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Autore: Angelo Osaki    25/04/2013    3 recensioni
Questa raccolta narra come-secondo la mia mente contorta- sia nato The Open Door, il terzo album degli Evanescence.
Per alcune canzoni dell'album scriverò un capitolo in cui narrerò come, secondo me, sia stata scritta la canzone o come sia venuta l'ispirazione ad Amy.
Perché The Open Door testimonia un cambiamento, il cambiamento della vita di Amy, come potrebbe essere il cambiamento di qualsiasi altra vita.
"All’improvviso scattò giù dal letto- dalle lenzuola bianche e profumate di lavanda- e si andò a sedere davanti al pianoforte.
Si lasciò trasportare dai ricordi- della sua infanzia, dell’adolescenza, di quando aveva incontrato Ben, fino alla pubblicazione di Origin, poi Fallen e al tour mondiale.
Tutti quei ricordi, tutte quelle emozioni fluirono in lei, nelle sue mani e come incantata da un incantesimo, senza rendersene conto, cominciò a suonare. E a cantare, con le parole che le uscivano di bocca involontariamente, come dotate di volontà propria.
Quella canzone parlava di Ben e sarebbe stata l’ultima che Amy avrebbe scritto su di lui"
[Non scriverò one-shoot per tutte le canzoni dell'album, ma solo quattro di esse]
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The last song I’m
wasting on you

 

Quella mattina Amy si svegliò presto, con un ingombrante senso d’inquietudine che credeva non se ne sarebbe mai andato.  Il tour mondiale per la promozione di Fallen- il primo album degli Evanescence pubblicato a livello mondiale- era quasi giunto alla conclusione e per la band si prospettava un periodo tranquillo, superata la tempesta causata dall’abbandono del chitarrista.
Amy però ne soffriva ancora. Conosceva Ben praticamente da una vita, avevano anche avuto una relazione, travagliata quanto felice, e non riusciva ancora a capacitarsi che fosse tutto finito, che quel ragazzo che tanto l’aveva fatta soffrire  non facesse più parte della sua vita.
Lei credeva di odiare Ben, ne era quasi convinta, ma in fondo gli voleva ancora bene; semplicemente, non voleva ammetterlo a se stessa, perché significava scavare dentro una ferita non ancora del tutto rimarginata. Lui l’aveva fatta soffrire, sentire una nullità! Per tutti quegli anni era stata usata dalla persona che credeva essere il proprio migliore amico. E lei l’aveva accettato, perché amava Ben e avrebbe fatto di tutto pur di aiutarlo; ma Amy non avrebbe mai potuto fare qualcosa per lui, se n’era resa conto appena in tempo per poter recuperare e salvare la sua vita. Perché, diciamocelo, lei avrebbe dovuto tenere di più alla propria piuttosto che alla vita di Ben, e non si sarebbe dovuta sacrificare per lui, per qualcosa di irrealizzabile.
E adesso se ne era andato dalla band- il loro “figlio”, il progetto al quale si erano dedicati fin da quando si erano incontrati a quel campo estivo e per il quale davano il meglio di sé, che era diventato un pilastro centrale delle loro vite- e non sarebbe mai più tornato, né negli Evanescence né  nella vita di Amy.  Era giunto il momento per la cantante di iniziare un nuovo capitolo.
Eppure lei non riusciva a recuperare i pezzi del proprio passato e incastrarli in armonia con il presente, per creare il suo futuro. Tutta colpa di Ben! Se lei soffriva e stava andando in depressione, era tutta colpa sua, di quel chitarrista che aveva deciso di rovinarle la vita. 
Amy si sfogava componendo e scrivendo brani al pianoforte, lo strumento che più rappresentava il suo spirito musicale. Per la maggior parte delle volte ne venivano fuori note aggressive e addolorate, che cercavano di esprimere il suo stato d’animo. Il tutto non la soddisfaceva poi molto: di solito, dopo aver tirato fuori e trasformato in melodia i suoi sentimenti, si sentiva più libera e le si apriva un nuovo scenario, una via che prima non riusciva a intravedere, accecata da quei determinati sentimenti.
Questa volta  tutto questo non era ancora successo e Amy cominciava a preoccuparsi: significava forse che sarebbe rimasta bloccata in quella situazione ancora per molto tempo? Lei non voleva. No, doveva andare avanti, continuare a vivere, magari più forte e determinata di prima.
All’improvviso balzò giù dal letto- dalle lenzuola bianche e profumate di lavanda- e si sedette davanti al pianoforte. 
L’alba rischiarava l’interno della stanza, proiettando giochi di ombre sui muri color avorio. Dalla scogliera arrivava profumo di salsedine, che le piaceva tanto e rievocava nella sua mente i luoghi di mare in cui, quando era bambina, andava in vacanza con la famiglia. Si lasciò trasportare dai ricordi- della sua infanzia, dell’adolescenza, di quando aveva incontrato Ben, fino alla pubblicazione di Origin, poi Fallen e al tour mondiale.
Tutti quei ricordi, tutte quelle emozioni fluirono in lei, nelle sue mani e come vittima di un incantesimo, senza rendersene conto, cominciò  a suonare. Le note vennero senza fretta, con perfetto ordine, suonando le emozioni di Amy, in una melodia capace di commuovere anche la persona più insensibile.
Iniziò anche a cantare, con le parole che le uscivano di bocca involontariamente, come dotate di volontà propria.
Quella canzone parlava di Ben e sarebbe stata l’ultima che Amy avrebbe scritto su di lui.
L’ultima, perché lei non sarebbe più stata condizionata da lui;
L’ultima, perché avrebbe continuato a vivere portando Ben nel suo cuore, ricordandolo come qualcosa che è servito a farla diventare ciò che era adesso;
L’ultima, perché lei aveva trovato una via d’uscita;
L’ultima, perché Ben non le avrebbe mai più fatto del male.
L’ultima, perché la sua vita sarebbe andata avanti, senza guardare più indietro.
E forse un giorno avrebbe perdonato Ben, ed entrambi sarebbero diventati di nuovo musica e amicizia, fratello e sorella.
A  Amy parve di suonare e cantare per ore, mentre passarono solo alcuni minuti. Ma in quei pochi minuti si liberò da quel peso che le opprimeva il cuore e si sentì infinitamente in pace con se stessa, perché di quello che era diventato Ben lei non aveva colpa.
Le persone cambiano, seguono nuove vie, e tutto quello che possiamo fare noi è provare ad accompagnarle durante il loro viaggio, avendo una nostra parte nella loro vita, oppure intraprendere una nuova via anche noi, sperando di rincontrarle in un luogo in cui le nostre strade si incrociano.
Just get through this day

Give up your way
You could be anything
Give up my way 
And lose myself
Not today
That's too much guilt to pay
Sickened in the sun
You dare tell me you love me
But you held me down and screamed you wanted me to die
Honey you know
You know I'd never hurt you that way
You're just so pretty in your pain
I found my way out
And you'll never hurt me again

 

 L'angolo dell'autore
 
L'idea per questa fan-fiction mi venne un paio di mesi fa, mentre, chiuso nella mia stanza, ascoltavo The Open Door con lo stereo a tutto volume.
Mi chiesi: "cosa può aver provato Amy mentre scriveva le canzoni che avrebbero composto l'album?" "Come le è venuta l'ispirazione per ogni canzone?"
Io vedo quest'album come la storia di una vita, una vita che cambia, e queste canzoni sono la colonna sonora, le emozioni, di questo cambiamento. 
Scrivere questo primo capitolo, dedicato a "The last song I'm wasting on you", non è stato facile, a volte ho pensato di lasciare perdere questa raccolta. Ho riletto e riscritto questo piccolo capitolo tante volte e anche questa volta non sono sicuro che sia venuto quantomeno accettabile, ma mi sono detto che è ora di pubblicarlo e vedere cosa ne pensate voi lettori, perché io sarei in grado di riscriverlo altre tremila volte e non essere contento del risultato neanche mezza.
Buona lettura!
   
 
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