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Autore: MrBadCath    24/04/2013    0 recensioni
Dalle autrici di best seller (lol) het come 'The days of our lives' e slash come 'Il marinaretto in congedo e il ninfomane pronto a farselo', con la collaborazione della Regina dei matrimoni a Las Vegas... direttamente sui vostri schermi la fan-fiction a sei mani che renderà questo venerdì 17 agosto ancora peggiore di come ve l'eravate immaginato. Muahahahahahah!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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13. Somehow I have to make this final breakthruNOW!

- 16 dicembre 1977 - 
San Diego

 

Julia era in camera, ma si sentiva molto nelle condizioni di una di quelle principesse delle fiabe segregate sulla cima di una torre. Roger era nella hall con Courtney, i due stavano telefonando dappertutto per capire come fare a sciogliere il loro contratto di matrimonio; la cosa triste era che lei aveva la sensazione che al batterista non dispiacesse più tanto passare intere ore al telefono in compagnia di una nevrotica ballerina di danza classica al tramonto della sua carriera.

La ragazza dai capelli viola si sentiva intrappolata in una di quelle storie di amori medievali... era un altro il principe che lei bramava, ormai. Afferrò il blocco nel tentativo di disegnare qualcosa, anche un paio di tratti che fossero riusciti a consolarla, a darle un’idea su quello che avrebbe dovuto fare, che poteva fare, ma i disegni, come le parole, non sono buoni a niente: solo ad essere fraintesi.

Sono i fatti che contano.

 

John stava vivendo la situazione in modo anche peggiore e di certo più passivo. Rachel era sparita, come spesso avveniva in quel periodo, probabilmente per dare il suo sostegno morale a Brian. Il chitarrista voleva mostrarsi forte, ma dopo il bacio con Rachel e l’incidente con Courtney aveva la sensazione di non riuscire a tenere incollati tutti i pezzi solo con la forza del suo cuore.

Dopo un’intera giornata passata in uno stato di depressione totale e isolamento sociale, John si decise ad andare da Julia. Non sapeva che cosa avrebbe fatto, che cosa le avrebbe detto, sapeva solo che insieme avrebbero trovato una soluzione, che lei avrebbe capito, che lei non lo avrebbe accusato. Arrivò di fronte alla porta della sua stanza, sperando che ci fosse... e dove altro poteva andare?

«Ehy, ciao!» esclamò lei entusiasta, vedendolo. «Qual buon vento…?»

Lo fece entrare mentre si puliva le mani sporche di carboncino a un fazzolettino che teneva nella tasca dei pantaloni e che aveva tutta l’aria di essere appartenuto a Courtney, un tempo. I due si accomodarono sulle poltrone all’ingresso della grande suite e Julia si prese del tempo per guardare meglio il bassista: la sua fronte si aggrottò e le sue sopracciglia si arricciarono. Aveva già capito tutto, non c’era bisogno di aggiungere altro con lei.

Questa cosa mise non poco a disagio il timido John, che fece subito in tempo a cambiare idea.

«Lascia perdere...» disse, scrollando le spalle. Stava per alzarsi, ma le parole della ragazza lo inchiodarono a sedere.

«Se sei venuto fino a me ci sarà un motivo.» bofonchiò Julia «Che c’è? Vuoi un risarcimento per la camicia?» scherzò e lui rispose a tono, piuttosto irritato:

«Lo sai cosa c’è.»

«Ricordamelo.» asserì lei, accarezzando il mento con le dita.

«Ho sbagliato, scusa, torna pure a fare i tuoi disegni...»

John si alzò, ma lei fu più veloce e gli diede una spinta, facendolo ricadere senza difficoltà nella posizione di prima.

«Senti, io lo so perché non ne vuoi parlarne con me. Ok? E so anche che non dovrei dirti quello che sto per dirti, ma... guarda che è lo stesso per me e mi sento uno schifo...» ammise la ragazza con i capelli viola, massaggiandosi le tempie con una mano.

Sembrava effettivamente scombussolata, aveva gli occhi addolorati e la bocca increspata in un ghigno di sofferenza e piacere.

«Sì, ma non sei tu ad essere innamorato della ragazza del tuo batterista!»

«Sono innamorata del bassista del mio ragazzo, credi che cambi qualcosa?» borbottò lei, cercando di mantenere bassa la voce. «Ci passerà, è solo un momento così...» ipotizzò fingendosi certa, iniziando a passeggiare avanti e indietro con le braccia conserte.

«C’è solo un modo per liberarsi di questo peso... io...» tentò John e Julia lo guardò perplesso, incredula all’idea che stesse per proporre una soluzione credibile «Senti e se... se provassimo?» propose, alzandosi. «Non puoi negarmelo.»

Era stranamente sicuro di sé, lei iniziò a esitare. Sarebbero sempre stati due opposti, si sarebbero sempre completati. La guardò in modo impertinente e lei si voltò, pronta a fuggire ogni qualvolta il cuore o la testa gliel’avessero comandato. Ricominciò a passeggiare verso la finestra, dandogli le spalle.

«Ah... sì... e poi magari, magari neanche ci piace... anzi, sicuramente ci farà schifo e rideremo per tutta la nostra esistenza di questa infatuazione ahah» rise lei, cercando di mettere in quella frase tutta la persuasione di cui era in possesso.

«Eh, sì, magari...» rispose lui, non molto convinto, avvicinandosi.

Chiusero entrambi gli occhi: nessuno di loro poteva essere testimone oculare di quell’avvenimento. Gli altri sensi sarebbero bastati. Erano spaventati a morte: sapevano che quello che stavano per fare era sbagliato, ma non riuscivano a evitarlo. Meglio convivere con il rimorso di averlo fatto, o con il rimpianto di averlo lasciato scappare?

John sentì a fatica i loro respiri mescolarsi, era totalmente inghiottito da lei, il suo profumo misto di grafite, shampoo agli estratti di calendula e fumo solleticava le sue narici, inebriava la sua testa.

Il telefono sul comodino suonò: era Rachel, diceva che John era di nuovo sparito... le solite cose. Nessuno di loro due disse niente, si capirono con uno sguardo. Alle volte sembrava proprio che fosse il destino a separarli. Forse era giusto così. John si sentiva uno stronzo, Julia capì, gli diede una pacca su una spalla, massaggiandola dolcemente, poi si allontanò per andare a prendere la sua tracolla.

«Vai da lei» constatò, sorridente. «Non è carino che ci vedano arrivare insieme…»

John non rispose. Era stanco di dover dare risposte a tutti. Era stanco di dare retta sempre alla testa, ed era stanco anche del suo cuore, che gli dava indicazioni contrastanti. Fece un passo in più, afferrò Julia per la vita e la baciò. Con il resto avrebbe fatto i conti dopo.

Ci fu un notevole trasporto da parte di entrambi, non appena le labbra non si saziavano più le une con le altre e il bacio si fece più profondo, Julia cinse il collo del bassista con le  braccia e lui fece lo stesso con i suoi fianchi. Si sentiva a suo agio, stava bene, si sentiva al posto giusto, nonostante quello che stava facendo. Non che con Rachel non fosse così, ma Julia era diversa, e lui si sentiva emozionato come in una piccola storia d’amore appena nata, si sentiva un’idiota. Era innamorato di entrambe, seppur in modi diversi: Rachel faceva parte della sua quotidianità, Julia era qualcosa di più, qualcosa che scavalcava l’amore che provava per la dottoressa, perché era molto più simile alla sua migliore amica, qualcuna a cui poteva dire veramente tutto, anche se fossero stati insieme, lui si sarebbe sempre sentito a suo agio con lei.

«Poi magari non ci piace...» ripeté il bassista, sussurando quelle parole all’orecchio dell’artista con ironia, e diede un bacio sulla sua guancia.

Lei si chiuse contro la sua spalla.

«Ti prego, non infierire.» supplicò. Tratteneva a stento le risate «Dai, ci vediamo giù...»

«Eh, una parola, prima devo andare in bagno.»

 

 

Il telefono squillò nel cuore della notte, facendo sobbalzare Roger e Julia nel letto.

Era Rachel: John si era ubriacato di nuovo e aveva pensato che sfondare una cristalliera sarebbe stato un modo carino di passare il tempo. Lo stavano portando al pronto soccorso.

Julia si passò una mano sugli occhi. Ci doveva essere per forza qualcosa di sbagliato, in tutta quella situazione.

 

   
 
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