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Autore: ThreeRavensBlondie    26/04/2013    0 recensioni
E' cominciato un nuovo anno scolastico a Londra, e per Jamie, un quindicenne come gli altri, tutto sembra nella norma. Ma qualcosa di strano va lentamente formandosi.
Può l'esplosione di un ospedale psichiatrico francese essere collegato con gli oscuri eventi britannici?
Spero vi piaccia. La storia e i personaggi sono frutto della mia immaginazione, vi prego di non copiare.
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                  Introduzione

                                                 Esplodere

 
Era domenica mattina e a Londra il tempo era nebbioso e nuvoloso, addirittura freddo, sebbene l’estate non fosse ancora finita. Tuttavia, i cittadini londinesi erano più che abituati al maltempo, e svolgevano le loro abitudinali attività presso le vie della città.
C’era chi vendeva lo Strand, chi lavorava negli uffici, chi vendeva cibo o chi faceva una passeggiata per puro svago.
Jamie Parker stava ancora sonnecchiando sotto le lenzuola verdi quando la sveglia suonò all’impazzata.
Aprì di malavoglia gli occhi color nocciola e guardò l’ora: mezzogiorno.
Possibile che si fosse svegliato così tardi? Certo, era comprensibile, si disse ripensandoci, visto che la notte prima non aveva fatto altro che starsene chiuso in camera a leggere fumetti gialli, fino al crollo definitivo.
Si alzò goffamente e si stirò, scompigliandosi con la mano i capelli biondi.
Si voltò verso il letto e vide l’enorme quantità di libriccini dalla copertina gialla ammucchiata infondo alle coperte.
« Devi uscire più spesso, Jamie » si auto ricordò il ragazzo aprendo le tende navy.
La luce filtrò attraverso i sottili vetri delle finestre ed illuminò la stanza, cosicché scomparve immediatamente quel pesante buio, lasciando il posto all’azzurro delle pareti sulle quali erano appesi con una notevole quantità di nastro adesivo i poster delle sue band preferite in assoluto: i Muse e i Green Day.
Si avviò in cucina strascicando il passo sulle mattonelle bianche e lucide fino ad arrivare al tavolo di ciliegio dove sua madre era seduta guardando la televisione con un bicchiere d’acqua in mano, e il telecomando nell’altra.
« ‘Giorno, mamma» disse Jamie con tono assonnato strofinandosi un occhio con la mano.
« Alla buon ora, eh » rispose lei , semplicemente, voltandosi verso di lui con un sorriso stiracchiato.
Si chiamava Alannis Fillard, aveva 44 anni e lavorava come fiorista nel negozio che condivideva con il fratello Bauer, Blooms and Gardening.
Bauer aveva 41 anni e, come la famiglia Parker, viveva in Drury Lane, con la differenza che lui abitava nella casa di fronte, al di là del marciapiede.
Si somigliavano molto, Alannis e Bauer: avevano entrambi i capelli marroni e ricci e gli occhi celesti.
« Hai fame? » chiese la mamma fissando il televisore, come ipnotizzata.
« Sì, un po’. Cucinami la colazione, per favore» rispose il figlio guardando a terra: si aspettava già che lei rispondesse che avrebbe dovuto aspettare il pranzo.
Sentendo solo la voce della televisione e niente intorno a lui muoversi, Jamie alzò il capo e vide che sua madre era ancora di fronte alla tv e non si era spostata di mezzo centimetro.
« Mamma.. va tutto bene? » fece lui, vedendo un’espressione di terrore salire al volto della madre.
« Diciamo» replicò lei, indicando il televisore « Guarda cosa è successo»
Il ragazzo obbedì e si voltò verso la tv accesa, che stava trasmettendo a gran voce un Telegiornale dell’ultima ora con sotto il titolo a caratteri cubitali:
TRAGICA ESPLOSIONE AL MANICOMIO ‘SAINT- REMY’
«Nella notte fra il 2 e il 3 settembre, a nord- ovest della regione francese, precisamente nella Bretagna, in uno dei più grandi ospedali psichiatrici europei in cui visse anche Vincent Van Gogh è stata innescata una bomba al secondo piano, nella stanza delle radiografie. Le vittime ritrovate sono 24, di cui 9 medici. 79 persone sono ferite superficialmente e ricoverate, mentre 5 pazienti sono ancora dispersi. E’ possibile che siano sepolti tra le macerie oppure che, in preda al panico siano fuggiti verso le strade francesi. Questi sono i pazienti non trovati:
- Alice Duér ( 51 anni)
- François Làcroix (37 anni)
-Yvéttè Noir (62 anni)
-Deith Le Blanc (20 anni)
- Ràmon Barret (24 anni)
Nel caso capitasse di vederli avvisate subito “TeleMondoNews70” al numero…»
 
« Oh, ma è terribile! » esclamò Jamie, addentando un biscotto.
« Lo so, pensare a tutti quei morti. E peggio ancora, cinque di quei pazzi sono a piede libero» si lamentò la mamma, posando il telecomando sul tavolo.
« Ma di quello non dobbiamo preoccuparci, li riprenderanno senz’altro. Sono fuori di testa, non sapranno cosa fare. E poi la Bretagna è in Francia! Sono i francesi a doversi preoccupare, noi no, visto che tra l’Inghilterra e la Francia c’è il mare » spiegò il ragazzo.
« Esistono cose che si chiamano ‘navi’, fratellone » intervenne una vocina alla porta della cucina. Leslie Parker, la sorellina undicenne di Jamie entrò nella stanza come se fosse una regina, col il naso all’insù e gli occhioni azzurri rigorosamente chiusi.
« Leslie, ti prego, cosa vuoi saperne tu?.. » ribatté il fratello.
« Per tua informazione, Jamie, io sono più intelligente di te, quindi immagino tu non debba far altro che ascoltarmi » disse la ragazzina scuotendo i capelli biondi raccolti in una treccia « L’anno scorso a scuola abbiamo studiato il sistema nervoso, nel quale è compreso il cervello. Il cervello è diviso in varie zone che hanno diverse funzioni: il lobo frontale, il lobo temporale, eccetera eccetera » continuò, scuotendo il suo braccio regale « E ognuno di questi è come se dipendesse dall’altro. Questo significa che quando un tessuto si rovina, piano piano finiscono per distruggersi tutti e la persona in questione non sa più chi è. Perde quella che si chiama coscienza, cosa di cui tu, fratellone, sei privo»
« Attenta a come parli, gnomo! » fece lui, puntandole il dito contro. Quanto era fastidiosa, quella bambinetta.
« Stavo scherzando! » si affrettò a dire Leslie notando lo sguardo severo della madre « Dicevo, l’uomo non sa più quello che fa e finisce per far del male a tutti per puro divertimento, l’unica parte che rimane intatta della materia grigia»
«Senti, perché non parli una lingua comprensibile?» chiese Jamie, alterato, fissando la sorella che si stava sistemando il pigiama rosa.
« Io parlo normale. Sei tu che sei troppo stupido per capire » e, detto questo uscì dalla stanza ben attenta a strusciare i piedini adorni di ciabatte piene di paillettes a terra.
Il ragazzo si voltò a guardare le foto segnaletiche alla tv che ritraevano i cinque dispersi. Non si sarebbe stupito se il giorno dopo appesi per le città del mondo ci sarebbero stati manifesti da ricercato con premi in denaro nel caso che il soggetto venisse trovato.
Alice Duér era una donna bionda di mezz’età, ma sembrava avere un’aspetto trasandato che le dava anni in più: i capelli erano disordinati e la camicia da notte che indossavano tutti i pazienti era sporca e sgualcita. Sembrava assente con la mente, assorta nel suo mondo.
François Làcroix invece era un uomo adulto dalla faccia disperata,spaventata, e i capelli venati di bianco, come se avesse visto un fantasma. Chissà.. magari l’aveva visto sul serio..
Yvéttè Noir era una vecchietta che dava l’idea di una nonna amorevole partita con il cervello.
Deith Le Blanc era una ragazza giovane con i capelli rossi, dalla pallida faccia e profonde occhiaie sotto gli occhi chiari.  Aveva un’espressione dura.
Infine, Ràmon Barret era un giovanotto dall’aria psicopatica  e lunatica. Gli occhi sporgenti e chiari gli davano un’aria spiritata. Completamente pazzo.
« Guarda quel Barret » disse la mamma « ha proprio l’aria di uno che vuol far del male»
Era vero. Sembrava compiaciuto e che da un momento all’altro l’immagine del pazzo sarebbe scoppiata in un’agghiacciante risata malata.
Jamie deglutì. Chissà il panico che girava in Francia, magari uno tornava a casa e si ritrovava un pazzo di quelli sotto al letto o peggio ancora nella vasca da bagno, stile film horror dei vecchi tempi.
I suoi macrabi pensieri furono improvvisamente interrotti dal portone che si apriva e una voce profonda e allegra giunse dalle scale:
« Sono tornato!»
« Ciao papà » gridarono Jamie e Leslie all’unisono.
Clive Parker, il capofamiglia, aveva 49 anni e lavorava come contabile. Portava una valigetta in una mano e una copia dello Strand nell’altra. La cravatta era storta e la camicia abbottonata male.
« Avete visto la notizia dell’ospedale psichiatrico? E’ in prima pagina! » esclamò sventolando il giornale.
« Si, lo sappiamo. Lo sa tutto il mondo, a quanto pare » ribatté la mamma, inarcando le sopracciglia.
« Vi prego, basta di parlare di questo. Mi sta venendo la depressione! » disse Jamie, spossato.
« Va bene, allora sentiamo di cosa vuoi parlare tu » fece il papà sedendosi a tavola, mentre la mamma gli serviva le uova all’occhio di bue.
« Io non ho niente da dire. Ho solo una cosa da chiedervi: oggi vado a fare due passi con Kenny, va bene per voi?» ribatté il ragazzo, torcendosi le mani.
« Te l’ho già detto che quello non mi piace » esclamò la mamma, improvvisamente seria «E’ un ragazzo senza personalità, privo di carattere.. »
« Tu non lo conosci » tagliò corto Jamie, anche se sapeva che nelle parole della mamma c’era un fondo di verità « Comunque, posso andare? »
« D’accordo, va’ pure » concluse lei, scocciata.
 
 
 
Quel pomeriggio un piccolo raggio di sole fece capolino attraverso le nuvole e la nebbia sparì di colpo.
Jamie era appoggiato al palo vicino alla gelateria ‘Gluttony ’  e attendeva il suo compagno fissando l’orologio da polso che suo zio Bauer gli aveva regalato quando aveva finito la scuola media.
« Ehi, Jamie! »
Jamie si voltò sentendosi chiamato. Kenny Johnson, un ragazzo muscoloso, alto, con i ritti capelli castani, gli occhi scuri e un gran sorriso stampato in faccia gli correva incontro salutandolo con la mano.
« Kenny! Fatta una bella estate? » chiese Jamie dando all’amico una pacca sulla spalla.
« Tranquilla. Siamo andati due settimane in Francia e poi un’altra settimana a trovare la nonna nel Galles » rispose Kenny , stringendo le spalle.
« Io sono contento che sia finita. Mi annoio. E poi non ho più visto ragazze.. eccetto mia sorella » mormorò Jamie, incrociando le braccia.
« Nemmeno io se è per questo. E se proprio vuoi la mia opinione anche io la penso come te. Speriamo questi ultimi giorni passino velocemente. Voglio rivedere i compagni. A proposito, ho chiesto a Bit di venire a fare un giro con noi, ti spiace? »
La sincera risposta di Jamie sarebbe stata ‘si’, ma penso che magari poteva risultare maleducato. Kenny era suo amico da tempo, ormai, e non voleva ferirlo.
«No, non mi spiace » mentì.
«Bé, menomale. Oh, ecco che arriva! BIT! » gridò Kenny facendo cenno a un ragazzo in lontananza di avvicinarsi.
Jamie non aveva un rapporto di amicizia con Bit Farren, anche se erano nella stessa classe. L’aveva sempre identificato come un arrogante, superficiale e sbruffone. Non riusciva a capire cosa Kenny ci trovasse in quel tipo. Erano amici per la pelle dall’asilo, quei due, ma non era una giustificazione valida. E la cosa più irritante era che tutti volevano far parte della combriccola di Bit, che a quanto pare appariva forte e simpatico agli occhi di tutti, meno che a quelli di Jamie. Bit indossava maglie larghe il doppio della sua taglia con scritte di canzoni rap che Jamie non ascoltava, pantaloni strappati e delle catene gli pendevano dal collo; a Jamie ricordavano tanto quei catenacci con le campanelle al collo delle mucche. Portava i capelli castano chiaro tirati indietro, fissati col gel. Ne adoperava così tanto che se qualcuno gli avesse toccato la testa con la mano gli sarebbe rimasta attaccata dietro la sua nuca.
« Bella Kenny! » esclamò Bit dando un ceffone all’amico, e Jamie intuì che era quello che lui intendeva un ‘saluto amichevole’. Poi Bit si voltò verso Jamie e disse semplicemente:
« Parker»
«Sono felice di vedere che ricordi il mio nome, Bit » replicò Jamie, mettendo quanto più disprezzo poteva nell’ultima parola.
I due si guardarono intensamente, come se volessero fucilarsi con gli occhi.
Kenny decise di rompere il ghiaccio.
«Allora! Prendiamo un gelato? »
Dopo un quarto d’ora di fila e altrettanti dieci minuti persi a causa di Bit che non riusciva a scegliere tra la stracciatella o il pistacchio, uscirono dalla gelateria e si misero a sedere in uno dei tavolini là di fronte.
«Dove sei stato in vacanza, Bit? » chiese Kenny, mangiando il suo gelato fragola e pesca.
«A Ibiza, ovviamente» rispose l’altro, fissandosi le unghie.
Jamie non aveva dimenticato che i genitori del ragazzo possedevano una ditta edile, perciò erano straordinariamente ricchi. Un altro motivo dell’atteggiamento fanatico di Bit.
«E tu, Parker? » riprese Bit «Immagino che sarai rimasto a casa tua tutta l’estate. Di solito è così che passi le vacanze, vero? »
La rabbia avvampò dentro Jamie, ma fuori rimase impassibile. E’ vero, lui non era ricchissimo. Era un ragazzo umile come altri, che non potevano permettersi vacanze estive a causa di problemi come il mutuo, le rate dell’auto e altri debiti.
«Sì, infatti. Sono rimasto a casa » concluse a denti stretti.
Kenny, per fortuna, capì che l’argomento ‘vacanze’ era una cosa da evitare. Quindi si affrettò a cambiare argomento.
«Ehm, avete sentito del manicomio? Quello in Francia? »
«Sì.. speriamo ritrovino quei cinque » commentò Jamie.
« Uno l’hanno trovato » disse Bit, fissando due ragazze ridacchianti che entravano nel bar.
«Cosa?! Chi hanno trovato? » fece Kenny, tutto interessato.
«La vecchia.. quella più vecchia di tutti, era sepolta sotto le macerie. Viva per miracolo. Immagino che ora sarà più pazza di prima. L’ho visto in tv prima di venire qui» spiegò Bit, distogliendo lo sguardo dalle ragazze, che ormai se ne erano andate.
«Mmm » mormorò Jamie «a me preoccupava un po’ l’ultimo.. com’è che si chiamava? Quello sciroccato.. »
« Ràmon, mi pare..» rispose Kenny.
«Sì, lui » confermò Jamie « Avete visto la faccia? Sembrava…»
«..pazzo? » concluse Bit con un’ espressione decisamente stupida.
Jamie lo guardò male.
«E pensare che io ci sono anche stato in Francia! E sono anche passato dalla Bretagna.» disse Kenny, rabbrividendo. «Credo siano tutti un po’ matti, là. C’erano adulti che andavano a giro con una specie di triciclo gigante, dei vecchi che quando passavano dai fruttivendoli mangiavano la merce senza pagare e poi c’era una tizia che mi guardava fisso da sotto il cappello, come se avessi qualcosa di strano sulla faccia.»
Bit neanche lo stava ascoltando, ma si limitava a fare gli occhiolini alle ragazze che passavano.
Jamie osservò l’orologio: erano le sette passate.
«Scusatemi, ora devo proprio andare o mia madre mi ammazza: altro che i pazzi del manicomio! Ci vediamo a scuola, quando ricomincia! » li salutò Jamie.
« Uh, è vero! E’ proprio tardi» disse Kenny, alzandosi.
«Sì, anche io me la squaglio.. Ciao Kenny. Parker. » fece Bit, salutando Kenny e alzando la testa verso Jamie come cenno di congedo.
 
Tutti e tre andarono in una direzione differente, non accorgendosi che una strana figura li osservava interessata dal dietro del cartellone pubblicitario del fast food.

                                                

  
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