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Autore: CUCCIOLA_83    14/11/2007    10 recensioni
Avete presente quelle persone che cercano d'intromettersi nella vita degli altri? Ecco questa storia parla proprio di questo, di come una storia d'amore possa dare fastidio ad alcune persone con la mente incanalata nelle loro più assurde idee.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Il grande parco di Hogwarts era gremito di persone dall’aria, più o meno, affranta per la grande perdita subita dal mondo magico, per colpa di Piton.

Remus e Tonks, se ne stavano seduti vicini, mano nella mano. In pochi si erano accorti del repentino cambiamento nel loro rapporto. Sfortunatamente tra quelle poche persone una era particolarmente indesiderata, Dolores Umbridge, ex docente di difesa contro le arti oscure, e membro, forse dei più odiati, di tutto il ministero, si era accorta di quel piccolo ed innocente, agli occhi dei più, contatto tra loro.

Finita la cerimonia, Tonks, ebbe un piccolo mancamento, forse causato dallo stress subito nell’ultima settimana, quindi Remus decise di portarla a fare quattro passi. La Umbridge colse la palla al balzo e li seguì. Arrivati vicino al lago, molto lontani però dal resto degl’invitati, si sedettero sull’erba, Tonks si accoccolò vicino a Remus, il quale le cinse la vista con un braccio. Poco distante da loro, la Umbridge li osservava da dietro un albero, il suo viso esprimeva tutto il disgusto che provava vedendoli insieme.

Com’era possibile che qualcuno potesse anche solo pensare d’instaurare un rapporto intimo con un Lupo Mannaro? Il suo disgusto crebbe quando li vide scambiarsi effusioni romantiche. Era troppo, s’allontanò il più possibile da loro. Mentre s’allontanava però le rotelle nella sua testa cominciarono a girare e ad elaborare un piano efficace per allontanare Tonks da quel lurido Lupo Mannaro.

*****

La luce del sole filtrava dalla finestra della camera da letto di Tonks colpendoli entrambi diritto negli occhi. La prima a svegliarsi fu Tonks; sapeva che doveva alzarsi per tornare al lavoro, ma rimanere a letto con Remus era un’alternativa decisamente più allettante. Si mosse nel tentativo di mettersi più comoda, ma senza volerlo diede una gomitata nel fianco a Remus, il quale, poco dopo si svegliò.

«Oddio, mi dispiace, non volevo svegliarti,» disse Tonks, mortificata.

«Non ti preoccupare mi sarei svegliato ugualmente» le rispose, sorridendole dolcemente, «Sarà meglio che ti alzi e ti prepari, o farai tardi al lavoro,» le disse guardando l’orologio

«Devo proprio andarci? Preferirei di gran lunga restare qui con te,» disse lei sospirando.

Remus la osservò e sorrise, quando faceva così gli ricordava davvero un’adorabile bambina.

«Sì, devi proprio andarci, Perché se tu non vai a lavoro nemmeno io vorrò andare al mio turno sorveglianza, e non mi va di essere sgridato da Moody,» le disse.

«Vuoi dire che non ho scelta?» chiese Tonks.

«Già, proprio così. Anche io vorrei restare tutto il giorno qui con te, ma abbiamo molte responsabilità verso gli altri,» disse Remus.

«Ok, ok, ho capito, ora mi alzo, ma non cominciare con il discorso delle responsabilità,» disse sbuffando, cercando di liberarsi dalle coperte dove si era raggomitolata.

«Lo sapevo, il discorso delle responsabilità funziona sempre…» disse tra sé e sé Remus.

«Cos’hai detto?» chiese Tonks ormai in piedi.

«Io?Assolutamente niente,» disse con sguardo innocente.

«Non è vero!» disse saltando nuovamente sul letto e atterrando sopra di lui, bloccandogli le mani.

«Guarda che farai tardi,» disse Remus tranquillamente.

«Non m’importa,» gli sussurrò dolcemente cominciando a baciargli il collo.

«Credo che al tuo capo importi….» tentò di dire Remus mentre le labbra di Tonks si facevano più intraprendenti.

«E a te..» disse maliziosa. «Non ne sono più tanto sicuro..» disse sospirando, Tonks rise continuando a baciarlo.

Alla fine Remus riprese possesso delle sue facoltà e l’allontanò a fatica da sé.

«Pensavo ti piacesse,» disse stupita Tonks.

«Certo, ma questo non cambia il fatto che tutti e due abbiamo dei compiti precisi da svolgere,» disse Remus, alzandosi e dirigendosi verso la cucina, pentendosi subito di averla interrotta. Tonks sbuffò poi andò in bagno per farsi una doccia.

Dopo un’ora era già davanti agli ascensori, in attesa di scendere verso il quartier generale degli Auror. Mentre si apprestava a salire però, si sentì chiamare da una voce che la fece rabbrividire, si girò, già sapendo chi si sarebbe trovata davanti.

«Cosa vuole?» chiese bruscamente.

«Buongiorno anche a lei signorina Tonks, mi è sembrato di vederla al funerale di Silente,» disse Dolores Umbridge.

«Sì c'ero anche io, Silente è stato il miglior preside che Hogwarts abbia mai avuto. Mi è sembrava giusto rendergli omaggio,» disse ancora Tonks.

«Sì, sì capisco. Ho notato che era accompagnata,» l’allusione cadde nel vuoto, quindi, decise di proseguire nella sua indagine «Lei è molto giovane, quanti anni ha? Venti?» chiese.

«Venticinque,» Rispose gelidamente Tonks.

«Davvero? Sembra più giovane. Di sicuro ci saranno molti “ragazzi” che fanno la fila per lei, nonostante tutto,» disse osservando i suoi capelli, quel giorno di uno sfavillante azzurro.

«No non direi. Mi scusi ma sono..» tentò di dire.

«Su non faccia la modesta,» la interruppe Umbridge.

«Non sono modesta. Ora mi scusi ma devo andare al lavoro,» e così dicendo salì nell’ascensore appena in tempo.

«Pensi alle mie parole signorina, lei merita di meglio,» disse la Umbridge con un ghigno malefico.

«Ho gia il meglio che si possa desiderare, arrivederci,» disse bruscamente, le porte dell’ascensore, finalmente, si chiusero.

Il malumore che l’incontro con la Umbridge le aveva causato l’accompagnò per tutto il resto della giornata. Quando finalmente tornò a casa esplose come uno Schiopodo Sparacoda.

«Vecchia arpia che non è altro! Avrei voluto farle esplodere quella faccia da rospo che si ritrova!» urlò scaraventando il mantello e la borsa dall’altra parte della stanza.

«Ehm, di chi stai parlando?» chiese Remus arrivando dalla camera da letto.

«Ma come di chi parlo? Di quell’arpia della Umbridge!» disse lasciandosi cadere pesantemente sul divano.

«Ok, lo sospettavo, ma cosa ti ha fatto di preciso?» chiese ancora Remus.

«Oh, niente, mi ha solo fatto capire che non dovrei stare con te.»

Remus sgranò gli occhi, poi si ricordò del funerale di Silente, «Capisco» disse abbassando lo sguardo.

«Mi ha detto frasi del tipo “molti ragazzi”, accentuando la parola ragazzi, “faranno sicuramente la fila per lei”,» disse imitando il suo modo di parlare.

«E tu… cosa le hai risposto?» chiese titubante Remus, conoscendola abbastanza bene.

«Lì per lì niente, ma quando mi ha detto che secondo lei meritavo di meglio le ho detto che avevo già il meglio che si possa desiderare,» disse guardandolo negli occhi, Remus sorrise tristemente.

«Non fare quella faccia, non mi farò certo influenzare da quello che dice quella vecchiaccia, e nemmeno tu devi,» Remus annuì, Tonks lo baciò, poi gli sorrise, «Bene, ora mi sento meglio, cosa si mangia?» chiese.

«Pensavo di preparare qualcosa di semplice e veloce,» disse Remus.

«Benissimo, così potremo continuare il discorso lasciato in sospeso questa mattina,» disse baciandolo di nuovo, Remus sorrise poi si diresse verso la cucina.

Quella notte però Remus non riuscì a dormire, rimase per ore a fissare il soffitto pensando a quello che la Umbridge aveva detto a Tonks, si chiese se fosse giusto stare con lei, privandola delle gioie che può dare una relazione con un uomo normale. In quel momento Tonks si mosse nel sonno, si strinse ancora di più al suo corpo, come se avesse percepito i suoi pensieri e non volesse lasciarlo scappare, Remus sorrise, «Sì, credo che sia giusto, non vivrei senza di lei,» mormorò, e poco dopo si addormentò.

*****

Il giorno seguente Tonks, come sempre mal volentieri, si recò al lavoro, per fortuna era venerdì e l’idea di avere tutto il week and da passare con Remus, nonostante i turni per l’Ordine della Fenice, l’aiutò ad arrivare fino al Ministero. Vista l’esperienza precedente, appena arrivata davanti agli ascensori, si guardò intorno. Questa volta non si sarebbe fatta prendere alla sprovvista. Fortunatamente però, non scorse la Umbridge da nessuna parte, quindi, prese tranquillamente l’ascensore.

La giornata proseguì relativamente tranquilla, ma a causa del malumore del giorno precedente che le aveva impedito di svolgere a pieno il suo dovere, Tonks, si ritrovò una pila di rapporti sulla scrivania da rivedere e correggere.

Verso le tre di pomeriggio, un promemoria volate atterrò sulla sua scrivania:

Cara signorina Tonks, sarebbe così gentile da raggiungermi nel mio ufficio? Avrei una missione piuttosto importante d’affidarle, quindi, vorrei parlarne a faccia a faccia con lei.

L’aspetto al più presto.

Grazie

D. Umbridge

Ps: la prego di presentarsi con una capigliatura più consona al luogo in cui si trova.

I capelli di Tonks diventarono improvvisamente verdi.

«Tutto bene, Tonks?» chiese Emily, la sua vicina di cubicolo.

«No, direi di no. Dovrei andare in un posto ma non ne ho assolutamente voglia,» rispose Tonks.

«Ma se è qualcosa d’importante ti conviene andare,» disse l’Auror.

«Dubito, che questa persona abbia qualcosa d’importante da dirmi… ma se non voglio che mi tempesti la scrivania di promemoria mi conviene andare. Ci vediamo più tardi,» e così dicendo si alzò e si diresse verso l’ufficio della Umbridge.

Davanti alla porta la giovane Auror esitò per qualche minuto, la sua voglia di vedere quella faccia da rana era pari a zero, ma d'altronde era pur sempre una degli altri funzionari del Ministero, non poteva rifiutarsi d’incontrarla. Fece un grosso respiro e bussò.

«Avanti mia cara. Entri pure, ma prima si pulisca le scarpe sullo zerbino,» disse la voce all’interno. Tonks guardò ai suoi piedi e vide un’orribile zerbino a forma di gatto, si pulì distrattamente i piedi ed entrò.

«Bene, cominciavo a temere che non sarebbe arrivata. Sono abituata al fatto che se dico “al più presto” le persone si precipitino da me,» disse senza guardarla.

«Dovevo finire il mio lavoro prima» disse Tonks cominciando ad irritarsi.

«Sì, sì certo» rispose con sufficienza, «Si accomodi, vuole una tazza di tè?» le chiese indicando un servizio da tè in argento.

«No grazie,» disse Tonks.

«E’ molto scortese rifiutare, ma non fa niente, passiamo alle cose importanti,» disse sfoggiando un sorrisetto irritante agli occhi di Tonks, «Mi servirebbe il suo aiuto per una relazione dal titolo “Razze inferiori, sono pericolose per il mondo magico?”. Ho già cominciato a scriverla, ma mi serve anche il supporto di un Auror qualificato per poterla ampliare sul lato pratico,» disse versandosi tranquillamente una tazza di tè, apparentemente non curante dello sguardo allibito di Tonks. Dopo qualche istante la ragazza riprese il controllo dei suoi istinti, i quali erano orientati sul modo migliore di liberare il mondo magico una volta per tutte di quella donna inutile.

«Per quale motivo ha pensato proprio a me?» chiese.

«Non so, forse per la nostra chiacchierata di ieri. So che lei ha molti, come dire, rapporti con certe “razze”,» disse quasi disgustata.

«A quali razze si riferisce per l’esattezza?» chiese cercando di mantenere il controllo della sua voce, senza grosso successo.

«Beh quelle inferiori, Elfi domestici, Centauri, Vampiri, Lupi Mannari» disse, sottolineando in modo particolare le ultime due parole. Tonks strinse i pugni, quasi fino a ferirsi con le unghie.

«Ma i Lupi Mannari non sono una razza inferiore, sono persone normalissime..» Disse Tonks, rinunciando a controllarsi.

«Sì certo, se lo dice lei,» la interruppe.

«Sì ne sono sicurissima. Piuttosto non credo che le serva il mio aiuto per quanto riguarda i Centauri, ho saputo che lei li ha conosciuti molto da vicino,» disse Tonks, con un mezzo sorriso. La Umbridge cambiò improvvisamente espressione, perdendo quella sua classica aria di superiorità,

«Ma lei come fa a saperlo?» chiese irritata.

«Il Ministero è più piccolo di quanto crede, le voci girano. Comunque sono spiacente ma in questo periodo sono molto impegnata, credo sia meglio che si trovi qualcuno di più adatto,» disse alzandosi.

«E’ un vero peccato, sarà una grande perdita per il dipartimento degli Auror» disse riacquistando la sua solita aria di superiorità.

«Cosa intende dire?» chiese Tonks voltandosi verso di lei.

«Lei sarà una grande perdita per il Ministero. Mi è stato riferito dai suoi superiori che nonostante tutto lei è un ottimo elemento. Peccato,» disse ancora facendo finta di leggere un foglio che aveva davanti.

«Non capisco..» disse Tonks.

«Semplice, o lei mi aiuta con questa relazione, o lei ha chiuso qui,» disse con un sorrisetto malefico. Tonks sgranò gli occhi.

«Lei mi sta ricattando!» urlò.

«Non lo definirei proprio un ricatto..anzi.. sì, è proprio un ricatto. Ha tempo fino a lunedì per darmi una riposta. Non pensi a quel “mezzosangue” con cui s’intrattiene, pensi al suo futuro mia cara,» disse ma Tonks non finì di ascoltare la frase, perché aveva gia sbattuto la porta alle sue spalle, e se ne andò via quasi correndo, mentre i suoi capelli, prima di un normalissimo castano, si alternavano dal verde rabbia, al rosso fuoco.

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volevo ringraziare tutte le persone che mi hanno incoraggiato mentre scrivevo questa storia. Grazie Ragazze :*

   
 
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