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Autore: 9Pepe4    23/04/2013    3 recensioni
È passato poco tempo dalla battaglia di Naboo.
Per esaudire l’ultima richiesta di Qui-Gon, Obi-Wan ha preso Anakin come proprio Padawan, ma i dubbi sul loro legame e il dolore per la morte del proprio Maestro continuano a tormentarlo.
Una chiacchierata col neo-eletto Cancelliere Supremo, Palpatine, non farà altro che inasprire le sue insicurezze.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Obi-Wan Kenobi, Palpatine/Darth Sidious
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vincolo

Vincolo, sin.: legame, relazione, rapporto, obbligo, dovere, impegno

Obi-Wan era preoccupato per Anakin.
Dal loro arrivo a Coruscant, il ragazzino aveva preso l’abitudine di sgusciare via ogni volta che ne aveva la possibilità.
Il Cavaliere Jedi sapeva che, negli ultimi giorni, il suo nuovo Padawan aveva affrontato ogni sorta di disagio: il distacco dalla madre, la morte di Qui-Gon, il ritrovarsi in un luogo completamente estraneo… E sperava che quelle piccole fughe sarebbero cessate non appena Anakin fosse riuscito ad ambientarsi.
Il giovane Jedi si fermò in mezzo all’ampio corridoio del Tempio, concentrandosi e cercando di individuare la presenza del bambino nella Forza.
Più facile a dirsi che a farsi: la distanza tra loro e la miriade di altre presenze rendevano tutt’altro che semplice localizzare il ragazzino.
Come se ciò non bastasse, il legame tra Anakin e il suo Maestro era ancora debole e stentato. Non per la prima volta e non senza una lieve inquietudine, Obi-Wan si chiese se si sarebbe mai rafforzato a sufficienza.
Era davvero possibile che si stabilisse un legame saldo tra lui ed un Padawan che, di fatto, non aveva scelto in prima persona?
Il giovane Jedi scrollò la testa, cercando di non pensarci.
In quel momento, gli sovvenne che Anakin sgattaiolava spesso via dal Tempio per infilarsi nelle caotiche strade di Coruscant… A quanto pareva, a Tatooine era sempre stato abbastanza libero di esplorare Mos Espa in lungo e in largo, e il fatto che la capitale galattica fosse ben più vasta, labirintica e confusionaria non sembrava scoraggiarlo affatto.
Obi-Wan volse lo sguardo verso le ampie vetrate del Tempio.
A giudicare dalla quantità di luce che entrava a rischiarare le colonne e le volte, fuori doveva esserci un sole accecante.
Probabilmente, Anakin aveva deciso che quella era una buona occasione per esplorare i quartieri di Coruscant.
In un fruscio di toga, Obi-Wan si voltò e si diresse a passo spedito verso l’uscita del Tempio.
Quando sbucò all’aria aperta, la prima cosa che gli saltò all’occhio fu l’azzurro sconfinato del cielo, punteggiato del consueto viavai di astronavi.
Poi fece per iniziare a scendere l’alta gradinata che portava all’ingresso… E là, più o meno a metà degli scalini, individuò Anakin.
Obi-Wan ne vedeva il profilo, e anche a quella distanza riusciva a distinguere la sua espressione rapita… Spostò quindi lo sguardo sull’interlocutore del suo Padawan, e rimase piuttosto sorpreso nel riconoscere il Cancelliere Palpatine.
L’uomo indossava un completo bluastro riccamente decorato, e parlava al bambino con aria amabile.
Per qualche motivo, Obi-Wan non gradì particolarmente quella vista. Lo infastidì, quasi, ma lui fu rapido a rilasciare quell’emozione nella Forza.
Di nuovo calmo come di consueto, iniziò a scendere gli scalini, diretto verso quell’inaspettato duo.
Palpatine fu il primo a sentirlo, e girò la testa verso di lui, aprendosi in un sorriso ampio e amichevole. «Cavaliere Kenobi, quale sorpresa!» lo salutò.
Anakin, dal canto suo, fissò Obi-Wan senza fiatare.
«Cancelliere» replicò il giovane Jedi, accennando un inchino, per poi rivolgere un gesto di saluto al suo Padawan.
Il sorriso di Palpatine si fece quasi benevolo, e l’uomo aggiunse: «Mi stavo recando a un incontro col Maestro Yoda, quando ho incrociato il tuo apprendista…»
Continuando a guardare Obi-Wan, poggiò una mano sollecita ed affettuosa sulla spalla di Anakin.
Il gesto sembrò prendere alla sprovvista il ragazzino, che fissò il proprio Maestro con espressione abbastanza spaesata.
«Devo dire» continuò Palpatine, apparentemente inconsapevole del disagio del bambino, «che è una compagnia davvero piacevole, e così mi sono permesso di intrattenermi con lui per qualche momento».
«Capisco» si limitò a dire Obi-Wan, in tono distaccato. «E mi dispiace interrompervi, ma io e Anakin avremmo certi esercizi da fare».
«Ma certamente, certamente» concordò subito Palpatine, zelante. «Non mi sognerei mai di interferire nell’addestramento di questa giovane promessa!»
La “giovane promessa”, da parte sua, sgusciò via dalla mano del Cancelliere, issandosi due gradini più in alto, al fianco del proprio Maestro.
Obi-Wan gli sfiorò il braccio, quindi accennò un inchino. «Cancelliere…»
Anakin si affrettò ad imitare il giovane. «È stato un piacere incontrarvi» disse, con convinzione.
Palpatine gli elargì un gran sorriso. «Il piacere è stato mio, giovane Skywalker! Oh, Cavaliere Kenobi» aggiunse, quasi con noncuranza, «ti dispiace fermarti un istante con me?»
«Come desiderate» rispose cortesemente Obi-Wan, per quanto l’idea non lo ispirasse minimamente.
Non nutriva una grande simpatia nei riguardi dei politici, ma non intendeva mancare di rispetto al capo della Repubblica.
Così, si rivolse al proprio Padawan: «Anakin, vuoi aspettarmi nella sala di meditazione?»
Il ragazzino non parve esattamente entusiasta. Forse, aveva sperato che quella mattina si sarebbero allenati nel combattimento. «Sì, Maestro» rispose comunque, in tono obbediente, poi aggrottò la fronte. «In quale? La stessa di ieri?»
«La stessa di ieri» confermò Obi-Wan, senza batter ciglio.
Il ragazzino annuì e iniziò a salire i gradini, facendoli due a due, quasi saltellando.
Il Cancelliere lo seguì con uno sguardo colmo di benevolenza.
Dopo qualche istante, Obi-Wan si schiarì la gola. «Spero non vi abbia disturbato».
Palpatine spostò gli occhi su di lui e scosse la testa. «No, nessun disturbo» replicò, sorridendo. «È un giovanotto brillante, davvero brillante. Ma non dev’essere facile, adattarsi a un ambiente così diverso».
«Si sta adattando» si limitò a dire Obi-Wan.
Non era mai stata abitudine dei Maestri Jedi fornire spiegazioni sui loro Padawan, e il giovane non vedeva perché fare un’eccezione col Cancelliere.
«Non ne dubito» assicurò subito Palpatine. «Tuttavia…»
Non terminò la frase, limitandosi a scuotere la testa.
Obi-Wan inarcò un sopracciglio. «Volevate dirmi qualcosa?»
«Oh, certo…» Il Cancelliere iniziò a salire i gradini, e Obi-Wan lo imitò, affiancandolo. «Sai, non ho avuto modo di ringraziarti in maniera opportuna…»
«Ringraziarmi, Cancelliere?» domandò il giovane.
«Per ciò che hai fatto per il mio pianeta, Naboo» replicò Palpatine, soavemente.
Obi-Wan si irrigidì appena, ma continuò a camminare. «Mi avete già ringraziato dopo la battaglia» osservò, in tono neutro.
L’uomo sospirò con rammarico. «Sì, eppure temo di non averlo fatto adeguatamente…» Senza guardarlo, continuò: «La perdita del Maestro Jinn è stata una tragedia, una vera tragedia».
Obi-Wan si fermò. Il sole continuava a splendere alto nel cielo, ma a lui sembrò che l’aria fosse diventata improvvisamente fredda.
Il Cancelliere si accorse di non averlo più accanto solo dopo qualche istante, e a quel punto si arrestò a propria volta.
Era tre o quattro gradini più in alto del giovane, e si girò lentamente per guardare verso di lui.
Obi-Wan ricambiò lo sguardo in silenzio.
«Mi dispiace» disse infine il Cancelliere. «Immagino sia stato un duro colpo, per te, Cavaliere Kenobi».
Una parte di Obi-Wan insorse contro quelle parole.
Il suo dolore per la morte di Qui-Gon era forte e recente… Ed era qualcosa che non era ancora pronto a condividere con nessuno, nemmeno col Maestro Yoda… Parlarne con un politico come Palpatine era l’ultima cosa che voleva.
«Vi assicuro che non dovete preoccuparvi per me, Cancelliere» replicò, con voce distaccata, quasi fredda.
“Questo non vi riguarda” avrebbe voluto aggiungere, in un sibilo, ma sapeva che non sarebbe stato degno di un Cavaliere Jedi.
Palpatine lo guardò a lungo, quindi annuì con ponderata consapevolezza. «Oh, certo, dimenticavo… Il Codice dei Jedi: non c’è la morte, c’è la Forza, dico bene?»
«Dite bene» concordò Obi-Wan.
Dentro di sé, però, avvertì un misto di inadeguatezza e dolore.
Sì, il Codice diceva così… E si supponeva che lui rilasciasse la propria sofferenza nella Forza e si concentrasse sul presente… Si supponeva che superasse il dolore, eppure non si sentiva ancora in grado di lasciar andare Qui-Gon.
Apparentemente inconsapevole del disagio del giovane, il Cancelliere gli fece il gesto di unirsi nuovamente a lui.
Per quanto riluttante, Obi-Wan lo raggiunse, e ripresero a salire.
«Io ammiro la tua forza, Kenobi» aggiunse Palpatine, dopo qualche istante. «Appena nominato Cavaliere, ti sei addossato la responsabilità di prendere un Padawan… Un Padawan da cui tutti ci aspettiamo grandi cose, tra l’altro, e che non ha avuto la minima esperienza di vita al Tempio come Iniziato…» Palpatine scosse la testa. «Ammirevole, davvero».
Ormai erano giunti in cima alla scalinata.
Obi-Wan alzò lo sguardo sulle alte sculture in alabastro che ritraevano i grandi Jedi del passato.
Per una volta, i loro visi scolpiti non gli comunicarono né maestosità né saggezza. Sembravano solo… indifferenti.
«Vi ringrazio» disse il giovane, distaccato, senza che il suo volto o le sue parole rivelassero nulla del suo tumulto interiore.
I dubbi che aveva già messo a tacere nei giorni precedenti tornarono a martellare con insistenza nella sua testa.
Cosa credeva di fare? Lui stesso era stato un Padawan fino a pochi giorni prima… cosa, in nome della Forza, gli faceva pensare di essere pronto a prendere un allievo?
Niente, infatti.
Non era pronto, non lo era affatto.
Qui-Gon gli era morto tra le braccia, e col suo ultimo respiro gli aveva affidato un compito che andava al di là delle sue possibilità. Non gli aveva rivolto un apprezzamento, non una parola di conforto.
Obi-Wan respinse quei pensieri con tutte le sue forze.
Non gli piaceva il campo in cui si stava avventurando la sua mente…
Basta, si disse con fermezza. Non aveva senso rimuginare sul passato. La Forza Vivente…
“Già, la Forza Vivente” intervenne una voce familiare quanto sgradevole. “Qui-Gon ti ha sempre detto di concentrarti sul momento presente… Ma Anakin non c’era, nel momento presente della morte del tuo Maestro. C’eri tu. E nonostante ciò, le sue ultime parole non sono state per te. Sono state per il ragazzo”.
«Orbene, credo di star facendo aspettare Yoda sin troppo a lungo» asserì il Cancelliere, gioviale.
Obi-Wan lo guardò. Era un’impressione, o le labbra dell’uomo sembravano appena incurvate in un sottile compiacimento?
«È stato un piacere incontrarti, Cavaliere Kenobi. Spero che avremo occasione di rivederci, nei prossimi tempi».
Non potendo condividere né il piacere né la speranza di Palpatine, Obi-Wan optò per un diplomatico inchino.
«Arrivederci, Cancelliere».
L’uomo gli sorrise con indulgenza, quindi si allontanò rapidamente.
Obi-Wan rimase fermo dov’era, lottando per recuperare il proprio consueto autocontrollo.
In via del tutto eccezionale, però, si stava rivelando un’impresa degna di tale nome.
Le parole del Cancelliere avevano risvegliato emozioni che il giovane avrebbe preferito dimenticare. Come la sofferenza per la morte di Qui-Gon, la sensazione di abbandono, la paura di non essere pronto ad allenare Anakin…
Obi-Wan indugiò a lungo, combattendo quelle emozioni, e alla fine ricordò che il suo allievo lo stava aspettando.
Quel pensiero lo riscosse, e lui si diresse verso la sala di meditazione.
Quando vi arrivò, ebbe la conferma del fatto che Anakin aveva molto da imparare, soprattutto sulla pazienza. Il ragazzino, infatti, si stava visibilmente annoiando, e schiacciava a più riprese il pulsante accanto all’ampia finestra, facendo alternativamente chiudere ed aprire le tapparelle.
Obi-Wan si schiarì la gola.
Anakin si girò di scatto, e tolse immediatamente la mano dal pulsante.
Così facendo, però, lui e il suo giovane Maestro si ritrovarono immersi nella semioscurità.
«Forse faresti meglio a premerlo un’ultima volta» suggerì Obi-Wan.
Anche se non riusciva a vedere il volto del ragazzino, fu quasi certo che fosse arrossito.
«Sì, Maestro» si affrettò a dire Anakin, eseguendo l’ordine.
Quando la luce del sole tornò ad illuminare la sala, Obi-Wan si scoprì a sorridere al ragazzino. «Così va meglio, non trovi?»
«Sì, Maestro» ripeté Anakin.
Obi-Wan lo ricordò intento ad ascoltare Palpatine a bocca aperta, e sentì che il sorriso gli moriva sulle labbra.
Evidentemente, persino il Cancelliere era riuscito a risvegliare l’interesse di Anakin come lui non sembrava essere affatto in grado di fare.
Persino quell’uomo quasi sconosciuto sembrava aver stabilito con il ragazzino un legame più forte di quello che aveva costruito lui.
«Sembrava che il Cancelliere Supremo ti stesse raccontando qualcosa di interessante, prima» accennò.
Il viso del bambino si illuminò. «Oh, sì» rispose lui, con entusiasmo. «Mi ha parlato della flotta di Naboo… Delle imprese alle quali ha assistito… Conosce parecchi piloti, sai, Maestro?»
«Ah». Obi-Wan rivolse il proprio sguardo verso la finestra.
Sapeva che Anakin sarebbe stato più che felice, se lui si fosse mai deciso a raccontargli qualche missione svolta con Qui-Gon… Per il momento, però, non si sentiva pronto a condividere le esperienze fatte col proprio mentore.
«Maestro?» lo chiamò Anakin, dopo un po’. «Qualcosa non va?»
Prima che Obi-Wan potesse rispondere, la mente del ragazzino sfiorò la sua.
Fu un tocco esitante, ma chiaro come Obi-Wan non l’aveva mai sentito.
Il giovane riservò al bambino un’occhiata sorpresa.
Anakin, da parte sua, sembrava confuso.
Lentamente, Obi-Wan scosse la testa. «No» rispose, «va tutto bene».
Era vero, non si sentiva pronto. Era appena stato fatto Cavaliere ed aveva appena perso il suo Maestro.
Anakin, però, era smarrito quanto lui, se non di più.
E sì, forse aveva preso Anakin come Padawan perché l’aveva promesso a Qui-Gon. Ma era anche vero che era stato quel ragazzino a dargli la forza di rialzarsi.
In lui, aveva trovato un nuovo proposito, una ragione per andare avanti.
Ripensando agli ultimi giorni, Obi-Wan realizzò che le uniche volte che era riuscito a sorridere era stato per merito di Anakin.
E forse… forse era anche per quello che Qui-Gon gli aveva strappato quella promessa. Perché sapeva che avrebbe avuto bisogno di qualcun altro, nella propria vita.
Obi-Wan lasciò che quell’idea gli entrasse dentro, e scaldasse quella parte di lui che l’incontro con Palpatine aveva reso tanto fredda e dolente.
«Sai, Anakin?» disse, abbassando lo sguardo sul ragazzino. «Ripensandoci, forse abbiamo già meditato a sufficienza… Oggi potremmo fare un po’ di allenamento con la spada laser, che te ne pare?»
Immediatamente, il ragazzino si aprì in un sorriso entusiasta. «Sì, Maestro!»
Obi-Wan sorrise di quella sincera eccitazione, sentendo un’inconsueta ondata di ottimismo.
“Ecco, vedi” sussurrò una voce in fondo al suo cuore, “anche tu puoi farlo contento”.
Il legame si sarebbe rafforzato. Occorreva solo un po’ di tempo.






















Note:
Rimuginare sull’ultima richiesta di Qui-Gon e su quanto Palpatine sia viscido fa MALE.
Soprattutto a me.
Ringrazio chi ha letto, sperando che non abbia perso i sensi, o dato di stomaco, o desiderato impadronirsi della Morte Nera per cancellare questo testo dalla faccia dell’universo.
  
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