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Autore: Miss_Albert    26/04/2013    3 recensioni
Odio e Amore, due facce della stessa medaglia, così diversi tra loro da completarsi a vicenda ed essere perfetti insieme.
Ma quando sono due persone a provare questi sentimenti, cosa succede?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo  



CINQUE ANNI DOPO

 

L’auto blu scura di Zayn viaggiava lentamente in uno dei quartieri residenziali di Londra. Villette a schiera con piscina, giardini ben curati e macchine costose parcheggiate in garage facevano sembrare quelle vie tutte uguali, ma alla fine riuscì a trovare la casa che cercava. Accostò al lato opposto della strada, spense il motore e si girò a guardare la ragazza seduta al suo fianco.

«Sei pronta?» le chiese con tono dolce.

«Forse ho fatto uno sbaglio a venire» confessò lei senza guardarlo, ma continuando a torturarsi le mani, come aveva fatto nell’ultima mezz’ora.

«Andrà tutto bene» cercò di rassicurarla, ma lei sbuffò pesantemente.

«Smettila di dirlo!» sbottò poi irritata. «Non fai che ripeterlo, ma che ne sai tu che andrà tutto bene? Hai una palla di vetro nella tasca dei pantaloni? Hai fatto i tarocchi prima di partire? Non mi sembra.»
Se fosse stato qualcun altro a rispondergli in quel modo si sarebbe sicuramente arrabbiato, e anche parecchio, ma invece ridacchiò.

«Era un po’ che non usavi il sarcasmo per nascondere i tuoi sentimenti, McFinn. Iniziavo a preoccuparmi.» Serena si girò a guardarlo sospirando.

«Scusami. E’ solo che…»

«Hai paura» concluse al suo posto e lei annuì abbassando lo sguardo.
«Ehi, guardami. Non ho nessuna palla di vetro, non ho fatto i tarocchi e non ho davvero idea di come andranno le cose oggi, ma non ti devi preoccupare perché non sei sola.»

«Credi davvero che andrà tutto bene? O lo dici così per dire?»

«Lo credo davvero perché anche se oggi non andrà come speri, tu avrai sempre e comunque una famiglia su cui contare.» Lei annuì e gli sorrise. Aveva ragione. Quando era tornata a Bradford dopo il diploma tutta la famiglia di Zayn l’aveva aiutata tantissimo, soprattutto i suoi genitori. L’avevano ospitata a casa loro sebbene non la conoscessero, l’avevano trattata come una di famiglia, l’avevano consigliata e supportata in tutte le sue scelte, l’avevano ascoltata quando aveva bisogno di parlare, avevano sofferto con lei quando era triste e gioito quando era felice e avevano sempre creduto in lei. Erano stati un punto di riferimento importante in quegli anni e lei sapeva di poter contare su di loro, anche se non erano i suoi veri genitori. Certo all’inizio non era stato facile per lei fidarsi e aprirsi, ma per fortuna Zayn le era rimasto pazientemente vicino giorno dopo giorno e aveva imparato a conoscerla e a capirla, proprio come lei aveva fatto con lui. Ovviamente non era tutto rose e fiori tra loro perché avevano entrambi due caratteri forti e volevano avere sempre l’ultima parola, ma nonostante tutto erano molto uniti e innamorati. Niente e nessuno era mai riuscito a dividerli perché quando erano insieme le loro insicurezze sparivano del tutto. Ed era per quel motivo che ora erano insieme a Londra.

Serena lanciò un’occhiata fugace alla casa e aprì la portiera dell’auto, ma non si mosse. 

«Entri con me?» chiese speranzosa.

«Certo» acconsentì lui e poi la seguì fino alla porta d’ingresso. Dopo aver preso un profondo respiro la ragazza suonò il campanello e rimasero in attesa di un qualsiasi rumore. Quando finalmente sentirono dei passi dietro la porta la bionda trattenne per un attimo il respiro, finché non apparve un uomo di mezza età, alto e stempiato e, riconoscendolo, si rilassò.

«Ciao Pierre» lo salutò sorridente. «Ti ricord…»

«Signorina Serena! E’ un piacere rivederla.» L’uomo le strinse la mano così forte da staccargliela quasi e poi l’accolse in un breve abbraccio. Pierre era il loro maggiordomo/autista da quando Serena era molto piccola. Era stato lui a insegnarle a nuotare e ad andare in bicicletta. Quando si staccò dall’abbraccio, spinse dentro i due ragazzi.

«Entrate, dai. Marine! Marine, vieni a vedere chi c’è!» urlò tutto eccitato. Una donna grassottella uscì di corsa dalla cucina e appena vide la bionda quasi non le venne un infarto.

«Oh per l’amor del cielo! Serena!» e poi le piombò addosso piangendo per l’emozione e la stritolò per bene.
«Guarda quanto sei cresciuta e come sei diventata bella!» Anche Serena ormai piangeva. Marine era stata la donna più importante della sua vita, anche più di sua madre. Era l’unica di cui si era sempre fidata e rivederla dopo tutti quegli anni era a dir poco emozionante.

«Come stai Marine?» le domandò asciugandosi gli occhi con la mano.

«Io sto bene, come stai tu piuttosto? Che hai fatto in tutti questi anni? Dove sei stata? Per quanto ti fermi? Cosa…?»

«Ehi, calma. Una domanda per volta.» Le due ridacchiarono.

«Hai ragione. Allora inizio con questa: chi è questo bel giovanotto che hai portato?» chiese Marine riferendosi ovviamente al moro che parlava tranquillo con Pierre.

«Lui è Zayn.» Marine guardò la ragazza con gli occhi sgranati. 

«Quello che ti ha sempre preso in giro e che ti ha fatto andare in Svizzera? Quel Zayn!?» La ragazza scoppiò a ridere, più per il tono sconvolto della donna che per altro.

«Sì, lui. E’ una lunga storia» tagliò corto. Le avrebbe raccontato tutto, ma prima doveva fare quello per cui era andata lì.

«Be’ l’importante è che tu sia felice, tesoro.»

«Lo sono» annuì la bionda. «Mamma e papà?» chiese poi con voce tremula. Aveva paura di incontrarli, non poteva negarlo, soprattutto dopo sette anni che non li vedeva, ma doveva farlo, doveva risolvere le cose con loro, o almeno ci avrebbe provato.

«Sono fuori, ma torneranno a momenti. Intanto accomodatevi.» I due giovani fecero giusto due passi verso il soggiorno che il campanello suonò. Erano sicuramente loro. Il cuore di Serena prese a battere più forte. Ancora pochi secondi e avrebbe rivisto i suoi genitori. Zayn percepì il suo stato d’animo e le prese la mano, mentre guardavano Pierre affrettarsi verso la porta.

«Bentornati signori. Com’è stata la passeggiata?» chiese.

«Come al solito.» La voce di sua madre non era affatto cambiata. Era sempre acuta e pungente come ricordava. Pierre la guardò mentre i suoi genitori continuavano a darle le spalle e lei gli fece un cenno con la testa.

«Signori, ci sono visite» annunciò allora dopo essersi schiarito la voce.

«Ciao mamma. Ciao papà» li salutò Serena quando finalmente la videro. Il padre sbarrò gli occhi e rimase fisso sul posto come pietrificato. La madre invece fece una smorfia e poi si rivolse a Pierre.

«Cosa ci fa qui?» domandò rizzando ancora di più la schiena, già dritta di per sé.

«E’ arrivata mentre eravate fuori…»

«Non ti ho chiesto quando è arrivata, ma cosa è venuta a fare» sbottò alzando di poco la voce. L’uomo boccheggiò un attimo, senza sapere cosa dire. Da una parte perché in effetti non aveva la più pallida idea del perché Serena fosse lì, dall’altra perché non si aspettava quella reazione. Credeva che sarebbe stata felice di rivedere sua figlia dopo tutto quel tempo, ma a quanto pareva si sbagliava. La madre, non ricevendo risposta, si avviò verso le scale che portavano al piano superiore.

«Pierre, questi ospiti non sono graditi in casa nostra. Ti prego di accompagnarli alla porta.»

«Sua figlia la viene a trovare dopo tutti questi anni e lei neanche la guarda in faccia!?» sbraitò allora Zayn, facendo un paio di passi in avanti. Non voleva mancare di rispetto a nessuno, ma Serena non si meritava quel trattamento dai suoi genitori.

Tutti, stupiti, spostavano lo sguardo da lui alla madre, che si era fermata di colpo sentendo quelle parole.

«Marine, portami una tazza di tè» ordinò senza neanche voltarsi e, come se niente fosse, iniziò a salire le scale.

«Sto parlando con lei» sbottò ancora Zayn. «Vuole ignorare me? Okay, faccia pure. Mi cacci anche di casa se proprio vuole, in fondo è lei la padrona, ma non può permettersi…»

«Zayn, no!» sussurrò Serena tappandogli la bocca. «Lascia stare. Ti prego…» lo supplicò. I due si fissarono per qualche secondo, poi lui si arrese sbuffando.

La bionda gli sorrise e poi si voltò a guardare i genitori. Il padre era ancora nella stessa posizione con gli occhi sbarrati, mentre la madre era a metà delle scale e stava osservando la scena con aria disgustata.

«Mi dispiace di avervi disturbato» esordì e già sentiva le lacrime spingere per uscire. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un foglietto piegato a metà. Se lo rigirò un attimo tra le mani e poi lo appoggiò sul tavolino vicino alla porta d’ingresso.
«Ero solo venuta a invitarvi alla mia laurea la settimana prossima. Speravo ne sareste stati felici, ma mi sbagliavo. Togliamo subito il disturbo. Marine, Pierre, grazie di tutto. Ci vediamo.» Poi si voltò e aprì la porta seguita da Zayn. Era stato un vero disastro e tutto quello che voleva fare era sedersi in macchina e lasciare andare le lacrime che ormai le annebbiavano la vista, ma una voce profonda la fece fermare.

«Serena Elisabeth McFinn!» Era la prima volta in tutta la sua vita che il padre la chiamava con il suo nome completo, perciò non sapeva che cosa aspettarsi, anche se sicuramente peggio di così non poteva andare, pensò. Quando si girò vide il padre camminare verso di lei tutto serio.

«John, che stai facendo?» chiese la madre con una nota di panico nella voce.

«Quello che avrei dovuto fare anni fa» rispose secco l’uomo. 

Serena socchiuse leggermente gli occhi, seriamente preoccupata. In cuor suo si aspettava uno schiaffo o qualcosa del genere e invece fu avvolta da due braccia possenti. Aprì di scatto gli occhi, sorpresa di quel gesto da parte del padre. Non era mai stato un uomo molto affettuoso, neanche quando era piccola. Ma la cosa che più la colpì fu sentirlo singhiozzare.

«Oh, bambina mia, mi sei mancata tantissimo.» A quel punto non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere, ricambiando la stretta.

«Papà…»

Quando si staccarono dopo parecchi minuti, Serena guardò automaticamente verso le scale, ma la madre non c’era più. Il padre si accorse di quel gesto e le accarezzò una guancia.

«Lascia perdere tua madre. Andiamo a fare un giro, mi devi raccontare un sacco di cose.» La ragazza annuì e poi uscirono insieme a Zayn. Passarono tutto il pomeriggio seduti su una panchina del parco. Serena gli raccontò tutto quello che aveva fatto in quei sette anni in cui non si erano visti. Gli raccontò di Zayn e della sua famiglia, dello stupratore, del fatto che si era iscritta a legge e che si stava per laureare e tante altre cose. Il padre l’ascoltò attentamente in silenzio. Ogni tanto rise, altre volte si lasciò scappare qualche lacrima, ma mai staccò gli occhi da quelli della figlia, neanche quando fu il momento per i ragazzi di tornare a casa. Aveva il timore di non rivederli per chissà quanto altro tempo, anche se la colpa di quello non poteva che darla a se stesso. Era stato il suo stupido orgoglio ad allontanare la figlia e ora tutto quello che poteva fare era cercare di recuperare il tempo perso, perciò non gli fu difficile accettare l’invito di Serena di assistere alla sua laurea. Era anche un modo per incontrare i genitori di Zayn e ringraziarli di persona.

«Ci vediamo tra una settimana allora» disse Serena abbracciando il padre, una volta che raggiunsero l’auto parcheggiata lungo la strada.

«Non vedo l’ora. Ah, Serena» la richiamò lui, mentre lei apriva la portiera. «Sono fiero di te.» La ragazza fissò il padre a bocca aperta, mentre quelle quattro semplici parole le rimbombavano nella testa.

«G-grazie…» balbettò prima di coprirsi il viso con una mano e salire in fretta in macchina. 

«Zayn, che succede?» chiese il padre preoccupato. «Non capisco…» Lui sorrise.

«Le ha detto che è fiero di lei. Lei non ha idea da quanto tempo sognava questo momento.» Ora era tutto chiaro. Erano lacrime di gioia, non di tristezza, ma ferirono comunque l’uomo.

«Sono stato un pessimo padre.»

«Da adesso ci sarà però. Credo che a Serena non importi altro» lo rassicurò Zayn. L’uomo sospirò.

«Sono felice che abbia un ragazzo come te al suo fianco. Grazie per esserti preso cura di lei.»

«Non smetterò mai di farlo.» L’uomo annuì sorridendo e diede una pacca sulla spalla a Zayn. Poi si avviò verso casa, ma il ragazzo lo richiamò.
«Signor McFinn… mi dispiace per quella lettera. Ho rovinato tutto.»

«Era già tutto rovinato da tempo, non è stata colpa tua. Tu hai rimesso insieme le cose, anche se ci ho messo sette anni per riuscire a capirlo.» Zayn gli sorrise e salì in macchina. Dopo essersi assicurato che Serena stesse bene, accese il motore e partì per tornare a Bradford.
 



SPAZIO AUTRICE:


Ciao a tutti! Come state?

Scusate davvero per l’attesa. Non pensavo che scrivere l’epilogo fosse così difficile lol In realtà già sapevo cosa far succedere, è stata un’impresa il come scriverlo.

Ma alla fine ce l’ho fatta quindi ecco qui :) Spero vi piaccia, anche se sono un po’ triste perché la storia è finita :(

Come vedete però è finita bene. Io amo il lieto fine, quindi come prima storia non potevo farla finire male, ma non sarà sempre così lol

Eh sì, purtroppo non vi libererete di me così facilmente. Ho già altre idee in mente. Magari presto vi troverete un’altra storia, chissà ;)

Ora è il momento dei ringraziamenti, spero di non dimenticare nessuno.

Prima di tutto grazie a Erika e Sara per avermi sempre sostenuta in tutto questo tempo e soprattutto per avermi sopportata durante le mie crisi lol

E di nuovo grazie a loro (e a Rachele) per avermi convinta a pubblicare la storia.

Grazie a tutte le persone che hanno messo la storia nelle preferite, nelle seguite e nelle ricordate *_*

Grazie a tutte le persone che hanno speso un po’ di tempo per recensire (soprattutto Michela) ^_^

Grazie anche a tutti i lettori silenziosi :D

E per finire grazie a tutte quelle pazze che mi hanno messo tra le autrici preferite, siete l’amore 
Per l’ultima volta vi ricordo che potete trovarmi su Twitter se volete, sono @chiara_martin92
Siete davvero tutte meravigliose *_*

Un bacio enorme
Kia

 

   
 
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