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Autore: xkagayama    22/04/2013    4 recensioni
Certe volte il dolore può essere fin troppo ed Harry ha capito come metter fine al loro.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-We hit a wall and can’t get over it.
 
 
“Louis, io non ce la faccio.”
 
Una pioggia cristallina si schiantò sul parquet chiaro della cucina, i frammenti di cristallo danzarono leggeri nell’aria per una frazione di secondo, prima di urtare fragorosamente terra, riflettendo qua e là bagliori rossastri per via delle minuscole gocce di sangue abbracciate ad essi.
I suoi occhi verdi fissarono la mano per qualche interminabile secondo, cogliendo minimamente il bruciore dell’ennesimo taglio e concentrandosi fermamente sul sangue che tracciava la propria via sull’arto già bendato. Ma, oramai, vi era abituato. Quel dolore non era nulla.
 
“Harry, tesoro, è il quarto bicchiere che rompi in un mese.. Così rischiamo di dover comprare una nuova collezione di bicchieri..”
 
Una voce morbida e vellutata si avvicinò sempre di più, fino a soffiare le proprie parole rassicuranti e scherzose fra i suoi ricci. La sua mano cercò quella tremante e malmessa dell’altro, che a sua volta la ritrasse, come se impaurito. Harry si voltò di scatto verso il suo mondo, con gli occhi rossi e lucidi, le labbra tirate e la mascella serrata.
Sembrava voler prendere a pugni qualcuno, distruggere una casa con un solo grido, rovesciare il mondo; e si limitò a tendere, con una lentezza magica, l’indice baciato dal sangue verso la t-shirt bianca di Louis, per poi tracciarne una confusa ‘H’ circa all’altezza del cuore e rimanere a fissarla come se fosse un tramonto sul mare.
Sul volto di Louis si dipinse un piccolo sorriso sincero e pieno di comprensione.
 
“Sì, Harry, è così e non devi preoccuparti.. Ora aspetta qui che vado a prendere dell’acqua ossigenata per medicarti.”
 
 Ed Harold sospese il suo sguardo nel vuoto, come perso in una galassia di pensieri e misteri, un’Atlantide di cui solo lui era a conoscenza. Sentendo dei piccoli e veloci passi rimbombare sempre più forte accanto a lui, tese la mano ferita davanti a sé, continuando ugualmente a viaggiare verso nuovi misteri. I suoi occhioni verdi virarono verso quelli cristallini di Louis, per poi stringersi in una smorfia di dolore; ritirò la sua mano, facendo così cadere la boccetta dalle mani di Louis, che andò ad incontrarsi con i vetri ed il sangue per terra, e lì stette.
Harry scese dalla sedia ed indietreggiò, mettendo a fuoco il viso rassegnato di Louis, ed indicandolo con l’indice –che cominciava a far sentire il suo grido di dolore-, cominciò a scuotere la testa, accompagnando tutto il corpo con un leggero tremolio.
 
“N-no, t-tu mi stai mentendo.. Tutti voi m-mi state mentendo.. Non finirà ora.. Io-io non posso, non posso continuare a-ad andare avanti così, i-io devo.. Devo fare qualcosa o-o lei non andrà mai via.. Mai.”
 
“Harry, amore, lo sai. Basta ancora un po’ di pazienza e poi potremo essere chi siamo realmente: io e te. E non dovremo più nasconderci. Basta solo il tempo del nuovo contratto, forse anche meno, e poi tutto si risolverà.”

 
E così dicendo, fece per avvicinarsi al riccio, incurante degli scricchiolii provocati dai vetrini sotto le sue pantofole nere. Ma Harry si allontanò ancora di più, spalancando gli occhi come se avesse visto un fantasma, condannando a terra anche la sedia che era dietro di lui.
 
“NON TOCCARMI! Ho aspettato tre anni, Louis, ed è già tanto se non sono impazzito! –e Louis contorse le labbra in una piccola smorfia- Ma non posso stare ai comandi di bambinette undicenni che ci riempiono il culo di milioni e milioni di sterline, nemmeno per la nostra musica, perché ammettiamolo, potremmo fare di meglio. Ci innalzano su una colonna di banconote solo perché sognano di diventare le mie principesse personali, ma non posso fare la figura del donnaiolo ogni volta, solo per far scoppiare di piacere le loro ovaie. Questa volta il principe azzurro è innamorato del servo, non della principessa, che si fottesse! Io sono Harry Styles, ed amo un ragazzo. Punto. Non chiedo mica la luna, Louis!”
 
Harry scosse i suoi ricci, riacquistando lucidità e non opponendosi all’ovatta bagnata che le mani di Louis, avvicinatosi, imponevano sulla sua.
 
“Io lo so bene cosa significa, Harold.. Lo sto provando anche io, ma lo sai, sai bene che verremo tagliati fuori se questa notizia dovesse uscire, noi perderem-“
 
“Cosa, Louis? Cosa ci resta da perdere? Ho già perso tutta la mia vita in questi tre anni. Credevo fosse il mio sogno, ma si è trasformato in un incubo. E non m’importa di tutti quei soldi, potrei anche vivere nudo d’inverno sotto il ponte più pericoloso di questo mondo, ma finchè ho te, tutto il resto non conta..”

 
Ed Harry si abbandonò tra le deboli braccia di Louis, che a stento lo tennero in piedi. Il sangue della mano di Harry abbracciò il collo freddo di Louis, le unghie affondarono nella sua pelle; una cascata di lacrime amare scese silenziosamente sulla spalla di Louis, le cui labbra premevano forte sui riccioli del suo amato.
Louis prese tra le mani il volto in lacrime di Harry, i suoi pollici spazzarono via le lacrime da quegli occhi meravigliosi, che brillavano in quel momento più che mai.
 
“Finchè siamo insieme nulla può distruggerci.”
 
E le loro labbra si unirono in un piccolo, ma infinito bacio.
 
“Ti amo, Harry. Lo sai.”
 
“Non sono nulla senza te, Boo, non dimenticarlo mai.”

 
La calda atmosfera di quell’immortale momento, fu decapitata dall’assordante suono del campanello e dal suo tempismo perfetto.
 
“Merda..”
 
Sussurrò Louis. Lasciò il volto di Harry, che sembrò risprofondare in un mare di tristezza, e corse a dare un’occhiata alla porta: Eleanor lo aspettava lì fuori, con i suoi Rayban neri, la frangetta che solleticava sopra di loro e la sua solita ‘duck face’. Era lì, sul vialetto di pietre romane bianche, tra le siepi e gli alberi di pesco, con al braccio destro una borsetta firmata, ad aspettare che qualcuno aprisse la porta in mogano.
 
“Perfetto..”
 
Sibilò acido Harry tra i denti, buttando a terra anche l’altra sedia, e trascinando con forza il suo corpo, che in quel momento sembrava di piombo, verso il corridoio di fronte la penisola della cucina, portando furiosamente le mani al capo e tirando giù i riccioli, come a volerli strappare.
 
“Ci vediamo dopo, Hazz.”
 
Urlò Louis, dopo essersi cambiato maglia e pantaloni ed aver messo delle scarpe e occhiali da sole presentabili. La porta si chiuse alle sue spalle, e il silenzio conquistò la casa.
 
“Sì.. Dopo..”
 
Ed Harry camminò sempre più piano verso la porta in noce del bagno. Con il volto spento e perso in una voragine di tristezza, aprì il mobiletto accanto lo specchio, frugando tra pinzette, ferretti e rasoi, trovando quel che solo poteva dargli sollievo; ma trovò solo un biglietto.
 

-Non credere che io non veda tutto,
 non credere che quando ti abbraccio, quando facciamo l’amore io non mi accorg dei segni sulle tue braccia,
 non credere che non me ne importi nulla,
perché non è così.-

 
La sua mano strinse quel foglietto di carta dolcemente tra le dita, sul quale pian piano piovvero lacrime innocenti, miste a dolore e amore. E rimase lì per circa un’ora o due, inginocchiato sotto il lavandino, con le gambe al petto e la testa nascosta fra queste, dalla quale spuntavano solo i suoi candidi e morbidi riccioli.  
Così decise di ritornare in cucina, di non farsi vedere in quel modo da Louis perché non era il massimo, visto che sarebbe arrivato da lì a poco. E ritornando lentamente indietro, programmò la serata, di farsi trovare al buio, sul divano, con un cestone di pop corn, coperte calde e il Titanic in TV pronto per essere mandato in play.
Ma si trovò davanti l’ultima cosa che avrebbe voluto vedere.
Sul bancone in marmo chiaro della cucina, c’era una lette spiegazzata e appoggiata furiosamente sulla superficie: direttamente dalla Modest! Una non voluta proposta obbligata di matrimonio per Eleanor aveva fatto la sua prepotente entrata in quella casa qualche giorno prima, ma Harry pareva troppo ‘felice’ per accorgersene.
 
“No..”
 
Fu l’unica cosa che riuscì a farfugliare prima che i suoi occhi si spensero del tutto, perdendo quel bagliore di luminosità di cui godevano anche nei momenti di piena tristezza. E il programma di quella sera crollò a pezzi come uno specchio rotto.
E la sua vita si spezzò pesantemente sulle sue spalle, condannandolo in un pozzo buio senza fine.
Per la sua mente confusa e contorta passarono moltissimi pensieri, intasati in un traffico assurdo e rumorosi. Perché non gliel’aveva detto? Cosa avrebbe detto a Louis una volta tornato a casa? Si sarebbe arrabbiato o avrebbe fatto finta di niente?
Ma la risposta fu quella più silenziosa e inosservata, che il riccio riuscì a cogliere immediatamente.
Così si recò a passo svelto in camera, indossò un pantalone ed una t-shirt e le sue scarpe marroni scamosciate.
 
“Hazza, tesoro, sono a casa!”
 
Risuonò armoniosa la sua voce lontana.
Harry prese in fretta le chiavi della macchina e corse verso l’ingresso.
 
“Vieni, Louis, usciamo stasera!”
 
“Ma Harry, sai che non possiamo non avvisare i manag..”
 
“Ho detto VIENI.”

 
La sua voce ringhiò facendo eco nella stanza e Louis non potè far altro che seguire la sua anima gemella.
Fuori il vento soffiava brusco, le foglie cadevano prematuramente abbandonato la propria breve vita ed adagiandosi silenziosamente al suolo.
Entrarono senza dire una parola nella grande macchina elegante di Harold e partirono.
 
“Dove andiamo, Hazz?”
 
Fece dolcemente Louis, accortosi della luce spenta in quei suoi occhi verdi.
 
“Sul grande scoglio.”
 
Rispose il riccio senz’espressione.
Un piccolo sorriso si dipinse sul volto di Louis, ignaro di quel che stava per accadere.
Il grande scoglio. Una stretta montagna di pietra rossa, tagliata netta sul mare, che giaceva calmo circa trentacinque metri più in giù.
Il posto della loro prima volta.
Il posto pieno di ricordi.
Il posto che risuonava ancora delle loro giovani risate e urla.
Il posto che avrebbe riservato loro la fine.
Louis si accorse della corsa accelerata dell’auto e di aver superato la fine del passaggio per le automobili.
Il suo sorriso si curvò all’ingiù ed il terrore s’impossessò del suo candido viso, ghiacciando quegli occhi color dell’oceano.
 
“Harry.. Rallenta.”
 
Un solo ringhio rispose a quella sua esotazione.
 
“Harry, Harry cosa vuoi fare?”
 
Il contachilometri aumentò sempre di più.
 
“Baciami, Louis..”
 
Rispose la sua voce roca con un tremolio, mentre, nel buio, le lacrime rigavano le sue rosee guance.
 
“Harry, ti prego, rallenta prima che..”

“HO DETTO BACIAMI, CAZZO!”

 
Un’altra ondata di terrore scosse il più grande, il quale non potè far altro che legare le sue labbra a quelle del suo amore, che a sua volta aveva staccato le sue mani dal manubrio per poter sentire il calore di quelle di Louis che tanto amava.

All’improvviso il vuoto sotto, i loro corpi colpirono dolcemente il vetro anteriore dell’auto, per poi sprofondare nell’acqua fredda e cupa e tra gli scogli rocciosi.
 
E le loro labbra sigillarono il bacio più bello mai esistito, che fu la macchia d’inchiostro accanto alla parola fine della loro storia d’amore.









Angolo autrice: Salve c: Eccomi qui con le mie amate storie angosciose e strappalacrime buhahaha scriverle mi piace molto c: Non so come mi sia venuta questa, ma la ritengo una delle più belle da immaginare, modestamente ahahah Harry quando ringhia mi ricorda Edward Cullen e, da grande fan della saga della Meyer, non posso far altro che fangirlare pensando a Louis-Bella.. Credo che scriverò qualcosa a tema muhahah A presto con le nuove long fic che sto scrivendo, baci, Asia c:
 

  
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