzò gli occhi per guardarlo. Il suo cuore fece un tuffò. Lo sentì quasi uscire fuori dal petto. Non era molto alto, aveva capelli ricci castani e occhi azzurri come il cielo in estate. Aveva una giacca di pelle nera, ed un jeans non molto attillato. Improvvisamente lui si girò per guardarla, i loro occhi si incrociarono. Restarono a fissarsi per qualche secondo, ma poi abbassarono entrambi lo sguardo. Rachel si stava chiedendo quale facoltà potesse frequentare un ragazzo come quello, ed ebbe la sua risposa quando questo si girò, la guardò ancora una volta e poi scese alla facoltà di Medicina.
La ragazza rimase alquanto scioccata. Non sembrava un’intellettuale da Medicina, eppure l’apparenza l’aveva ingannata. Finalmente arrivò alla sua fermata e andò a seguire le lezioni della giornata. Tutto trascorse in maniera molto lenta e noiosa. Rachel non aveva fatto che pensare a quel ragazzo, e almeno voleva conoscere il suo nome, avrebbe voluto ringraziarlo. Sperava di prendere l’autobus al ritorno con lui, ma niente. I giorni passarono e Rachel non riuscì più a vedere quel ragazzo senza nome. Aveva chiesto in giro qualche informazione, ma a quanto pareva, nessuno lo conosceva, era un ragazzo molto riservato e non parlava mai con nessuno. A Rachel sembrò un’impresa impossibile trovarlo. Non lo vedeva più nel pullman, e non sapeva a quale fermata fosse salito.
Una mattina, quando aveva totalmente perso le speranze, lo trovò lì, sulla sua fermata. Rachel accese la sua sigaretta come al solito, ma non riusciva a fumarla. Aveva i crampi allo stomaco, la sola vista di quel ragazzo la mandava in panico.
L’autobus arrivò, entrambi salirono. Non si rivolsero la parola, ma i loro sguardi parlavano più di qualsiasi altra cosa. Quel giorno nessuno dei due abbassò lo sguardo. La tensione era molta, e toccò l’apice quando a causa di una brusca frenata Rachel fu spinta tra le sue braccia. Si rialzò chiedendo scusa e lui le mostrò i suoi denti bianchi e perfetti.
Dopo quell’episodio, ancora giorni vuoti, senza senso, senza la sua presenza.
Rachel finalmente trovò un lavoro, come cameriera in uno squallido nightclub. Non le interessava molto, la paga era buona, e le avrebbe permesso di lasciare casa.
Una sera, mentre stava andando a buttare l’immondizia, un tipo ubriacò iniziò a seguirla, allora Rachel avanzò il passo, ma ad un certo puntò si trovò tra l’uomo ed il muro. Cercò di reagire dandogli dei pugni, ma era troppo debole per fargli del male. Nel giro di qualche secondo vide l’uomo disteso a terra. Non capiva cosa fosse successo. Poi si voltò e nell’oscurità riconobbe quel profilo. Il profilo che la stava tormentando, che non la faceva più dormire, il profilo che era sempre nella sua mente. Il ragazzo si voltò e stava per andare via, quando Rachel gli corse dietro, gli prese un braccio e lo fermò.
<< Dimmi come ti chiami >> Disse la ragazza con un filo di voce.
<< Non c’è bisogno che tu lo sappia, ora va via da qui. Presto e dimentica quello che ho fatto >> Disse lui in tono molto freddo.
Rachel rimase spiazzata da quella sua risposta. L’aveva difesa per la seconda volta, e non voleva dirle il suo nome.
<< Mi hai difeso per la seconda volta, perché?? >>
Si sentì quasi un piccolo sorriso << Rachel sei così ingenua certe volte. Mi chiamo Jesse, ed è meglio se ti tieni molto lontana da me. >>
Rachel si sentì un nodo in gola quando lui la chiamò per nome. << Hey Jesse, sei tu che mi cerchi. Io non sono riuscita a trovare informazioni su di te, a quanto pare tu invece si. >>
<< Evita di metterti nei guai, così non mi vedrai più >>
 
L’ultima risposta di Jesse su tagliente come la lama di un coltello appena affilato. Non si voltò per guardala. Andò via così. Senza dirle se si sarebbero mai rivisti, ma lui era stato chiaro. Doveva tenersi lontana da lui, ma perché?? Perché tutto quel mistero?? Doveva esserci qualcosa che non andava. Jesse non era un normale studente di Medicina. Rachel doveva scoprire cosa nascondeva. Non poteva stargli lontano, non ora che aveva scoperto che effettivamente l’aveva difesa la prima volta, non ora che l’aveva difesa per una seconda volta. Non ora che aveva capito di essere innamorata di quel ragazzo di cui non conosceva niente.
 
 

 
 
 
 
 

 Volevo dedicare questa One shot ad una persona speciale. Un'amica di università che è diventata una delle persone più speciali per me. A te Rita che leggi tutto in anteprima e mi dai fretta per leggere ;) Ti voglio bene
Che dire, sono contenta di questa One Shot. Mi sono divertita a scriverla, e spero che l'abbiate gradita tutti!!! Grazie a chiunque la legge!!!

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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