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Autore: Layla    25/04/2013    0 recensioni
Quando la porta si chiude ho un brivido che è un misto di paura e piacere. Mi sto mettendo alle spalle la mia adolescenza per iniziare la mia vita adulta e fa un po’ paura.
“Ruby?”
La voce di Tom mi riscuote e mi fa capire che non sono da sola: ho una sorella, degli amici e un ragazzo.
“Arrivo, scusa. Momento di….”
“Paura?”
Lui sorride.
“Succede a tutti.”
Mi tende una mano e io sorrido mentre la afferro.
“Sono pronta.”
“Bene, allora carichiamo le cose in macchina che si parte e che Dio ce la mandi buona.”
SEGUITO DI "DUE SU DUE".
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Scott Raynor, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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1)1) Arrivederci Poway, ciao San Diego

Ci sono delle cose che non cambieranno mai, nemmeno in un miliardo di anni: una di queste sono i litigi con mia madre.

È passato un anno da quando c’è stata la festa di Ferragosto a casa Hoppus. Un anno lungo e pieno in cui ho lentamente colonizzato l’appartamento di Mark a San Diego aiutandolo ad arredarlo, portandoci mano a mano le mie cose e andando da lui quasi ogni weekend.

Ormai sono di casa al Soma e conosco abbastanza bene la città e su questo il generale in gonnella che è mia madre non ha sollevato obbiezioni.

Le piace che il mio ragazzo sia lontano  e che – secondo il suo parere – io possa pienamente dedicarmi alla scuola senza distrazioni. Non che le abbia dato motivi di pensare altro; mi sono diplomata a pieni voti e Mark era in prima fila ad applaudirmi.

Ho anche le idee quasi chiare per il futuro, mi sono iscritta all’università di San Diego per studiare storia dell’arte puntando a fare l’insegnante e lei ne è soddisfatta.

Le piace l’idea di una figlia insegnante, molto più di una figlia tatuatore come vuole fare Erin.

Ora, perché stiamo litigando?

Perché voglio vivere a San Diego, con Mark. Nel suo appartamento.

Questa è una decisione in grado di mandarla fuori di testa, soprattutto perché sa di non potermi fermare in alcun modo, dato che ormai ho diciotto anni.

“Ruby, dobbiamo parlare!”

Eccola,  mentre sta facendo irruzione in camera mia.

Guarda con malcelato disprezzo le valigie che sto preparando e poi guarda me.

“Cosa c’è mamma? È tutta estate che parliamo!”

“Ruby, io non voglio che tu vada a vivere da lui!”

Io sospiro.

“Lo so, dimmi non ti piace?”

“Non è questo.”

“E allora? Alla fine l’hai accettato. Non sarà mai la persona con cui uscirai a farti due spaghetti e a parlare delle vostre condivise visioni del mondo, ma ti va bene, hai smesso di fargli a guerra.

Allora qual è il problema?

Ti ricordo che ho diciotto anni e posso andare a vivere con lui secondo la legge.”

“Non voglio che tu vada a vivere a San Diego.”

“Anche Erin va a vivere a san Diego e non hai sollevato tutto questo polverone.”

“Erin è più furba di te.”

Alzo un sopracciglio.

“Lo sai che non è vero, sputa il rospo mamma.”

“Erin va a vivere da sola, tu vai a vivere con Mark. Siete troppo giovani, accidenti!”

“Non dobbiamo sposarci!”

“E se vi doveste lasciare, cosa pensi di fare?

Vivere sotto i ponti?”

“Mi troverò un altro appartamento!”

“è troppo presto, non vi conoscete abbastanza, finirà male.

La convivenza è quasi come il matrimonio, manca solo la firma di un giudice tra i due!”

“Mamma, stai esagerando.”

“No, sono realista! E se rimanessi incinta?”

“Hanno inventato i preservativi e comunque prendo la pillola, lo sai benissimo.”

Lei scuote la testa.

“Non sono d’accordo.”

“Lo so, ma non posso farci niente.

Mi è pesato un sacco questo anno lontana da lui e mi conviene vivere in un posto che già conosco, invece di cercare un nuovo appartamento correndo il rischio di trovare dei coinquilini fuori di testa.

E lo amo.

Lo amo più della mia vita.

Rispetto la tua opinione, ma non mi farà cambiare idea e adesso scusami, ma devo finire di preparare le ultime cose, Tom passerà tra poco.”

Lei scuote di nuovo la testa.

“Cosa ha combinato quella testa calda di tua sorella? Perché ultimamente Tom viene pochissimo a trovarla?”

“Non ne ho idea, nessuno dei due mi ha detto niente a riguardo e ho paura a chiedere qualcosa.”

“Spero non si siano mollati, potrebbe mettersi con uno spostato peggiore di lui in futuro.”

Detto questo esce dalla stanza e mi lascia finire di preparare la mia roba. Nemmeno cinque minuti dopo suona il campanello: è Tom.

Hai di nuovo i capelli biondi e mi sembra che abbia più tatuaggi, chiederò notizie non appena saremo in macchina.

Lo vedo entrare in casa e quindi mi precipito a urlare in cima alle scale che arriverò, lo sento sbuffare e salire. Poco dopo si affaccia alla porta della mia camera, ha un tatuaggio nuovo – delle stelle sul polso – e un piercing al naso.

“Beh, non avresti dovuto essere pronta?”

“Scusa, ma mi ha madre ha deciso che dovevamo parlare, è stato il suo ultimo tentativo per convincermi a non convivere.”

“Non ha tutti i torti.”

Lo fulmino con un’occhiata e chiudo con un colpo secco la valigia.

“Fingo di non avere sentito, DeLonge, ma in macchina mi devi spiegare un po’ di cose.”

Lui annuisce, dallo scocciato si fa triste.

Senza dire nient’altro mi dà una mano a portare giù le valige, sulla soglia della cucina c’è mia madre.

“E così te ne vai…”

“Sì.”

“Que Dios te benediga, mi hijia.”

“Gracias mama.”

Ci abbracciamo e poi  lei guarda Tom.

“Non hai l’aria di uno che stia troppo bene, ma sappi che passerà e che se qualcosa o qualcuno è tuo tornerà da te.”

“Grazie, signora.”

Detto questo, congedata mamma, usciamo.

Quando la porta si chiude ho un brivido che è un misto di paura e piacere. Mi sto mettendo alle spalle la mia adolescenza per iniziare la mia vita adulta e fa un po’ paura.

“Ruby?”

La voce di Tom mi riscuote e mi fa capire che non sono da sola: ho una sorella, degli amici e un ragazzo.

“Arrivo, scusa. Momento di….”

“Paura?”

Lui sorride.

“Succede a tutti.”

Mi tende una mano e io sorrido mentre la afferro.

“Sono pronta.”

“Bene, allora carichiamo le cose in macchina che si parte e che Dio ce la mandi buona.”

Detto fatto, le mie valige sono archiviate nella nuova macchina di Tom insieme alle sue e finalmente partiamo.

“Ora mi vuoi spiegare cosa diavolo è successo tra te e  Erin?”

Lui si incupisce.

“Siamo in pausa di riflessione.”

Io sobbalzo.

“Come mai?”

“L’ha chiesta lei e io non ci ho capito molto. Dice che non sente più le stesse cose di prima, che deve capire cosa prova per me, se è ancora amore o solo amicizia.”

“E tu?”

“Non lo so, Ruby. Ci sono dei giorni in cui mi dico che ha ragione, altri in cui brucia da morire e in cui sento la sua mancanza in modo intollerabile.

Mi ha confuso, non so cosa fare se non darle il tempo che mi ha chiesto.

Beata te che non hai di questi problemi con Mark!”

Io non so cosa dire, non ci capisco molto di amore, so solo che sono fortunata che Mark mi abbia scovata e abbia tenacemente lottato per tirarmi fuori dal mio guscio.

“Mi dispiace Tom, non so cosa dirti. Sono una frana in queste cose,  sappi solo che se vuoi parlare io sono qui ad ascoltarti.”

“Grazie, è già tanto.”

“Figurati. Siamo amici, no?”

Lui annuisce sorridendo.

“Cosa sono questi nuovi tatuaggi?”

“Le stelle? Beh, rappresentano i punti fermi della mia vita: la mia famiglia, la mia ragazza, la band, i miei migliori amici e i miei futuri figli.”

Io alzo un sopracciglio.

“Ok, un giorno mi sono ubriacato da fare schifo e ho supplicato un mio amico tatuatore di farmele, non mi ricordo perché. So solo che alla mattina mi sono svegliato con queste stelle sul polso e mi sono inventato questa storia.”

“è ok, propinala a tutti, ti crederanno.”

C’è un lungo attimo di silenzio tra di noi.

“Crescere fa schifo. Se non fossi cresciuto non avrei avuto questi problemi con Erin.

La notte perfetta per me è stata Ferragosto di un anno fa.”

“Sì, eravamo tutti così… felici. Come se non ci fosse un futuro e tutto fosse perfetto in quell’attimo.”

“E lo era.”

“Sì, lo era. Ci si accorge sempre dopo di quanto si sia stati felici.”

Il silenzio cala di nuovo su di noi.

“Basta Ferreira, stai per andare da Mark non devi farti deprimere da questo.

Sei felice di rivederlo, vero?”

“Ci puoi giurare! Ora finalmente non dovrò aspettare il fine settimana..”

“Per scopare!”

Io rido.

“Anche. Sono così curiosa su come sarà vivere con lui.”

“SE vuoi metterlo a tacere basta che gli dai una tazza di acqua e cereali e lo schiaffi davanti a un film di Star wars.”

“Giusto. Dio, non posso credere che abiterò davvero in quell’appartamento. È bellissimo!

Si vede la baia e ha la terrazza. Ti rendi conto?

E poi vedrò tutte le mattina Mark svegliarsi, gli preparerò la colazione e la cena e ci addormenteremo insieme.”

Esclamo sognante, facendolo sorridere.

“Sei la ragazza perfetta e lui ha bisogno di coccole e amore, anche se non lo ammetterebbe.”

“Già. A volte mi chiedo come diavolo abbia fatto a vedere quella che sono io adesso in quella che ero un anno fa.”

Tom aggrotta le sopracciglia.

“Misteri di Mark Hoppus. Un anno fa facevi paura e ora sei un essere umano e sei mia amica.”

“Mi piace quell’ “ora sei un essere umano.”. Prima cosa ero? Un abitante di Nibiru?”

“NO, un mezzo abitante degli inferi. La principessa salvata dal principe Hoppus.”

“Dio Tom, come siamo smielati!”

Ridiamo insieme, mentre l’autostrada scorre sotto i nostri piedi.

San Diego sto arrivando.

 

San Diego ci accoglie con il suo solito caos. Non è Tijuana – che tende ad essere più un bordello ingestibile – ma non è nemmeno la placida Poway. Tom ci si destreggia benissimo, sembra nato per stare su di una macchina.

“Non posso credere che tu abbia ceduto la tua macchina a Erin.”

Esclama lui a un certo punto.

“Me ne comprerò una nuova, io posso usare i mezzi o usare quella di Mark.

A proposito, non ti sei iscritto a nessuna università cosa pensi di fare qui a San Diego oltre a scrivere canzoni e a rompere le palle a chiunque per avere un ingaggio?”

“Lavoro come autista, scarico incluso.”

“Diventerai un figone palestrato.”

“Sono già un figone.”

“Giusto.”

Mi guardo attorno eccitata, nonostante conosca già questo panorama non posso fare a meno di essere incantata dai grattacieli e dall’ambiente.

Finalmente non vivrò più in un’oscura cittadina, ma in una CITTA’, finalmente ci saranno iniziative dopo le nove di sera e non ci sarà una vicina pettegola a cui rendere conto.

“Un giorno dobbiamo andare allo zoo.”

“Lo faremo, stai tranquilla e ci faremo anche i parchi a tema della zona.”

“Bella lì.”

“Bellissima! Finalmente un posto vivo, senza vicine rompicoglioni, con gente in giro dopo le nove di sera, il SOMA vicino, la spiaggia, un parco da skate che spacca il culo.”

“Un posto in cui troverete più ingaggi.”

“Oh, ci puoi giurare. Io e Mark abbiamo avuto un’idea e Scott è d’accordo.”

Lo guardo interessata.

“Ossia?”

“Lo sai che ora che abbiamo un nome, abbiamo anche un logo, sì?

Ecco, pensavamo di stampare delle magliette con quello, delle nostre frasi o dei miei disegni.

Nel garage della casa di Scott c’è una macchina per stampare, quindi le faremo lì, se vuoi puoi partecipare anche tu con i tuoi disegni.”

“Grazie, ma non è questo quello che vuoi propormi, vero?”

“No, non è questo.

Che ne dici di vendere le magliette insieme ad Anne? Se dovessimo andare in tour sarebbe una bella occasione per viaggiare e vedere posti nuovi.”

Io ci penso per un attimo. Pensare a un tour adesso mi sembra prematuro – si sono appena formati, ma so che Tom soffre inconfessabilmente di manie di grandezza – ma non sarebbe poi così male in fondo.

Girare il mondo mi è sempre piaciuto, è sempre stato il mio sogno e farlo con gente ok come loro sarebbe un doppio sogno.

“Ci sto, DeLonge. Alla fine ci hai schiavizzati tutti.”

“Non vi ho schiavizzati, vi ho assegnato un parte nel mio sogno e se tutto andrà come deve, Ferreira, alla fine ci saranno palate di soldi per tutti.”

“E anche se non ci saranno sarà divertente averlo fatto, no?”

Lui si apre in uno dei suoi famosi ghigni.

“Esatto, inizi a capire, strega.”

Io sorrido e non dico niente, augurandogli dentro di me di essere davvero famosi un giorno.

Finalmente ci addentriamo nel quartiere dove vive Mark, inizio a non stare più nella pelle e se ne accorge anche Tom. Iniziare a tamburella con le unghie è un buon modo per farsi sgamare in pieno.

“Oh, prevedo una notte di fuoco per qualcuno.”

Io alzo gli occhi al cielo e tengo d’occhio le case: sono tutte curate e con un bel giardino davanti.

Lui abita in un condominio di quelli tipici californiani con la piscina al centro del cortile in fondo a questa via.

“Ehi, non te l’ho chiesto, ma dove ti sei stabilito?”

“In una casetta poco lontano da qui.”

“Casetta? Ho capito bene?”

“Ah ah! Io David e Matt.”

“Poveri i vostri vicini!”

La vedo.

Alla fine la vedo.

Vedo il condominio e vedo una sagoma davanti, Tom sorride divertito e parcheggia la macchina. Non appena è fermo schizzo giù come una pazza e corro verso la MIA sagoma: indossa un capellino, una maglia bianca di star wars e dei pantaloni beige a tre quarti.

Dall’impeto gli salto praticamente in braccio stringendogli le braccia attorno al collo e le gambe attorno alla vita, rischiamo di cadere tutti e due per terra – lui traballa pericolosamente – e il capellino cade.

Ha i capelli di un colore diverso: se li è fatti rossi.

Oh, mio Dio!

Lo sento trattenere il fiato mentre passo e ripasso incredula la mano nella sua neonata zazzera rossa.

“Sono bellissimi, mi piacciono un sacco!”

Lui sorride e fa in modo di tirare il mio volto all’altezza del suo.

“Anche tu sei bellissima, hai i capelli ancora più lunghi.”

“Volevo tagliarmeli.”

“Non lo fare. Amo giocarci!”

E poi mi bacia –  come desideravo da almeno una settimana – con violenza, deciso.

Sembriamo due persone in astinenza nera ed è così: non riusciamo a stare troppo lontani uno dall’altra nonostante sia più di un anno che stiamo insieme.

Lo sento sorridere e sento le sue mani intrufolarsi sotto la mia maglia e accarezzare la mia schiena nuda.

Brividi.

“Bello spettacolo, posso partecipare anch’io?

Ho sempre desiderato fare parte di un bacio a tre!”

Una mano di Mark si stacca dalla mia e si alza per fare il medio al suo amico.

Siamo in carenza di fiato, quindi ci stacchiamo poco dopo e urliamo un sentito: “no!”.

“Eccoli, i soliti guastafeste!”

“Ehi, Ruby è la mia ragazza!”

Tom si incupisce per un attimo e Mark realizza troppo tardi di avere toccato un tasto dolente, ho il sospetto che Erin sarà sempre il tasto dolente di Tom anche quando la loro storia sarà finita.

Non deve essere stato facile avere a che fare con mia sorella, lei è quella che ha sofferto di più per il divorzio dei nostri genitori e ancora non sa della seconda famiglia di papà.

Una volta li ho persino visti, lei è una stangona yankee con i capelli rossi e gli occhi azzurri, i loro figli erano semplicemente bellissimi e lui era più affettuoso con loro che con quanto lo ricordavo essere stato con noi.

In quel momento non avrei voluto avere un cuore, né un cervello, né un corpo. Avrei voluto essere solo aria.

“Hai ragione Mark.”

“Scusa Tom, ancora non ho realizzato che tu ed Erin siete in pausa di riflessione. Non volevo fare lo stronzo!

Dai, venite su che vi offro una birra.”

Il sorriso di Tom è storto.

“Non sei l’unico ad averlo non realizzato. Accetto le scuse e la birra a patto che tu mi aiuti con le valige della tua ragazza.”

Mark annuisce, mia fa scendere con una punta di dispiacere e si avvia verso la macchina di Tom.

Mi chiedo come finirà tra lui ed Erin, se si dovessero lasciare credo che quello che ci rimarrebbe più scottato sarebbe lui.

La mie elucubrazioni sono interrotte dal chiacchiericcio degli altri due: discutono senza soluzione di continuità di skate, musica, alieni e sesso.

Tom sembra essere tornato quello di sempre, lo scemo sorridente che tutti adorano e a volte non posso fare  a meno di chiedermi se finga o meno.

Portare tutta la mia roba di sopra non è una faccenda semplice, alla fine la birra giunge gradita e meritata.

Ce la godiamo seduti intorno al tavolino della microscopica terrazza con vista sulla baia. Si sta bene, non fa troppo caldo e tira un venticello piacevole.

“Stasera che fate, piccioncini?

Vi va di venire a festeggiare al SOMA o sarete troppo impegnati a far saltare le molle del letto?”

La mia idea sarebbe quella di sistemare le mie cose, ma lo sguardo supplicante che mi rivolge Mark mi fa cambiare idea: posso sempre sistemarle domani.

Iniziamo bene.

“Per me va bene.”

Il volto del mio ragazzo si illumina.

“Anche per me va bene.”

“Perfetto. Ci vediamo alle dieci fuori dal SOMA.”

Chiacchieriamo un altro po’, poi Tom si alza, batte le mani sulle cosce e fa comparire uno dei suoi ghigni.

“Beh, io vado a scaricare la mia roba nella nuova casa, voi inaugurate questa!”

“Ciao Tom!”

Esclamiamo ridendo.

“Quante probabilità ci sono che dopo aver scaricato la sua roba si piazzerà in camera a suonare per sfogarsi per la storia di Erin?”

Chiedo a Mark, non appena sento il rumore della porta che si chiude dietro Tom.

“Moltissime, direi che è praticamente una certezza, ma non pensiamo a lui.

Vieni.”

Mi fa segno di seguirlo dentro l’appartamento. Sorridendo si butta sul divano , io lo imito con un ghigno delongesco immediatamente.

Non appena tocco il divano le sue braccia mi attirano a lui, mi sono mancate, sto bene nel suo abbraccio.

È la cosa più bella appoggiare la mia testa sul suo petto e ascoltare il ritmo del suo cuore che batte.

È un ritmo ipnotico e rilassante.

È il ritmo con cui voglio iniziare questa nuova fase della mia vita.

Benvenuta, vita adulta!

   
 
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