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Autore: Kaleidoscope_    24/04/2013    2 recensioni
"La verità è che non ho mai amato Skye.
La verità è che non ho mai voluto sposarla.
La verità è che l'ho fatto solo per Jack.
La verità è che amo qualcun'altro.
La verità è che amo te."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mark Hoppus, Tom DeLonge
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco che arriva Dammit, l'ultima canzone di questo ultimo concerto. Non che io non sia contento di essere qui con Tom e Travis come ai vecchi tempi, ma sono tremendamente stanco.

Ad un certo punto arriva Tom vicino a me, posando il collo sulla mia spalla e lasciandomi un bacio sulla guancia poco dopo. Un brivido mi percorre tutto il corpo, mi scanso da lì e abbozzo un sorriso per fare contenti i miei fan mentre il chitarrista torna alla sua postazione. Presto la canzone finisce, lui se ne va con un cenno e intanto io rimango a lanciare i plettri rimanenti e le bacchette di Travis.
Questa sera ho bisogno di solitudine, così decido di affrettarmi e andare nel mio camerino.
Dopo aver preso le mie cose, mi dirigo velocemente nella stanza dell'hotel in cui alloggio.
Mi sciacquo la faccia e mi dirigo verso il minibar estraendo una bottiglia di rum. Riempio un bicchiere e mi sdraio sul divano con la bottiglia nel tavolino davanti a me.
Di solito non bevo, ma adesso ho bisogno di riflettere e magari l'alcol può aiutarmi. A dire la verità, non è la prima volta che mi succede. Da quando abbiamo iniziato il tour, ogni sera ho una sensazione di smarrimento. So esattamente il motivo di tutto ciò.
I miei pensieri vengono interrotti quando qualcuno – che identifico come Tom – irrompe nel mio camerino, facendomi sobbalzare. Senza dire nulla prende la bottiglia e inizia a tracannarla come se nulla fosse. Dannato me e a quando sono stato d'accordo a prendere le camere collegate.
“Ma certo che puoi, Tom.”
“Dovevo chiedere il permesso?” dice sghignazzando una volta aver bevuto quell'enorme sorso.
Si asciuga qualche goccia dalla bocca con la mano e si siede di fianco a me. Lo fisso per un po' inarcando un sopracciglio, poi mi decido a parlare.
“Come mai sei qui?”
“Volevo vedere che avevi.” risponde, continuando a fissarmi.
Lo guardo incuriosito, possibile che abbia notato il mio comportamento?
“Cosa dovrei avere?”
“Avanti Mark, non sono stupido.”
“Non capisco.”
Lui si avvicina di più a me, non staccando il suo sguardo dal mio neanche per un attimo. D'istinto indietreggio fino ad arrivare al braccio del divano.
“Ma guardati, sei ridicolo.”
“R-Ridicolo?” chiedo guardandolo confuso, quasi balbettando.
“Vuoi dirmi cosa ti succede?” continua alzando il tono della voce.
“Non succede nulla, Tom!” rispondo stizzito distogliendo lo sguardo da quei (meravigliosi) occhi color nocciola.
“Basta, Hoppus!” urla alzandosi di scatto, quasi mi spaventa. Rimango zitto.
“E' dall'inizio del tour che ti comporti così! Mi eviti, vengo verso di te e tu ti sposti. Capisco che devi riprendere i ritmi, ma non puoi reagire in questo modo! C'è qualcos'altro, ma non riesco a capire cosa, quindi muoviti a dirmelo!”
Tengo sempre lo sguardo basso, non posso dirgli la verità.
“Stai fraintendendo Tom, non ho nulla. Sono solo stanco, tutto qui.”
Lui si siede nuovamente e continua a parlare. Penso che le mie parole non siano state molto convincenti.
“Guardami negli occhi e dimmelo di nuovo.”
Non faccio in tempo a rispondere che lui mi prende il viso con una mano facendomi voltare verso di lui, sovrastandomi con il suo metro e novantadue. Adesso i nostri sguardi sono fissi l'uno sull'altro, i miei occhi azzurri sui suoi nocciola. Un altro brivido mi percorre tutto il corpo, mi sento immobilizzato da qualcosa, forse è l'amore.
Ebbene sì, Mark Hoppus è innamorato di Tom Delonge. Me ne sono reso conto quando la band si è sciolta. Capii che il sentimento per lui non era solo amicizia, ma bensì amore.
La sua voce mi fa tornare alla realtà.
“Allora?”
“Tom, io..” la mia voce è roca, non riesco a parlare.
“Tu cosa, Mark?”
Per fortuna la suoneria del mio cellulare mi salva.
Vedo Tom sbuffare e lasciare la presa, prendo il telefono e rispondo.
“Ciao Skye!”
“Amore mio, mi manchi...” sussurra con voce triste.
In questi momenti mi sento tremendamente in colpa.
Io e Skye ci siamo messi insieme ai tempi di Enema, pensavo di amarla, ma non era così. Quando stavo per confessarle del mio sentimento verso Tom, lei è rimasta incinta. A quel punto non sapevo cosa fare, ma scelsi di rimanere in silenzio. Per lei e per nostro figlio, Jack.
E' una donna fantastica, lo ammetto, ma mi sento un mostro ogni volta che facciamo l'amore.
Jack mi assomiglia molto, ma è un po' timido. Skye dice sempre che secondo lei con il passare degli anni cambierà.
Nonostante tutto ciò, i miei sentimenti verso Tom non sono cambiati, anzi sono aumentati.
“Anche tu, amore.”
L'unica cosa che ho sempre saputo fare è mentirle.
“C'è qualcosa che non va?”
“Oh no, tranquilla. Sono solo un po' stanco, infatti stavo per mettermi a dormire.”
“Va bene, mi fido.”
Lei si fida di me e ogni volta che me lo dice è come ricevere una pugnalata al cuore. La adoro, ma sento che non potrò continuare a prenderla in giro ancora per molto.
“Ci sentiamo presto allora, salutami Jack!” rispondo con un po' più di entusiasmo.
“Certo, buonanotte, ti amo!”
Quante volte mi avrà detto quelle due parole?
Due parole che mi fanno gelare il cuore, che mi fanno pensare a quanto sono codardo.
Due parole a cui rispondo sempre falsamente.
Ti amo anche io, buonanotte.”
Riattacco e per un attimo mi dimentico della presenza di Tom, ma la sua voce me lo fa ricordare.
“Allora?”
Mi copro il viso con le mani, sospirando.
“Allora cosa, Thomas? Non ho voglia di stare qui a discutere con te per qualcosa che non esiste, quindi per favore esci.”
“Non me ne vado da qui finché non mi dici la verità, caro il mio bellissimo Hoppus.”
Quell'aggettivo mi fa alzare un sopracciglio confuso.
“Lo so che sono bellissimo, ma la verità te l'ho già detta.” faccio ironico.
Tom si avvicina a me, facendomi indietreggiare verso il muro.”
Mark
Fa un altro passo.
Allan
Un altro ancora.
Hoppus!
Dice alzando il tono della voce e facendo l'ultimo passo che mi fa arrivare con la schiena sulla parete.
“Vedo che ti ricordi ancora il mio nome, Delonge.” rispondo sorridendo.
“Sono serio.”
Ed effettivamente lo è, si capisce dal suo sguardo. Quello sguardo che quasi mi spaventa.
“Thomas, non ho nulla. E per favore allontanati, potrei sentirmi male.”
“Ti faccio così schifo?”
Ma se sei la cosa più bella che ci sia al mondo!
“N-sì! Seriamente, ho voglia di stare da solo, sono stanco.”
“Sappi che riuscirò a capire cos'hai. Con le buone o con le cattive. Buonanotte e sogni d'oro.”
Dopo questa breve “minaccia”, mi lascia un bacio sulla fronte e si affretta ad uscire dalla stanza.
Torno seduto nel divano, stropicciandomi il viso. Non capisco il perché di quel bacio, ma so solo che non posso andare avanti così.
Provo qualcosa per lui e deve sapere.
Decido di prendere carta e penna e sfogare tutti i miei sentimenti in una lettera, che sicuramente non gli darò mai.
 
Ciao Tom,
ti scrivo questa lettera perché non sono abbastanza coraggioso per dirti tutto a voce.
Tu me l'hai sempre detto, sono una checca. Magari lo dicevi scherzando, ma invece avevi ragione.
Ma adesso voglio dirti tutta la verità. Non riesco più a contenere tutti i sentimenti che provo.
La verità è che non ho mai amato Skye.
La verità è che non ho mai voluto sposarla.
La verità è che l'ho fatto solo per Jack.
La verità è che amo qualcun'altro.
La verità è che amo te.
Forse ti soffermerai sull'ultima frase e no, non ho sbagliato a scrivere.
Non ho mai voluto ammetterlo. E sai perché?
Perché ho paura.
Ho paura di far soffrire te, Skye e Jack.
Sei la persona più importante di tutta la mia vita, tu ci sei sempre stato.
Non puoi immaginarti quanto mi sei mancato per tutti questi anni, non c'è stato giorno in cui non abbia pensato a te.
Volevo chiamarti, ma una parte di me non voleva. Pensavo che tu fossi cambiato, ma invece mi sbagliavo.
Adesso sono felice anzi, felicissimo, di essere tornato a suonare insieme a te.
Sei il mio migliore amico, ma vorrei che ci fosse altro tra me e te.
Sappi che in ogni caso, io ci sarò.
 
La appoggio sul tavolo e continuo a bere il mio bicchiere di rum.
La mia bevuta viene di nuovo interrotta da Delonge, che irrompe nella mia stanza guardandosi intorno.
“Hai per caso visto il mio cappello?”
“Quale?”
“Quello degli Angels and Airwaves”
Assumo un'espressione scocciata, odio quando mi parla di quella band.
Per me è come un tradimento e la cosa più snervante è vederlo ogni sera con quel dannato cappellino.
“Se l'avessi lasciato qui a quest'ora l'avrei già bruciato. Vedi qualche incendio?”
“Ah-ah. Simpatia portami via, Hoppus!”
Non rispondo, continuo a bere il mio rum e non faccio in tempo a rivoltarmi verso di lui, che lo vedo leggere la mia lettera.
“Cazzo fai!”
Mi alzo per togliergliela di mano, ma lui si sposta e continua a leggere interessato, finché non spalanca gli occhi. Mi pietrifico all'istante, iniziando a balbettare il suo nome.
“T-tom, io-”
Indietreggia di qualche passo, dirigendosi verso la porta.
Fa cadere il foglio a terra, per poi uscire dalla stanza.
Vorrei sotterrarmi, la figura di merda peggiore della mia vita.
Dopo essermi tartassato per tre lunghissime ore, facendomi tutti i possibili viaggi mentali su cosa Tom stia pensando, preparo la valigia e dormo per un paio d'ore.
Al mio risveglio, sento un forte dolore alla testa e mi maledico per aver bevuto la sera prima.
Prendo la mia valigia e per fortuna durante il check-in non incontro Tom, così prendo un taxi e mi faccio portare in aeroporto.
Durante il volo per Londra faccio una lunga dormita, non smettendo di pensare neanche per un attimo a ciò che è accaduto ieri sera.
Tom sa tutto, sa che lo amo e che gli ho mentito per tutto questo tempo.
Chissà quando e se ci rivedremo, so però con certezza che non sarà più come al solito.
Magari vorrà lasciare la band con chissà quale scusa facendomi sentire in colpa per tutto il resto della mia vita.
Nella mia mente viaggiano pensieri come questi per tutto il tragitto dall'aeroporto di Stansted verso casa.
Arrivo verso le otto di sera, prendo le chiavi e apro la porta, buttando le valige a terra.
Dalla stanza di fianco, esce mia moglie che si affretta ad abbracciarmi.
“Mark! Mi sei mancato un sacco!”
“Anche tu, piccola” rispondo con tono stanco.
Jetlag o sensi di colpa?
Si alza sulle punte e mi lascia un lungo bacio sulle labbra, che ricambio non troppo convinto.
Quando ci stacchiamo, vedo che Jack sta scendendo le scale e corre veloce verso di me, saltandomi in braccio.
“Ehilà campione!” dico spettinandolo un po'.
“Papà, mi sei mancato tanto! Non andartene più per così tanti giorni!” piagnucola affondando la testa nell'incavo del mio collo.
Ridacchio per poi rimetterlo a terra e noto il suo abbigliamento, ovvero giacca e cravatta.
Alzo un sopracciglio e Skye capisce a cosa sto pensando.
“Andiamo a cena con una mia amica e sua figlia di cui è cotto, ed ecco come si è voluto conciare” dice trattenendo una risata.
“E bravo il mio Jack! Fai centro, mi raccomando” dico facendogli l'occhiolino.
Lui sorride e strattona il braccio Skye.
“Mamma, andiamo o faremo tardi!”
“Va bene, fammi salutare papà.”
Si avvicina a me e dopo avermi lasciato un bacio a fior di labbra mi sussurra all'orecchio.
“Torno il prima possibile, te lo prometto”
Mi limito a fare un (falso) sorriso e la vedo uscire dall'abitazione mano per mano a Jack.
Dopo aver disfatto la valigia ed essermi fatto una doccia, mi sdraio sul divano ma non faccio in tempo ad accendere la tv che qualcuno bussa insistentemente alla porta.
Apro e faccio un passo indietro sobbalzando, dato che la persona davanti a me è Tom.
Senza dire nulla, entra e chiude la porta.
“Skye è in casa?”
Faccio cenno negativo con la testa, sono troppo frastornato per parlare.
“Jack?”
Ripeto il gesto.
“Bene, dobbiamo parlare.”
Due parole che ho sempre odiato sentir dire da lui.
Torno in me e mi decido ad aprire bocca.
“Tom, sono stato uno stupido a scrivere quella lettera, in verità non volevo neanche dartela, ma a quanto pare è troppo tardi. Tu sai tutto, non dobbiamo parlare di nulla, ti prego solo di scusarmi e posso immaginarmi quali saranno le conseguenze, ma mi adeguerò.”
Dico questo discorso tutto d'un fiato, ma la sua reazione è strana: sorride.
“Eccome se dobbiamo parlare, caro il mio Hoppus. So quello che tu provi, ma non sai quello che provo io.”
Lo guardo confuso, non capisco cosa intende.
“Davvero non ti sei accorto di nulla?”
“Accorto di cosa, Delonge?”
“Oh God, sei così stupido.”
“Sarai tu lo stupido! Non giocare con i miei sentimenti, cazzo!”
Mi sento una fottutissima donna lunatica, fino ad un minuto fa non sapevo come farmi perdonare e adesso vorrei mollargli un pugno data la sua arroganza. Dannato Delonge.
“Non ti scaldare così!” sghignazza alzando le braccia.
Sbuffo e comincio a camminare nervosamente per la stanza.
“Non capisco perché tu sia qui. Dovresti andartene, come hai fatto ieri sera. Questa situazione per me è imbarazzante e non ho voglia di parlare con te di ciò ch-”
Non faccio in tempo a finire la frase che lui mi punta l'indice sulle labbra, azzittendomi.
“Ascolta, ieri me ne sono andato perché non riuscivo a dire niente. Anche io sono un vigliacco, proprio come te. Per tutti questi anni ti ho preso in giro, e sai perché? Perché ti amo.”
Spalanco gli occhi, sto sognando?
“Sì Mark Hoppus, hai capito bene. Ma mi sentivo un'idiota perché non avrei mai pensato che potessi ricambiare, perciò ho tenuto tutto dentro. E adesso, se vuoi scusarmi...”
Faccio per controbattere ma mi interrompo presto, quando sento le sue labbra premere sulle mie.
Quelle labbra che per anni ho sognato di baciare, adesso sono qui, sulle mie.
Una marea di emozioni percorrono tutto il mio corpo, emozioni mai provate.
Ci stacchiamo, ma i nostri sguardi rimangono l'uno sull'altro.
 
Ti amo, Thomas DeLonge.”
“E io amo te, Mark Hoppus.”
  
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