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Autore: colfersmyprince    26/04/2013    2 recensioni
« “Non lo so, ma-” L'attenzione di Sebastian fu subito attirata da degli strani rumori. Volse il capo in direzione di un cespuglio, si stava... muovendo? Lentamente, puntò la pistola verso le foglie, avvicinandosi. Kurt, seppur confuso, lo seguì a ruota, e, man mano che si avvicinavano, erano sempre più preoccupati - in fondo se fosse stato uno zombie sarebbe uscito fin da subito, no? »
Kurt/Sebastian; Quinn/Puck; Nick/Jeff | Long Fic | TWD/Glee
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Nick/Jeff, Puck/Quinn
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Premetto una cosa: la settimana scorsa non sono stata proprio a casa, quindi sì, sono giustificata.
Altra cosa.. non sono del tutto soddisfatta di questo capitolo. Per intenderci, ce l'ho messa tutta, ma credo di preferire gli altri, so se vi farà svenire dalla schifezza vi capisco perfettamente. Oltretutto il mio computer (Il mio adorato pc con i Niff di sfondo ;a;) si è rotto, quindi sto usando quello di mia madre (CIAO MAMMA /?). Btw, tanto tanto tantissimo amore a @ therentgirl e @ _breakable like always. See ya!

 


CAPITOLO III


─“Tell me what you want to hear,
something that were like those years
sick of all the insincere
so I'm gonna give all my secrets away”


Da quando avevano trovato un luogo sicuro nel quale rifugiarsi, tutti si sentivano un po’ più protetti. Specialmente Quinn, per lei era difficile vivere con il pensiero che, all’improvviso, avrebbero potuto subireun attacco da parte degli zombie nel bel mezzo del bosco, senza protezioni né nulla.
L’idea di una casa, invece, dove potevano stare al caldo, stare tranquilli e dormire sereni, faceva piacere a tutto il gruppo.
Il cielo si era fatto fosco, la luna, quella notte, era piena. Tutti si stavano preparando per andare a dormire, eccetto Sebastian. Mentre Melanie stava aggiustando i cuscini del divano, posando sopra una coperta che aveva ghermito da un armadio; l’aveva sbattuta, prima di utilizzarla. Sebastian, disteso a pancia in su sull’altro divano, scrutò sua sorella con la coda dell’occhio, aggrottando le sopracciglia.
“Sai”, iniziò, volgendo nuovamente lo sguardo verso il soffitto, “Tutto ciò è strano”. Melanie, che con le mani stava stirando le pieghe che v’erano sul piumone, rimase confusa dalla frase improvvisa del fratello. Un’espressione di perplessità si dipinse sul suo volto, mentre cercava di comprendere quelle parole.
“Che vuoi dire?”
“Voglio dire che, insomma, non mi sarei mai immaginato di ritrovarmi - ritrovarci!, in questa situazione. Ma abbiamo fatto bene a seguire ogni mossa di nostro padre, a quanto pare”.
Sua sorella si tolse le scarpe e si distese sul divano, portandosi la coperta sino al collo.
“Sei ancora arrabbiato con lui?”
Sebastian socchiuse per un attimo gli occhi, prendendo un gran respiro. Non rispose, bensì si alzò, lasciando un bacio sulla fronte di sua sorella.
“Buona notte, Mel” Premette sull’interruttore della luce, spegnendola, mentre Melanie sbuffava e si girava su di un lato, chiudendo gli occhi. L’usignolo uscì dalla casupola, lasciando che la porta si chiudesse alle sue spalle. Voleva stiracchiarsi le gambe, schiarirsi i pensieri, ma ciò che vide lo lasciò perplesso. Una figura snella era seduta con le gambe incrociate, guardava un punto impreciso, mentre il vento gli scompigliava i capelli. Si avvicinò, scrutandone il profilo.
“Hummel?” il giovane in questione, volse il capo verso Sebastian, un sorriso ironico dipinto sul volto.
“Ciao, mangusta” Replicò, l’altro si sedette accanto a lui.
“A quanto pare i vecchi nomignoli non muoiono mai, huh?” Fece, una risata sincera mentre lo diceva.
“Assolutamente”. Kurt poggiò le mani dietro di sé, sull’erba.
 
Sebastian, mentre preparava un panino con la marmellata per Melanie, si fece un taglietto sul dito col coltello.
“Maledizione!” Urlò, sua sorella lo guardò stranita.
“Sebbie, niente parol- parolacce! E non preoccuparti. Abbiamo solo dieci anni, e tu non puoi pretendere di essere uno chef!”
“Ma mi devo prendere cura di te!”
 
“Perché ti ostini a far finta di aver tutto sotto controllo?” Domandò il controtenore, osservando lo sguardo perso nei ricordi di Sebastian.
“Perché è tutto sotto controllo.” Kurt sospirò, scuotendo il capo, un’occhiata di dissenso.
“Non è vero." L’usignolo volse il capo verso il giovane, boccheggiando.
 
Ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh,
ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh
 
Un suono limpido fuoriusciva dalle labbra del controtenore, per quanto il momento potesse sembrare poco adatto per cantare una canzone, essa era quella giusta.
 
You and I go hard at each other like we’re going to war,
you and I go rough, we keep throwing things and slamming the door,
you and I get so damn dysfunctional we start keeping score,
you and I get sick, yeah I know that we can’t do this no more,
 
Sebastian aveva iniziato a battere il piede a ritmo sul suolo, e fu il suo turno di cantare, scandendo ogni frase con lucidità.
 
But baby there you go again, there you go again, making me love you,
and I stop using my head, using my head, let it all go,
now you’re stuck on my body, on my body, like a tattoo,
and now I’m feeling stupid, feeling stupid, coming back to you,
 
Un sorriso si fece spazio sulle labbra di Kurt, mentre le loro voci iniziavano ad armonizzarsi. Alcuni avrebbero potuto dire che quello era un legame di tonalità del tutto errato, ma non era così; proprio perché avevano voci diverse diventava un duetto particolare, qualcosa in grado di far rimanere a bocca asciutta chiunque.
 
So I cross my heart and I hope to die,
that I’ll only stay with you one more night,
and I know I said it a million times,
but I’ll only stay with you one more night,

Kurt iniziò a fare la seconda voce, mentre Sebastian si concentrava sulle frasi che risaltavano maggiormente.
 
(Ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh)
Yeah baby give me one more night,
(Ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh)
Yeah baby give me one more night,
(Ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh)
Yeah baby give me one more night
now baby give me one more night
 
Alla fine entrambi risero di gusto, una risata che si sfumò in un semplice sorriso.  L’usignolo abbassò il capo e si passò una mano fra i capelli, mentre il controtenore appoggiò i gomiti sulle ginocchia, portando le mani sotto il mento.
“Nonostante noi litighiamo ogni santo giorno, devo ammettere che le nostre voci si fondono bene.” Disse quest’ultimo, le parole più sincere che avesse mai rivolto a Sebastian, persona che aveva quasi sempre considerato il suo peggior nemico.
“Beh, sono d’accordo, ma... non farne mai parola con nessuno.” Kurt sapeva che era un tipo molto orgoglioso, e non avrebbe mai ammesso nulla di positivo su nessuna persona, fatta forse eccezione per sua sorella. Non avrebbe mai detto ‘ti voglio bene’ o ‘ti amo’ sinceramente davanti a chiunque, e forse in quell’occasione - quando duettava con lui e riusciva a far venire fuori tutte le sue emozioni - il controtenore poteva ritenersi decisamente fortunato, perciò tutto ciò che fece fu semplicemente annuire.
Sebastian scrutò attentamente Kurt, il quale stava osservando le stelle. Se ci si concentrava particolarmente, si poteva notare che alcune stelle formavano una costellazione con una forma semplice ma bella, tipo un cigno. Era morbida, per questo il controtenore ne era rimasto affascinato.
“Comunque... come mai sei qui? Non hai sonno?” Domandò l’altro, un tono discreto ma allo stesso tempo interessato. Kurt non volse lo sguardo, né il capo, ma negò con esso, continuando a fissare il cielo imperterrito.
“Avevo voglia di vedere le stelle. E di prendere un po’ di aria pura.” Confessò, sorridendo, per poi infine volgere il capo verso Sebastian.
“E tu che mi dici?” Chiese, cortesemente.
 
Il ragazzino camminava per strada con accanto sua sorella; zaino in spalla, sguardo basso, nessuna parola fuoriusciva dalla sua bocca. Di solito aveva una bella parlantina, ma non quel giorno. Non quella settimana. Non dopo ciò che era accaduto. Non ancora.
 
Forse era arrivato il momento per l’usigonlo di confessare tutto, di buttar fuori tutto ciò che da troppo tempo teneva dentro di sé, di cacciare il demone che vi era in lui, che ogni giorno lo faceva star male sempre di più. Forse era arrivata l’ora di essere totalmente sincero con qualcuno, e non solo parzialmente. Si inumidì le labbra, pronto a parlare.
“Io-”
Accadde il peggio. Proprio quando si era deciso a rivelare il suo vero io, fu interrotto. L’uscio si aprì violentemente.
“Ragazzi, davvero scusate se ho interrotto qualcosa, ma dovete venire a vedere. Immediatamente” Disse preoccupato Jeff - il quale fu maledetto mentalmente da Sebastian -, facendo segno ai due di rientrare quanto più velocemente possibile. Non appena tutti e tre furono dentro, chiuse la porta, mettendoci davanti il comò che v’era vicino ad essa all’interno.
“Ci mancavano solo le chiavi sperdute, ah.” Commentò roteando gli occhi. Condusse Kurt e Sebastian - i quali per un secondo erano rimasti perplessi dal comportamento del loro amico - nella stanza dove teoricamente dovevano dormire lui e Nick. Erano tutti riuniti lì, eccetto Quinn e Puck. Il moro fece affacciare i giovani alla finestra, indicandogli un punto preciso.
“Guardate”
“Oh, perfetto”. Sebastian seguì con lo sguardo la mandria di zombie che si stava incamminando lungo la strada, ma non sapevano di preciso dove. Sperava solo non verso la casa.
“Dobbiamo sbarrare porte, finestre e qualsiasi altra entrata.” Disse serio l’usignolo.
“Melanie, Santana e Mike, ve ne occupate voi? Utilizzate qualcosa, qualsiasi cosa per sbarrarle.” I tre annuirono, dividendosi. Chi si occupava delle camere da letto, chi delle stanze ‘dei bisogni’ - come cucina, bagno, e così via - e chi del resto.
“Io, intanto, devo fare una cosa...” In procinto di uscire, Sebastian corse al piano inferiore, spostando il comodino da davanti all’uscio. Fu seguito a ruota da Nick, il quale gli mise una mano sulla spalla, preoccupato.
“ ‘Bas! Ma dove vuoi andare?” Domandò.
“Non allarmarti troppo, devo solo prendere una cosa dal furgoncino. Tranquillo, starò attento” Rispose, un sorriso beffardo sul volto, la mano che tirava la maniglia della porta.
Prima di uscire del tutto dalla casupola, si guardò intorno. Sentiva chiaramente i versi degli zombie, ma, per fortuna, non ne vedeva. Aveva avuto la geniale idea di parcheggiare il furgone poco distante dalla casa, percui gli si avvicinò, tirò fuori le chiavi dalla tasca e le luci si illuminarono. Aprì solo il bagagliaio, e, fra le varie cianfrusaglie che v’erano dentro, vi trovò anche una balestra nera, un po’ impolverata. La scrutò per qualche istante, per poi richiudere gli sportelli e l’intero mezzo di trasporto.
Tornò in casa - Nick aveva avuto la cortesia di tenergli la porta aperta -, e soffiò via il pulviscolo dall’arma, rigirandola. Questa catturò l’attenzione sia del moro, che si era incantato, sia del controtenore, il quale stava scendendo le scale.
“E quella cos’è?” La voce colpita di Kurt giunse alle orecchie di Sebastian che rise ironicamente, quasi accarezzandola.
“È la mia bambina.” Sussurrò. Si mise in posizione, quasi come se dovesse tirare una freccia, e mirò ad una lampada antica e polverosa. Lasciò scoccare il dardo per davvero, facendo sobbalzare colui che era sulle scale e facendo strabuzzare gli occhi a Nick.
“E la so ancora usare, e anche bene, devo dire..” Aggiunse, tornando a riprendere la freccia sotto lo sguardo sconcertato di Kurt.
“Non guardarmi in quel modo, ci tornerà molto utile.” Disse, la lingua che faceva capolino all’angolo delle labbra mentre cercava di rimettere la freccia al suo posto. Il controtenore aprì la bocca come avesse intenzione di dire qualcosa, ma la richiuse quando vide il gesto che gli fece il moro con le mani.
D’un tratto Mike giunse da loro, sudato e leggermente affannato, guardando Sebastian accigliato.
“Io, Santana e Melanie abbiamo sbarrato ogni entrata. Porte, finestre, tutto chiuso alla perfezione.” Il leader annuì, sorridendo.
“Ottimo lavoro. Ora mettiamoci sul serio a dormire, è molto tardi.” L’asiatico fece un cenno col capo, salendo le scale e andando ad avvertire tutti gli altri. Quinn però, a quanto pare, si era già addormentata, e Noah faceva segno a chiunque passasse di non fare troppo rumore. Nick risalì in camera sua, dando la buona notte a Kurt e Sebastian.
“Dormirai davvero?” Domandò quest’ultimo,  poggiando la balestra accanto al divano, attendendo la risposta, non notando però che il controtenore aveva aggrottato le sopracciglia.
 
Melanie si era svegliata nel cuore della notte strillando e piangendo, aveva persino bagnato il cuscino. Sebastian era corso da lei, abbracciandola.
“Gli zombie... papà! Papà!” Il fratello si dondolava, mentre le accarezzava il volto.
“Sssh. Va tutto bene, sorellina, va tutto bene. Era solo un incubo, un brutto incubo.”
 
“E tu?”
  
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