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Autore: Cohava    25/04/2013    0 recensioni
Magari andrò alla fiera di Scarborough.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era in piedi e guardava il mare.
La sabbia ruvida le grattava i piedi.
Era in piedi sulla sabbia e il mare la guardava.
Era sempre stato suo amico, il mare.
Ognuno di noi ha qualcosa che lo conforta senza chiedere il conto, una miriade di cose piccole e grandi che ci attraversano la vita come granelli di polvere che si muovono pigramente in un raggio di sole. Per lei era il mare, erano Simon e Garfunkel che nella tivù cantavano per lei, in quei pomeriggi grigi e solitari; li odiava, i pomeriggi. Sono un momento del giorno che può farti scordare quanto sei felice.
Where have you gone, Joe DiMaggio?
Canticchiò verso il mare e il vento salato d’estate.
Alzò gli occhi verso le grandi ali bianche di un gabbiano, vele nel vento.
Vele verso l’infinito.
Annusò l’odore del mare, godendosi quel momento di solitudine, così prezioso. L’adolescenza aveva definitivamente piantato il campo nel suo corpo morbido e forte, ma anche sgraziato e irregolare e ruvido… Aveva messo le tende nel suo corpo ancora incerto e lo tirava, lo tirava con furia verso altri sorrisi, verso altre voci. Ma forse ognuno di noi ha un punticino dell’anima che resta sempre uguale, immune a tutti i cambiamenti del tempo e dell’età. Ed evidentemente il suo amava la solitudine.
Sentì l’acqua fredda infradiciarle i piedi, a tradimento, e avvolgersi per un istante attorno alle caviglie con una tenerezza ancora mai provata. E scoppiò a ridere, e rise complice con il mare, come si ride all’amico furbastro che ti fa uno scherzo. E rise complice, come quando, nonostante tutto, lo si perdona.
Capito cosa intendevo, parlando di conforto gratuito? Conforto magari ausiliario, non necessario, un piccolo lembo di mare a lavare via solo un po’ di malinconia, quel “panta rei” adagiato nello sterno di cui sei consapevole ben prima di trovarlo scritto nell’Abbagnano-Fornero. Semplicemente il vago rimpianto di crescere, di star crescendo, di essere già cresciuti.
Non è troppo da affrontare, con il mare ai tuoi piedi e il DVD del concerto a Central Park al sicuro nella borsa, pronto ad essere visto e rivisto tra i lamenti della famiglia, ormai ammorbata. Non sa che farci, così come loro non ne possono più di ascoltare le stesse canzoni, lei non ne può più di loro e basta: anche questo è l’adolescenza, essere infastidita da genitori adorati. E’ triste ma è così, e non ci può fare niente… solo lasciare che la musica la consoli, che passi dolcemente su di lei come il mare sui suoi piedi, che si porti via tutta la frustrazione, tutta la tristezza. Fate sciogliere i miei rimpianti nelle vostre note delicate, carezzate la mia attesa di crescere, di andare via; prima o poi metterò i miei passi uno davanti all’altro e partirò, magari andrò alla fiera di Scarborough.
Nessun elfo astuto potrà rivendermi la mia infanzia su una bancarella ma forse potrò scambiare i miei ricordi con un bacio che sa di presente.

 
  
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